Prose di Gianvincenzo Gravina

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Barbèra, Bianchi e Comp., 1857 - 398 strán (strany)
 

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Strana 109 - Dante abbracciò tutta la università delle cose, tanto in generale quanto in particolare, tanto scientifiche quanto comuni, fu costretto a pigliar parole dalla matrice lingua latina, e da altri più ascosi fonti...
Strana 88 - ... intelligenza, da cui il favellare trae la forza e il calore. E giunse egli a sì alto segno d'intendere e proferire, perché dedusse la sua scienza dalla cognizione delle cose divine, in cui le naturali, e le umane e civili, come in terso cristallo, riflettono.
Strana 116 - ... ad altri attribuite e sparse per en\ irò di esso, insegnare ai Guelfi ed all'Italia, esser vana la speranza di mantener ciascuna città la libertà propria senza convenire in un capo, ed in un comune regolatore...
Strana 25 - Perciò la poesia, che con varj strumenti trasporta il naturale sul finto, avvalora le cose famigliari e consuete a' sensi, colla spezie di novità: la quale, movendo maraviglia, tramanda al cerebro maggior copia di spiriti, che, quasi stimoli, spronano la mente su quell'immagine in modo che possa fare azione e riflessione più viva. Onde si ravvisano i costumi degli uomini più su i teatri che per le piazze.
Strana 111 - ... profeti non tolse loro la libertà di usare il proprio, o d'esprimere con esso tanto le grandi quanto le umili e minute cose, quando il bisogno di loro veniva; così Dante volle le parole alle cose sottoporre, e queste, quantunque minime, si studiò co...
Strana 109 - Provenzali, sì dalla necessità di aprire il suo sentimento alle lor dame, che sola gli fé' la volgar lingua adoperare, volendo il Petrarca la sua Laura, ed il Boccaccio la figliuola del re di Napoli intenerire; perciò le parole introdotte da Dante, le quali sono le più proprie e più espressive, rimasero abbandonate dall'uso, con danno della nostra lingua e con oscurità di quel poema: nel quale era lecito a Dante, sì per la grandezza del suo ingegno, sì per...
Strana 123 - ... esser lecito variamente inventarle e narrarle o secondo la loro unità, o secondo la loro moltitudine. Onde io non solo non trovo cagione di escludere dal numero degli epici poemi alcuni più nobili dei nostri, come i due Orlandi; ma...
Strana 88 - Omero, che le cognizioni divine e naturali, per via dell'allegoria e delle favole, accompagnate coll'armonia, ne' posteri tramandarono: in modo che nel savio, che in quei tempi era il solo poeta, concorreano la teologia, la fisica e la musica, tanto interna delle parole e del numero poetico , quanto esterna del suono e del canto: donde avvenne che ogni esercitazione di mente, sotto nome di musica si comprendea, a differenza della esercitazione di corpo, che gjmnastica si appellava.
Strana 121 - Scrittura coli' istorie profane, anzi anche colle favole : delle quali benché falso sia il significante, vero è nondimeno il senso significato, cioè la dottrina morale ed il seme di virtù dentro la favola contenuto. E stimò egli appartenere alla vera pietà quanto di onesto e virtuoso per tutto è sparso, e quanto di buono dalle vere o false narrazioni s
Strana 8 - Or la poesia, colla rappresentazion viva e colla sembianza ed efficace similitudine del vero, circonda d' ognintorno la fantasia nostra, e tien da lei discoste le immagini delle cose contrarie, e che confutano la realità di quello che dal poeta s'esprime. Onde ci dispone verso il finto, nel modo come sogliamo essere disposti verso il vero. E perché i moti dell...

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