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SESSIONE XXIV.

VEI EDENDO, che a misura che andiamo più avanti, più si sviluppano delle cose nuove; cose non concepite da noi, e fin ora sepolte nell' abisso dell' silenzio; abbiamo stimato bene di andare rassegnati. Onde a chi ci guida.

Astratto al solito, prese il lapis e scrisse

Sopra l'arco baleno, cinto di un bianco velo, con undici intorno semplicetti genj alati di varj colori, formando un grembo in guisa di semicircolo, la mia fida siede. Ai due lati vi stanno altre due dive che ho mai vedute: una sembra con varj segni, che voglia persuadere la mia fedele a svelarmi certi arcani ; l'altra tutta pensierosa, porge alla Fortuna una corona senza alcun ornamento ma di verde olivo. La mia fida, quasi perplessa, non si decide a quello che deve fare.

Ora commincia una soave armonia, e al suono di quella scenderà nel giardino di quel palazzo (Sessione XII.) che mi recevè essendo di viaggio con tanta dolcezza, e che mi fece vedere i cinque sacchi. Ora commincia avvicinarsi, ed io riposerò.

(Pausa.)

Oh genj dell' etere, che deliziosi istanti! Ella fa cenno a uno di quelli undici che m'involi sino nell' antro degli odorosi gelsumini: che semplicità! Ora son giunto: egli mi pone in un seno di ambrosia: oh Numi, che piacer respiro! Commincia approssimarsi; che viso angelico!

Ella mi dice che la Diva della felicità, e Minerva insieme, sono la causa che il tuo progetto non si è diffinito come lei voleva, perchè ci conveniva un' altra direzione, e averebbe involato ai lor' disegni maggior tempo. La causa intrinsica è il tempio di Bellona: a quello presiede la Fortuna. La felicità, e la Diva che presiede alle cose scientifiche e alle bell' 、arti, non hanno alcun' potere sopra quei preziosi aredi che furon' sepolti 212 anni dopo di Cristo, ma sono in balia di lei.

Siccome la tua contentezza d'animo, la tua felicità consiste da un tesoro mondano, no: ma da quasi celesti meraviglie: fu lei costretta da queste due dive a venire prima del tempo a trovarti, per farti questa proposizione: un' altra proposizione per disarmar l'Invidia, la Discordia, e la Gelosia. E la terza sarà per rendere i giorni dell' oracolo più comodi, e farlo respirar l'aura de' suoi campi paterni: però questi dipendono da te. Saranno tutte cose che non t'incomoderanno, ma bensì ti renderanno amante delle sue grazie, e nel tempo stesso sarai da quell' istante più prediletto a Minerva e alla diva che presiede alla felicità.

Lei, per questa sera, mi guiderà per un' istante nella galleria ove sono quelli preziosi versi in lingua Greca litterale. Ora partiremo, che velocità!

Ora si scende, che illuminazioni! Commincio vedere Ciro il minore, che superba scoltura! Li manca però il braccio manco. Ora scorgo il resto della statua di Artimisia: come lo scorgo bene! Sotto il braccio destro tiene una delle tre Parche che si chiama Cloto. Sopra la testa di questa Parea vi è incisa la scrizione delle fiamme. La diva mi dice che tradurremo per questa sera quattro versi e mezzo.

CONTINUAZIONE.

i giorni oscura

E le delizie cangia in tanta pene
Perchè voi sante leggi di na ura

Non mi serbaste al seno il pio consorte

Che abbandonato giace in tomba oscura

Comminciano a spegnersi i lumi. Non vedo più niente.— Svegliami.

SESSIONE XXV.

RIMETTENDOCI alla stessa scorta divina Cesare astratto scrisse

A guisa d'una tromba che cuopre la distanza di venti sei passi che in lontananza si estende sino a noi, con la variazione di sette vivacissimi colori, piegata in maniera obliqua vedo nel centro Uno, con infiniti altri oggetti, ma quasi incomprensibili: Quello che siede nel centro è coperto di azzurro ; formano per quanto vedo, un armonioso coro. avvicinarmi. Che magnificenza!

Io non posso

Ora si avvicina un globo. Oh Dei, quanti circoli! Sopra lo stesso siede Una, che bellezza simìl l'occhio mortal non vidde: Ella tiene due, per quanto mi sembra, tortore: ma diverse da quelle che formano il simbolo a capriccio dell' uomo, di amore e fedeltà. Il lor rostro è trasparente; miero me, perchè le viddi? Ora se ne vanno.

Sola e ridente, la bella se ne viene: tiene due semplici arboscelli, uno in ambe le mani; uno, mi dice, mi servirà di segno

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(Nota. Siccome questo segno è per servire di guida in un affare molto critico; così, in questo luoco facciamo di meno che di copiarne l'istruzione: è serbato questo per il tempo opportuno.)

Ora mi dice che non è possibile di dirmi il nome, nemmeno il suo mi replica però di dirti che lei ti amò da che compisti i tre lustri appena. Costante ancora presiede al tuo destino: però non sempre quando li piace: in segno di che, prese

quest' intervallo ove la mia fida non venne a trovarci per darti questi contrasegni preziosi; e per mezzo di quelli, a dispetto delle maligne dive farti; per mezzo del divino oracolo surmontare tutti li ostacoli e penetrare nel tempio.

E mi avverte di dirti di frenare in avvenire un poco più il capriccio della curiosità: non essere così avido di sapere quello che la Fortuna destina, e che insieme ti proporrà per adornarti di quelle preziose meraviglie che sin ora, perchè la rotazione non è giunta, scorgere al tuo occhio mortal non lice. Non devi avere alcuna premura. Tutto si compirà. Le misere voglie mondane, mi assicura, male si accordano con li divini decreti.

Deliziosa qual venne, semplice qual la viddi, con un languido sguardo ora se ne torna a respirar la melodia armonica delli suoi innocenti compagni. Infelice me! perchè sì tardi mi serbò natura a godere sì belle, sì; ma sovra umane consolazioni.

Ora, oh Dio! chi vedo? Se non m'inganno è il Genio coperto: egli si avvicina. Ora lo sento, senza raggio alcuno : egli mi annuncia che sarai col tempo e nei cari giorni di tua vecchiaja, mercè l'oracolo, l' uomo il più felice dei miseri umani.

Mi avverte altresì che devi guardare bene di non mancare alle proposizioni della rotante diva: quella è la base di tutto e di non importunarla: La natura deve agire e non la tua fragile volontà.

Egli ascende, solo ormai all' oscuro me ne resto. Pria che sparva, svegliami.

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