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LEZIONE LV.

Un cieco guarito. Confessione di Pietro, e le CHIAVI promessegli. Gesù prenunzia la sua Passione. Pietro nel vuole distogliere.

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deret.

posuit manus super ocu-
los eius: et coepit vi-

LUCAE, IX.

18. Et factum est, cum 13. Venit autem Iesus 22. Et veniunt Beth-dere: et restitutus est in partes Caesareac Phi-saidam, et adducunt ei ita, ut clare videret solus esset orans, erant lippi: et interrogabat di- caecum, et rogabant omnia. cum illo et discipuli: et scipulos suos, dicens: eum, ut illum tangeret. 26. Et misit illum in interrogavit illos, didicens: cens: Quem me dicunt Quem dicunt homines 23. Et apprehensa ma- domum suam, esse Filium hominis? nu caeci, eduxit eum Vade in domum tuam: esse turbael 19. At illi responde14. At illi dixerunt: extra vicum: et expuens et si in vicum introierunt, et dixerunt: IoanAlii Ioannem Baptistam, in oculos eius, imposi-ris, nemini dixeris. alii autem Eliam,alii ve- tis manibus suis, inter- 27. Et egressus est Ie-nem Baptistam: alii auro Ieremiam, aut unum rogavit eum, si quid vi- sus, et discipuli eius in tem Eliam: alii vero, ex prophetis. castella Caesareae Phi- quia unus propheta de 15. Dicit illis Iesus: 24. Et aspiciens ait: lippi: et in via interro-prioribus surrexit. 20. Dixit autem illis : Vos autem quem me esse Video homines velut ar-gabat discipulos suos, dicitis? bores ambulantes. dicens eis: Quem me di-Vos autem quem me esse dicitis? Respondens 25. Deinde iterum im-cunt esse homines? Petrus dixit: 28. Qui responderunt Simon illi, dicentes: Ioannem Christum Dei. 17. Respondens au- scipulis suis, ut nemini Baptistam, alii Eliam, tem Iesus, dixit ei: Bea- dicerent, quia ipse es- alii vero quasi unum tus es, Simon Bar-lona: set Iesus Christus. de prophetis. quia caro et sanguis non 21. Exinde coepit Ie- 29. Tunc dicit illis: Vos revelavit tibi, sed Pater sus ostendere discipulis vero, quem me esse dici-tet Filium hominis mulmeus qui in coelis est. suis, quia oporteret eum tis? Respondens Petrus, ta pati, et reprobari a 18. Et ego dico tibi, ire Hierosolymam, et ait ei: Tu es Christus. senioribus et principiquia tu es Petrus, et su- multa pati a senioribus," 30. Et comminatus est bus sacerdotum, et Scriper hanc petram aedi-et Scribis, et principibus eis, ne cui dicerent de bis, et occidi, et tertia die resurgere. ficabo Ecclesiam meam, sacerdotum, et occidi, illo.

16. Respondens Simon Petrus dixit: Tu es Christus, filius Dei vivi.

eam.

21. At ille increpans illos, praecepit, ne cui dicerent hoc,

22. Dicens: Quia opor

et portae inferi non et tertia die resurgere. 31. Et coepit docere praevalebunt adversus 22. Et assumens eum eos, quoniam oportet FiPetrus, coepit increpa- lium hominis pati mul33. Qui conversus, et 19. Et tibi dabo cla-re illum dicens: Absit ta et reprobari a senioves regni coelorum: et a te, Domine: non erit ribus, et a summis sa-videns discipulos suos, quodcumque ligaveris tibi hoc. cerdotibus, et Scribis, comminatus est Petro, super terram, erit liga- 23. Qui conversus di- et occidi, et post tres dicens: Vade retro me, tum et in coelis: et quod-xit Petro: Vade post dies resurgere. Satana, quoniam non cumque solveris super me, Satana: scandalum 32. Et palam verbum sapis quae Dei sunt, sed terram, erit solutum et es mihi: quia non sapis loquebatur. Et appre- quae sunt hominum. in coelis. ea, quae Dei sunt, sed hendens eum Petrus coe

20. Tunc praecepit di- ea, quae hominum. pit increpare eum.

V

L

I. olgeva l'anno, dalla creazione del mondo 4037, dalla fondazione di Roma 781, dell' Era vulgare 28, e di Tiberio, dopo la morte di Augusto, 161, e quella smisurata mole dell' Impero Romano, e vuol dire di tutto il mondo allora conosciuto, la

quale, fino dai tempi di Livio, magnitudine laborabat sua3, era venuta a tale profondo di privati e pubblici corrompimenti, che la sua totale dissoluzione in oscena putredine non ne potea essere lontana; e già se ne vedevano i primi, ma non dubbi indizii. I più assennati di quel tempo ne erano profondamente impensieriti; e pieni di solenne mestizia dissertavano, discutevano, congetturavano di ciò che sarebbe venuto dopo: un presso a poco, come avviene ora tra noi nella moderna Europa, minacciata anch'essa di dissoluzione, certamente meno gigantesca, ma per varie cagioni, più vergognosa e più disperata di quella.

E nondimeno i destini del mondo non dipendevano per niente dai calcoli dei politici, dal dissertare dei filosofi, e meno ancora dallo sfringuellare dei ciancieri. I destini del mondo in quell'anno stesso, forse a mezzo la state, si stabilivano immobilmente, senza che il mondo ne sapesse nulla, vi entrasse per nulla, se non forse pel dovere gravissimo, che presto cominciò a stringerlo, di accettarli, di compierli tali quali furono stabiliti, pena la barbarie nell'ordine temporale e la dannazione nell' eterno. Nell'antica Paneade, là verso le pendici meriggiane dell' Antilibano, non lungi dalle origini del Giordano, ivi proprio, in quell' angolo sperduto del mondo, tra una dozzina di poveri ed oscuri pescatori galilei, popoletto dalla civiltà greco-romana ignorato o spregiato, ivi proprio ed allora ebbe luogo il memorabile avvenimento. Ivi ed allora fu fermato irrevocabilmente tutto l'avvenire del genere umano col prenunziato prossimo stabilimento di una Chiesa universale e perpetua, della quale venne divisata la pietra fondamentale, e colla promessa di tutte le potestà necessarie al suo mantenimento ed al suo governo. Or voi lo sapete, voi anzi ne siete parte: tutto ciò ha avuta la pienissima e non mai più vista sanzione di venti secoli d' avveramento, e l' avrà, non ne dubitate! finchè il Sole seguiterà a misurare anni e secoli all'umana famiglia. Universalità e perpetuità della Chiesa, due condizioni così proprie dell' Onnipresente e dell' Eterno, che gli uomini non osarono giammai prometterle alle loro opere; e quando nella vertigine dell'orgoglio o nell'eccesso della insipienza lo fecero, non vi guadagnarono altro, che rendersi contennendi e ridicoli, finchè i posteri vollero ricordarsene per disprezzarli e deriderli.

Voi assisterete questa mattina alla famosa confessione di Pietro, pel cui merito Cristo lo scelse a fondamento della sua e

nostra Chiesa, promettendogli le chiavi del regno dei cieli. Nel trattarvi questo, se altro mai, gravissimo suggetto, se io volessi spaziare pei campi della erudizione e della polemica, vi dovrei spendere tutta la odierna Lezione, e la materia non mi farebbe difetto per un paio di altre. Ma il mio più modesto uffizio di espositore mi permetterà darvi la piena intelligenza del non lungo testo, che la contiene, pur premettendogli la guarigione di un cieco, ed aggiungendovi il primo cenno, che il Signore fece della sua Passione, la quale già a gran passi si accostava.

II. Ricorderete dall'ultima Lezione, come l'equivoco intorno al lievito dei Farisei, e la severa riprensione, che ne fu conseguenza, ebbero luogo a bordo alla nave, che dalle parti di Magedan e di Dalmanuta veniva trans fretum; e però, dicendosi che afferrarono a Betsaida, si rende indubitato, che questa dovett' essere la Betsaida nella Galilea a ponente del lago, patria di alcuni Apostoli, non l'altra nella Gaulanitide a levante. Oltre a ciò, questa seconda non potea chiamarsi xoun, vicus, borgata, com'è detta quella degli Apostoli, veduto che l'altra, nelle cui vicinanze erano seguite le due multiplicazioni dei pani, cresciuta ed ornata da essere una non mediocre città, era stata chiamata Iulias o Giuliade da Giulia figliuola di Augusto; ed è singolare che interpreti moderni anche molto eruditi vi si siano gabbati. Da Betsaida Gesù ed i discepoli mossero a girare per le parti (Marco ha in castella) di Cesarea di Filippo, cioè dell'antica Paneade; la quale da Filippo Tetrarca ampliata, colle consuete servili adulazioni di quel tempo e di tutti i tempi, era stata detta Cesarea, in onore di Cesare, e vi si aggiungeva di Filippo, per distinguerla da un'altra Cesarea, posta sul Mediterraneo, non guari lungi da Ioppe, la moderna Giaffa. In quelle parti ebbe luogo la Confessione di Pietro, a narrare la quale, con Matteo e Marco s'interza Luca, che lasciammo nella prima multiplicazione dei pani, perchè egli delle cose dopo quella riferite finora, non ha alcun cenno. Prima nondimeno di lasciare Betsaida, il Signore vi guarì un cieco, ed è il solo Marco, che ne rammenta la guarigione, forse per le singolari circostanze, che l'accompagnarono, per le quali io me ne rapporto a ciò, che in un caso somigliante in generale ve ne feci osservare altrove ".

«

Giunto pertanto Gesù a Betsaida, gli presentarono un cieco, colla preghiera di toccarlo: et rogabant eum ut illum tangeret; e già s'intendea che quel tocco gli dovesse apportare salute. « Al«<lora Gesù, preso il cieco per mano, lo condusse fuori della bor<< gata, e sputatogli (assai leggermente cred' io) negli occhi, ed << impostegli le mani » (non innanzi agli occhi, come alcuni gratuitamente suppongono, ma sopra il capo, come in questi casi si solea) lo interrogò se nulla vedesse: » expuens in oculos eius, impositis manibus suis, interrogavit eum si quid videret. A quella domanda il poveretto aspiciens ha il testo latino, ma l'áváßleyas del greco importa guardando in alto, facendo il viso supino, disse il vostro Dante parlando appunto d'un cieco, che quasi si atteggiava a guardare, rispose: « Veggo gli uomini siccome al<< beri che camminano; o più chiaramente dal greco: « veggo gli uomini camminanti come alberi: » Video homines velut arbores ambulantes . Vuol dire che la guarigione operandosi in quel caso per gradi, la colui virtù visiva poteva già scorgere confusamente gli oggetti, ed apprenderne il moto, che è uno dei comuni sensibili, secondo che insegna S. Tommaso ; ma non bastava ancora a distinguerne le forme: dal moto capiva che erano uomini, ma nella figura li confondeva cogli alberi. Quindi Gesù da capo gl' impose le mani, e questa volta si dice espressamente, che sopra gli occhi: imposuit manus super oculos eius; e colui cominciò a vedere, coepit videre, e fu ristabilito, sicchè chiaramente vedea ogni cosa; et restitutus est, ita ut clare videret omnia. In luogo di coepit videre il greco ha fecit eum videre, e non è grande differenza; ma molto significativa è quella voce restitutus est, la quale esprime perfettamente l' áñoxateotály del greco. Da questa ci si fa intendere, che colui era cieco, non nato ma divenuto; il che nel resto è anche abbastanza indicato dall'essersi da lui avuti i concetti o vogliamo dire i fantasmi di uomini e di alberi: questo suppone, che li avesse già veduti innanzi, quando era nello stato a cui fu restituito. Quest'uomo non dovea essere di Betsaida, poichè avendolo il Signore guarito fuori di quella, gli disse: « Vanne a casa tua, e se entri nella borgata, <<nol dire ad alcuno; quantunque il greco porti una espressa inibizione di entrarvi. Questa fu assai probabilmente osservata; ma l'altra del non dire il miracolo, credo avrà avuta la stessa sorte delle somiglianti: cioè che non se ne fece nulla.

Intorno alle ragioni dell' essersi quella guarigione compiuta in tal modo piuttosto che in altro, non accade troppo cercarne: come vi dissi altra volta, a noi dee bastare il sapere che quelle ragioni vi dovettero essere e vi furono . Nondimeno essendo questo in tutto il Vangelo l'unico caso di un miracolo adoperato a poco a poco e per gradi, aggiungerò parermi molto probabile e del pari morale la ragione, che ne recano Eutimio' e Vittore Antiocheno. In quel cieco la fede dovea essere da principio molto languida, molto imperfetta; ma venendosi a poco a poco rinvigorendo, nella medesima proporzione se ne veniva rischiarando il lume dei suoi occhi; tanto che quando quella fu perfetta, questo eziandio divenne pieno. Avvenne in somma a lui il contrario di ciò, che era avvenuto a Pietro", al quale col balenare della fede, veniva a mancare il sostegno, che davangli le mobili acque. Ma se Pietro vi balenò una volta, venne giorno, che vi fè pruova stupenda, e dal Maestro in lui, come in nessun altro, guiderdonata.

III. S. Luca, che del luogo speciale, in cui il fatto avvenne, non fa alcun ricordo, entra nella narrazione notando una circostanza preterita dagli altri due, scrivendo che trovandosi << Gesù solo pregando, erano con lui i discepoli, » cum solus esset orans, erant cum illo et discipuli, e mosse loro la interrogazione, che tosto udirete, la quale Marco dice essersi fatta in via. A comporre questa lieve discrepanza del dirsi solo chi al tempo stesso si afferma che stava coi discepoli, a me pare semplice e naturalissima la maniera proposta dall' Alapide "; che cioè il Signore, andando coi discepoli di villaggio in villaggio, allorchè non vi erano turbe, che glielo impedissero, solea lungo il cammino ritirarsi a quando a quando per pregare solitario in qualche luogo riposto. Una di quelle volte tornatone, e ripreso coi discepoli il viaggio, pure ammaestrandoli nell'andare, si saranno fermati, come avviene, in qualche sito più acconcio, dove forse la strada faceva gomito o si allargava in piazza; e quivi circondandolo i dodici, mosse loro la grande interrogazione. Questa è quasi identica in tutti e tre gli Evangelisti, ed in Matteo suona così: « Chi dicono gli uomini essere il Figliuolo dell'uomo? » Quem dicunt homines esse Filium hominis? Gli altri due per Filium hominis hanno me, ed in Marco in luogo di homines si legge turbae. Incalzando i mesi ed i

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