ALL' EMINENTISSIMO PRINCIPE PIETRO MARINI CARDINALE DEL TITOLO DI SAN NICOLA IN CARCERE PREFETTO DEL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA DI GIUSTIZIA EMINENZA E fu lecito osare che la pubblicazione di queste poche Memorie venisse adornata del nome di qualche Grande, altro non poteva esser questo che il nome della Eminenza Vostra. Se la chiesa di s. Carlo a'Catinari mostrasi in oggi vestita di non ignobili adornamenti, da parer meno indegna della presenza del Dio della maestà, egli è segnatamente per Voi, Principe Eminentissimo, che pel singolare affetto onde, meglio che per la materiale abitazione, vi degnate congiungervi alla umile nostra famiglia religiosa, promoveste e incoraggiaste la già eseguita restaurazione. Dal Vostro labbro, e più dal valevole vostro patrocinio ci fu resa men ardua quell'opera a cui nemmeno avremmo ardito pensare, massime in tempi per ogni ragione sì tristi. Pure la Dio mercè, dell' Augusto Pontefice Regnante, e vostra, l'opera ha comecchessia toccato il suo compimento, e tutta questa famiglia, e, dirò meglio, tutta la congregazione dei Barnabiti vi deve un attestato pubblico di sua riconoscenza. Però, ove se ne tolgano queste parole e la sincerità degli affetti di cui rendono testimonianza, col dedicarvi questo povero scritto, anzichè compiere a un debito, ben m'accorgo di contrarne un novello; dappoichè collo splendore del Vostro Nome, derivato dalle più esimie virtù, vi degnate dar merito a ciò che altrimenti non avrebbene alcuno. Che se pure io debbo in alcun modo scagionarmi dell'atto che ardisco con questa dedica, dirò solo, la virtù che somma in voi rifulge, e onde fui tratto quasi a deporre quel reverenziale timore che doveva ispirarmi l'altezza del vostro grado, essermi stata consigliera dell'ardimento. E tale virtù è pur quella che non solo mi consiglia, ma ben anco m'impone di tacere delle altre che sarebbemi qui d'uopo annoverare, se però potesse avervi persona cui non fossero, siccome a me lo sono, già conte. |