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PARTE I.

PUNTO DI VISTA UNIVERSALE.

NOTA

Qui nel manoscritto segue quell' Operetta che, intitolata Degli enti morali, fu dall'Autore stesso destinata alla stampa, come si rileva dalla premessavi dichiarazione, publicata dopo la sua morte in Milano, ed inserita nel Vol. III. di questa Collezione.

Solo da poco tempo io seppi che quello scritto formava parte dei Paratili del Codice Napoleone; e però non è mia colpa se, invece di aspettare ad inserirlo qui, l'ho publicato fra quelle Opere con le quali per l' indole sua doveva essere posto.

È facile imaginare che l'Opera stampata non è pienamente conforme al manoscritto di questi Prolegomeni. Però le diversità sono di si poco momento, e si manifestano tanto chiaramente per gli ultimi tocchi dell'Autore, che sarebbe stato un gettare il tempo l'occuparsi di queste piccole differenze. Alcune più rilevanti, sia perchè valgono a rettificare qualche errore corso nella stampa, sia perchè ci mostrano il procedere e il modificarsi di qualche idéa del nostro Au tore, sono riferite in fine del Vol. III. Avvertasi ancora, che i Capitoli VIII. e IX. della Parte II. non si trovano nel manoscritto di queste Lezioni, e però s'hanno a tenere per un' aggiunta fatta dall' Autore più tardi; sicchè quella parte dello scritto su gli enti morali, ch'era compresa in questi Prolegomeni, si legge dalla pag. 693 alla 757 del sopra citato Volume III. di questa edizione.

Quanto alla materiale disposizione del lavoro, si noti che il titolo di LIBRO I. posto innanzi al precedente paragrafo, e che comprenderebbe le due parti in cui è diviso lo scritto su gli enti morali, va riferito alla divisione che l' Autore proponeva nel § 44., la quale non si trova poi seguita nel manoscritto di questi Paratitli o Lezioni, quantunque le materie proposte vi si trovino, almeno in gran parte, sviluppate. Vi si scorgono per altro de' mancamenti, i quali si debbono attribuire, per mio avviso, anzi allo smarrimento d'una parte del manoscritto, che ad omissione dell'Autore. Nè dico ciò senza un buon perchè. Primamente l'autografo di queste Lezioni consta di molti fascicoli affatto separati, e quindi facili ad andare perduti. In secondo luogo quasi ogni fascicolo porta la data del giorno in cui si tenne la Lezione; e mentre i primi fascicoli hanno l'indicazione di giornate molto vicine, c'è poi un gran salto dopo il § 207., mentre fra questo co 'l quale termina la Lezione del giorno 15 Febrajo 1808, e il § 250. co 'l quale incomincia quella del 3 Giugno, non vi sono più che due Lezioni senza data.

ADG.

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LEZIONI

SU 'L DIRITTO CIVILE

§ 47. Ieri l'altro vi ho esposto i principali motivi che ci debbono

animare allo studio della nuova Giurisprudenza civile. Oggi stimo opportuno di manifestarvi alcune condizioni preliminari, con le quali parmi che questa parte d'istruzione debba essere amministrata.

La prima idéa che mi si presenta allo spirito si è, che io contraggo seco voi una specie di società di studio. Io amo preferire questa idéa, sì perchè il vostro scopo e mio è il medesimo, e sì perchè al conseguimento di questo scopo voi dovete conferire lo studio e la diligenza, ed io debbo conferire l'addottrinamento e lo zelo.

Per questa ragione la nostra società non può correre i pericoli di quelle che hanno per oggetto un interesse pecuniario, perchè fra noi non vi può essere divisione di mire, e l'oggetto nostro è il più nobile e il più lusinghiero che si possa presentare allo spirito ed al

cuore umano.

Non vi può essere divisione di mire, perchè il profitto vostro, oltr'essere un bene per voi ed un utile per lo Stato, è anche gloria mia, e quindi riesce la maggiore ricompensa ch'io possa bramare alle mie cure. Un Saggio dell'antichità disse ch'è gloria di un padre un figlio prudente. Si potrebbe dire del pari, che la gloria di un precettore è un discepolo studioso e dotto.

L'oggetto nostro poi è il più nobile ed il più lusinghiero che si possa offerire alla mente ed al cuore umano. L'imperatore Marco Aurelio nelle riflessioni a sè medesimo disse che ogni uomo dev'essere a sè medesimo oggetto di venerazione. La sua anima è una divinità; il suo corpo il tempio consacrato al servigio ed al culto di questa divinità. Scorrete i luoghi abitati della terra, e le popolose città, dove ferve il lavoro e sorge ogni maniera di produzioni dell'industria: voi vedete da per tutto che la massima parte del genere umano è occupata intorno ai mezzi onde soddisfare ai bisogni o reali o fattizj dei sensi. Ivi si tra

Tom. VII.

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vaglia in qualche guisa per il tempio. In questo luogo ed in ogni altro consacrato all'istruzione si serve solamente alla Divinità.

preroga

§ 48. Più particolarmente poi quest'opera sublime si effettua con le dottrine morali e politiche. Esse elevando l'uomo alla scienza dell'ordine, e così conformandolo e facendolo cooperare alle mire della natura, lo associano direi quasi ai profondi ed eterni consigli di lei per affidargli parte della legge dei destini delle nazioni e dei privati. Tali tive sono comuni anche alle buone leggi, che formano appunto l'oggetto della scienza di cui ci dobbiamo occupare. Esse, per servirmi delle parole degli autori del Progetto del nuovo Codice civile, « sono il più gran ≫ bene che gli uomini possono dare e ricevere. Imperocchè elleno sono » la sorgente dei costumi, il palladio della proprietà, e la garanzia di >> ogni pace publica e privata. Se esse non fondano il Governo, almeno >> lo mantengono: esse moderano la potenza, e contribuiscono a farla >> rispettare, come se ella fosse la stessa giustizia. Esse interessano ogni >> privato ; si mescolano alle principali azioni della sua vita, e lo seguono » da per tutto. Soventi volte esse costituiscono l'anima morale del popolo, e sempre fanno parte della sua libertà: in fine esse consolano » ogni cittadino pe'i sacrifizj che la legge politica gl'impone a prò della » città, co 'l proteggerlo quando fa d'uopo nella sua persona e ne' suoi >> beni, come se egli solo formasse tutta la città. » Pér tale maniera, o Giovani ornatissimi, l'oggetto nostro si mostra il più nobile ed il più importante che si possa offerire alla mente ed al cuore umano. Con questi vincoli si stringe e si rassoda la nostra società.

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§ 49. Ora vediamo le condizioni generali, con le quali parmi che questa società possa essere amministrata. Il suo scopo è la miglior vostra istruzione. Ma la felice riuscita della medesima non dipende solamente dalle dottrine ch'io vi debbo spiegare, ma eziandio dalla forza comune di attendere e di apprendere dell'uomo, e dalle altre circostanze risultanti da tutti gli oblighi a cui venite assoggettati nel vostro corso scolastico.

§ 50. La scienza della Ragione civile è essenzialmente una scienza di ragione e di autorità. Nel versare su l'autorità sola è costretta molte volte ad impiegare le più complicate e le più profonde combinazioni di ragione. Come scienza di ragione, essa non offre che nozioni morali astratte e di rapporto, le quali esigono la più posata attenzione per essere perfettamente intese, la più esatta analisi per essere giustamente combinate, la più assidua ripetizione per essere fermamente tramandate alla memoria. Tali sono le idée di diritto, di obligazione, di legge, di

di com

convenzione, di buona o di mala fede, di dominio, di possesso, mercio di diritti, e tutte le altre che perpetuamente stanno sotto, e sotto varie forme si riproducono nella scienza della Ragione civile.

$ 51. Ma se da una parte officio della istruzione legale si è di addurre le definizioni di tali nozioni; se è necessario combinarle e in mille modi riferirle ai diversi oggetti di Diritto; se l'istruzione publica essenzialmente importa d'insegnare le regole per dirigere codesti enti morali; s' egli è un mal inteso e soverchio carico l'estendersi sopra minute diramazioni e facili spiegazioni; se il massimo abuso sarebbe di moltiplicare casi senz' addurre principj, e peggio poi di spiegare un caso con un altro caso, e sepelire e disperdere così il lume direttivo della scienza, unica sorgente d'interpretazione ed unico sussidio su 'l quale il Legislatore si affida con l'istruzione, dentro il pesante materialismo dei casi concreti: se dall'altra parte egli è impossibile che un cervello umano il più felicemente costrutto possa, dietro il corso fugace e momentaneo del discorso d'un precettore comunque esatto, cogliere ed imprimere nella memoria tutte le particolarità indispensabili per non errare; egli è evidente che nella istruzione riguardante il Diritto si usa una vera soperchiería agli studiosi allorchè si tesse un semplice discorso senza un testo o scritto stampato. Io dirò di più: il precettore tradisce il proprio dovere e quello del Publico, perchè dà luogo soltanto a nozioni vaghe, confuse, imperfette, le quali poi, usate ed applicate nel patrocinio delle cause e nei giudizj, sacrificano ingiustamente la sorte e le fortune dei cittadini.

§ 52. Queste ragioni si verificano spesse volte nella scienza della Ragione civile anche in quella parte in cui si aggira su la sola autorità, come si può dedurre dal Discorso preliminare al Progetto del nuovo Codice civile francese.

§ 53. Dietro queste considerazioni, io ebbi cura di rintracciare qualche libro stampato, che potesse servire di testo alle mie Lezioni; ma niuno m'è stato fatto di rinvenirne che, a senso mio, fosse atto a compiere le condizioni che un tal testo deve racchiudere, onde servire ad una succinta, ordinata e piena istruzione.

§ 54. Per la qual cosa nella contingenza dell' improviso carico affidatomi, volendo io adempiere, per quanto le deboli mie forze e l'angustia del tempo me 'l concedono, al mio dovere; io giudico spediente di dettare il testo delle mie Lezioni, e di leggere indi lo sviluppamento ed i confronti con le opinioni e con le dottrine o nuove o antiche che lo riguardano. Eccovi, Signori, uno degli articoli della nostra società di

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