Obrázky na stránke
PDF
ePub
[ocr errors]

<< modo è lecito a voi intromettervi a discutere Cause Eccle<<< siastiche. Queste spettano ai Vescovi, ed ai Sacerdoti, che << hanno ricevute le chiavi del Cielo; non a noi, che in queste <«< dobbiamo essere istruiti, e regolati da loro « Nullo modo «vobis licet de Ecclesiasticis causis sermonem movere. « Hæc enim investigare et quærere. Patriarcarum, Pontifi<«< cum, et Sacerdotum est, qui regiminis officium sortiti sunt <«<et cœlestes adepti sunt claves; non nostrum qui pasci de« bemus » ( Orat. Basil. Imp. in Conc. VIII. Art. X. apud Labbè tom. 8. Concil. col. 1134.) Il Bossuet in un Opera indirizzata all' Istruzion di un futuro Monarca dice « Or veda«si, quanto queste due Potestà, l'Ecclesiastica, e la Reale <<< siano indipendenti l'una dall' altra, poichè l' una e l'altra << aveano tutta lor perfezione, tutta la dignità, e tutto il loro « esercizio, benchè fossero separate secoli interi ... Il sa<<< cerdozio ha conservato i proprii diritti, e l'impero ha rite<«< nuti i suoi » (Istruz. di un Princip. p. 4. Cap. 3. Art. 3.) In un arringa, falta nel Parlamento di Parigi nel Febr. 1 731. fu detto « Noi riconosceremo sempre la distinzione, e l'indipendenza delle due Potestà sulla terra per la condotta degli « uomini, per il Sacerdozio, e per l'Impero; per il potere del« la Religione e per quella del Governo Temporale. Tutte << due derivate da Dio immediatamente hanno ciascuna in se <«<< stessa il potere, che conviene alla loro istituzione, ed al loro » fine » (Mandam. del Card. de Bissy del 5. Gennajo 1732.) Finalmente anche un Protestante confessa a chiare note questa verità «< Potestas temporalis et spiritualis, sive Ecclesiastica, et politica, licet membra sint unius corporis politici, et partes unius Reipublicæ, atque Ecclesiæ Christiana; neutra tamen alteri subditur, neutra alterius fines, et jurisdictionem potest invadere sine scelere ( Barclai de pot. Papæ contr. Monarcomac. cap. 4.)

[ocr errors]

S. III.

Errori contro la detta indipendenza.

66. L'uomo è ingegnosissimo a trovar ragioni per capacitar l'intelletto contro ciò che non piace alla sua volontà. Subito che il cuore entra in un campo non suo, e vuole aver parte nelle specolazioni della mente; subito allora l'intelletto si offusca in modo, che non capisce più nulla. Perfino l' evidenza si cuopre allora di una folta nebbia ai suoi occhi, e non vede più. Ogni lampo ogni barlume di falsa ragione allora ci appaga, e sembra una dimostrazione. Terribile effetto delle umane passioni! Di qua nascono tante questioni nelle scienze tutte di quà ne proviene, che le questioni si rendono interminabili: di quà succede, che si fà uno strazio terribile della verità. Non piace ai falsi politici, adulatori dell' Impero, l' Indipendenza del Sacerdozio; perciò hanno inventate mille sofisticherie per sottometter questo a quello. Alcuni canonisti hanno reso loro la pariglia, ed hanno specolato certa potestà indiretta per sottometter l'Impero al Sacerdozio. Cosi ogni cosa si è confusa con gravissimo danno dell' una, e dell' altra Sovrana Potestà. Vediamo ora ciò, che dicono i politici contro l'indipendenza del Sacerdozio: nel paragrafo seguente poi esamineremo la potestà indiretta dei canonisti sopra l'Impero. Questi due irreconciliabili nemici non si assaltano già reciprocamente di fronte in campo aperto: si prendono di fianco, tendendo imboscate l'uno all' altro.

67. Adunqne i Politici dicono in primo luogo; tuttoció, che nella Religione vi è di esterno, tutto appartiene alla ispezione, e disposizione della Potestà civile. La cosa, essi dicono, è chiara. Tutte le azioni esterne degli uomini possono interessare la tranquillità, il bene, o il male, la felicità insomma della Repubblica. La civil potestà è incaricata di vegliare so

pra questi oggetti, e questo è il campo, che Dio gli ha dato a coltivare. Dunque tutte le azioni esterne degli uomini sono soggette all' ispezione, e disposizione della civil potestà. Dunque anche tuttociò, che nella Religione vi è di esterno. Il raziocinio invero è seducente.

Che rimarrà adunque alla Potestà spirituale di proprio, sù di che abbia una disposizione privativa, ed indipendente? L'orazione mentale, e gli affetti del cuore soltanto; ed anche con patto, che questi non si esprimano con le parole. Fuori dei pensieri, e degli affetti non espressi con parola, o altri segni esteriori, tutto è esterno nella Religione: la predicazione della parola di Dio, la decisione dei Dommi, la professione della Fede, il Sacrifizio dell'altare, l'amministrazione dei Sacramenti, il culto, l'ordinazione della disciplina, la consacrazione dei ministri, insomma tutto. Se vale la ragione addotta dai politici, il Turco, il pagano avranno diritto di disporre delle cose religiose esterne, vale a dire della Religione quasi tutta. Non sono ancor Eglino sovrani nel civile? Non sono ancor Essi, ugualmente che i principi cristiani, incaricati della tranquillità, del bene, o male, della felicità in somma della Repubblica? E quando mai Gesù Cristo istituendo la sua Religione ha disposto, che questa dovess' essere regolata da quei Principi Idolatri, nello stato dei quali si piantò, e si propagò per più di due secoli?

Di questo furto fatto dai politici alla Chiesa potrebbe il Sacerdozio compensarsi col dire, che tutte le azioni degli uomini appartengono all' ispezione, e regolamento della Chiesa. Appartiene certamente alla di Lei potestà tuttociò che interessa la coscienza; Dunque tutte le azioni degli uomini appartengono all'ispezione e regolamento di Lei. Cosi dunque il Sacerdozio s' intrometterà in tutte le Leggi, in tutti gli ordini, in tutte le disposizioni civili date dal Sovrano temporale, per lasciarle correre, se sono giuste; per impedirle se sono inique. Il sacerdozio deciderà, quando il Sovrano usa bene, o

abusa de' suoi diritti, regolerà l' ubbidienza de' sudditi nei casi occorrenti l'imposizione delle Gabelle, le spese della Casa regnante, l'amministrazione delle finanze, il valor delle monete, il numero delle milizie, il giro del commercio ec. Tutto in ordine per riguardo al lecito, o illecito in coscienza; non già solamente in generale, ed in astratto; ma in particolare, ed in concreto. E qui non si confonda la Potestà della Chiesa nel foro giudiziale esterno coattivo con quella, che realmente ha sopra tutte le azioni umane interne, ed esterne nel foro penitenziale interno arbitrario. Io per ora parlo di quella prima potestà soltanto, non della seconda, di cui ne terremo discorso in appresso.

Ciò avvertito, è cosa dimostrata, é indubitabile, che quando da una proposizione qualunque seguono assurdi evidenti : quella proposizione certamente è falsa, e non potrebb' essere vera. Per determinare la competenza delle due Potestà prender per regola l'interesse, che le azioni umane abbiano con la felicità pubblica, e colla coscienza conduce direttamente ad assurdi evidenti, e confonde insieme totalmente quelle due Potestà. Dunque tal regola è falsa, è un errore.

68. Secondo. Il sovrano ha diritto di vegliare, e provvedere sull'uso dell'autorità, che può interessare i diritti dei suoi sudditi. I ministri della Chiesa possono usare della loro autorità in pregiudizio dei diritti de'suoi sudditi. Dunque il Sovrano ha diritto di vegliare, e provvedere sull' uso dell' autorità dei ministri della Chiesa.

Ma questa ragione evidentemente si può ritorcere contro i sovrani secolari. L'uso della loro autorità non può egli farsi con abuso? E con abuso che interessi la coscienza dei sudditi della Chiesa? Se il Sovrano deve proteggere i cittadini contro gli abusi; anche il Sacerdozio dee contro quelli proteggere i Cristiani. Siamo dunque da capo in una regola assurda, che conduce alla total confusione delle due Sovranità. Dunque è regola falsa.

69. Terzo. Tutti diritti di comandare in ultima disposizione debbano riunirsi in un sol Sovrano, o sia questi un uomo solo, o sia un corpo di persone, che formano unità morale. La divisione dei poteri inceppa l'autorità, la ferma nei suoi passi, e la impedisce di concorrere con tutte le forze necessarie al pubblico bene. Dunque tal divisione è opposta al fine, per cui la sovranità fu istituita. La Potestà civile è di gran lunga anteriore alla religion cristiana, e risale fin quasi all'origine del mondo. Dunque essa è in possesso di comandare, e la Religione dee cederle la mano, e sottomettersi ai di Lei regolamenti: diversamente avremo due Potestà, che s'incrociano, urtandosi una coll' altra. Se si ammette questo raziocinio, il Sacerdozio dirà, che la Potestà civile dee ceder la mano, e sottomettersi a lui, siccome a superiore, e per la dignità della sua natura, e per l'importanza del suo fine. Dirà che la felicità temporale, oggetto e fine della sovranità civile, si rapporta, ed è subordinata alla felicità eterna, oggetto, e fine della sovranità spirituale, e ciò nei disegni di Dio, autore dell'una e dell' altra sovranità. Chi dei due ha ragione più plausibile? La divisione dei poteri sovrani è bensì pregiudicevole al ben pubblico nel medesimo ordin di cose; ma non già in ordine diverso. Quando uno marcia verso un termine, ed un altro verso altro termine diverso, posson marciare del pari al fianco uno dell' altro senza incrociare i loro passi. La felicità eterna è tanto differente dalla temporale, che può giungere a quella chi fu infelicissimo in questo mondo, e perder quella chi ebbe tutta la felicità sulla terra.

70. Quarto. Gesù Cristo ha detto, che il suo Regno non è di questo Mondo « Regnum meum non est de hoc Mundo. Joan. 18. n. 36. S. Pietro ricevette dal Redentore le chiavi, simbolo di Potestà; ma le chiavi del Regno dei Cieli. Si sà, che nella Scrittura, e nella Tradizione dei Padri della Chiesa, questo è chiamato Regno; ma Regno dei Cieli. A che dunque il Sacerdozio pretende Potestà indipendente e sovrana in questa terra?

« PredošláPokračovať »