Opere dell'abate Pietro Metastasio, Zväzok 8

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C. Boutteaux e M. Aubry, 1834 - 1119 strán (strany)

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Strana 1011 - Si vedria che i lor nemici hanno in seno; e si riduce nel parere a noi felici ogni lor felicità.
Strana 1010 - È la fede degli amanti Come l'araba fenice: Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa.
Strana 521 - ... più degno di lode è quello che fa imitazioni più simili al vero: ma che converrebbe più distintamente spiegarlo per togliere occasione ai frequenti sofismi, e dir più tosto: che colui è l'imitator più eccellente, che sa dar più gradi di somiglianzà col vero a quella materia che ha scelta; ma senza punto cambiarla.
Strana 934 - ... lucidiora multo, quae a doctissimo quoque dicuntur? nam et prima est eloquentiae virtus perspicuitas, et, quo quis ingenio minus valet, hoc se magis attollere et dilatare conatur, ut statura breves in digitos eriguntur et plura infirmi minantur.
Strana 1076 - Pria di lasciar la sponda, II buon nocchiero imita: Vedi se in calma è l'onda, Guarda se chiaro è il dì. Voce dal sen fuggita Poi richiamar non vale: Non si trattien lo strale, Quando dall'arco uscì, (parte SCEÌ^A SECONDA DANAO, IPERMESTRA IPER.
Strana 1110 - D'un guardo al minacciar; siam gioco adulti Di fortuna, e d'amor: gemiam canuti Sotto il peso degli anni : or ne tormenta La brama d'ottenere, or ne trafigge Di perdere il timore. Eterna guerra Hanno i rei con se stessi: i giusti l'hanno Con l'invidia, e la frode. Ombre, deliri, Sogni , follie son nostre cure : e quando II vergognoso errore A scoprir s' incomincia , allor si more . Demofoonte.
Strana 679 - Ne pueros coram populo Medea trucidet, Aut humana palam coquat exta nefarius Atreus, Aut in avem Progne vertatur, Cadmus in anguem. Quodcunque ostendis mihi sic , incredulus odi.
Strana 842 - Imberbis juvenis, tandem custode remoto, Gaudet equis canibusque et aprici gramine campi. Cereus in vitium flecti, monitoribus asper, Utilium tardus provisor, prodigus aeris, Sublimis cupidusque et amata relinquere pernix.
Strana 950 - Mentre il labbro minaccia, il cor sospira. Sarai debole, Argene, Dunque a tal segno? Ah! no. Spergiuro!
Strana 1064 - L'utile o il danno, ch'ei conoscer dee solo, è ciò che giova o nuoce alla sua patria, a cui di tutto è debitor. Quando i sudori e il sangue sparge per lei, nulla del proprio ei dona: rende sol ciò che n'ebbe. Essa il produsse, l'educò, lo nudri.

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