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È comune l'opinione in Francia fra coloro che le lettere non coltivano, che il nostro poeta abbia prese da' Francesi quasi intere le sue tragedie; e come è il solito delle cose che lusingano, di voce in voce va ella giornalmente nuove forze acquistando. Ma se si chiama a severo esame, sarà facile il riconoscere che non ha ella alcun fondamento, poichè per condannare come plagiario uno scrittore della qualità e forza del nostro, non basta lo strepito, ancorchè diffuso, di accusatori che non dimostrano. Bisogna addurre in comprova non sentimenti, non qualche verso, ma scene intere cavate di pianta, e servilmente trasportate, delle quali sfido chicchessia a trovarne pur una nelle composizioni drammatiche del sig. Metastasio.

Il trovarsi alcuni passi in alcune delle sue tragedie, che ne' sentimenti e nell' espressione si rassomigliano a quelle d'alcun poeta Francese, non aggiunge autorità all'imputazione. Ridevole sarebbe per gl' Italiani l'accusar Racine d'aver tolta di pianta da Seneca la sua Fedra, il suo Britannico da Tacito, la sua Ifigenia da Euripide; e Cornelio d'aver fatto lo stesso del suo Cid, e forse del suo Eraclio, e di altre molte, che lungo sarebbe il nominare, dagli Spagnuoli. Eppure sarebbe facile il provarlo, perchè nelle accennate tragedie i due celebri autori costume condotta ed elocuzione dagl' indicati originali hanno in gran parte ricavate. Che se poi minutamente esaminar si volessero con occhio maligno quelle favole, che il loro proprio genio ha

immaginate e tessute, alcuna forse non se ne rinverrebbe affatto esente dall'imitazione di qualche antico scrittore.

Ma ormai convengono i dotti, che cosa a gran pena si trova, che da altri stata detta non sia, onde il merito della novità consiste in degnamente dirla, e con proprietà nella lingua in cui si scrive: non potendosi imputar come vizio ad un poeta d'aver ragionato, come un altro moderno o antico nelle situazioni uguali, in cui egli stesso o gli eroi e i personaggi che ha voluto far parlare, trovati si sono.

Il maestro dell'arte da noi tante volte citato rimanda i suoi discepoli agli scritti de' filosofi, qualora sentimenti degni d'esser letti voglion produrre :

Scribendi recte sapere est et principium, et fons:

Rem tibi socraticae poterunt ostendere char

tae.

Or se le scienze all'universo tutto sono comuni, non v'è dubbio, che a tutti gli scrittori non sia lecito andarsi provvedere negli originali di ciò che loro abbisogna; e che non vizio, anzi somma virtù non sia il saperne l'eccellenti massime, le gravi sentenze, le grazie ne' loro poemi trasportare, come han fatto i Francesi. Ma per far ritorno al nostro poeta, non dirò già io, come di Racine fu detto, che ciò che tolto avea dagli antichi, era il peggio delle sue poesie. Ritorcendo questo argomento in favore del nostro tragico farei torto ad una nazione che esiste, e che in tante arti e in tante scienze trionfa.

E se potè per entusiasmo dirlo il difensore di quello, perchè de' Greci parlò e de' Romani, che da più secoli avean finito; mi contenterò io di mettere in evidenza, che il signor Metastasio si è studiato scrupolosamente di non esser plagiario de' poeti Francesi.

Per ciò adempire sarà bene che chiami all' esame la tragedia dell' Atalia di Racine, tragedia forse la più sublime di quante mai da ingegno umano siano state prodotte; e l'eccellente componimento drammatico che il nostro poeta ha fatto sullo stesso argomento, sotto il nome di Gioas, re di Giuda.

Ambidue questi autori han tolto il fondamento de' loro poemi dalla Scrittura. Ambidue si propongono per azione principale il ristabilimento di Gioas sul trono di Giuda, e la tragica morte dell'empia e profana Atalia, che usurpata la corona avea voluto affatto estinguere la stirpe di David, di cui Gioas unico germoglio nella strage ch'ella fece de' nipoti, al suo furore era stato, benchè spirante per le ferite, prodigiosamente involato. Che se in tanta uguaglianza di argomento, di accidenti, di personaggi e di costume rileveremo, che nel nostro poeta vestigio non si trova di ciò, in che il suo antecessore l'aveva prevenuto, ma bensì sommo studio vi si ravvisa di non incontrarsi con lui; crederemo poter asserire, esser vano ogni sforzo di coloro, che del vizio di servile imitazione lo condannano.

E già si scorge che nel Gioas sarà la condotta dell'azione diversa da quella d'Atalia nel rian

dare i personaggi che impiegano i due poeti. Si troverà fra quelli onde ha fatto uso il sig. Metastasio, Sebìa madre di Gioas, che suppone il poeta ignara al pari degli altri tutti d'esser salvo il suo figlio, e ridotta in duro csiglio dall' usurpatrice, ma richiamata allora per essere innocente istrumento dell' empie trame di lei: il qual personaggio porgendo motivo al nostro poeta di far mirabilmente comparire gli affetti materni nelle situazioni ch'egli maneggia, fa risaltare la tessitura della sua tragedia, e sommo interesse le ac

cresce.

Comincia Racine la sua da tronca confidenza che fa Gioiada il gran sacerdote ad Abnero, considerabil cortigiano de' re di Giuda, di esser superstite un germoglio della stirpe di David; ma il nostro poeta, che non vuol seco trovarsi, principia la sua dalla confidenza già fatta dallo stesso sommo sacerdote a Ismaele, uno de' capi de' Leviti, de' quali valersi vuole per lo meditato ristabilimento di Gioas: e dovendo per necessità dell'esposizione narrate a Ismaele, come dalle mani della tiranna salvato fosse il fanciullo, trovandosi da Racine preoccupato, vediamo, se in questa descrizione l'abbia copiato o imitato. Ecco quella del poeta Francese:

Hélas! l'état horrible où le ciel me l'offrit,
Revient à tout moment effrayer mon esprit !
De princes égorgés la chambre étoit rem-
plie

Un poignard à la main l' implacable At-
halie

Au carnage animoit ses barbares soldats,
Et poursuivoit le cours de ses assassinats.
Joas laissé pour mort frappa soudain ma

vúe:

Je me figure encor sa nourrice éperdue, Qui devant les bourreaux s'étoit jettée envain,

Et foible le tenoit renversé sur son sein. Je le pris tout sanglant. En baignant son visage,

Mes pleurs du sentiment lui rendirent l' usage:

Et soit frayeur encore, ou pour me cares

ser,

De ses bras innocens je me sentis

Ed ecco quella del nostro poeta:

...

Il crudel disegno

Inteso d'Atalia, corse Giosaba
Disperata alla reggia, e già compita
La tragedia trovò. Là tutti involti
Giacer nel proprio sangue

presser.

Vide i nipoti (oh fiera vista!) e vide
Le lasciate ne' colpi armi omicide.
Tremò, gelossi, istupidì, senz'alma,
Senza moto restò: ma poi successe
All'orror la pietà. Prorompe in pianto,
Svellesi il crine: or questo scuote, or quello
Va richiamando a nome: or l'uno, or l'altro
Stringer vorria, poi si trattiene; incerta
A qual primo di lor gli ultimi amplessi
Sian dovuti da lei. Gettasi al fine
Su 'l picciolo Gioas: l'età men ferma

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