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è la gerarchia di divina istituzione definita del Tridentino sess. XXIII can.6, il quale per altro a scansare le opinio. ni di taluni teologi, non disse vescovi, preti e diaconi, ma ministri. Questo è il sacro principato della Chiesa, sacro perchè nulla ricevesi dalla natura, tutto da Dio come autore della grazia, nè ad altro oggetto mira che sacro e soprannaturale.

Cristo dà ai vescovi la potestà e il comando, nè potendola questi tutta esercitare da sè soli, associa loro i preti e i diaconi, quelli per l'interno governo del santuario, questi per le sacre funzioni del ministero, e per la cura delle vedove, dei poveri, degli orfani, per l'amministrazione dei beni tempo. rali, per gli ospiti, e prigionieri destinati al martirio. L'uno e l'altro grado è ordine e sacramento; dà potestà, grazia, carat. tere, e se ciò è evidente nel presbiterato, non lo è meno pel diaconato. Eletti i diaconi non pei soli beni temporali, ma pel sacro ministero, negli atti apostolici diconsi pieni dello Spirito Santo; si scelgono in assemblee; precede il digiuno alla loro elezione; sono consacrati coll'imposizione delle mani. Esponiamo ora le funzioni di tale ordine. I vescovi tutte, e talune esclusive; i preti alcune sacre funzioni. Il Rituale romano ai preti assegna il benedire, l'offerire, il predicare, il battezzare; e ai diaconi il ministrare all' altare, il battezzare, il predicare, e dal primo ufficio nasce il loro nome di diaconi o ministri, il quale peraltro è comune a tutti gli esercenti autorevolmente ecclesiastica potestà. Gli ufficii sopraddetti però sono quelli che la recente disciplina o anche l'antica dopo lo svolgimento degli ordini minori, lasciò ai diaconi; ma nella primitiva istituzione ebbero svariati uffizii, cui è necessario osserva re minutamente a fine di comprendere con chiarezza come il diaconato contenesse in sè quella serie di ordini minori cui la Chiesa svolse attribuendo ad ordini di versi diverse funzioni del diaconato.

Adunque oltre l'amministrazione e la cura delle vedove, degli orfani; ecc. essi scongiuravano gli spiriti maligni, e non avendo potestà sui peccati, esercitavano simbolicamente ed esternamente il potere delle chiavi. Perocchè essi apriva

no le porte della Chiesa, e letto dall'ambone qualche squarcio della santa Scrittura, avvicinandosi il tempo del sacrificio mandavano via i catecumeni, e chiudevano loro le porte; quindi raccoglievano e deponevano all' altare l'offerta dei fedeli. Ispezione del diacono era il culto della chiesa; egli ne regolava l'andamento con segni ed acclamazioni, ed al mo. mento della consacrazione gridava: Sursum corda. Per ordine del vescovo distribuiva le specie eucaristiche, specialmente il sangue, come apparisce dalle leggende dei santi Sisto e Lorenzo; e quando il vescovo o il prete amministravano essi medesimi le specie eucaristiche, il diacono assisteva sottoponendo la patena, e presentando il cannuolo per far succhiare il sangue preziosissimo. Il vescovo in ultimo benedice il popolo, e il diacono lo congeda col saluto della pace, e torna alle porte della chiesa per serbare l'ordine e la decenza. Il diacono era però l'occhio del vescovo sul popolo, e al tempo stesso l'occhio del popolo sul vescovo, perchè testimone di tutte le azioni del prelato.

Ciò riguarda il popolo dei fedeli. Rispetto al sacrificio, suo incarico era predisporre tutto secondo la liturgia, vestire, accompagnare coi lumi, simboli dell' eterna luce Cristo, assistere all' altare, portare l'acqua alle mani, il pane e il vino al sacrificio, accompagnare con salmi i riti, ricondurre il sacrificante secondo il rituale. Tali erano primitivamente le funzioni dei diaconi.

Gli Apostoli per la chiesa di Gerusalemme non creano che sette diaconi, e le altre chiese scelgono parimenti sette diaconi per ciascuna, anzi è prescritto tal numero, sicchè la stessa chiesa romana lungamente si mantiene con tal ristretto numero di ministri. Ma il rapido svolgimento della fede fece sentire il bisogno di crescerne il numero, e sgravarli di funzioni, sicchè staccate per successivi raddoppiamenti varie funzioni dal diaconato, se ne formarono mano mano gradi diversi tutti compresi genericamente sotto il nome di suddiaconi, tutti senza la imposizione delle mani. Da principio era vietato ai suddiaconi toccare i vasi sacri, e loro attribuzione era raccogliere le offerte, trasmetterle al diacono che le de

poneva sull' altare; quindi fu incaricato portare i vasi sacri e ciò che era richiesto al sacrificio e presentare ciò al diacono, siccome il portare l'acqua alle mani del vescovo, del prete, o diacono. Suddivisione del diaconato sottoposta ai sud diaconi fu l'accolitato. Gli accoliti parte erano destinati ad ac compagnare coi lumi il vescovo, e somministrare il vino al sacrificio, parte nel mezzo del popolo vegliare all' ordine e al rispetto dovuto alle cose sante. Una terza suddivisione diede gli esorcisti destinati a vegliare sugli energumeni, e scongiu rare i maligni spiriti. Una quarta generò i lettori che con voce chiara leggevano dall'ambone pezzi della sacra Scrittura tratti il più delle volte dai profeti. Una quinta fe nascere gli ostiarii. Rimasero però al diacono le più importanti funzioni: chè secondo Isidoro essi servivano pel battesimo, per la cresima, pel calice, per la patena; essi ornavano l'altare, portavano la croce avanti il vescovo, leggevano l' epistola e il vangelo e i dittici; essi davano al popolo il saluto della pace.

I diaconi intanto pochi di numero rispetto ai preti, vicini ai vescovi continuamente, con una folla di ministri inferiori dipendenti dai loro cenni, vennero in tale superbia da riputarsi uguali ai preti invadendone le attribuzioni, specialmente sull' amministrazione dell' Eucaristia, sicchè il concilio di Arles can. 15 dovè dire: De diaconibus quos multis in locis cognovimus offerre, placuit minime oportere. E il Niceno I can. 14 dove vietare che ministrassero l' Eucaristia ai preti, che la pigliassero prima del vescovo, o dei preti, o colle loro mani; che sedessero nel mezzo dei preti; e permise solo che in assenza de' preti prendessero da sè l'Eucaristia. Ed il Laodiceno che ricevessero tutto l'onore dai loro subordi nati, ma lo dessero ai maggiori, e più degni di loro. In quan. to poi all' Eucaristia fu altresì determinato che in presenza del vescovo o del prete non l' amministrassero senza un for male desiderio di quelli, e similmente il battesimo, salvo il caso di necessità. Fosse funzione del diacono ministrare all'altare o predicare, non solo nel senso di pregare pubblica mente, ma nel proprio ; e a queste due ristrinse il pontificale romano le attribuzioni del diacono.

Prima anche che si svolgessero gli ordini minori, ebbe l'antichità le diaconesse,non solo nel senso di mogli dei diaconi, nel quale troviamo e la presbitera e l' episcopa, quando erano assunti agli ordini sacri gli ammogliati ; ma in virtù d'un ministero cui si dedicavano le vedove, rare volte le vergini, non senza benedizione ed imposizione di mani.

L'incapacità della donna a presedere toglie assolutamente la ragione d'ordine sacro. San Paolo chiama Febe diaconessa della chiesa Cancrese nell' epistola ai Romani XVI, 1. Il loro ufficio era assistere al battesimo delle donne, istruire privatamente le catecumene, portare gli ordini del vescovo alle donne, aiutare i martiri e i confessori nelle prigioni, assegna re il luogo nella chiesa alle donne, presedere alle vedove, visitare le inferme.

Conchiudendo, tre sono in tutta la Chiesa gli ordini gerarchici di divina istituzione, vescovado, presbiterato, diaconato. Nella chiesa latina fino dai primi secoli furono cinque gli ordini inferiori o minori. Cornelio Papa al 251 in una lettera a Cipriano dice la chiesa romana avere sette diaconi, quaranta accoliti, e cinquantadue tra esorcisti, lettori ed ostiarii. Il libro Pontificale, ed il IV Concilio Cartaginese provano il medesimo. Dal tempo di Urbano II (1089) assimilato ai maggiori il suddiaconato, ne contò, quanti ora ne contiamo quattro. La chiesa greca da molti secoli non conosce che suddiaconi e lettori. Anticamente però ebbe oltre questi gradi, gli esorcisti e gli ostiarii, i cantori e scavatori, o lavoranti addetti alle fosse e al seppellimento dei morti; i parabolani, cioè assistenti agl' infermi; gli accoliti non mai.

LEZIONE II

DELLA ORDINAZIONE COME TRASMISSIONE DEI POTERI
GERARCHICI, SUA VALIDITA', SUA LEGITTIMITA'.

Vescovi, preti, diaconi, ordini gerarchici di divina istituzione; suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori ed ostiarii svolgimento storico del diaconato. Ma come si ottengono questi gradi? Per la sacra ordinazione: questa è l'azione per la

quale il fedele laico è elevato allo stato clericale, ed è addetto al sacro ministero; è la via per la quale si perpetua la potestà spirituale e la sacra gerarchia.

Or questa sacra azione che in genere è imposizione di mani ed orazione; poichè è segno sensibile, ed è stato istituito dall'autore medesimo della gerarchia, e apporta grazia santificante, e dà diritto agli aiuti corrispondenti ai proprii fini degli ordini; il Tridentino secondo la sacra Scrittura e la tradizione, defini essere veramente e propriamente sacramento.Se la sacra ordinazione perpetua la potestà, importa assai alla società essere certa della validità di tale trasmissione di potere. Se questi poteri debbono esercitarsi nella religiosa società; oltre la validità di tale trasmissione, importa altresì conoscerne la legittimità.

Il solo vescovo ha nelle sue esclusive attribuzioni la prerogativa di tal potere di trasmettere la sacra potestà in tutti gli ordini; la consuetudine, il privilegio ànno dato al semplice prete il potere dell' ordinazione nei gradi minori.

Tutta l'antichità attesta tal potere dei vescovi; i canoni lo sanzionano, il Tridentino espressamente lo definisce esclusi. vo per le ordinazioni dei vescovi, preti, e diaconi. In fatto non vi è esempio nella storia che smentisca tale dottrina, e se troviamo ordinazioni in minoribus fatte da semplici preti, non troviamo mai se non conferma dell' esclusivo potere dei vescovi per gli ordini sacri. Nelle storie leggesi il corevescovo or tutti or soli minori ordini aver dato; ma si vedrà che questi, scomparsi al presente dalla costituzione ecclesiastica, talvolta erano vescovi e talvolta semplici preti. Gli abbati pe sti coi loro monasteri nel fondo delle solitudini, ebbero naturalmente dai vescovi la facoltà di ordinare i loro sudditi, finchè non fosse richiesta la episcopale consacrazione; cioè anche i suddiaconi fino all' epoca del terzo Innocenzo, allorchè il suddiaconato passò definitivamente tra gli ordini sacri. A mostrare la dipendenza in ciò e la quasi delegazione del vescovo, il diritto ordina che l' abbate non solo, com'è dovere, sia prele, ma sia benedetto dal vescovo a poter godere di tale diritto. Che se dopo tre domande il vescovo rifiutasse di be

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