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principi, l'anteriorità confermano dell'arte del poetare. Artis (oratoriae) doctores sero iam circa Tisiam, et Coraca primum repertos. ( Inst. Orat. lib. 2 c. 17.) Assai più precisa è bensì la testimonianza di Cicerone (ib. c. 7) da cui asseriscesi: Ante Periclem et Thucydidem, qui non natis Athenis, sed iam adultis fuerunt, littera nulla est quae oratoris esse videatur, e poco appresso (ib. 10) Videsne ut in ea ipsa urhe, in qua et nata et alta sit eloquentia, quam ea sero prodierit in lucem? Che però i sommi oratori versati si sieno nella poesia, e de' poeti sommi sieno stati studiosissimi, sarebbe vana pompa il ripeterlo. Quel divin Cicerone, che se fra Lucrezio e Virgilio non fosse nato, stato sarebbe commendevol poeta, alla stessa mediocrità de' suoi versi dell' eccellenza della sua prosa fu debitore. Che l' oratore esser debba un uomo da sovrumana forza animato, e poco men che tratto fuor di se stesso, afferma egli in più luoghi (*), nè può essere altrimenti, secondo Ovidio, che a Salano oratore così ragiona (**) :

Distat opus nostrum ; sed fontibus exit ab isdem,

Artis et ingenuae cultor uterque sumus,

Thyrsus enim vobis, gestata est laurea nobis,
Sed tamen ambobus debet inesse calor.
Uique meis numeris tua dat facundia nervos,
Sic venit a nobis in tua verba nitor.

(26) Dove non parlasi di Romantici? Agitan essi a' nostri giorni tutti i curiosi della moderna letteratura. Ma che mai pretendon essi, e qual è mai questo nuo

(*) De divin. 1. 1 37. Tuscul 1. 1 26. De Orat. lib. 2 et alibi. (**) Ovid. de Pont. ep. 5 lib. 2.

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vo loro sistema. . . o anzi dovrà dirsi nuovo? si dovrà dire sistema ? Non posson coloro, che danno opera alle lettere, le novità letterarie ignorare, il che gravissimo certamente riesce, quando di stranezze e di deliri costretti siamo ad istruirci. A prima giunta ciascun crederebbe che l'accennata scuola rispigner sol ci volesse a' mezzi tempi, e nulla più. Allora, e spezialmente nell' età delle Crociate, l'unnica ignoranza, e le fole asiatiche, miste alla superstizione e all'impostura, avean già preparata una massa immensa di maraviglioso tra le bugie de' viaggiatori, le visioni de' solitari, le prodezze de' Paladini, le magie e i folletti, gli astrologhi e le Fate. In questa supposizione, benchè da oltremonte ne sieno in gran parte pervenuti all'Italia i favolosi argomenti, pure in antichità, in numero in pregio di poemi romanzieri nazion non evvi, che ci sorpassi. Celebri nella letteratura europea sono il Morgante di Luigi, e 'l Ciriffo Calvaneo di Luca Pulci, l'Avarchide e 'l Giron Cortese dell' Alamanni, l'Amadigi di Bernardo Tasso, e dopo questi l'Orlando innamorato del Boiardo, l'Astolfo innamorato di Legname, e 'l borioso di Marco Guazzo, l'Artemidoro del Teluccini, il Mambriano del Cieco di Ferrara, quanti altri nelle biblioteche di D. Chisciotte, ( n'è questo, il nome bibliografico), i raccoglitori di sì fatti libri ne riuniscono. Ma di recente a' critici alemanni una novella distinzione di letteratura tra classica e romantica è piaciuto introdurre, e campioni di quest' ultima divenuti, predicano come conseguenza di un sistema la ribellione dagli antichi precetti dell'arte, e tutto ciò, che svagamento di poetica fantasia nel Pulci, nell'Alamanni, nell' Ariosto si è riputato sinora.

Spiegar s'ingegnan costoro con la differenza della Religione la differenza fra gli antichi classici, e i moderni romantici; conciosiachè i primi con una religion materiale tutta ne' sensi la lor poesia riponeano e i secondi con una religione tutta spirituale ne' movimenti dell'anima la ripongono. Tendean gli antichi all'unità, dalla venustà, e dalla simmetria delle parti sorger facendo l'ammirazione e 'l diletto; con colpi inaspettati e soprannaturali si sforzano a colpirci i secondi, ad una sfrenata fantasia rallentando libero il volo, purchè percuota, abbagli, ed illuda. Ma interdetto era forse a' poeti e agli epici particolarmente, il far giucare qua' macchine meglio lor fosse piaciuto, o nella storia spaziando, o nella mitologia, o ne' romanzi? Romanziera è l'Avarchide dell' Alamanni, e pure a passo a passo non ha seguito che Omero; e la Gerusalemme di Torquato, con lo spirito dell'antichità inventata e disposta, non altramente che con quello de' mezzi tempi scorgesi eseguita. I due periodi dell' incivilimento sono stati entrambi da' loro tempi eroici preceduti, e siccome i Greci miravano agli Argonauti, e a' loro figliuoli nelle due guerre di Tebe, e in quella di Troja; così noi abbiam mirato a' cavalieri della Tavola Ritonda, e a' paladini di Carlomagno.

Egli è ben dispiacevole che distinta notizia di tal genere i suoi fautori non ci presentino, onde poterlo ben definire, e a gran pena dal Sismondi, dallo Schlegel, e da talun altro moderno ho potuto raccoglierne qualche tratto. Ciò, che sopratutto rileva, si è la minaccia di voler, quasi direi, fondare il trono di Attila nel suol medesimo, donde schiantar vuolsi quello di Pericle, e di Augusto. Eccoci dunque, secondo lo

ro, trasportati in un mondo ideale, abbandonando il sensibile già percorso da' Greci, e da' Latini, o vogliam dire da' Classici, i cui suggetti, che commoveano i lor sentimenti, altro per noi non sono che steril peso della memoria, e la cui traccia non potrebbe condurci, che a calcar quell' angusto campo, dove sentier non incontrasi, che ormeggiato non sia..

Sarà egli possibile, esclamano i novelli maestri, il rimanersi nella ripetizion perpetua delle greche cose? La matita attica delinear dovrà la reggia e i portici di un Regolo, o di un principe scandinavo? Un' architettura corintia s'innalzerà sulle sponde del Neva? Vasto, e per vasto campo estendesi un edifizio ; ma timido di offender le doriche proporzioni, tiensi pago di sollevar bassa la fronte su l'immensa sua base. Genio ben diverso presedea alle opere de' contemporanei di Clodoveo nell'innalzar la torre di Strasburgo, il cui apice perdendosi fra le nuvole, fa che la statua della Vergine, che vi soprastà, tocchi gli azzurri campi del cielo. Nelle greche proporzioni architettoniche non evvi listello il più sottile, non linea, che circoscritta, e definita non sia. Libera all' incontro si spazia ne' gotici edifizi la fantasia creatrice a cercar nuove forme, e figure nuove, al di là della natura, e nel collocamento di ciascuna pietra i suoi concetti simboleggia, ed esprime. Fra' Greci le colonne ioniche rappresenteranno nella loro eleganza l'immagine delle Grazie, e degli Amori le toscane, più solide nelle loro dimensioni, e più maschie ne' contorni, della forza dell' Ercole Farnese rappresenteran la bellezza: le ardite proporzioni, e gli ornati magnifici de' colonnati corinti offriranno l'immagine di una vigorosa, e ricca eleganza. Le co

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gnizioni e i costumi di un popolo animato dal sentimento delle terrene e sensibili bellezze, manifestansi nella simmetria di sì fatti edifizi, nella superficie piana de' loro toli, nella stessa regolarità loro. 1 genio inventore, allacciato dalla catena de' calcoli già stabiliti, e minacciato dall' implacabil censura degli artisti, lungi di slanciarsi al volo, a cui l'invitano le robuste sue penne, s'incarcera ed impicciolisce entro il giro del suo compasso, nè dalla sesta e dall' archipenzolo una linea sola sa deviare. Entrisi ora (soggiungon essi) in una delle vetuste basiliche, che nome serban di gotiche, monumento religioso della pietà de' nostri padri. L'anima penetrata da una dolce melanconia; eccitata a concentrarsi in se stessa; tacita, e meditabonda sentirà quasi il bisogno di mettersi in armonia col sacro orrore del vasto e tenebroso edifizio, che la circonda. Le linee serpeggianti ed incerte di quell' augusto tempio, par che sostengano l'immaginazione ad elevarsi seco loro, senza interruzion sensibile, dal recinto della nave, luogo di lamentazioni, e di preci, sino al cielo, asilo delle cristiane speranze. Un interno impeto par che sentasi, il quale obliando le leggi convenzionali dell'arte, e i confini della materia, ci spinga fuori della natura. Il sublime comincia ove finisce la realità, imperocchè ciò, che ritraesi dall'ordine fisico, altro non è che imitazione; e ciò, che nel moral ordine si argomenta, è creazione, o concezione. Qui consiste quel bello ideale, che negli oggetti diversi, non si rimane, nè dalla lor comparazion producesi, e dall' osservazione; ma quasi con una forza primigenia ed innata fassi principio di ben altra serie d' idee. Quelle in effetti, che l'anima concepisce con la sola sua

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