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viam meam dimittite me, ut pergam ad dominum me

um.

57. Et dixerunt: Vocemus puellam, et quaeramus ipsius voluntatem.

58. Cumque vocata venisset, sciscitati sunt: Vis ire cum homine isto? Quae ait: Vadam.

59. Dimiserunt ergo eam, et nutricem illius, servumque Abraham, et comites ejus,

60. Imprecantes prospera sorori suae, atque dicentes: Soror nostra es, crescas in mille millia, et possideat semen tuum portas inimicorum

suorum.

61.Igitur Rebecca et puellae illius, ascensis camelis, secutae sunt virum: qui festinus revertebatur ad domi

num suum.

62. Eo autem tempore deambulabat Isaac per viam,

Signore ha prosperato il mio viaggio: lasciate ch'io me ne vada al mio padrone.

57. Ed ei dissero: Chiamiamo la fanciulla, e sentiamo, qual sia il suo volere.

58. Chiamata venne, e le domandarono: Vuoi tu andar con quest'uomo? Edella disse: Anderò.

59. Lasciaron adunque, che ella partisse insieme colla sua balia, e il servo di Abramo, e i suoi compagni,

60. Facendo voti per la loro sorella, e dicendo: Sorella nostra, possi tu crescere in migliaja di generazioni, e i tuoi posteri s'impadroniscano delle porte dei

suoi nemici.

61. Rebecca adunque e le sue serve, salite su❜cammelli, andarono con quell' uomo, il quale con tutta celerità se ne tornava al suo padrone.

62. In quel tempo stesso Isacco passeggiava per la

Vers. 57. Sentiamo, qual sia il suo volere. Non riguardo al matrimonio con Isacco quale si vede che avea acconsentito (Vers. 51.) ma riguardo al partir così subito.

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Vers. 60. S' impadroniscano delle porte ec. Vale a dire delle città, ovver delle case, de' palazzi ec.

Vers. 62. Per la strada, che conduce al pozzo, che si noma ec. Vedi cap. XVI. 14, XVII. 11.

Tom. I.

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quae ducit ad puteum,* cujus nomen est viventis, et videntis: habitabat enim in terra australi:

Sup. 16. 14.

63. Et egressus fuerat ad meditandum in agro, inclinata jam die: cumque elevasset oculos, vidit camelos venientes procul.

64. Rebecca quoque, conspecto Isaac, descendit de camelo,

65. Et ait ad puerum: Quis est ille homo, qui venit per agrum in occursum nobis? Dixitque ei: Ipse est dominus meus. At illa tollens cito pallium operuit se.

66. Servus autem cuncta, quae gesserat, narravit Isaac.

67. Qui introduxit eam in tabernaculum Sarae matris suae, et accepit eam uxorem: et in tantum dilexit eam, ut

strada, che conduce al pozzo, che si noma di lui, che vive, e vede: imperocchè, egli abitava nella terra di mezzodi :

63. Ed era uscito alla campagna per meditare sul far della sera: e alzati gli occhi vide da lungi venir i cammelli.

64. Rebecca eziandio, veduto Isacco, scese dal cammello,

65. E disse al servo: Chi è quell'uomo, che viene pel campo incontro a noi? Ed egli disse: Quegli è il mio padrone. Ed ella tosto preso il velo si coprì.

66. E il servo raccontò ad Isacco tutto quello, che avea fatto.

67.Edegli menolla dentro il padiglione di Sara sua madre, e la prese per moglie: e l'amor che ebbe l'amor che ebbe per lei fu

Abitava nella terra di mezzodì. A Bersabea, che era nella parte meridionale di Chanaan.

Vers. 63. Era uscito alla campagna per meditare. Alcuni traducono l'Ebreo per orare; ma l' uno e l'altro senso s' includono scambievolmente. Sia, che egli meditasse, sia, che egli facesse orazione al Signore, questi lo consola coll' arrivo della sua sposa .

Vers. 65. Ella tosto preso il velo si coprì. Quello, che si è tradotto il velo S. Girolamo dice, che era una specie di mantello, che copriva la testa, e il corpo tutto.

,

Vers. 67. E l'amor, che ebbe per lei . . . temperò il dolore, ec. Sara era morta già tre anni prima. Si mostra adunque con queste parole l'af

dolorem, qui ex morte matris ejus acciderat, tempe

raret.

tale, che temperò il dolore, che risentiva per la morte della madre.

fetto grande d'Isacco verso una si degna madre. In Isacco figliuolo unigenito di Abramo è qui rappresentato il figliuolo unigenito di Dio, cui il padre diede l'assoluto dominio di tutte le cose. Matth. XI. 27. Il padre dà al figliuolo una sposa, la Chiesa, raccolta da tutte quante le nazioni, che sono sopra la terra, e a cercare, e chiamar questa sposa (la quale senza un invito speciale di lui non si sarebbe mossa giammai a bramare lo sposo, e l'autore di sua salute) manda i suoi servi i più fedeli, gli Apostoli ricchi de' suoi doni, e animati dallo spirito dello sposo. Questa sposa è introdotta ad occupare il luogo della sinagoga; e la bellezza e la fecondità di questa sposa, che non ha nè macchia, nè grinza, fece svanire il giusto dolore della perdita della sinagoga.

CAPO XXV.

Abramo a' molti figliuoli avuti da Cetura dà de' doni; e muore lasciando suo erede Isacco. Muore anche Ismaele dopo aver generato dodici principi. Isacco fa orazione per la moglie sterile, ed ella partorisce due gemelli Esaù e Giacobbe, de' quali il maggiore vende al minore la primogeni

tura.

1. * Abraham vero aliam duxit uxorem nomine Cetu

ram:

⭑ 1. Par. 1. 32.

2. Quae peperit ei Zamran et Jecsan et Madan et Madian et Jesboc et Sue.

3. Jecsan quoque genuit Saba et Dadan. Fili Dadan fuerunt Assurim et Latusim et Loomim.

4. At vero ex Madian ortus est Epha et Opher et Henoch et Abida et Eldaa : omnes hi filii Ceturae.

5. Deditque Abraham cuncta, quae possederat, Isaac:

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Abramo poi sposò un altra moglie per nome Ce

tura.

2. La quale partorì a lui Zamran e Jecsan e Madan, e Madian e Jesboc e Sue.

3. Jecsan poi generò Saba e Dadan. I figliuoli di Dadan furon Assurim e Latu

sim e Loomim :

4. Da Madian nacque Epha e Opher ed Henoch

e Abida ed Eldaa: tutti questi figliuoli di Cetura.

5. E Abramo diede ad Isaac tutto quello, che possedeva.

ANNOTAZIONI.

Vers. 1. Sposò un' altra moglie per nome Cetura, Abramo avea allora cento quarant'anni. La virtù di questo gran Patriarca non permette di credere, che altro egli cercasse con questo nuovo matrimonio, che di avere maggior numero di figliuoli, per mezzo de' quali la vera religione si propagasse, e si adempissero le promesse fattegli da Dio, di una numerosissima discendenza. E l'essere stato benedetto da Dio questo matri

6. Filiis autem concubinarum largitus est munera, et separavit eos ab Isaac filio suo, dum adhuc ipse viveret, ad plagam orientalem.

7. Fuerunt autem dies vitae Abrahae centum septuaginta quinque anni.

8. Et deficiens mortuus est in senectute bona, provectaeque aetatis, et plenus dierum: congregatusque est ad populum suum.

6. A' figliuoli poi delle concubine diede de' doni, e li separò da Isaac suo figliuolo, mentre era tuttord in vita, mandandoli verso l'oriente.

7. E tutti i giorni della vita d Abramo furono cento settantacinque anni.

8. E venne meno, e mori in prospera vecchiezza, e d'età avanzata, e pieno di giorni: e ando a unirsi al suo popolo.

monio con buon numero di figliuoli dimostra, e che Dio gli conservò il vigore rendutogli miracolosamente, e che per ispirazione di lui Abramo lo avea fatto.

Vers. 6. A' figliuoli poi delle concubine diede de' doni ec. Le concubine o sia mogli secondarie furon Agar e Cetura. Elle erano vere mogli, ma di assai inferior condizione, ed erano soggette alla madre di famiglia, la quale era, e dicevasi signora, ovver donna: elle erano per lo più e serve rimanevano, e i lor figliuoli non avean diritto all'eredità

serve >

paterna.

f

E li separò da Isaac... mandandoli ec. Vedesi da ciò la sollecitudine d'Abramo non solamente di provvedere alla pace de' suoi figliuoli, ma anche di allontanare il figliuolo Isacco, l'erede delle promesse, e i posteri di lui dal pericolo di contaminarsi coll' idolatria e co' vizi, ne' quali erano per cadere i posteri degli altri figliuoli.

Mandandoli verso l' oriente. I figliuoli di Agar, e quelli di Cetura furono mandati da Abramo nell' Arabia deserta, che rimane a oriente riguardo a Bersabea, dove egli passò gli ultimi anni di sua vita.

Vers. 8. E venne meno, e mori ec. Morì Abramo non per effetto di malattia, o di altra estrinseca causa; ma consunte le forze, e il vigor naturale, sazio di vivere, (così dice l'Ebreo,) senza malattia, e senza dolore passò tranquillamente da questa vita, e andò a unirsi al suo popolo; viene a dire, spogliato della mortalità passò ad unirsi alla società de'giusti, agli spiriti de' giusti perfetti, Hebr. XII. 23. Osservano gl' Interpreti, aversi in que-、 sta frase popolare raffermata la costante tradizione dell' immortalità dell'anima, cui la separazione dal corpo altro non è, che un passaggio ad un nuovo stato di vita.

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