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uxor ejus; et non erubesce- erano ignudi; e non ne aveano vergogna.

bant.

quello egli volea, che era stato da Dio ordinato. Vivea godendo di Dio, della bontà del quale egli era buono. Vivea senza bisogno, e avea potestà di vivere sempre così. Avea comodo il cibo per non patire la fame; avea l'albero della vita, perchè non venisse a disciorglielo la vecchiezza. Nissun' ombra di corruzione nel corpo, per cui fosse data a’sensi di lui alcuna molestia . Nissuna malattia al di dentro, nissuna offesa si temeva al di fuora. Sanità perfetta nella carne, tranquillità assoluta nell'anima. Come nel paradiso non era nè caldo, nè freddo; così in colui, che vi abitava, non era alterato il buon volere nè da cupidità, nè da timore. Nissuna malinconia, nissuna vana allegrezza. Un vero perpetuo gaudio scendeva in lui da Dio, verso di cui portavasi l' ardente ca rità di cuore puro, di buona coscienza, e di fede non finta. Vegliavano di concordia la mente e il corpo: osservavasi senza fatica il comandamento: nol gravava nè l'ozio, nè la stanchezza; nè cadeva sopra di lui il sonno se non volontario.

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Tom. I.

5

CAPO III.

Per frode del serpente i progenitori trasgrediscono il comandamento di Dio. Promessa del Messia. Data a ciascuno di essi la sua pena, sono cacciati dal paradiso.

1. Ded et serpens erat callidior cunctis animantibus terrae, quae fecerat Dominus Deus. Qui dixit ad mulierem Cur praecepit vobis Deus, ut non comederetis de omni ligno paradisi?

1. Ma il serpente era il più astuto di tutti gli animali della terra fatti dal Signore Dio. Questi disse alla donna: Per qual motivo comandovvi Iddio, che non di tutte le piante del paradiso mangiaste i frutti?

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Ma il serpente era il più astuto ec. Mosè non ha parlato fin qui della caduta degli Angeli ribelli; ma egli la suppone in questo raccon to: imperocchè in questo serpente non può non riconoscersi un istrumento del Diavolo, il quale invidioso del bene fatto da Dio all' uomo si serve di tal mezzo per indurre i nostri progenitori a violare il comando di Dio. Dovea essere provata la fedeltà di Adamo e di Eva; da questa prova dovea dipendere la inalterabil fermezza di quel loro felicissimo stato. Dio adunque permette, che il nemico dell' uman genere rivolga la sua malizia a tentarli per procurare la loro rovina. Ma qual via prenderà egli per insinuarsi con essi? Egli ha bisogno di un istrumento esteriore; e Dio gli permette di valersi del serpente, la cui scaltrezza ed astuzia sembra aver qualche cosa di simile alla malizia, ond' egli è ripieno.

mo,

Per qual motivo comandovvi Iddio ec. Il demonio adunque movendo la lingua e la bocca del serpente, trovando la donna appartata da Adale domanda, perchè mai abbia voluto Dio, che non fosse loro permesso indistintamente l'uso di tutti i frutti del paradiso. Il testo originale porta: Veramente vi ha egli ordinato Dio, che non di tutte le piante del paradiso ec. Nelle quali parole il Tentatore mette in dubbio il comando, o almeno la interpetrazione data allo stesso comando da Adamo e da Eva. Possibile, che Dio abbia eccettuato alcun albero del paradiso, vietandone l'uso a voi, mentre tutti e gli alberi e i frutti son

2. Cui respondit mulier: De fructu lignorum, quae sunt in paradiso, vescimur.

3. De fructu vero ligni, quod est in medio paradisi, praecepit nobis Deus, ne comederemus, et ne tangeremus illud,ne forte moriamur.

4. Dixit autem serpens ad mulierem:* Nequaquam mor te moriemini.

* 2. Cor. 11. 3.

2. Cui rispose la donna: del frutto delle piante, che sono nel paradiso, noi ne mangiamo:

3. Ma del frutto dell'albero, che è nel mezzo del paradiso, ci ordinò il Signore di non mangiarne, e di non toccarne, affinchè per disgrazia noi non abbiamo a morire.

4. Ma il serpente disse alla donna: Assolutamente voi

non morrete.

buoni? Avete voi ben inteso le sue parole? Il senso della volgata, e dei LXX. sarà lo stesso, quando si traslati: Perchè mai Dio avrebbe ordinato a voi, che non di tutte le piante del paradiso mangiaste i frutti? Lo che fa una negazione simile all' Ebreo.

Vers. 2. e 3. Del frutto delle piante, che sono nel paradiso noi ne mangiamo: ma del frutto ec. Eva cade già in grande errore, mettendosi a ragionare con uno, che comincia dal mettere in dubbio il comando, ch'ella sa essere stato intimato al consorte, e per esso intimato anche a lei. Ella non potè fare a meno di essere sorpresa all'udire la incognita voce di un animale; e vi riconobbe un prodigio, e dovette comprendere, che una superiore intelligenza movesse la lingua di lui : ma in cambio di temere di qualche inganno, come il discorso stesso ne dava occasione, credè di potere soddisfarsi, e vedere, fin dove andasse una tal novità . Ella dunque va raccontando, che Dio ha vietato loro di mangiare del frutto di quel tal albero, ed ancor di toccarlo, perchè l' una cosa è compresa nell'altra. Così Eva dà a vedere, che ha presente il comando di Dio; onde, secondo la riflessione di s. Agostino, più evidente ed inescusabil si rende la sua trasgressione.

Affinchè per disgrazia noi non abbiamo a morire. Questa maniera di parlare non indica veruna dubbiezza, come apparisce da molti altri luoghi delle Scritture, Ps. II. 12. Isai. XXVII. 3. Matth. XV. 3. Marc. Viil. 3. Eva adunque non solamente ha presente il precetto, ma anche la pena stabilita da Dio alla violazione del precetto .

Vers. 4. Voi non morrete. Il maligno ardisce di dire tutto l'opposto di quello, che ha detto Dio. Una simil. proposizione non avrebbe

5. Scit enim Deus, quod in quocumque die comederetis ex eo, aperientur oculi vestri: et eritis sicut Dii, scientes bonum, et malum.

6. Vidit igitur mulier, quod bonum esset lignum ad vescendum, et pulchrum oculis, aspectuque delectabile: et tulit de fructu illius, et * comedit; deditque viro suo, qui comedit.

* Eccl. 25. 33. - 1. Timoth. 2. 14.

5. Imperocchè sa Dio, che in qualunque tempo ne mangerete, si apriranno i vostri occhi: e sarete come Dei, conoscitori del bene e del male.

6. Vide adunque la donna, che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, e bello a vedere, e appetitoso all'aspetto: e colse il frutto, e mangiollo; e ne diede a suo marito, il quale ne mangiò.

potuto ritrovare credenza appresso la donna, dice s. Agostino, se nello spirito di lei non fosse entrato già l'amore della propria libertà, e una certa superba presunzione di se stessa .

,

Vers. 5. Sa Dio, che... si apriranno gli occhi vostri ; ec. Una delle due, dice il Tentatore, o il precetto non è vero e voi male intendeste, o questo precetto è in vostro danno, e parte da invidia del vostro bene. Imperocchè Dio sa, come dal frutto di questa pianta verrebbe a voi una scienza infinita, che vi uguaglierebbe a Dio stesso per la cognizione del bene e del male, del vero e del falso, di quello che è utile, o dan

noso.

Vers. 6. Vide adunque la donna ... e colse ec. Eva avea probabilmente altre volte veduto quel frutto: ma ella avea altri occhi, che non ha adesso. Ella è adesso collo sguardo, e col cuore tutta intesa al pomo desiderato; ne considera la bontà, e dall' esterna bellezza, ch'ella divora cogli occhi, argomenta, e quasi già gusta l'eccellente sapore, finalmente ella consuma il suo peccato, e coglie il pomo, lo mangia, e induce il marito a mangiarne. Tutta questa descrizione è sommamente patetica, e degna dello spirito di Dio, il quale ha voluto dare in un esempio si grande una gran lezione a tutti i secoli, e a tutte le generazioni future delle arti, che tiene il Demonio per indurre gli uomini alla prevaricazione della legge; della maniera, onde Dio permette, che i falli seguenti sieno giusta pena de' primi; del bisogno che avranno tutti gli uomini di vegliare costantemente per non entrare in tentazione: imperocchè non saranno eglino omai più nè senza peccato, ne' liberi dalle passioni, come Adamo ed Eva, nè collocati, come quelli, in un paradiso, ma in un luogo di tentazione e di combattimento.

7. Et aperti sunt oculi amborum: cumque cognovissent, se esse nudos, consuerunt folia ficus; et fecerunt sibi perizomata.

7. E si apersero gli occhi ad ambedue, ed avendo conosciuto, che erano ignudi, cucirono delle foglie di fico, e se ne fecero delle cinture.

La Scrittura avendo raccontato per quali vie il nemico sedusse la donna, non dice altro riguardo all' uomo, se non che quella gli porse il frutto, e che ei ne mangiò. Egli (dice l' Apostolo I. Timot. II. 14.) non fu sedotto com' Eva; donde intendiamo che, sebbene egli non credesse al serpente, non ebbe coraggio di resistere all'esempio e alle lusinghe della compagna, da cui si lasciò pervertire; egli, che essendo più saggio e più perfetto di lei, dovea essere sua scorta e suo consiglio. Forse non conoscendo ancora per prova la severità di Dio, credette Adamo, che potesse esser scusabile il fallo di non abbandonare la compagna della sua vita anche nella società della colpa, dice s. Agostino de civ. lib. XIV. cap. 13. Ma l'aperta violazion del comando non sarebbe avvenuta (osserva l'istesso s. Dottore) se non fosse preceduta interiormente la segreta compiacenza di se medesimo, e la superbia, per cui volle sottrarsi al comando dì Dio, ed essere uguale a lui. Vedi Aug. de civ. lib. XIV. cap. 13. in Ps. 70, et serm. V. de verb. Ap.

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Vers. 7. E si apersero gli occhi ad ambedue. Il serpente lo avea promesso (vers. 5.); e si avvera adesso, ma in un senso infinitamente diverso da quello, in cui volle il tentatore far prendere quelle parole : si apriranno gli occhi vostri . Si apersero i loro occhi, e videro il gran fallo commesso l'orrenda loro disubbidienza in tanta facilità di osservare il comando, la ingratitudine mostruosa a' benefizj del Creatore; videro l'innocenza perduta, e con questa la loro felicità; videro i mali, neʼq quali si eran precipitati, il predominio delle passioni, la morte, i dolori, le malattie, le miserie della vita infinite; videro finalmente per colmo della loro afflizione il loro reato, e i mali da ciò prevenuti trasmettersi a tutta la loro infelice posterità.

E avendo conosciuto, che erano ignudi, ec. Aug. de Gen. ad lit. lib. II, 32. scrive: Ľ uomo provò allora, qual fosse quella grazia, di cui era rivestito, quando nella sua nudità niente soffriva d'indecente. Privato della grazia e della giustizia originale, sperimentó i primi frutti di quella dura legge, che omai regnava nelle sue membra, e contrariava la legge dello spirito, e ne ebbe dolore e vergogna; e non avendo rimedio per togliere il male, cercò di nasconderlo agli occhi proprj ed altrui. Trovasi in Egitto una specie di fico, chiamato fico d'Adamo, le foglie del quale sono grandissime .

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