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se non semplicemente di fuori, e la loro bontade, la quale a debito fine è ordinata, non veggiono, peroec'hanno chiusi gli occhi della ragione, li quali passano a vedere quello; onde tosto veggiono tutto ciò che possono, e giudicano secondo la loro veduta. E perocchè alcuna opinione fanno nell'altrui fama per udita, dalla quale nella presenza si discorda lo 'mperfetto giudicio, che non secondo ragione, ma secondo senso giudica solamente, quasi menzogna reputano ciò che prima udito hanno, e dispregiano la persona prima pregiata. Onde appo costoro, che sono come quasi tutti, la presenza ristrigne l'una e l'altra qualità. Questi cotali tosto sono vaghi, e tosto sono sazj; spesso sono lieti, e spesso sono tristi di brievi dilettazioni e tristizie; e tosto amici e tosto nemici; ogni cosa fanno come pargoli, sanza uso di ragione (1). La seconda si vede per queste ragioni, che la paritade ne' (2) viziosi è cagione d'invidia, e invidia è cagione di mal giudicio; perocchè non lascia la ragione argomentare per la cosa invidiata, e la potenzia giudicativa è allora quello giudice che ode pure (3) l'una parte. Onde quando questi cotali veggiono la persona famosa incontanente sono invidi, perocchè veggiono assai pari membra, e pari potenza; e temono per la eccellenzia di

(1) Dalle parole La seconda si vede ecc. fino a questo è quello per cui l'uomo buono dee la sua presenza dare a pochi, e la familiaritade ecc. havvi nell' esemplare del Tasso una linea in margine, e vi si vede segnato N, che vale Nota.

(2) ne' Hanno le più antiche edizioni; le moderne, seguendo il Biscioni, nelli. Colle prime edizioni vanno d'accordo il Codice 134 Gaddiano, ed il 135 primo.

(3) Si avverta pure per solamente.

quello cotale meno essere pregiati: e questi non solamente passionati mal giudicano, ma, diffamando, agli altri fanno mal giudicare. Per che appo costoro la presenzia ristrigne lo bene e lo male in ciascuno appresentato; e dico lo male, perchè molti dilettandosi delle male operazioni hanno invidia alli mali operatori. La terza si è la umana impuritade, la quale si prende dalla parte di colui che è giudicato, e non è sanza familiarità e conversazione alcuna. Ad evidenza di questa è da sapere che l'uomo è da più parti maculato; e, come dice Agostino, « nullo è sanza macula »: Quando è l'uomo maculato da alcuna passione, alla quale talvolta non può resistere; quando è maculato d'alcuno sconcio membro; e quando è maculato d'alcuno colpo di fortuna; quando è maculato d'infamia di parenti, o d'alcuno suo prossimo; le quali cose la fama non porta seco, ma la presenza, e discuoprele per sua conversazione, e queste macule alcuna ombra gittano sopra la chiarezza della bontà, sicchè la fanno parere meno chiara e meno valente. E questo è quello per che ciascuno profeta è meno onorato nella sua patria: questo è quello per che l'uomo buono dee la sua presenzia dare a pochi, e la familiaritade dare a meno; acciocchè il nome suo sia ricevuto (1) e non ispregiato. E questa terza cagione puote essere così nel male, come

(1) Cioè accetto, aggradito, l' acceptus dei Latini. Se pure non è più sicuro il leggere riverito opposto di spregiato, come già si è corretto nel Saccio, pag. 108.

nel bene, se le cose della sua ragione si volgano (1) ciascuna in suo contrario. Per che manifestamente si vede che per impuritade, sanza la quale non è alcuno, la presenzia ristrigne il bene e 'l male in ciascuno più che 'l vero non vuole. Onde conciossiacosachè, come detto è (2) di sopra, io mi sia quasi a tutti gl' Italici appresentato, per che fatto mi sono più vile forse che 'l vero non vuole, non solamente a quelli alli quali mia fama era già corsa, ma eziandio agli altri, onde le mie cose sanza dubbio meco sono alleviate, convienmi che con più alto stilo dea (3) nella presente opera un poco di gravezza, per la quale paja di maggiore autorità; e questa scusa basti alla fortezza (4) del mio Comento.

CAP. V.

OICHÈ purgato è questo pane dalle macole accidentali, rimane scusare lui d'una sustanziale, cioè dall' essere volgare e non latino; che per similitudine dire si

(1) Con evidente errore il più de' Codd. e tutte le stampe leggono si vulgano. Nel solo Codd. Vat. 4778 abbiamo trovata la corretta lez. volgano.

(2) In vece di è, come noi leggiamo colle antiche edizioni e coi Codd. Gaddiani 134 e 3, il Biscioni legge hoe.

(3) dia leggono le più antiche edizioni, ed i Codd. 134, e 135 primo Gaddiani.

(4) fortezza qui vale oscurità, e manca al Vocabolario. PER

TICARI.

può di biado, e non di formento. E da (1) ciò brievemente lo scusano tre ragioni, che mosser me ad eleggere (2) innanzi questo, che l'altro. L'una si muove da cautela di disconvenevole ordinazione; l'altra da prontezza di liberalità; la terza dal naturale amore a propia loquela. E queste cose e sue (3) ragioni, a soddisfacimento di ciò che riprendere si potesse per la notata ragione, intendo per ordine ragionare in questa forma. Quella cosa che più adorna e commenda le umane operazioni, e che più dirittamente a buon fine le mena si è l'abito di quelle disposizioni che sono

(1) Il Biscioni legge col più de' Codici E a ciò : le più antiche ediz. hanno Ed acciò. Il solo Codice Gaddiano 135 primo ci somministra la corretta lezione da ciò.

(2) Anche questa lezione eleggere ci viene presentata dal Gaddiano 135 primo, laddove tutti gli altri Codici e le stampe hanno allegare, manifesto errore di già emendato nel SAGGIO, (pag. 109). E che l'idiotismo allegare, o vuoi alleggere mutato in allegare per errore di scrittura, non possa essere farina di Dante vedilo più avanti, C. 8 in prin., ov' egli scrive: mi fece questo eleggere, ecc.

(3) L' ediz. del Biscioni E queste cose a sei ragioni. E non la sola edizione del Biscioni, ma tuttiquanti i testi a penna ed a stampa leggono sei, evidente corrompimento di sue, dache chiun que si farà a considerare le ragioni che Dante va esponendo troverà che esse non combinano col numero di sei, essendo tre le principali, ciascuna delle quali è suddivisa in altre tre secondarie. Ne faccia meraviglia sue usato in plurale per loro, poichè quest'uso è frequentissimo nel Convito ed anche nel Poema (Inf. 22, 143 ). Ma però di levarsi era niente, Si avieno inviscate l'ali sue. (Purg. 8, 26). Du' Angeli con due spade affocate, Tronche e private delle punte suc ecc.

ordinate allo inteso fine; (1) siccom'è ordinata al fine della cavalleria franchezza d'animo, e fortezza di corpo. E così colui ch'è ordinato all' altrui servigio dee avere quelle disposizioni che sono a quel fine ordinate; siccome suggezione e conoscenza e obbedienza, sanza le quali è ciascuno disordinato a ben servire. Perchè s' elli non è suggetto, in ciascuna condizione sempre con fatica e con gravezza procede nel suo servigio, e rade volte quello continova: e s'elli non è obbediente, non serve mai se non a suo senno e a suo volere: ch'è più servigio d' amico, che di servo. Dunque a fuggire questa disordinazione conviene questo Comento, ch'è fatto in vece di servo alle infrascritte Canzoni, essere suggetto a quelle in ciascuna sua ordinazione; e dee essere conoscente del bisogno del suo signore, e a lui obbediente; le quali disposizioni tutte gli mancherebbono (2) se latino e non volgare fosse stato, poichè le

(1) Tutto questo passo da siccom'è ecc. fino a suggezione, e conoscenza, e obbedienza è contrassegnato in margine dal Tasso, e le parole suggezione e conoscenza sono interlineate.

(2) Per la retta costruzione dee dirsi gli mancherebbono siccome legge correttamente il Cod. Vat. Urb.; tutti gli altri Testi mss. e stamp. hanno gli mancano. Cominciando da le quali disposizioni tutte gli mancano se latino e non vulgare fusse stato, poi chè le canzoni sono volgari (parole interlineate) fino a del volgare lo quale a piacimento artificiato si trasmuta ( anch' esse interlineate), tutto il passo è contrassegnato dal Tasso in margine, ove leggesi di sua mano questa postilla: Opinione nel libro della volgare eloquenza confermata. Il Tasso medesimo interlineò pure quelle parole relative alle commedie e tragedie antiche che non si possono trasmutare. In questo Capitolo è contrasse gnato in margine anche tutto il tratto fra Di questo si parlerà

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