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[CCXXV ]
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come una concha; e una capra, dalle mammelle della quale preme il latte nel piatto : colla mano sinistra la tiene perchè fuggir ei vuole. Premendo il latte dalla capra, Melibeo

canta.

MELIBEO. (premendo il latte dalla capra canta.)

La bionda capretta

Che in seno all' erhetla

Più dolce del miele

Il latte mi dà

Vita felice
Senza querele
In questa pendice

Godere mi fà.

(Intanto la capra fuggi, che confusione! e ha rovesciato il latte: Melibeo la segue: Timi Dafni non se ne accorge, perchè è distratto a causa della cetra che non vuole accordare. Ora di là della valletta un pastorel si avanza. Egli è molto scontento: ora si avvicina: che semplicità! quello che mi guida mi dice che questo pastorel è Erinnia sotto mentite spoglie: va cercando Egeria, ma con l'intenzione di veder Timi Dafni. Ora scorge Timi Dafni, sospira, e dice)

ERINNIA. (scorgendo Timi Dafni, sospira, e dice)

Non sò: eppure mi sembra lui: Sì, sì, è il mio

tesoro !

TIMI DAFNI. (ora scorge Erinnia, e dice)

Che vago pastor! mi ferisce quel sembiante: palpita

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ERINNIA.

il cuor: si vada ad incontrarlo: (Si avanza e dice ad Erinnia) Felice pastorel, perchè in questo solitario lido soletto? Che mai ti guidò? Siedi: in breve della bionda capra il latte verrà; e noi all ombretta di quel faggio, seppure è il tuo piacer, un semplice ristoro col mio fedel compagno, prenderemo insieme : perdona, qual è il tuo nome?

Se l'ospitalità, al par di noi, in questo luoco è sacra; deh, lasciami: non cercar un nome che forse ti potrebbe turbar.

(Ora si avanza Argos, vestito con una gran tunica azzurra: Milinto lo segue: Timi Dafni comminciando a scorgerli, dice ad Erinnia.)

TIMI DAFNI. (a Erinnia.)

ERINNIA.

Chi mai si avanza?

Altrove meglio sarebbe volgere i passi.

TIMI DAFNI.

Se non m' inganno, astronomi son quelli: studiai anch' io un giorno quella impareggiabile scienza ; ma poi la poesia mi vinse.

(Cilonio e Don Fastidio li seguono, ma in lontananza: Argos si approssima al ruscello, fingendo di non vedere li due pastori insieme. Egli crede che Erinnia sia Melibeo: fa cenno a Milinto di stare ben attento: ora accommoda lo telescopio: Milinto spiega la carta; le figure geometriche. Ora Argos

commincia le sue osservazioni: con che finzioni: ora commincia a parlar forte.

ARGOS.

Che satellite quasi l'annello di Saturno si scorge: che felicità!

MILINTO. (non li risponde, ma seguita col compasso a segnare.)

TIMI DAFNI. (che sente nominare il satellite, l'anello di Saturno ; a quelli si approssima, suonando e cantando.)

Quel grave sembiante
Che gli astri, le sfére

Del cielo osservò

Che fu mai non so
In questo bel seno
Delizioso, ameno
I fiori, le piante
Le care agnelette
Il dolce piacere
De' tenere aurette
Sin' ora turbò.

ARGOS (a Timi Dafni)

Che suono angelico: dimmi, buon pastor, che istrumento è quello? quanto è armonico: che voce

soave!

TIMI DAFNI.

E tu, che mai in questi boschetti di tranquilità ti guidò sia il tuo arrivo felice! se nella mia capanna seguir mi vuoi, stanco dal viaggio riposar potrai :—

Argos.

fra noi pastori l'ospitalità è una virtù natia: delle frutta, del latte, a tuo piacer avrai; (osserva Milinto.) e quello che con tanta attenzione scrive e misura, l'ardir perdona, chi è?

Il primo professore di geometria: esso benchè avesse delle gran virtù eppure non sono ancora tre lune che vivea quasi al par di te, di tutta frutta e cascio, e mai non vidde, sinche fra i pastori vivea, un momento di opulenza: ora egli, merce li miei buoni ufficj, è al servizio di sua altezza il mio signore. Egli ha due mille zechini all' anno; infiniti regali;

vive comodo

TIMI DAFNI.

ARGOS.

Ciò non mi preme: fammi il favore di lasciarmi vedere quel tuo telescopio, onde io possa osservare, come tu dici, l'anello di Saturno.

Più che volontieri al tuo desiderio acconsento, purchè tu mi facci pria sentir della tua cetra armonica qualche arietta piacevole.

TIMI DAFNI.

Quando si tratta di cmularsi in cose virtuose; non solo suonerò, ma canterò anche al improviso.

ARGOS. (a parte)

Tutto questo va bene assai: ma quel pastor che fu la causa del mio viaggio, non si avanza: si tenta di andare ove ei siede. (ora dice a Timi Dafni) Perdo

nami, quivi il sole è troppo ardente: se permetti, all'ombra di quel faggio andar vorrei.

ERINNIA. (che sta sotto a quel faggio, dice a parte)

Il cuor mi palpita: che sia non sò: partır vorrei: eppure, questo pastore lasciar, senza dirli almeno addio, parmi un dispiacer che la riconoscenza riprova.

(Timi Dafni, Argos, e Milinto vanno sedersi sotto quel faggio stesso dove sta Erinnia.)

ARGOS.

MILINTO.

Che placide aurette!

Che tralci ombrosi; che Zeffiretti !

TIMI DAFNI.

ARGOS.

MILINTO.

ERINNIA,

ARGOS.

MILINTO.

E bene, il metro si scelga, e il tema si proponga: pronto son io a compiacervi entrambi.

Che pastore eloquente!

Con che semplicità ad una così difficile impresa si espone.

Sono impaziente di sentirlo.

Io per me amo l' anacreontica.

Ed io;(poi dice a parte) che imbroglio è questo! cosa

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