Q DELLE LEGGI ELEGIA UANDO ancor non ardiva il pino audace, Era alle genti noto un lido solo, Che non temeano ancor le membra umane A ciascun senza tema era concesso Indi più d'un si vide insieme accolto Scherza il torello alla sua madre a lato, E ciascun componendo il suo soggiorno, Per sicurezza i lor tuguri uniti Cinser di fosse e di muraglie intorno. Ma perchè varie idee, vari appetiti Volgono l'uom, perciò sempre fra loro Erano semi di discordie e liti. Onde, per ritrovar pace e ristoro, Che in van tenta ridursi a certa forma Anzi che a' dotti e nobili intelletti Tant'è più necessario il giusto freno, Quant' hanno di variar maggiori oggetti. Il saggio vive sol libero appieno, Perchè del bene oprare il seme eterno Dell' infinito trae dal vasto seno. Egli discerne col suo lume interno, Che da una sola idea sorge e dipende Delle create cose il gran governo. Il dotto è quel che solo a gloria attende; Qual è colui che di febeo furore Tra l'alme Muse la sua mente accende. In Ma il saggio è quel che mai non cangia il core, Egli è che conducendo il suo pensiero Egli in se stesso ha sue ricchezze ascose; Ed egli è che con mente accorta e sana Come Socrate il saggio ognor n'addita Che per non violar le leggi sante Sparger si contentò l'anima ardita. TOM. XII. |