Obrázky na stránke
PDF
ePub

པ་

5

10

15

20

Unico gaudens mulier marito
Prodeat iustis operata divis
Et soror clari ducis et decorae
Supplice vitta

Virginum matres iuvenumque nuper
Sospitum. Vos, o pueri et puellae
Iam virum expertae, male ominatis
Parcite verbis.

Hic dies vere mihi festus atras
Eximet curas; ego nec tumultum
Nec mori per vim metuam tenente
Caesare terras.

I, pete unguentum, puer, et coronas
Et cadum Marsi memorem duelli,
Spartacum siqua potuit vagantem
Fallere testa.

da tanto tempo incominciata e non ancora finita; sicchè la plebe super-
stiziosa argomentava che il vincitore di quella terra indomabile avrebbe
pagato la vittoria con la vita e potè facilmente convincersi della giu-
stezza del suo ragionamento, quando Cesare ἔκ τε τοῦ καμάτου καὶ ἐκ
τῶν φροντίδων νοσήσας ἐς Ταρράκωνα ἀνεχώρησε καὶ ἐκεῖ ἠρρώστει
(Cassio Dione, LIII, 25).
5. Unico: « senza pari ». mulier: cioè
Livia, moglie di Augusto.

[ocr errors]

[ocr errors]

8. vitta. Era

6. Prodeat: « esca » ad incontrarlo. iustis: perchè la loro giustizia mostrarono, concedendo, contro le fole della plebs, a Cesare la vittoria e il ritorno. operata: « dopo aver sacrificato». Operatus è il solo participio di operari che occorra presso i migliori scrittori. Anzi non par vero che operatus si sia svolto da operari, ma viceversa operari da operatus, che è in origine un aggettivo derivato da opera, come moratus da mos, dotatus da dos. Dall'aggettivo per la sua apparente figura di participio si formò il verbo. 7. soror clari ducis: Ottavia, la repudiata sposa di Antonio. un nastro che le matrone si cingevano al capo. Ma qui l'allusione è a una speciale benda di lana che si cingeva al capo durante i riti religiosi e la parola in unione con Supplice fa pensare a una supplicatio o « rendimento di grazie ». 10. Sospitum. Appartiene egualmente a Virginum e a iuvenum del verso antecedente, chè, se gli ultimi solo corsero nella Spagna con Cesare i pericoli della guerra, dalla vita loro pendeva in Roma e in Italia la vita delle fanciulle innamorate. 10-11. puellae lam virum expertae: eufemismo a indicare le impure. 11-12. male ominatis-verbis: « parole malaugurose » nelle quali si poteva facilmente incorrere e per inavvertenza dai pueri e per la loro condizione stessa dalle donne impure. Nota tra male e ominatis l'insolito iato. 13. vere: da unirsi strettamente con festus.· 14. Eximet: « toglierà ». 15. mori. In prosa avremmo ne moriar. 16. terras: « il 17. unguentum et coronas: « profumi e corone » per 18. Marsi memorem duelli: « che ricordi la guerra marsica » o italica o sociale, combattuta dal 653 al 666; vino dunque di sessanta anni e più. 19. Spartacum: il famoso capo dei gladia

mondo ».

il banchetto.

...

[ocr errors]

25

Dic et argutae properet Neaerae
Murreum nodo cohibere crinem;
Si per invisum mora ianitorem
Fiet, abito:

Lenit albescens animos capillus
Litium et rixae cupidos protervae;
Non ego hoc ferrem calidus iuventa
Consule Planco.

XV.

Uxor pauperis Ibyci,

Tandem nequitiae fige modum tuae

21. Dic

[ocr errors]

tori nella guerra del 681-683. Era ancora vivissima, come si vede, la memoria delle sue ruberie. siqua: «se in qualche luogo ». Ma noi sostituendo all'avverbio di luogo l'avverbio di tempo scriveremmo « se mai ». properet: costruzione paratattica non rara con gl'imperativi (per es. fac eas, cura valeas) e analoga a quella che ricorre con l'indicativo e il congiuntivo di volo, nei quali è insita egualmente l'idea del comando. argutae: « dalla voce squillante », « canora ». Sarà stata anche ella, come la Cloe di Carm. III, 9, 10, Dulcis docta modos et citharae sciens. Neaerae: lo stesso nome, ma difficilmente la stessa persona di Epod. XV. 22. Murreum:« odoroso di mirra » o secondo altri « castaneo >>. nodo: la medesima frettolosa pettinatura che vedemmo in Carm. II, 11, 24. 23. ianitorem: il portiere della casa di Neera che doveva avere ordini severi dalla sua padrona, cortigiana sì ma non di basso conio. 25. Lenit: << calma >>. albescens: << che imbianca ». Di fatti il poeta imbiancò presto e cani sono addirittura detti i suoi capelli in Carm. II, 11, 15. animos: « gli spiriti » come diremmo noi. 26. rixae ... protervae: « di alterchi scandalosi » come quello che sarebbe avvenuto se il poeta fosse andato a prendere la bella per forza. 27. Non ego hoc ferrem: col congiuntivo, poichè la preposizione è in realtà un'apodosi di Consule Planco che val quanto si Plancus consul esset. calidus iuventa: « nel bollore della mia gioventù ». 28. Consule Planco: cioè nel 712, l'anno della guerra in Oriente fra i repubblicani e i triumviri, quando pieno di bellicosi spiriti il poeta militava nelle file di Bruto.

[ocr errors]

XV. Hai qui lo stesso motivo svolto già in Carm. I, 25 e ripreso più tardi in Carm. IIII, 13. Il nome di Cloride ricorre anche in Carm. II, 5, 18 e quello di Foloe, in questa poesia figlia di Cloride, in Carm. I, 33, 7 e 9 e II, 5, 17. Si tratta dunque delle medesime persone? Non si può affermare nè negare con sicurezza; ma è certo poco probabile l'identificazione della Foloe di questa poesia con quella delle altre due che è detta aspera e fugax, mentre questa Expugnat iuvenum domos Pulso Thyias uti concita tympano.

1. pauperis. L'epiteto non è aggiunta oziosa. Cloride è incline alla vita allegra e gaia, mentre la paupertas ossia la ristrettezza dei mezzi di suo marito (non già la povertà, che sarebbe in Latino egestas) dovrebbe consigliarle vita sobria e raccolta. — Ibyci: il marito di Cloride.

2. Tandem:

5

10

15

[ocr errors]

Famosisque laboribus:

Maturo propior desine funeri
Inter ludere virgines

Et stellis nebulam spargere candidis.
Non, siquid Pholoen satis,

Et te, Chlori, decet: filia rectius
Expugnat iuvenum domos,

Pulso Thyias uti concita tympano.
Illam cogit amor Nothi

Lascivae similem ludere capreae;
Te lanae prope nobilem

Tonsae Luceriam, non citharae decent

Nec flos purpureus rosae

Nec poti vetulam faece tenus cadi.

[ocr errors]
[ocr errors]

<< una volta per sempre >>. nequitiae: « all'incontinenza ». Cf. Carm. III, 4, 78. fige modum: « poni un termine ». 3. Famosisque laboribus: « e agli scandalosi sforzi » di parer giovine senza esserlo. 4. Maturo: « dovuto all'età ». propior: « troppo vicina ». Il comparativo è usato qui senza termine di paragone. funeri: « la morte » con lo stesso traslato per cui vedemmo funeratus nel significato di « ucciso in Carm. III, 8, 7. 5. Inter ludere virgines: iperbato che con inter hai anche in Carm. III, 27, 51-52: inter errem Nuda leones. ludere: « danzare ». 6. stellis nebulam spargere candidis: un paragone con felicità poetica abbreviato e che intero sonerebbe << oscurare la loro bellezza, come la nebbia copre quella delle stelle brillanti ». Stellis è dat. per in stellas e spargere è usato poeticamente pel composto inspergere. 7. satis. Sottintendi decet. 8. rectius: « a miglior dritto ». 9. Expugnat: « prende d'assalto » conquistatrice di cuori e di averi. 10. Pulso ... tympano. Lo strepito dei timballi era la musica che più eccitava gli antichi e per questo in uso nei culti orgiastici di Bacco e di Cibele. Thyias. Cf. Carm. II, 19, 9. 11. Nothi: nome derivato dal greco vóloc << illegittimo ». Onde alcuno suppose che fosse qui pseudonimo poetico di un latino Spurius. 12. ludere: « ruzzare ». Il poeta vuol dire che quell' amore non lascia trovar pace alla fanciulla e la rende irrequieta e infrenabile. << capriola ». 13. lanae: per filare e tessere, l'occupazione più conveniente a una madre di famiglia. - nobilem: « illustre per la sua lana stessa che secondo Strabone (VI, 284) μαλακωτέρα μὲν τῆς Ταραν τίνης ἐστί, λαμπρὰ δὲ ἧττον. 14. Luceriam: nell' Apulia, oggi Lucera. citharae: plurale poetico. Anche Cloride era, come tante altre di queste liete che Orazio ci presenta, una citharistria e con la cetra si recava ai conviti, dove sedeva inghirlandata di rose (cf. v. 15) e entrava in gara coi gran_bevitori, come la Damali di Carm. 1, 36 (cf. v. 16). 15. purpureus. Può riferirsi al colore e deve allora tradursi « rosso », << porporino », o riferirsi alla lucentezza e deve allora tradursi « brillante » che è qualità del fiore appena colto. Cf. purpurei olores in Carm. IIII, 1, 10. rosae: « del roseto ». 16. poti: con valore passivo. vetulam: « perchè sei vecchia con valore causale.

[ocr errors]
[ocr errors]

capreae:

-

5

10

XVI.

Inclusam Danaen turris aenea
Robustaeque fores et vigilum canum
Tristes excubiae munierant satis
Nocturnis ab adulteris,

Si non Acrisium, virginis abditae
Custodem pavidum, Iuppiter et Venus
Risissent: fore enim tutum iter et patens

Converso in pretium deo.

Aurum per medios ire satellites

Et perrumpere amat saxa, potentius

XVI. Contiene la solita professione di fede nell'aurea mediocritas che è uno dei motivi più comuni della lirica e della poesia tutta oraziana. Un terminus post quem per quest'ode abbastanza certo può ricavarsi dalla carica di proconsole romano a cui si allude nei vv. 31-32 e che fu costituita con tutti i suoi onori nel 727. Ma nulla di più preciso ci è dato argomentare dalla supposizione pur non senza fondamento di alcuni editori che la poesia sia stata scritta subito dopo il rifiuto opposto da Orazio all'offerta fattagli da Augusto secondo la vita Svetoniana di prenderlo con sè come suo segretario. È a noi ignota la data di quell'offerta e di quel rifiuto.

1. Danaen: mitica figlia di Acrisio, re di Argo. Un oracolo aveva predetto al re che di questa figliuola sarebbe nato il suo uccisore. La fece egli dunque chiudere in una ben custodita torre; ma Zeus discese in pioggia d'oro su la rinchiusa e la rese madre di Perseo. aenea: cioè vestita di bronzo, all'uso dell'età eroica, nelle pareti interne, come i così detti tesori di Micene e di Orcomeno. 2. Robustae: « di quercia ». 3. Tristes: « rigorose ». munierant. Cf. Carm. II, 17, 28. 4. ab: estensione poetica al verbo munire della costruzione di defendere, la cui idea è contenuta qui in quella di munire. — adulteris: « amanti illegittimi >>. 6. pavidum: per la sua vita che sarebbe stata insidiata dal nepote. 7. fore enim. Hai l'infinito, poichè in risissent è compresa un'idea di « pensare » o « sapere » di cui il riso fu effetto. Cf. Vergilio, Aen. I, 443-445: Effodere loco signum, quod regia luno Monstrarat, caput acris equi: sic nam fore bello Egregiam et facilem victu per saecula gentem. — tutum. Intendi a vigilibus canibus. - patens: non ostante le robustae fores. 8. pretium. Questa metafora (pretium aurum) rivela in Orazio una razionalistica e insieme gioviale interpretazione del mito. Il dio, egli pensa, si aprì la via alla torre ben custodita, come gli uomini, col danaro. 9. satellites: « le guardie >> 10. perrumpere: amat: più poetico e vivo che « suole ». potentius: « più forte » nom. che concorda con

=

che corrotte dall'oro lasciano uccidere il re.
<< aprirsi a forza la via tra ».
Cf. Carm. II, 3, 10.

15

20

Aurum.

Ictu fulmineo: concidit auguris
Argivi domus ob lucrum
Demersa exitio; diffidit urbium
Portas vir Macedo et subruit aemulos
Reges muneribus; munera navium
Saevos inlaqueant duces.
Crescentem sequitur cura pecuniam
Maiorumque fames. Iure perhorrui
Late conspicuum tollere verticem,
Maecenas, equitum decus.

Quanto quisque sibi plura negaverit,
Ab dis plura feret: nil cupientium

11. ictu fulmineo: con evidente e anche qui gioviale allusione al mito raccontato prima di Danae. Giove cambiandosi nell'oro riconobbe la superiorità di questo anche sul fulmine suo. concidit: << ruind ». 11-12. auguris Argivi: « del veggente argivo» cioè di Amfiarao che contro l'oracolo si lasciò indurre a prender parte alla guerra tebana dalla moglie Erifile corrotta da Polinice col dono di una collana. Parti egli dunque e non trovò le vie del ritorno. Ma il figlio Alcmeone per vendicar il padre si fece matricida e fu ucciso poi a sua volta dai cognati venuti a contesa con lui per il monile fatale. Sicchè veramente ob lucrum sparve tutta quella casa di eroi. 13. Demersa exitio :

[ocr errors]

< scomparsa nella morte » con speciale allusione alla fine di Amfiarao, inghiottito dalla terra presso Oropo, dove sorse poi un suo celebre oracolo. diffidit: quasi con una scure. 14. vir Macedo: Filippo, il padre di Alessandro Magno, che omnia castella expugnari posse dicebat, in quae modo asellus auro onustus posset ascendere (Cicerone, Ad Att. I, 16, 12) e di questa sua teoria diede prove a noi notissime per le orazioni di Demostene. subruit: « scalzo ». Si dice propriamente delle costruzioni di cui si scuotono con gallerie sotterranee le fondamenta; ma Orazio ama rappresentare la potenza regale come Stantem columnam (Carm. I, 35, 14). 14-15. aemulos Reges: i pretendenti al trono macedone, dei quali nei primi anni del suo regno si liberò come di Pausania, τὸν κατάγειν μέλλοντα βασιλέα (cioè Coti) δωρεαῖς πείσας (Diodoro XVI, 3). 15. muneribus; munera. Nota l'efficace ripetizione e richiama quanto fu detto in proposito ad Epod. XVII, 67. 16. inlaqueant. Questo presente dopo tanti perfetti ha fatto supporre che Orazio abbia in mente qualche esempio dell'età sua e si è pensato a Mena o Menodoro, che disertò due volte da Sesto Pompeo a Ottaviano (Cf. Epod. III). - 17. Crescentem. Il pensiero prende a questo punto atteggiamento avversativo: «È vero che così grande è la potenza dell'oro; ma... ». cura: di perdere quel che si ha. 18. maiorum = maiorum opum: « di una maggior ricchezza ». fames: «la brama ». — 19. Late conspicuum: prolettico, giacchè vale ita ut late conspicuus 20. equitum decus: apposizione non oziosa, giacchè Mecenate, avendo rifiutato ogni onore ed ufficio pubblico per rimanere semplice cavaliere, aveva dato splendido esempio di quella moderazione nei desideri che il poeta esalta. 21-22. plura... plura. La parola ripetuta

esset.

« PredošláPokračovať »