Seguelo, e stampa orme sicure folta Sta in mezzo a lor, che scaglia auree quadrella Consesso quanto mai sparisti ratto! Consesso illustre ahi spento appena nato! All'aureo tempio a prepararti il seggio. Evocate, o gran PRENCE, alla Tua mente Per loro vibreran sempre più belle Stendere alla Virtù l'amica mano, A quanta gloria, o PRENCE, a quanta spene Così di Febo un raggio allor che fende Gode Etruria che Te quasi novella Chioma ornata spiegarsi, e coll'etade Ti guardi il Sol, t'imperli il crin l'Arora, Cantin fralle Tue frondi i sacri Cigni E all'ombra augusta de'Tuoi rami liei Posin greggi e pastor tranquilli e quet. E tu, Saggio Cultor, per cui si adorno Il crin spiegò l'Augusta Pianta al cito, Che provido guidasti a Lei d'intorno Il Sol, la pioggia, il tempestivo gelo, D'aura infida cacciando in tuon seved L'insidioso fiato lusinghiero; Ecco compito il bel lavoro; or godi De'ben sparsi sudori: il nobil seme Già presso è al frutto; benedir non di La Regia Pianta ed il Cultore insiene? In fra i sinceri plausi ascolta come Suoni congiunto al tuo l'Augusto Nome! E qua più grande e qual più nobil cura, Le teche genti a te? per te formato Fidia ateggiarsi il docil marmo in Nume, Ciglio quasi spirar divino lume, |