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LEUCIPPE.

Fortunato un tempo nell' Anglia Alene
Dell' armi il fasto, la grandezza amai
Ma quando viddi che la bella Irene
Gelosa di me minacciava guai
Per non soffrir tante ingiuste pene
La patria, i figli, in abbandon lasciai
Respirando altrove l'aure serene
In esilio, ohime, volontario andai
Sin dove il Gange la sorgente tiene
L'Indico impero a mio piacer viaggiai
E Tippoo Saib fra bellicose scene
Dall' Britanno valor sconfitto ormai
Coll' diadema oppresso in servil catene
Debellato e vinto lieto mirai

E coll' Anglo duce inclila spene
Le vittorie a Giorgio ivi cantai
Nell' riveder l' Egizie e aduste arene
Del biondo Febo tanto ardor provai
Che la Parca ria per finir mie pene

Recise il telo onde immortal restai.

(Avendo Leucippe finito il racconto, Adrasto, Timi Dafni, Ergene, Egeria, Erinnia, cantano in quintetto: e Leucippe sta ad ascoltarli.)

ADRASTO, TIMI DAFNI, EGERIA, ERINNIA. (Li seguenti ver si in

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(Vogliono replicare tante in un giorno, ma Leucippe li fa segno di tacere, e dice.)

LEUCIPPE.

ADRASTO.

EGERIA.

ERINNIA.

ERGENE.

Pria che l'Aurora à rallegrar questi sacri boschi incommincj―al tempio andar conviene.

Io ti seguo.

Ah, se potesse in quel sacro ricinto Melibeo almeno

trovar.

Impaziente son' io di veder il mio adorato Timi
Dafni in veste sacerdotal.

Ed io, cosa mi attrista, non sò: Adrasto è l'unica

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mia speme: ovvunque egli ne andrà più che folice seguir lo voglio: chi sà?

TIMI DAFNI.

LEUCIPPE.

Che difficile impresa per me! se i Numi del ciel più aita al mio cuor non danno; il colpo fatal vacillar vedrò.

Senza più induggiar: ogn' un i passi miei ne segua. (S' incamminano verso il tempio: Timi Dafni tiene il leone legato con una benda azzurra, che facea l' ornamento della sua cetra. Leucippe sorte di scena con gli altri: e resta con il leone solo Timi Dafni, ultimo a partir: il quale volgendo di quando in quando qualche guardo al leone, palpitando canta li seguenti versi.

TIMI DAFNI. (canta, guardando di quando in quando il leone, &c.)

Se l'infelice miro

Sento un leggier

Soave nel petto
Di fral natura
Tacilo ardore
Tenero affetto
Bella impulsione

Secreta e pura
Serper nel cuore

Che di piacer
Dolce sospiro

Pace non ho

E la cagione
Spiegar non sò.

E parte col leone. Chi mi guida, mi dice che domani sera andremo nel tempio di Diana, e tutto si finirà: che questa notte la Fortuna mi porterà nel suo cinto, e domani sera mi spiegherà le giffre. Svegliami.

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SESSIONE XLVII.

CINTO di un arco azzurro, chi nel fiorito praticel nell' ore notturne mi guidò, placida mi attrae. Che volto di delizie incomprensibili. Venti sette genj la circondano: uno degli ultimi supplice verso la bella diva si approssima: che biondo aspetto! Egli è il biondino: esso vorrebbe parlarmi; ma la diva gliel' vieta: nel centro sono: ora mi accoglie: che dolcezza! Ora scioglie la voce all' aura: così si esprime :

Le due lettere che fallasti nello scrivere; uno, in luoco di un C. è un D. In luoco di un H. dovevi scrivere un T. Altre due ti dettai, ma a causa della poca buona armonia che passava per via della gelosia in voi, non le sentisti dal mio labbro purpureo dettar: onde scriverai un L; in luoco del primo C. farai un D. indi devi fare quanto ti dirò: e scrivi:

" I. P. V. S. T. M. A. N. E. L. D. L. S. C. V."

Ora mi pone sotto l'arco, e poi mi spiegherà le giffre: mi dice però che non ne siamo meritevoli : perchè poco conto abbiamo fatto di lei e delle sue misteriose lettere per un' altra volta almeno andar più cauti; e non sprezzar o lasciar in obblio ciò che a voi comprensibile non è.

SPIEGAZIONE.

Cioè, I pastori vendicati saranno, Timi Dafni, Melibeo, Adrasto, Ninfe, Egeria, Ergene, Erinnia, Leucippe. Da loro sarà Cilonio vinto.

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