Obrázky na stránke
PDF
ePub

vaghi. Pure il vostro accorto giuditio emendara da se gli errori commessi dalla diversità delle penne de chi prima gli scrisse; che io per me non ho voluto prendere tanta sicurtà in far cio, per non concorrere con quella immortalissima Signora, dal cui miracoloso sapere sono stati prodotti; laquale da per se gli potrà rivedere di nuovo, e mandargli in luce, piu per giovare a' gli intelletti, che ne l'età nostra si trovano, che per acquistar fama; percioche essi havendo un si gron mezzo di studiare, potranno meglio pervenire all' estremo della perfettione, onde gli siano sempre obbrigati. Ed essa vedendo il frutto, che merce del seme suo maturera nel piu fervido de gli ingegni d'hoggidi, ne restera sodisfata, come sarete anchora Voi mandandovegli doppo tanto havergli bramati. Alla cui buona gracia mi ricomando. »

I. Sonetto.

Scrivo sol per 'sfogar l'interna doglia,

Che al cor mandar le luci al mondo sole,
E non per giunger luce al mio bel Sole
Al chiaro spirto, a l'honorata spoglia.
Giusta cagione a' lamentar m'invoglia,

Chio scemi la sua gloria assai mi dole;
Per altra lingua, et piu saggie parole,
Convien ch'a Morte il gran nome si toglia.
La pura fe, l'ardor l'intensa pena

:

Mi scusi appo ciascun che 'l grave pianto
È tal, che tempo, ne ragion l'affrena.

Amaro lagrimar, non dolce canto,

Foschi sospiri, e non voce serena,

Da stil no, ma di duol mi danno il vanto.

Quando il gran lume appar ne l'Oriente,

Che 'l negro manto de la notte sgombra,
E da' terra il gielo, e la fredd' ombra
Dissolve, e scaccia col suo raggio ardente,
De l'usate mie pene alquanto lente,

Per l'inganno del sonno allhor m'ingombra,
Ond' ogni mio piacer resolve in ombra,
Quando da ciascun lato ha l'altre spente.
O viver mio noioso, o avversa sorte,

Cerco l'oscurita, fuggo la lucce,

Odio la vita ogn' hor, bramo la morte. Quel che à gliochi altrui noce, à me riluce, Perche chiudendo lor s'apron le porte

A la cagion, ch' al mio sol mi conduce. (1)

[1] Rime, 1539, sign C. 8.

See a full Memoir of Vittoria Colonna in Res Lit. vol. III. p. 189, with an account of other Editions of her Poems. The present is a very eerly, and very uncommon one, but apparently not the first.

ART. IV.

DELPHINO, BROCARDO, MOLZA.

Rime del Brocardo et d'altri Autori.

(N.B. Arms-viz. a bend nebulè counterchanged on a field, per pale, arg. and vert; on the breast of the Imperial Eagle, with a Coronet.) (1).

(The altri Autori are Nicolo Delphino and F. M. Molza.)

COLOPHON:

Finiscono le opere volgari di M. Francesco Maria Molza Modanese. Stampate in Venetia. L'anno M. D. XXXVIII. Il mese di Decembre.

DEDICATION.

Allo ILL. Cavalier LEGGE mio Signore.

:

Conoscento quanta forza habbia a mover gli affetti humani la Poesia: Et sapendo come i primi huomini; che vagabondi vivevano per campani et per boschi et nelle caverne si ricoveravano per fuggir la pioggia: e. per sodisfare alla natural necessita del dormire : tirati da quella, lasciata la liberta, et la licenza del vivre loro, sofferino d'ubidir al altrui et dove primo quello che veniva lor voglia facevano, corretti et forzati da quella occolta virtu, che ha negli animi nostri la Poesia, si contentasono che le operatione loro, et gli appetiti fossero dalle leggi regolati. Laqual cosa mi

:

[1] Probably the Arms of Cavalier Legge.

cred'io avenisse, percioche essendo la Poesia (come tutti i savii consentono parimente) con dono, una gratia, et (come essi dicono) un furore celeste et divino; Et essendo la verita che facilmente operi ciascuna cosa nel suo somigliante; pero essendo quella parte in noi con la quale intendiamo, discoriamo, habbiamo (come si dice) inventione, et siamo prudenti, overo, come si de credere speciale dono di Dio: o almeno di parti cosi minute, cosi piene di lume, cosi rotonde et mobili, che o sono di quella medesima materia di che è composta la parte superior del mondo: overo che grandemente a quella s'assomigliano. Pero aviene che amiamo, seguiamo, et siamo tirati dalla Poesia; perche quella forza Divina et Celeste, desta et eccita quel lume parimente divino et celeste che è in noi.

[ocr errors]

Poterebbesi dir anche che la Poesia puote cosi efficacemente negli animi humani, perche essendo quella composta d'ordine, di numero, et di misura, ella ha forza negli animi, che sono parimente proportionati, numerosi, et ordinati. Non voglto addurre per grande argomento di questo (Ilche è pero grandissimo,) che qualunque volta veggiamo attentamente ridere altrui, Noi senza saperne od haverne altra cagione, medesima mente a ridere siamo costretti. Non diro che conoscendo gli oratori questa occolta virtu, quandò vogliono tor di mano la Giustitia et la severita a i giudici, et essi di feminili lagrime si bagnano il viso et mandano i rei, che con lamentevoli et dogliosi stridi, prostrati in terra, domandino a quegli perdono de i commessi falli. Ma diro bene che ne i nostri corpi, et negli humori di quegli, scorgesi manifestamente l'ordine, il numero, et la proportione. Ilche se non fusse, perche direbbono i medici che la temperata complessione de corpi, vuol havere alto parte di sangue : quattro di Phlegma: due di Maninconia: et due di Colera? Che bisognerebbe mettere nel cervello lo intendere nel coro lo adirarsi : et

nelle parti a quello vicine il desiderare? Sono adonque, come ho detto gli humani corpi ordinati: numerosi, et proportionati perche seguita ancho che gli animi hanno i medesimi affetti.

Conciosia che egli è piu chiaro che 'l sole meridiano, che le qualita del l'anima, seguono et dependono da quello del corpo. Perche non è adonque maraviglia, essendo tra gli animi nostri et la Poesia tanta similitudine, se quegli sono da questa mossi et tirati. Ora conoscendo dico queste cose, m'è piacciuto di mettere nelle mani de gli huomini i Poemi pieni veramente di Divinita, del coltissimo et erudito M. NICOLO DELPHINO. Delquale è stata in gran dubbio questa Città; quale sia stata maggiore, o la prudentia nel maneggiar la Rep. o la scientia negli studi: overo la magnificenza et la grandezza dell' animo in tutte le attioni della vita.

Ho voluto insieme mettere in luce gli scritti del prontissimo et vivacissimo BROCARDO. Il quale fu a di suoi, una chiarissima lampa di ingegno: et un mare ampissimo di inventione. Ma la morte invidiosa delle humane felicita, suelse in sul fiorire e'n sul far frutto, entrambe queste nobilissime piante. Onde con danno nostro, e di quegli che ne i futuri secoli sorgeranno, non si veggono se non pochissimi degli frutti di quelle. Iquali in verita quanto quanto piu raro sono, tanto mandano piu gratioso et piu gentil odore et assaggiati poi, danno tanto più piacevole et piu soave gusto.

A questi ho giudicato bene di aggiungere alcune poche cose ch'io mi trovo del MOLZA. Il quale solo con questa semplice voce è honoratissimo et laudatissimo. Conciosia che non pure la Corte Romana, laquale forse piu per lui solo che per mille altri si gloria et si vanta, admira et celebra il nome et la virtu di quello ma anchora tutte le corti della Christianita, tutti gli studii della Europa, ogni citta, ogni castello, qualunque ingegno che habbia pur mezana

« PredošláPokračovať »