Obrázky na stránke
PDF
ePub

10

15

[ocr errors]

Nam quae nivali pascitur Algido
Devota quercus inter et ilices
Aut crescit Albanis in herbis

Victima, pontificum securem
Cervice tinget: te nihil attinet
Temptare multa caede bidentium
Parvos coronantem marino

Rore deos fragilique myrto.
Immunis aram si tetigit manus,
Non sumptuosa blandior hostia
Mollivit aversos Penatis

Farre pio et saliente mica?

[ocr errors]

l'autunno » come già in Epod. II, 29 vedemmo annus hibernus per hiems. grave tempus: « la molesta stagione » giacchè l'autunno era ritenuto la stagione meno sana per gli uomini e pel bestiame. 9. nivali... Algido. Cf. Carm. I, 21, 6. Pare che sui colli albani dovessero essere pascoli riserbati alle vittime sacre. 10. Devota: « destinata ». La parola fu inserita qui perchè meno si sentisse la lontananza del soggetto Victima. 12. pontificum securem: nei sacrifizi, cioè, per conto dello stato. 13. Cervice: cioè « col sangue della sua cervice ». tinget: cioè licet tingat. Cf. Carm. I, 6, 1. 14. Temptare: «cimentare ». L'oggetto è deos del v. 16. bidentium. Quae bidens est hostia oportet habeat dentes octo, sed his duo ceteris altiores, per quos appareat ex minore aetate in maiorem transcendisse. Così spiega Igino presso Gellio (XVI, 6) questa parola di controverso significato, che troviamo adoperata non solo degli ovini, ma anche dei bovini e dei suini. 15-16. Parvos deos: qui evidentemente lo stesso che parva deorum simulacra. Gli dei sono naturalmente i Lari del v. 4 ei Penati del v. 19, collocati nella stessa sacra nicchia (lararium) vicino al focolare. marino... Rore: « col rosmarino » poichè con questa erba aromatica, secondo Apuleio (De herb. 79) antequam tus sciretur ... deos homines placabant. 16. fragili: e che non richiede quindi tempo, che una buona massaia non ha mai troppo, a esser colto. 17. Immunis: « senza colpa »>. aram tetigit. Il toccare l'altare era gesto di chi prega noto a noi fino da una lex regia: pellex Iunonis aram ne tangito. 18. Non: « non forse >>. sumptuosa... hostia: abl. di paragone dipendente da blandior. 19. Mollivit: col valore gnomico del presente « placa ». aversos: perchè irati. 20. Farre pio et

[ocr errors]
[ocr errors]

saliente mica: ablat. strumentale dipendente da Mollivit. Il poeta ha in mente la mola salsa, una mistura di farina e di sale che si spargeva sul capo della vittima o si offeriva, come qui, da sola su l'altare. Mica è un granello o un chicco di qualunque cosa in generale e qui in particolare di sale, come un lettore romano che conosceva la mola salsa facilmente doveva comprendere. saliente: «< che schizza » sul fuoco, il che era di buon augurio. Tutto il verso ricorda Ligdamo (Silloge tibull., III, 4, 10): Farre pio placant et saliente sale.

[ocr errors]
[blocks in formation]

XXIIII.

XXIIII.

Intactis opulentior

Thesauris Arabum et divitis Indiae
Caementis licet occupes

Terrenum omne tuis et mare publicum:
Si figit adamantinos

Summis verticibus dira Necessitas
Clavos, non animum metu,

Non mortis laqueis expedies caput.

Campestres melius Scythae,

Quorum plaustra vagas rite trahunt domos,
Vivunt et rigidi Getae

Immetata quibus iugera liberas

Questa poesia materiata di sentimenti generosi e di aspirazioni verso civili riforme ricorda assai da vicino le prime sei odi del libro stesso. È probabile dunque sia stata composta qualche tempo prima di quelle e cioè del 727.

1. Intactis: « non saccheggiati » dai Romani. Carm. I, 29, 1-2. divitis Indiae. Cf. Carm. I, 31, 6. Cf. Carm. 1, 1, 35.

2. Arabum. Cf. 3. Caementis.

4. Terrenum omne: « ogni terra ». Per terrenum con valore di sostantivo cf. Livio, XXIII, 19: quidquid herbidi terreni extra muros erat. publicum: « comune a tutti » giacchè non è diviso come la terra tra vari padroni. 5. figit. Cf. Carm. 1, 3, 36. 5-7. adamantinos ... Clavos: gli stessi Clavos trabalis di cui ci apparve armata la Necessitas in Carm. I, 35, 17. Quando il ricco, pensa il poeta, ha gettato le fondamenta del suo palazzo e lo ha innalzato verso il cielo, la Necessitas scende sovra il suo tetto e vi pianta i suoi chiodi adamantini come segno e simbolo che i ricchi non vanno esenti dal suo arcano potere. Per adamantinos cf. Carm. I, 6, 13. 8. mortis laqueis: qui per l'analogia di frasi, come periculis implicare, irretire, illaqueare. Ma l'immagine è assai antica e s'incontra non di rado nel Vecchio Testamento. expedies: «libererai ». Expedire è regolarmente in Orazio il contrario di impedire. Cf. però Epod. XVI, 15. 9. Campestres: « abitatori delle steppe ». melius: « con maggior virtù ». Ed è fiera rampogna questa che sorge ai Romani dal confronto dei barbari disprezzati: la rampogna medesima che ispirò Tacito nella composizione della sua Germania. 10. vagas... domos. Così Lucano (1,253) ha Errantisque domos. rite: « secondo il loro costume ». 11. rigidi: piuttosto che « austeri » intenderei « intirizziti », « esposti al freddo » che è in fondo una designazione di luogo e quindi meglio fa riscontro al Campestres. 11. Getae: popolo confinante coi Daci. iugera: « terre non misurate » al contrario di quelle dei Romani scrupolosamente divise da termini. liberas: << senza padrone » e

metata ...

--

--

12. Im

15

20

Fruges et Cererem ferunt,

Nec cultura placet longior annua
Defunctumque laboribus

Aequali recreat sorte vicarius.
Illic matre carentibus

Privignis mulier temperat innocens
Nec dotata regit virum

Coniunx nec nitido fidit adultero.
Dos est magna parentium

però comuni a tutti. 13. Fruges et Cererem: endiadi e metonimia. 14. annua: ablat. di paragone. I vv. 14-16 alludono a una forma di civiltà, se si può chiamare così, alla quale manchi l'istituto della proprietà privata, sostituito da quello delle comunità agrarie. Che una tal forma di proprietà collettiva esistesse presso gli Sciti e i Geti noi sappiamo solo da Orazio; ma Diodoro Siculo (V, 34) ce ne afferma l'esistenza presso i Vaccei di Spagna, e Strabone (VII, 50) ci racconta qualche cosa di simile dei Dalmati i quali ogni otto anni procedevano a una nuova divisione delle terre. Ma il luogo che corrisponde meglio e fino nelle parole ai versi di Orazio è quello classico di Cesare, a proposito dei Suebi (De Bello Gall. IIII, 1): centum pagos habere dicuntur, ex quibus quotannis singula milia armatorum bellandi causa ex finibus educunt. Reliqui, qui domi manserunt, se atque illos alunt. Hi rursus in vicem anno post in armis sunt, illi domi remanent. Sic neque agricultura nec ratio atque usus belli intermittitur. Sed privati ac separati agri apud eos nihil est, neque longius anno remanere uno in loco incolendi causa licet. Non avveniva però lo stesso presso le altre popolazioni germaniche, poichè nella Germania di Tacito nulla si trova che possa servire a negare ai Germani la proprietà fondiaria. L'unico passo che può, a primo aspetto, sembrare controverso è al cap. 26: Agri pro numero cultorum ab universis in vices (o in vicem, o více o vicis secondo varie lezioni e correzioni) occupantur, quos mox inter se secundum dignationem partiuntur; facilitatem partiendi camporum spatia praebent. Arva per annos mutant et superest ager. Ma questo passo è oggi generalmente interpretato: << Le terre coltivabili vengono dalle tribù poste a cultura (occupantur) alternativamente per una estensione rispondente al numero dei lavoratori, e subito se le dividono tra loro in proporzione del grado. Non riesce difficile far tali divisioni per la vastità dei terreni. Ad intervalli di anni (giacchè per annos non è lo stesso che per singulos annos) mutano di terreno e la terra sopravanza ». Sicchè Tacito non farebbe qui questione di proprietà fondiaria, ma solo del modo di coltivazione della terra in uso presso i Germani. 16. Aequali... sorte: « di egual fortuna ». È probabilmente abl. di qualità da riferirsi a vicarius. vicarius: « un successore >>. 17. Illic: cioè presso quei popoli. matre carentibus: veramente pleonastico, aggiunto come è a Privignis. 18. mulier: « la moglie >> in quanto è matrigna. temperat: « si mostra benigna ». L'uso non è estraneo alla prosa classica e a Cicerone. innocens: « virtuosa ». 19. dotata: « provvista di ricca dote ». Così auritus << provvisto di grandi orecchie », nasutus: « fornito di gran naso» ecc.

<< s'abbandona ».

[ocr errors]
[blocks in formation]
[ocr errors]

20. fidit: È dubbio se si debba riferirlo a Dos

25

30

[ocr errors]

Virtus et metuens alterius viri
Certo foedere castitas

Et peccare nefas aut pretium est mori.
O quisquis volet impias

Caedes et rabiem tollere civicam,
Si quaeret PATER urbium

Subscribi statuis, indomitam audeat
Refrenare licentiam

Clarus post genitis, quatenus, heu nefas!
Virtutem incolumem odimus,

Sublatam ex oculis quaerimus invidi.

[ocr errors]

o a Virtus del verso seguente, dando ambedue le iuncturae buon senso. - parentium: per la forma più usuale parentum. Vedemmo già altrove clientium (Carm. III, 1, 13) e sapientium (Carm. III, 21, 14). 22. metuens alterius viri. La costruzione è la stessa che vedemmo in Carm. III, 19, 16: Rixarum metuens; ma il senso di metuens è, chi bene consideri i due casi, diverso significando la parola qui non paura ma repugnanza morale. alterius viri: « il secondo marito » lecito invece in Roma, dove ai tempi dell'impero l'abuso del divorzio giunse a tal punto che Marziale (VI, 7) ci parla di una Telesina in meno di trenta giorni maritata dieci volte. 23. Certo foedere (abl. assol.): « poichè il nodo maritale è indissolubile ». Così ci racconta Tacito di alcune popolazioni germaniche in quibus tantum virgines nubunt et cum spe votoque uxoris semel transigitur. Sic unum accipiunt maritum quo modo unum corpus unamque vitam, ne ulla cogitatio ultra, ne longior cupiditas, ne tamquam maritum sed tamquam matrimonium ament (Germ. 16; dove alcuno recentemente propose che la parola maritum occupasse il posto di matrimonium e viceversa). 24. peccare: contro la castità. nefas (est): « ripugna »>. pretium: «pena ». mori: « la morte ». Orazio esagera per una tal quale enfasi poetica. Ad ogni modo racconta Tacito (Germ. 19) che presso i Germani la pena degli adulterii era praesens et maritis permissa e nella Lex Visigot. 3, 2, 2, ad esempio, si legge: Si mulier ingenua servo suo vel proprio liberto se in adulterio conmiscuerit... adulter et adultera ante iudicem publice fustigentur et ignibus concrementur. 25. quisquis : << chiunque ». Ma il pensiero del poeta è volto all'Augusto. impias: perchè fratricide. 26. rabiem... civicam: variazione poetica per << le discordie civili ». Quanto a civicam cf. Carm. II, 1, 1. (non pater urbium, chè urbium è genit. da porre in dipendenza da statuis del verso seguente). Il titolo di pater patriae fu conferito ufficialmente ad Augusto nel 752; ma nel linguaggio comune un gran benefattore veniva spesso chiamato pater o parens. 28. Subscribi: « esser chiamato » nelle iscrizioni delle basi. 29. Refrenare licentiam: quasi fosse un cavallo mal domo e ribelle. La stessa immagine hai in Carm. IIII, 15,9-11. — 30. Clarus (futurus): « destinato alla gloria dei ». post genitis: coniato su l'analogia del greco ỏчírovoι. quatenus: « una volta che ». 31-32. Virtutem incolumem odimus, Sublatam ex oculis quaerimus. Ricalca una antica sentenza forse di Menandro che ci ha tramandata Stobeo (125, 3): δεινοὶ γὰρ ἀνδρὶ πάντες ἐσμεν εὐκλεεῖ Ζῶντι φθονῆσαι, κατθα

27.

PATER

35

40

45

[ocr errors]

Quid tristes querimoniae,

Si non supplicio culpa reciditur?
Quid leges sine moribus

Vanae proficiunt, si neque fervidis
Pars inclusa caloribus

Mundi nec Boreae finitimum latus
Durataeque solo nives

Mercatorem abigunt, horrida callidi
Vincunt aequora navitae,

Magnum pauperies opprobrium iubet
Quidvis et facere et pati

Virtutisque viam deserit arduae ?
Vel nos in Capitolium

vóvτa d' aivéσai. La ragione è data da Orazio stesso in Epist. II, 1, 13-14 : Urit enim fulgore suo qui praegravat artes Infra se positas: onde è evidente che il seguente invidi ha il valore causale di « per invidia ». 33. tristes querimoniae: « gli accigliati lamenti » sul declinare dei costumi. 34. culpa: « l'infezione» come in Vergilio, Georg. III, 468-469: Continuo culpam ferro compesce priusquam Dira per incautum serpant contagia vulgus, dove si parla di epizoozia. L'infezione è qui, naturalmente, l'amore dell'oro è la caccia alle ricchezze. 35. sine moribus: « scompagnate dalla morale » cioè da un risanamento delle coscienze che le faccia ossequenti allo spirito delle leggi più che paurose osservanti della lettera loro. - 37. inclusa caloribus:

[ocr errors]

«dietro il baluardo degli ardori ». Il poeta pensa alla zona torrida, la terra domibus negata, di Carm. 1, 22, 22. 38. Boreae: dat. latus. Sottintendi mundi. Cf. Carm. I. 22, 19. 39. solo: ablat. di luogo. Il poeta per un contrasto che si presenta naturale con la zona torrida pensa ai campi di ghiaccio dei poli, o meglio del polo nord. 40. callidi: «< con la loro abilità » che si rivela nella lotta contro gli elementi. 42. Magnum pauperies opprobrium: « la mediocrità (cf. Carm. I, 1, 18) ritenuta una grande vergogna ». 43. Quidvis et facere et pati. Noi al contrario con un verbo solo e due sostantivi: « affrontare ogni fatica e pericolo ».

44. Virtutis ... viam. È immagine assai più antica del famoso apologo di Ercole al bivio. Cf. Εργ. καὶ ἡμ., 287-288: Τῆς δ ̓ ἀρετῆς ἱδρῶτα θεοὶ προπάροιθεν ἔθηκαν ̓Αθάνατοι· μακρὸς δὲ καὶ ὄρθιος οἶμος ἐπ ̓ αὐτήν.

deserit. Ci aspetteremmo veramente deserere. Ma l'astrazione personificata della pauperies è stata sostituita nella mente del poeta dalla figura del pauper. Un egual passaggio vedemmo già per hydrops in Carm. II, 2, 13-15 e per virtus in Carm. III, 2, 17-20. arduae. L'epiteto trasferito per ipallage a Virtutis apparterrebbe propriamente a viam. Cf. Silio, II, 576: Ardua virtutem profert via. 45. Vel. Un altro

Vel è in principio del v. 47; e l'uso di questa disgiuntiva piuttostochè di aut indica l'indifferenza di Orazio all'impiego che si dovrà fare delle ricchezze, il quale non gli importerebbe fosse anche diverso da quelli che egli propone. Aut... aut imporrebbe invece la scelta fra i due usi che il poeta vede. in Capitolium: per fare d'ogni ricchezza un immenso dono

« PredošláPokračovať »