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CAPO IV.

Presunzioni legali assolute.

La regola generale che le presunzioni della legge ammettono prova contraria soffre eccezioni, e cioè vi hanno presunzioni legali contro cui non è ammessa veruna prova, e sono quelle sul fondamento delle quali si annullano certi atti o si nega l'azione in giudizio.

Convien vedere anzi tutto se l'escludere qualsiasi prova contraria elevando una probabilità, per quanto forte, al grado di verità assoluta e inattaccabile sia conforme ai principi razionali del diritto. Poi bisogna venire ad un esame analitico dell'artiticolo 1353, che è l'unica disposizione generale in materia di presunzioni assolute e ci dà il criterio positivo per distinguerle dalle semplici. Giova per ultimo toccare di una importante questione che si agitò e non è ancora risolta in Francia sopra alcune parole dell'articolo 1352 cap. di quel codice (nostro 1353) soppresse dal legislatore italiano, e vedere quale valore abbia una tale soppressione.

§ 1.

Non sembra ragionevole l'attribuire a certi atti o fatti una presunzione contro la quale sia negata ogni prova. Perchè mentre la legge deve garantire i diritti dei cittadini contro chi li voglia disconoscere e reintegrarli se alcuno li abbia violati, essa stessa poi impedisce al litigante di far valere il proprio diritto quando questo per avventura venga ad urtare contro una supposizione che non si sa se corrisponda e ben

potrebbe non corrispondere alla realtà delle cose, ma che la legge a priori vuole si ritenga verità indiscutibile. Tuttavia alte considerazioni di ordine pubblico e di generale interesse possono consigliare al legislatore una deroga ai principi di ragion naturale. I quali dall'eccelsa sfera delle verità metafisiche scendendo alla quotidiana applicazione di cui necessita l'ordine giuridico nel seno dell'umana società, incontrano certe esigenze imprescindibili alle quali sono costretti di cedere parte del loro rigore, e così di alterarsi, di trasformarsi. La ragione giuridica pura (juris ratio) modifica alquanto la propria fisonomia accogliendo un nuovo elemento, che può essere di semplice convenienza civile (utilitas) o di vera e propria necessità sociale (1).

Partendo da questo concetto è subito giustificato il divieto di ogni prova contro certe presunzioni della legge. Come queste si fondano su ragioni di necessità sociale a cui il diritto degli individui vuol'essere subordinato, così ammettendo la prova contraria si disconoscerebbe il fine al quale sono stabilite e si farebbero rinascere quei gravissimi danni che esse mirano a sopprimere.

La legge, per esempio, attribuisce una presunzione assoluta di verità alla cosa giudicata irretrattabilmente (2). Perchè da una parte la certezza dei diritti e la stabilità dell'ordine giuridico reclamano la fine di ogni processo, chè se i giudizi potessero sempre rinnovarsi sotto pretesto di errore si avrebbe lo spettacolo continuo di una perpetua riproduzione delle liti. D'altro lato la sentenza che ha già passata tutta la trafila dei rimedi ordinari e straordinari, oppure non l'ha passata o l'ha passata solo in parte per totale o parziale rinunzia di chi poteva esperirli, rappresenta molto probabilmente la verità, essendo impro

(1) V. parte I, cap. III, SS 1, 4.

(2) Art. 1350, 3"; 1351.

babile che i giudici si siano ingannati od abbiano voluto ingannare. Probabilità per altro, non davvero certezza, che non mancano esempi di errori giudiziari. Ed allora perchè contro questa presunzione la legge non ammette alcuna prova? Perchè se l'ammettesse disconoscerebbe il fine a cui la presunzione è sancita, certezza dei diritti, stabilità dell'ordine giuridico, e darebbe luogo alla perpetuità delle liti che la presunzione stessa è diretta ad eliminare. Così non è ammessa veruna prova contro la presunzione sul fondamento della quale si annullano le disposizioni testamentarie e le donazioni fatte al padre, alla madre, ai discendenti o al coniuge di un incapace (1). Perchè se fosse ammessa la prova che il disponente o il donante ha voluto favorire proprio quella persona che la legge reputa interposta, e non altrimenti l'incapace, s'incorrerebbe il pericolo di dichiarare valido un atto compiuto in frode della legge, ciò che appunto si è voluto evitare stabilendo quella presunzione.

Vero è che l'esclusione di qualsiasi prova contraria può talvolta condurre ad una ingiustizia, per esempio a consacrare un erroneo giudicato od a ledere il buon diritto di un donatario, di un legatario od erede. Ma più gravi danni potrebbe causare l'ammissione della controprova, danni che ricadrebbero su tutta la società come tutta la società risente le perturbazioni dell'ordine pubblico sul quale riposa la sua sicurezza. Ora una innegabile necessità sociale come la stabilità dei diritti o il rispetto alle leggi deve prevalere al diritto individuale di cui possa per avventura, in casi certo assai rari, essere impedito l'esercizio.

Crediamo perciò che abbia torto il Laurent di censurare la teoria delle presunzioni assolute. Egli nota che la presunta liberazione del debitore a cui il creditore abbia restituito volontariamente il titolo originale del credito sotto forma privata (2)

(1) Art. 773 cap., 1053.

(2) Art. 1282 del cod. civ. franc., 1279 dell'it.

non ammette, a rigore di legge, prova contraria (1). Ed aggiunge: «È vero che potrà risultarne un'ingiustizia; se, non ostante la consegna volontaria del titolo al debitore, il creditore non ha liberato il debitore, lo si priverà del suo credito vietandoglisi di provare che il debito sussiste. Ma questo inconveniente rarissimo è minore che l'abuso al quale avrebbe dato luogo la prova contraria se la si fosse consentita: prevenire i processi è un interesse generale e questo interesse deve prevalere all'interesse particolare (2). Da ciò il Laurent trae argomento per un severo giudizio: << Tale è la teoria del codice. A nostro avviso, essa è soggetta a censura. Noi comprendiamo che la legge sacrifichi un interesse particolare ad un interesse generale, ma non ammettiamo che la legge sacrifichi il diritto dei singoli all'interesse della società. Il primo interesse della società ed il più grande è che i diritti degli individui siano garantiti: è uno dei fondamenti dell'ordine sociale. Dunque se un uomo pretende di avere un diritto bisogna permettergli di farlo valere in giustizia. Che importa che novantanove volte su cento il processo non sia fondato? Basta che una volta su cento la legge ricusi di fare giustizia per condannare una teoria che finisce col legittimare l'iniquità. Quanto ai litiganti temerari ci sono altri mezzi di punirli » (3). Belle parole invero le quali possono colpire certe presunzioni assolute, e per avventura quella accennata dal Laurent, ma non valgono ad infirmare il sistema. Le presunzioni legali assolute si giustificano in quanto fanno prevalere al diritto individuale non l'interesse ma la necessità sociale, cioè il diritto di tutti al diritto di qualcuno. Non si tratta di semplici interessi della società, ma di condizioni necessarie alla sua

(1) Per l'art. 1352 cap. del cod. civ. franc., 1353 dell' it. seguente, in fine.

(2) Laurent, XIX, 618.

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(3) XIX, 619.

Ramponi

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esistenza. Tali, per accennare agli esempi recati sopra, la stabilità dell'ordine giuridico e l'osservanza della legge, onde si giustifica il divieto di ogni prova contro la presunzione di verità attribuita alla cosa giudicata irrevocabilmente, e contro la presunzione di frode attribuita a certi atti. Si giustifica, diciamo, il divieto d'ogni prova contro queste ed altre presunzioni legali, avvegnachè la società abbia di fronte agli individui il diritto ed insieme il dovere di assicurare a sè stessa le condizioni di propria esistenza perchè sia assicurato agli individui lo stato sociale fuori del quale non possono vivere.

Il legislatore procederà bensì con molta cautela nello stabilire presunzioni assolute, perchè non si vuole derogare ad un principio di ragion, naturale se non quando concorrano alte considerazioni d'ordine pubblico. Ma se avvenga che alcuna di tali presunzioni mal regga alla critica severa del giurista (1) non condanniamo per ciò tutta una teoria legittimata da troppo gravi ragioni.

§ 2.

A termini dell'articolo 1353 si hanno due categorie di presunzioni legali assolute:

1' quelle sul fondamento delle quali si annullano certi atti;

2' quelle sul fondamento delle quali si nega l'azione in giudizio.

L'esempio classico di presunzioni assolute della prima categoria ci è dato dal combinato disposto degli articoli 773 e 1053:

La disposizione testamentaria o la donazione a vantaggio delle persone incapaci di ricevere per testamento e per donazione nei

(1) E non regge ad una severa critica la presunzione di cui all'articolo 1279, che è assoluta, ma dovrebb'essere relativa. V. § seg., pag. 186.

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