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E NUOVO

TESTAMENTO

SECONDO

LA VOLGATA

TRADOTTO IN LINGUA ITALIANA

E CON ANNOTAZIONI DICHIARATO

Da Monsignore

ANTONIO MARTINI

ARCIVESCOVO DI FIRENZE

TOMO XV.

PRATO

PER I FRAT. GIACHETTI

MDCCCXXIX.

SOPRA I PROFETI IN GENERALE.

La Chiesa di Gesù Cristo con espressa confessione riconobbe in ogni tempo la divina autorità de' Profeti ; e con essa noi quanti siamo Cattolici protestiamo di credere nello Spirito santo, il quale pe' Profeti parlò; e dobbiamo ancora coll' Apostolo riconoscere gli stessi profeti come primarj fondatori di nostra fede, mentre a noi egli dice: Voi non siete più ospiti e pellegrini, ma... della stessa famiglia di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli, e de' Profeti, Eph. II. 19. 20. Conciossiachè lo stesso Cristo, che è il fondamento della Chiesa, predicato dagli Apostoli dopo la sua venuta, fu annunziato, e predetto ne'secoli precedenti da que' santi Profeti, come unico Salvatore, e principio di salute per tutti gli uomini. Per la qual cosa con molta consolazione dell' animo mio, in seguendo l'ordine delle Scritture del vecchio Testamento, io mi veggo pervenuto finalmente a divolgare questi libri profetici nella nostra lingua tradotti, e quanto per me si poteva illustrati. E questa mia consolazione ella nasce dalla evidente, grandissima utilità, che il popol cristiano può trarre da questa nobilissima e utilissima parte delle sacre lettere sì a confer mazione della sua fede, e sì ancora ad animare, e

accendere la vera pietà. Imperocchè volle Dio, che il popolo depositario della vera religione avesse in ogni tempo degli uomini, i quali innalzati fino a conoscere gli arcani disegni di sua provvidenza, gli annunziassero molto tempo prima a nome di lui allo stesso popolo solennemente; e noi abbiamo avuto sovente ne' libri precedenti occasione di vedere di questi uomini gl' insigni gravissimi oracoli, abbiam veduto illustrati da Dio col dono di profezia e Abramo padre di nostra fede, e Isacco e Giacobbe e Giuseppe, e quel Mosè, cui lo stesso Dio parlò faccia a faccia, e Aronne e la sorella Maria, e una Debora e un Samuele, e un Davidde, li cui Salmi sono tutti, o quasi tutti profetici, e a' tempi di lui Gad e Nathan, e dipoi il re Salomone, e Addo e Ahia e Hanani e Azaria e Jehu ed Elia e Eliseo e Michea di Jemla rammentati ne' libri de' Regi. Oltre a questi noi abbiamo nel vecchio Testamento gli scritti di altri diciassette Profeti, Isaia, Geremia (cui va congiunto il discepolo Baruch ), Ezechielle, Danielle, e quelli, che diconsi comunemente Minori Profeti, che son dodici di numero e di questi in particolare faremo adesso parola. Quando a questi Scrittori sacri noi diamo il titolo di Profeti, noi prendiam questa parola nella sua più stretta significazione; perocchè intendiamo di dire, che questi santi uomini ispirati da Dio videro, predissero, ed annunziarono le cose future; onde e Veggenti e Profeti furono con ragione appellati: ma non a questa sola incumbenza fu ristretto il lor ministero. Sant' Agostino oltimamente li descrisse dicendo, che questi Profeti erano i Filosofi degli Israeliti, erano cioè gli amatori della sapienza, erano i loro Teologi, erano annunziatori

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delle cose future, erano maestri di probità e di pietà, talmente che chiunque secondo i loro insegnamenti pensò e visse, pensò e visse secondo Dio, il quale per bocca di essi parlò. (de Civit. XVIII. 41.) Ed ecco nel popolo di Dio de'Sapienti, i quali non solo per la eccellenza e santità e sublimità della dottrina (cui nulla di comparabile ebbe il mondo giammai), ma anche per la loro antichità vanno avanti a tutti i Filosofi, e a tutti i rinomati sapienti della Grecia, come notarono Eusebio (Praeparat. X. ), Lattanzio ( In tit. IV. 5. ), e Tertulliano (Apolog. XIX.), dove a' Gentili parlando dice: Quanto agli altri Profeti, benchè tanto posteriori a Mosè, contuttociò gli ultimi di essi non son posteriori a' primi vostri sapienti e legislatori ed istorici. Tanto era antica e canuta la vera sapienza nel popolo del Signore, quando la più colta nazione, che nel mondo si conoscesse, cominciava appena a travederne qualche ombra. Il ministero adunque de' Profeti si fu, primo, d'insegnare al popolo e quel ch' ei doveva credere, e quello ch' ei doveva fare per piacere al suo Dio; d'istruirlo nella fede, e mostrargli la via della virtù; onde non solo di Dio e delle cose spirituali parlaron divinamente, ma della vera sublimissima teologia insegnaron lo spirito ed il linguaggio a tutti i secoli posteriori. In secondo luogo fu lor ministero di predicare al popolo, di correggere gli erranti, di sgridare e minacciare i peccatori, di esortargli efficacemente alla penitenza, intimando a nome di Dio i futuri gastighi. E in ambedue questi ufficj sono questi Profeti il vero modello de' veri Predicatori apostolici; perocchè in essi risplende non solo una sapienza tutta divina, che istruisce, ma anche quella nobile, schietta e (per così dire)

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