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Ed in altra dedicata all'Imperatore Nerva i componenti il Consesso di boschicoltura chiamansi nettamente cultori, cultores, quasi, come sospetta giustamente l'Orelli, promotori di soci o meglio iniziatori o maestri nell'arte di coltivare gli alberi:

IMP. NERVAE CAESARI AUG III CS

TI. CLAVDIVS

FELIX. F. P. LOLLIVS

PARIS ALLECTORES

CVLTORES SILVANI

IDEM IMMVN

V. A maggior chiarezza della tavola litografica annessa al volume, indico le località attuali di Roma corrispondenti più o meno approssimativamente a quelle già un tempo occupate dai boschi sacri, secondo che si desume dai ricordi storici di varii autori.

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LOCALITÀ MODERNE

S. Lorenzo in Lucina
Santa Maria Maggiore

Santa Prisca

Santa Maria Liberatrice

Trinità de' Monti

Campo Marzio

Via Urbana

Santa Maria Minerva

Piazza della Consolazione

Santa Anastasia

S. Bonaventura

Monte Cenci

Castro Pretorio
Marmorata

Incerta

Campidoglio

S. Giovanni Laterano

Anfiteatro Castrense

Colle Quirinale

Piazza del Popolo

Piazza di Spagna

Porta Castello

Monte Aventino

S. Stefano Rotondo

Monte Testaccio

Piazza Farnese

Porta Angelica

Bocca della Verità

Via Argentina

S. Lorenzo Panisperna

CAPO VIII.

Pestilenze segnate negli Annali Storia e descrizione loro secondo

ordine cronologico Lettisterni pubblici e privati

- Opinioni sul Parere dell'Autore dedotto dalMisure igieniche.

loro carattere e speciale natura l'esame delle medesime

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I. È noto come le grandi calamità pubbliche per antica consuetudine romana fossero registrate dal Pontefice nei celebri Annali, e mandate alla memoria del popolo; e come tutto ciò che avvenisse di avverso al benessere e sviluppo delle patrie istituzioni, fosse attribuito a giusta collera degli Dei. Tra i luttuosi avvenimenti di Roma occuparono il primo luogo le così dette pestilenze che, descritte da moltissimi storici regnarono a più intervalli epidemicamente e fecero strage grandissima in Roma e suo territorio, ed anche nell'universa Italia.

Seguendo l'antic) sistema politico di santificare con la religione quanto tornava a comune vantaggio, si facevano in quelle contingenze, pubbliche preghiere, cerimonie e sacrifizii che, racchiudendo in sè opportuni provvedimenti igienici, soddisfacevano alla superstizione dell'atterrita popolazione e giovavano immensamente alla salute del popolo. Allora la morìa cessava quasi per incanto, e se ne attribuiva il risultato a prodigio de'Numi.

Quinto Fabio Pittore, romano, che scrisse grecamente delle cose patrie e Lucio Calpurnio Pisone Frugi (1), ne' suoi annali

(1) LUCII CALPURNII PISONIS FRUGI Annales; Lib. III. Edizione Peter. Lipsia, 1870.

descrissero l'apparato di quelle pompe pietose dette lettisterni in cui banchettavasi pubblicamente innanzi agli Dei maggiori. Sembra che gli storici successivi abbiano quasi tutti rilevato le particolarità di queste cerimonie da quanto ne scrissero ambedue gli annalisti.

Εορτας ῆγον οἱ Ῥωμαίοι τας καλου μένας τη επιχορίω γλώττη στρωμνὰς ὑπὸ των Σιβυλλείων κελευσθέντες κρη σμῶν. νόσος γαρ τις λοιμω γενομένη πέοπεμπτός τε καὶ ὑπὸ τεχνης α προπίνης ἀνίατος εἰς ζήτησιν αὐτοὺς ἤγαγε των χρησμων. Ἐκόσμησάν τε στρωμνὰς τρεῖς, ὡς ἐκέλευον οἱ χρησμω, μίαν μεν Απόλλων: και Λητοῖς ἑτέραν δὲ Ηρακλεί και Αρτεμ δι, τρίτην δε Ερμη και Ποσειδωνι.

I Romani stimavano che le feste chiamate lettisterni nella lingua del paese, fossero state ordinate dagli oracoli Sibillini. Perocchè essendo

scoppiata una pestilenza" inviata dagli Dei, ed incurabile per arte umana, mandarono essi alla ricerca

degli oracoli. Ordinarono quindi tre lettisterni, come gli oracoli imposero, uno ad Apollo e Latona, altro ad Ercole ed Artemide (Diana), il terzo a Ermete (Mercurio) e Posidone (Nettuno).

Queste malattie invasero molte volte Roma e sono riferite da Livio, Dionisio, Plutarco, Valerio Massimo, Lucrezio (1), Ovidio (2), M. Manilio (3), Silio Italico (4), Virgilio (5), che nelle Georgiche descrisse un'epizoozia del bestiame, e Diodoro Siculo che si distinse nella descrizione della pestilenza che infierì in Sicilia nel campo cartaginese, all'epoca della seconda guerra punica.

Dal tempo di Romolo fino al 627 si contano in Roma ben venticinque pestilenze, delle quali abbiamo menzione dagli storici. La descrizione della maggior parte di esse è anzi così limpida e diffusa che talvolta raggiunge la perfezione di una vera relazione medica, perchè non mancano particolari sulle classi di persone di preferenza colpite, sulle cause prossime e remote, caratteri, sin

(1) LUCREZIO (2) OVIDIO

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De rerum natura; Lib. vi, v. 1088 e seg.
Metamorph.; Lib. vii, v, 525.

(3) M. MANILIO Lib. 1, 881.

(4) SILIO ITALICO

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Lib. VII, 358.

Georgic.; Lib. III

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