Obrázky na stránke
PDF
ePub

suo imperio ridotto all' estremo. Si potrebbe per la grazia del suo dire perdonare a ì bell' umore volentieri ogni scempio, ch' egli fa delle opere e personaggi grandi, se si fusse contentato di volgere in derisione i fatti umani, e non avesse ardito di stendere l'empio suo scherno anche alle cose divine, delle quali così sacrilegamente si abusa che, in vece di riso, muove indignazione ed orrore, innestando di passo in passo i sentimenti più salutari della sagra Scrittura, ed i precetti e dogmi più gravi di morale e di teologia Cristiana a' profani vili e bassi esempj, e collocandoli in quelle parti ove possono servire agli scellerati di ludibrio e di pericolo a' semplici, che con quella lettura potrebbero senza accorgersene avvezzarsi a perder la stima, e colla stima la credenza ancora delle cose più sante e più vere. Onde non posso persuadermi, che in tal' opera mai avesse potuto aver parte, come alcuni scrivono, Marsilio Ficino, il quale, come filosofo Platonico, tirava alla venerazione de' nostri misterj anche la forza della ragion naturale. Nè i sensi di teologia quivi profanati son sì riposti, che bisognasse dalla profonda dottrina del Ficino andarli a rintracciare. Consento sì bene, che gran parte di quel poema debbasi ascrivere all' ajuto del Poliziano, non solo per quel che da Merlin Coccajo si trova scritto, ma da quello ancora che dal medesimo

Pulci, per gratitudine verso il suo maestro, s nel canto xxv. come nell' ultimo vien palesato. Delle Tra- XX. Da' poeti epici e narrativi pasgedie. seremo a' drammatici ed operanti, cominciando dalle tragedie, nelle quali la lingua Italiana, siccome cede alla Greca, a cui cede vano anche i Latini, così vince ogni altro idioma vivente. Imperocchè le nostre tragedie sono ad imitazion delle greche inventate, ed espresse con simil simplicità di stile, gravità di sentenze, e movimento d'affetti o miserabili o atroci, come_ nelle più principali si può riconoscere, le quali al parer comune de' nostri dotti sono la Sofonisba del Trissino, la Canace dello Speroni, la Rosmunda del Ruccellai, e tra molte altre del Giraldi l' Orbecche, la Tullia del Martelli, e il Torismondo del Tasso. Ma quantunque gli autori di queste ed altre simili tragedie Italiane abbiano raccolto il lume non da lingue incolte, come molti novelli, tanto nostrali quanto stranieri, han fatto, ma dal greco cielo; nulladimeno perchè la greca lingua, oltre le altre sue felicità, poggia in alto colla semplice niente meno che colla traslata locuzione, non perdendo colla grandezza della frase e del numero parte alcuna del naturale; della qual facoltà non è tanto dotata l' Italiana favella, tutto che, come rotonda e sonora, sia molto più maestosa che l'altre figlie della Latina; percio non è maraviglia, se i nostri

autori di tragedie a quella sublimità non pervennero, perchè non potendo alzar lo stile, se non colla traslazione, se avessero questa sospinta oltre le forze della nostra lingua, in vece d' acquistar grandezza, perduto avrebbero del naturale. Come è avvenuto a' tumidi scrittori moderni, i quali, per mancamento di tal conoscenza e di simil giudizio, hanno avuto maggior ardimento, e colla non prima udita insania del loro stile, caduti sono in quel vizio, che que' saggi seppero sì bene antivedere, e che noi abbiamo schivato nelle nostre cinque Italiane tragedie; ove ci siamo studiati, quanto è nelle deboli nostre forze, d' alzar lo stile al pari de' Greci colla moltiplicazione ed imitazione de' lor colori, senza offender la gentilezza e candore dell' Italiana favella. Ma dell' antiche e novelle tragedie sarà meglio qui tacere; avendone lungamente discorso in un trattato particolare già dato in luce, intitolato della Tragedia.

Delle Commedie.

XXI. Alla stessa norma de' Greci e Latini anche son composte molte e molte commedie Italiane, e sopra tutte quelle dell' Ariosto più che l' altre de' Plautini sali imbevute, e del Segretario Fiorentino, di Partenio Etiro, del Bibiena, del Trissino, e del Cieco d' Adria; per non parlare del Cecchi, del Firenzuola, dello Stelluti, d'Ottavio d' Isa, di Gio. Batista Porta, e di altri illustri autori che hanno

all' Italica scena trasportato il greco e latino gusto, prima che il genio servile delle corti, adulando le potenze straniere, obbliasse la gloria della libertà nativa, e riducesse la nostra nazione alla servile imitazion di quelle genti, le quali ebber da noi la prima luce dell'umanità. Per lo cui vile ossequio il nostro teatro è divenuto campo di mostruosità, nel quale non hau luego altre produzioni dell' arte, se non quelle ove meno si riconosce la natura.

rali.

XXII. All' opere drammatiche apDelle Egloghe, ed opere pasto- partengono anche l'egloghe pastorali, delle quali celebratissime giustamente sono quelle del Sanazzaro nella sua Arcadia intrecciate. Queste nel numero e nella locuzione serbano il candor del costume pastorale, ad esempio di Teocrito e di Virgilio. E benchè per entro sparse vi siano delle gravi sentenze, son però queste colorite in modo, che dentro 'l volgo paiono raccolte; e sotto simile semplicità la finezza è coperta di quegli affetti. Tralascio legloghe ancor belle degli altri autori le quali a queste di vivezza e proprietà di colori debbono cedere. Ma nè questi nè il Sanazzaro, che in nostra lingua le dilatò, ardirono portare le rappresentazioni pastorali fuori della linea, ove furon condotte da' Greci e Latini; i quali non le distesero oltre un semplice discorso tra' pastori e gare tra loro nel

verseggiare considerando, che tra le genti grossolane e rozze non possono verisimilmente intervenire affari di lungo trattato o di gran ravvolgimento, donde opere o comiche o tragiche nascessero. Altri però de' nostri, quasi nell' inventare più fertili di coloro che tutto il meglio inventarono, han voluto avviluppare nelle arti cittadine anche i genj pastorali, e delle azioni loro tessere ordigni da scene; il che con maggior semplicità di tutti fece il Tasso nel suo Aminta, benchè non di rado que' suoi pastori e ninfe abbian troppo dello splendido e dell' arguto. Pur questa novità d' invenzione, che fu rifiuto degli antichi, si potrebbe tollerare, se nel medesimo segno di semplicità si fusse contenuto il Guarini; il quale trasportò nelle capanne anche le corti, applicando nel suo Pastor Fido a que' personaggi le passioni e costumi delle anticamere, e le più artifiziose trame de' gabinetti; con ponere in bocca de' pastori precetti da regolare il mondo politico, e delle amorose ninfe pensieri sì ricercati, che pajono uscite dalle scuole de' presenti declamatori ed epigrammisti. Onde a que' pastori e ninfe altro che la pelliccia e' l dardo non resta di pastorale, e que' sentimenti ed espressioni, per altro sì nobili, perdono il pregio dalla sconvenevolezza del loro sito, come il cipresso dipinto in mezzo al mare. Non niego però, che 'l Guarini avendo introdotta prole di Semidei, ed

« PredošláPokračovať »