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Seguelo, e stampa orme sicure folta
Pensosa in atto luminosa schiera; (10)
Grave e in manto Socratico ravvolta
Donna celeste in maestà severa

Sta in mezzo a lor, che scaglia auree quadrella
Alla menzogna; l'Esperienza è quella.
O interpetre del vero, o venerato

Consesso quanto mai sparisti ratto!

Consesso illustre ahi spento appena nato!
Mira o FERNANDO come in supplice atto
Volgonsi a Te, sperando i di felici
Riveder sotto i Tuoi reali auspicj.
Ma già involve e rapisce il sacro stuolo
Rosea nube che in fulgide balena
Raggianti strisce, quai pingono il polo
Talora in notte gelida e serena;
Dell'Immortalità volar lo veggio

All'aureo tempio a prepararti il seggio.
Quest'ombre illustri al magico e possente
Cenno della volubil Fantasía

Evocate, o gran PRENCE, alla Tua mente
Mostran del tosco suol qual fù qual sia
L'industrioso genio ognor capace
A brillar nelle sacre arti di pace.

Per loro vibreran sempre più belle
Nella notte de'secoli profonda
Chiarore eterno le Medicee stelle;
E quella dotta oliva che circonda
A Lorenzo, a Leon l'augusta chioma,
Il guerrier lauro emulerà di Roma.
Queste fian l'arti tue: di sangue lordo
Ruoti altri il brando in sulle sanguinose
Campagne, a i gridi alle querele sordo
Delle madri tradite e delle spose,
E squallidi trofei su palpitanti
Membra sollevi, e su città fumanti.
Tue cure fian regger con dolce freno
Un popol che t'adora, e colla saggia
Destra alla copia l'ubertoso seno
Aprir sulla felice etrusca spiaggia,
E i sacri ingegni accoglier del reale
Austriaco Angel sotto le splendid'ale;
L'oppresso merto sollevar dal suolo,

Stendere alla Virtù l'amica mano,
Fugar dal soglio con un guardo solo
La calunuia, onde il nome di Sovrano
Fra i lieti viva e l'armonia gioconda
Col bel nome di padre si confonda.

A quanta gloria, o PRENCE, a quanta spene
De'popoli nascesti! ad essi in viso
Pinto è il futuro; il lor pensier previene
Ciò che farai: stanno sul lor sorriso
Pinte le tue future opre immortali;
Leggi sopra i lor occhj i propri annali.
Mira de i Re quel lento, ma severo
Giudice, il Tempo, inesorabil Nume
Che toglie i fregj lusinghieri al vero,
Scriver di Te nell'immortal volume;
Quel ch'ei vi scriverà forse non sai?
Leggi dentro il Tuo core, e lo vedrai.
Dentro a quel cor che dal suo fondo spinge.
Un raggio di bontà che al volto ascende,
E le virtù più belle ivi dipinge:

Così di Febo un raggio allor che fende
D'industre vetro il trasparente grembo
Spiega di bei color dipinto il lembo.
Da ogni labbro condito in dolci detti
Esce fra i plausi il nome Tuo felice;
Con lingua ancor di latte i pargoletti
Imparano a invocarlo; il benedice
La vecchia età: si crede ognun beato,
Che al fausto regno Tuo fu riserbato.

Gode Etruria che Te quasi novella
Pianta spuntar frall'alme sue contrade
Vide, di vaghi fior la tenerella

Chioma ornata spiegarsi, e coll'etade
Crescer la speme; ed or scorge giuliva
Che de'bramati frutti il tempo arriva.
Pianta gentile, a Te d'intorno ognora
Zefiro spiri, co'suoi rai benigni

Ti guardi il Sol, t'imperli il crin l'Arora, Cantin fralle Tue frondi i sacri Cigni E all'ombra augusta de'Tuoi rami liei Posin greggi e pastor tranquilli e quet. E tu, Saggio Cultor, per cui si adorno Il crin spiegò l'Augusta Pianta al cito, Che provido guidasti a Lei d'intorno Il Sol, la pioggia, il tempestivo gelo, D'aura infida cacciando in tuon seved L'insidioso fiato lusinghiero; Ecco compito il bel lavoro; or godi De'ben sparsi sudori: il nobil seme Già presso è al frutto; benedir non di La Regia Pianta ed il Cultore insiene? In fra i sinceri plausi ascolta come Suoni congiunto al tuo l'Augusto Nome!

E qua più grande e qual più nobil cura,
E ce l'uomo agli Dei più ravvicini,
Cheformar l'alma a un Re? quei che natura
Vi sarse, fecondar semi divini,
E Pometeo novel l'animatrice
Acceder di Virtù fiamma felice?
Di grai sensi qual tributo denno

Le teche genti a te? per te formato
Mira contente quel, dal di cui senno,
Dal à cui cor pende di tutti il fato;
E ne'ei dì, ch'Etruria omai vagheggia,
Vegga qual parte lustre a te si deggia.
E già dade s'intreccia l'immortale
Aureacatena degli umani eventi
Spiegòil sereno dì le candid'ale
Sperat appena dall'etrasche genti;
Il tuo FERNANDO al tosco soglio è sopra;
Godi econtempla la tua nobil'opra.
Sotto il otto scalpel così mirando

Fidia ateggiarsi il docil marmo in Nume,
E la sublime fronte e il venerando

Ciglio quasi spirar divino lume,
E infinGiove apparir, si compiacea
Forse dell'opra e sopra lei pendea.

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