Obrázky na stránke
PDF
ePub

monico ondeggiamento; giungono in alcuni luoghi a distruggerne interamente l'effetto. Il vicino ed aspettato ritorno del suon medesimo, e'l confine di due, o tre, o quattro versi, tra' quali è legge doversi rannicchiare il periodo (22), sono altrettanti importuni frammessi, che precidono la verbale armonia; nè l'eco, sempre egualmente reduce della rima, che talora tutto un verso ti fa indovinare prima che si pronunzi, lascia giusto campo al pensiere di spiegar grandi ale, e liberamente spaziarsi.

Dissi poco fa che la greca e la latina poesia, al pari di ogni altra delle più antiche omai obliate nazioni, hassi a credere aver avuto dal ritmo i suoi principi, cui'l metro abbia poi suppiantato, e così della nostra avvenuto sarebbe, se nella sua infanzia que' due grandi, l' Alighieri, dico, e 'l Petrarca, non avesse prodotti, e quindi ancor giovinetta l' Ariosto ed il Tasso, tantochè oppositor troppo ineguale surse il Tolomei a volerla regenerare, fermando con misura stabile gl' incerti accenti, annullando le rime, e presumendo così abbattere que' robusti, invittissimi atleti. Ha per altro sue bellezze la rima, e l'orecchio omai uso

ad esserne vezzeggiato, e riconoscente a cosi acuto diletto, da cotanti suoi egregi lavori lungamente succhiato, la tien sempre cara, nè saprebbe privarsene senza dolore. Lasciandola dunque pacificamente ne' suoi ben acquistati domini, e là dove le si conviene; dobbiam confessare che il verso sgombro del suo peso, egli è il solo, che conciliar possa i liberi voli dell' estro col suave soletico dell' armonia.

pur

Ma perchè l'autorità presso taluni ad ogni ragion prevale, e presso coloro principalmente, che per virtù di pochi riboboli ed arcaismi toscani si tengono mistificati, e giurano che alla più lunga, l'ultimo fu papa Leone, e allora il mondo fini; rapporterò un tratto di un solenné cinquecentista, secondo me, a sgannargli gravissimo, e rivocargli da quell' abborrimento a' versi sciolti, che ostentano più che non sentono. Egli è Gabriello Chiabrera, che a Giambatista Strozzi scrive così: Ho pensiere di stampare il poema di Firenze ... Io l'ho voluto tessere senza rime obbligate. Le ragioni sono molte, e secondo me di peso, e ne ho compilato un dialoghetto, nel quale V. S. parla, e l'ho consegnato al sig.

Boccalandri nostro in Livorno, acciò lo mandi in Firenze. Leggalo per amor mio, e leggalo posatamente... Quanto a me, nranet alta mente repostum che con terze, 0 ottave rime, o con altra maniera obbligata non si possa fare narrazione poetica, e la consiglio a poetare in versi sciolti, e lealmente affermo che Torquato Tasso mi disse volere scrivere un poema in verso sciolto, non si soddisfacendo delle ottave. La роеsia eroica finora è imperfetta; cerchisi dunque di ridurla a perfezione ed una delle cagioni, ond' ella si fa imperfetta, si è non le dare il suo verso vero (*).

Ecco dunque come in quella cultissima età conosceasi'l bisogno di emanciparsi della rima, per trattar gravi argomenti, e lo stesso Tasso, che noi ad Omero e a Virgilio arditamente contrapponiamo, dubitava es

(*) Chiabr. Lett. Mss. esistenti nella libr. Strozzi. Il Ms. era del num. 975. La lettera fu scritta a Gio. Batt. Strozzi il cicco, e leggeasi` a c. 409. Così nella vita scritta da lui medesimo, e premessa alle sue Rime stamp. in Roma presso il Salvioni 1718.

sersi mal apposto, cantando in ottave il Goffredo. Nè quasi v'ebbe allora poeta d'alto nome, che in versi sciolti non si fosse provato, ed Ariosto anch'esso adattò gli sdruccioli alle sue commedie, forse in compenso della difficultà, ch' evitava, dispensandosi di rimare. Estimavan facile così fatta libertà, che omai si conosce esser quella appunto, che difficilissimo rende il poetare. Chi non vede in vero che mancato l'allettamento 'di un' accidentale armonia, laboriosissimo rendesi il magistero de' versi, cui non altro rimane che i pregi veri e sustanziali della scelta delle immagini, e de' concetti, e quelli dell'eleganza, del numero, e di un finissimo artificio nel versificare? Molto cammin percorsero que' nostri maggiori nell'imitazion de' Latini, ma la rima ne deviò i poeti, e questi ne deviarono i prosatori, poichè la poesia giovi il ripeterlo) è della prosa guida e maestra. Gli autori del quintodecimo secolo scrivendo in verso sciolto, contenti dell'accento, e tolte le desinenze rimate, non si avvisavano nè di quella varietà, di che era capace, nè di quella nuova armonia, che doveasi al valore del concento ritmico sosti· tuire. Lo sciolto, a dir breve, dopo due se

coli d'incessanti tentativi, attendea ancora

il suo poeta.

Intorno alla metà finalmente del XVIII. proruppe egli quasi vampo di compressa fiamma, che da più bocche ad un tempo stesso scappi fuori con impeto. Il Frugoni fu de' primi ad insignorirsene, e farne di ben altro poetare l'avventuroso istrumento. Nè l' esagerate lodi, nè le critiche esagerate mi scuotono, a cui l'insigne poeta per troppo favore, o per troppa invidia fu segno: ma niun discreto e considerato uomo negar potrà mai che un'anima di calda fiamma poetica e penetrata, e pudrita ei non racchiudesse, e che a lui 'l delicato meccanismo di questo verso, e l'adattata locuzione e lo stile (benchè men puro, e forse che talvolta turgido alquanto) sia principalmente dovuto. Propagasi omai il verso sciolto rapidamente, e le docili italiane orecchie a quel suono intendendo, a bere nuovo diletto di ben ragionata arinonia, e d'altre poetiche bellezze allor cominciarono. Allora la maschia robustezza ed il nerbo di un verseggiar gagliardo, sostenuto, profondo furon preferiti agli esanimi ed uniformi concenti delle ciance canore; e Dante, che adoperando la rima, fu insieme

« PredošláPokračovať »