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gano, e di coglierne il più bel fiore si studino, non lontani nipoti, ma figli sibbene imitatori della natura.

E perchè la semplicità della storia non perdasi in vani preamboli. Compositore della cappella apostolica: maestro finalmente per la seconda volta della basilica vaticana recasi il Pierluigi a decoro, ed a vera utilità di farsi discepolo, e di prestarsi eziandio ai servigi del santo fondatore dei Padri dell' Oratorio.

Vero è, che ad un uomo santo, così amante della musica come S. Filippo Neri apostolo di Roma, che la usò nelle chiese, la usò negli oratorii, in casa e fuori la usò: che niente di sacro senza canto, niente uffiziava senza armonia, e di maniera la stabilì ne'suoi esercizi, che fra le principali osservanze lasciolla del suo istituto; sì, a cotal santo di nazion · fiorentino si convenne dapprima il fiorentino maestro di musica Giovanni Animuccia: ma essendo questi passato all'eterno riposo, siccome abbiam veduto sul finire della seconda sezione, non si conveniva a Filippo ed al suo oratorio se non Giovanni Pierluigi, e ciò tanto per la sua pietà quanto per la sua eccellenza nell'arte.

Nè io già a così divisare m'induco soltanto per la non lieve congettura, che essendo stato il Pierluigi assai ben affetto a Persiano Rosa, e ad Angelo Velli amendue di Palestrina, il primo de' quali fu direttore di S. Filippo Neri ancor giovane e secolare, e che comandògli d' intraprendere lo stato ecclesiastico, da cui egli per umiltà mostravasi renitente, l'altro fu discepolo del santo, fu aggregato dal medesimo nella nascente congregazione, e meritò per le sue virtù di essere eletto dopo la di lui beata morte, e la promozione del Baronio alla sagra porpora, superiore di quella commendabilissima congregazione, per lo che rendesi probabile, che l'uno e l'altro guadagnassero al Pierluigi lor concittadino la grazia del santo fondatore; cui essendo sommamente a cuore di render piamente canora, e santamente allegra la divozione, tornerebbe a grandissimo profitto l'opera di Giovanni.

Ma io voglio a tutto questo aggiugnere eziandio l'autorità di più scrittori, che ne accertano la notizia. Pietro Aloisio celebre musico, e restauratore della musica del secol passato per la sua somma eccellenza nell'arte, e pietà cristiana fu sommamente amato da S. Filippo Neri,

così il Piazza (441): cui segue il Sanzonio (442). Dietro questi Leonardo Cecconi scrive essere stato il Pierluigi commendabile per la pietà, che apprese sotto S. Filippo Neri, di cui fu discepolo; (443) ed il Petrini aggiugne, che Giovanni ebbe la sorte di aver per suo direttore spirituale S. Filippo Neri (444). Ora se per testimonianza del Piazza, e del Sonzonio fu Giovanni sommamente amato da S. Filippo a motivo della sua somma eccellenza nell'arte, chi esiterà a credere, che il santo alla mancanza dell'Animuccia lo volesse, e lo avesse a maestro del suo oratorio? Ed ecco il perchè aggregollo, siccome afferma il Cecconi fra' suoi discepoli.

Ma prova di tutte maggiore a me sembra che siano le molte composizioni fatte dal Pierluigi per servigio di S. Filippo, e del suo oratorio. Io non parlerò quì dei mottetti, e salmi inediti, che tuttora conservansi nell'archivio di S. Maria in vallicella, poichè di questi si ragionerà altrove più opportunamente. Dirò solo delle canzoni italiane, o siano arie divote a tre e quattro voci ad uso dei giovani dell'oratorio, per le quali evidentemente si dimostra, che se Giovanni tanta cura si prese per le laudi spirituali cantate da que' giovani, ciò dovett' essere

(441) La Gerarchia cardinalizia di Carlo Bartolommeo Piazza della congregazione degli oblati di Milano. Della chiesa di Palestrina pag. 226. aggiunge splendore a questa città l'essere stata madre de' seguenti soggetti eccellenti di professioni virtuose, che furono Pietro Aloisio celebre musico etc.

...

(442) Vita novissima del Patriarca, e Taumaturgo Filippo Neri ampliata dal P. Domenico Sonzonio, lib. 1. .cap. 4. pag. 15. Amò certamente il santo la musica, amò i musici. Ebbe tra suoi più cari Giovanni Animuccia. Caro ancora gli fu Sebastiano musico di Castello, che alle lodi spirituali dell' oratorio tenea il canto suo esercitato. V'ebbe ancora il celebre musico, e della musica del passato secolo restauratore Pier Aloisio da Palestrina, che per l'eccellenza dell'arte, e per la cristiana pietà venne da lui sommamente amato.

(443) Leonardo Cecconi Storia di Palestrina lib. 4. cap. 7. pag. 344. Un altro memorabile cittadino fece parimente spiccare al mondo le rare doti dell' animo suo. Fu questi Giovanni Pierluigi uomo commendabile non meno per la pietá che apprese sotto S. Filippo Neri, di cui fu discepolo, che per la sua eccellente perizia nella musica. (444) Memorie Prenestine diposte in forma di annali di Pietrantonio Petrini, anno di Cristo 1540. pag. 208.

d'ordine di S. Filippo, che rimasto privo di maestro alla morte dell'Animuccia, (445) addossò tale incarico al suo nuovo discepolo eccellente

(445) Giovanni Animuccia essendo maestro di musica di s. Filippo, e del suo oratorio fece imprimere nell' anno 1565. per gli eredi di Valerio e Luigi Dorici il primo libro delle laudi per uso dei giovani dell' oratorio, e dedicollo a S. Girolamo con il seguente epigramma.

Seque suosque tibi chorus, alme Hieronyme, cantus

Dedicat, ipse tua quos dat in aede pius.

Pro quibus, in patria, fac, dulcis nomen Iesu

Audiat angelico dulcius ore cani.

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Quindi nell' anno 1570. pubblicò : il secondo libro delle laudi, dove si contengono motletti, salmi, et altre diverse cose spirituali vulgari, et latine in Roma per gli eredi di Antonio Blado stampatori camerali; e dedicollo in data dei 25. Febbrajo -all' Abb. Podocattaro, che unitamente ad altri devoti gli aveva somministrato il denaro per eseguir la edizione. In questa dedica parla l' Animuccia del primo libro nella seguente maniera: sono già alcuni anni, che per consolatione di coloro, che venivano all' oratorio di s. Girolamo, io mandai fuori il primo libro delle laudi, nelle quali attesi a servare una certa simplicità, che alle parole medesime, alla qualità di quel divoto luogo, et al mio fine, che era solo di eccitar divotione, pareva si convenisse. Se però ho a dir vero, questa a me pare una scusa anzi che no, per il tenue gradimento con cui furono accolte dal pubblico siffatte laudi. Di fatto nel secondo libro, cui passa egli tosto a parlare, confessa di aver caugiato stile moltiplicando le parti, e servendosi anche talvolta degli ordinarii ornamenti: Ma essendosi poi tuttavia l'oratorio suddetto per gratia di Dio venuto accrescendo co'l concorso di prelati, et gentiľ huomini principalissimi, è parso anche a me conveniente di accrescere in questo secondo libro l'armonia, et i concenti, variando la musica in diversi modi, facendola ora sopra parole latine, ora sopra vulgari, et ora con più numero di voci, et ora con meno, et quando con rime d'una maniera, et quando d' un'altra, intrigandomi il manco ch' io ho potuto con le fughe, et con le inventioni, per non oscurare l'intendimento delle parole, acciocchè con la loro efficacia, ajutate dall' armonia, potessero penetrare più dolcemente il cuore di chi ascolta. Bellissime parole sono queste ultime , per mia fe, ottime intenzioni, e mostrano un uomo studioso, il quale, se nel 1567. richiesto di scrivere alcuna messa in maniera da farvi intendere le parole ed i sensi, dovette pur confessare di non esser potuto riuscire all' intento, (V. le note 169., 170.) ora dietro i prototipi del Pierluigi conosce la via da battersi per ottenere il bramato fine. Esaminando però io attentamente le composizioni di questo secondo libro, i mottetti, le antifone, i salmi, e le canzoni italiane, mi è forza di dire, che il più delle volte ha il buon Animuccia posto il piede in fallo, ora per lo studio degli ornamenti

nell'arte. Molte di queste arie divote furono fatte imprimere e dal Verovio (446) e dal P. Soto, (447) alcune delle quali portano il nome di

affastellando soverchi artifizi come ne' mottetti, e nelle antifone, ora per amor della semplicità scrivendo zolfe insignificanti prive di anima e di fuoco, come ne' salmi, e nelle canzoni. Onde le pie brame così del santo fondatore, come di que' devoti congregati, contente dell' opera dell' Animuccia per non avere cose migliori, meritarono di essere interamente sodisfatte dalla filosofica penna del grande imitatore della natura.

(446) Diletto spirituale. Canzonette raccolte da Simone Verovio. Roma per Alessandro Gardano 1586. In questa raccolta si trovano con il nome di Giannetto da Palestrina li due mottettini a tre voci.

I. Rex virtutum, rex gloriae,

Rex insignis victoriae,

Iesu largitor veniae,
Honor caelestis curiae.

II. Iesu rex admirabilis,

Et triumphator nobilis,
Dulcedo ineffabilis,
Totus desiderabilis.

come pure la laude, o canzonetta.

Gesù sommo conforto,

Tu sei tutto 'l mio amore,
Tu'l mio beato porto,

E santo Redentore .

O gran bontà! dolce pieta!

Felice quel, che teco unito sta.

Questi semplici e graziosi mottettini, o canzonette, o laudi spirituali sono gli unici stampati con il nome del Pierluigi, (V. la nota seg.) e perciò non meritano un particolare esame.

(447) D. Francesco Soto di Langa diocesi d' Osma aggregato nel collegio dei cappellani cantori pontificii li 8. Giugno 1562., morì di anni 85. decano della cappella apostolica li 25. Settembre 1619. Quanta stima godesse il Soto presso il Pontefice Sisto V. può vedersi nel fine del cap: IX. della sez. II.; e nella nota 375. L'Adami nelle osservazioni pag. 176. e seg. ne riferisce aver egli eretto da' fondamenti, ornato, e dotato in Roma a Capo le case la chiesa di S. Giuseppe ed il primo monastero di teresiane scalze della prima regola. S. Filippo Neri lo accettò nella sua nascente congregazione il di 17. Decembre 1575., e fu decimoterzo prete dopo il santo. Ebbe il P. Soto da S. Filippo l'ingerenza sopra la musica dell'oratorio, e fece tosto sua cura di raccogliere le laudi spirituali composte dal Pierluigi, che già impiegava quivi la sua opera fin dall' Aprile del 1571., come pure degli altri o dilettanti o professori, che sovente donavano

Giovanni, le altre, che lo tacciono, sono a prima vista riconoscibili per la loro semplicità, chiarezza, e nobiltà come germi naturali della profondità del Pierluigi nella cognizione dell'effetto musicale; perciocchè essendo tutte sentimentate e toccanti, sia nel grave, sia nell'affettuoso, sia nel vivace per il contemperamento mirabile, e dirò eziandio inimitabile della varia successione de' colpi armonici, non possono essere uscite se non da quella filosofica penna, imitatrice della natura, che seppe adattare un abito tanto confacente al dosso dei versi usciti per lo più dall' infiammato cuore del Santo Filippo Neri.

all' oratorio simili produzioni, ed a continuazione dei due libri dati antecedentemente alla luce del defonto Animuccia (V. la nota 445.) fece imprimere il terzo libro delle laudi spirituali a tre, e a quattro voci. Roma per Alessan. Gardano 1588. e dedicollo al card. Federico Borromeo nipote di S. Carlo, il quale frequentava bene spesso gli esercizi dell'oratorio. Nell'anno seguente 1589. fece il Soto di nuovo imprimere per lo stesso Gardano in un solo volume tanto le laudi spirituali del primo e secondo libro dell' Animuccia trascegliendo quelle, che erano più eseguibili, quanto le laudi del terzo libro già da se pubblicato, e ve ne aggiunse anche delle nuove, ponendovi il seguente titolo: libro delle laudi spirituali dove in uno sono compresi i tre libri già stampati, e ridutta la musica a più brevità e facilità, e con l'aggiunta di molte laudi nuove. Finalmente nel 1591. per lo stesso Gardano stampò il quarto libro delle laudi spirituali a tre e quattro voci, e dedicollo ad Olimpia Orsina Cesi duchessa d'Aquasparta solita ancor essa d'intervenire agli esercizi dell' oratorio. In questi tre libri di laudi fatti imprimere dal P. Soto non v'è indicato il nome di verun compositore, ma solo si dice nelle dediche sopraccennate, che sono laudi nuovamente composte, e che sono frutti cavati alla giornata da quel piccolo orticello. A chi pertanto mi ricercasse in qual maniera si possano distinguere fra tante laudi quelle poste in musica dal Pierluigi, risponderei, che il P. Soto medesimo nell'avviso al lettore, premesso al libro ove in uno sono compresi i tre già stampati, ne somministra il sufficiente indizio. In tutta questa scelta, sono sue parole, si è avuto l'occhio non solamente di pigliare le laudi composte con artifizio e politezza per satisfare agli uomini acuti e di purgato giudizio (ed ecco il carattere distintivo delle filosofiche composizioni di Giovanni nel nuovo suo stile patetico) ma ancora se ne sono lassate passare molte semplici e poverelle per pascolo commune della moltitudine, come a cagion d'esempio: Sopra 'l fieno colcato. - Chi vuol salire al cielo. - Faticosa è la via. Disposto ho di seguirti. Io ti lascio stolto mondo. -- Le canzoni spagnuole, Alma dexa la tierra. -- No ves mi Dios, ed altre simili prodotte al certo da ben mediocre compositore.

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