Obrázky na stránke
PDF
ePub
[blocks in formation]

Sunt enim illi Veteres, qui ornare nondum poterant quae dicebant, omnes prope praeclare locuti: quorum sermone assuefacti qui erunt, ne cupientes quidem poterunt loqui, nisi Latine. Neque tamen erit utendum verbis iis quibus jam consuetudo nostra non utitur, nisi quando ornandi causa parce, quod ostendam: sed usitatis ita poterit uti, lectissimis ut utatur, is, qui in veteribus erit scriptis studiose et multum volutatus.

CICER. DE ORAT. LIB. 3. CAP. 10.

TIPOGRAFIA MAGHERI

AL CORTESE LETTORE

Avvegnachè d'ognuna delle scritture comprese in

questo Volume abbia io ragionato a suo luogo quel tanto che la somma dell' Opera richiedeva, pure sono alcune tra esse, delle quali è cosa convenevole ch' io dica a parte qualche parola, e singolarmente di quelle, che per l'addietro non sono state mai messe in luce.

Seguitando l'opinione comune, e l'autorità della maggior parte de' Codici, ho riportato il così detto Fiore di Rettorica sotto il nome di Guidotto o Galeotto da Bologna. Ma questa opera, come or si legge nelle stampe e ne' manoscritti, è ella veramente di Guidotto? Ne dubitò forte il Salvini, (1) nè la credè in tutto legittima il Salviati, (2) a cui molte maniere di parlare, che vi s' incontrano, non parvero proprie dell' età, nella quale si vuole che dettata fosse primieramente. (3) Anche l' Ab. Colombo, veduto che lo stile di essa è così terso e purgato, sospettò a ragione che non potesse appartenere a quel Bolognese.,, Se nel mille dugento, egli dice, con tanta pulizia scriveva questo Guidotto in Bologna, donde è dunque avvenuto che la cultura di lui siasi arrestata in esso senza passare negli altri del suo paese a que'dì? Perchè mai la lingua Bolognese restossi tuttavia nella rozzezza in cui era? Qual fu la cagione per cui nessun altro Bolognese del tempo suo coltivò la favella, nè si segnalò nel bello scrivere, come fec' egli? E quindi con

(4) Annot. alla perfetta Poesia del Muratori. (2) Avvertim. sulla lingua. (3) Cioè intorno al 1260.

[ocr errors]

chiude : egli sarà sempre malagevole a concepirsi come mai Frate Guidotto potesse scrivere questo libro in Bologna nel 1200 o in quel torno.,, (1) A tutto ciò s'aggiunga che in più vecchi Codici a penna questa Rettorica è attribuita al Giamboni; e fra gli altri uno Riccardiano, segnato col N.° 2338, scritto da Filippo di Ser Geri da Rabatta, che vivea nel 1390, porta il seguente titolo in fronte: Questo libro tratta degli ammaestramenti dati da' dicitori, che vogliono parlare con parola buona, composta, ordinata e ornata, e in sulle proposte sapere consigliare e lo detto suo piacevolemente profferere, recato a certo ordine per Messer Bono di Messer Giamboni, ad utilità di coloro, a cui piacerà di leggere. Ecco dunque chiaramente indicato chi si credeva autore di tale scrittura sul terminare del Secolo XIV; anzi il citato Ser Geri, copiatore di essa, per torre ogni equivoco, sul fine ripetè il nome scrivendo: Qui è finita la Rettorica di Tullio, la quale Messer Bono Giamboni, giudice di legge e buono uomo, recò in volgare, perchè n' avesser diletto, in quanto si potesse, gli uomini laici, che hanno valente intendimento: la quale Rettorica volgarezzata Fra Guido da Bologna si vantò, siccome si truova scritto, che l' avea volgarezzata egli, e traspuose la parte di dietro dinanzi per diversi modi. E che sia vero ciò che scrisse Ser Geri, cioè che Frate Guidotto per diversi modi avesse alterato ed inverso l'ordine di questo libro, si raffronti il Fiore di Rettorica, che corre sotto il suo nome con la Rettorica di Tullio pubblicata dal Manni, (2) la quale è conforme a quella del Codice Riccardiano, e si parrà la loro diversa disposizione, malgrado che la materia, contenuta nella più gran parte de' capitoli, sia letteralmente trattata in ambedue con una stessa ed egual dettatura. Per le quali cose sembra che dubitar non si

(4) Opusc. Vol. III. Parma 1824. (2) Firenze, 1734.

possa che non sia dovuto a Bono il merito della compilazione e dell'ordinamento di questa Rettorica. (1)

Le lettere di Fra Guittone, pubblicate da Monsignor Bottari, ognun sa come sieno macchiate qua e là di molte mende: pure mi è convenuto seguitar quel testo per non essermi venuto alle mani nessun buon Codice, coll' aiuto del quale io potessi, nel saggio da me recato, sanare la lezione viziata in alcuni luoghi. Nella Riccardiana esiste un Manoscritto contenente queste lettere, ma non tutte, essendo esso mancante di parecchie faccie nel principio e nel fine, ed assai guasto dal tempo; oltre a ciò scorretto in modo, che non m' ha nulla giovato al bisogno.

Delle Opere di Brunetto, alcune furono già pubblicate per le stampe, ed altre escono per me alla luce per la prima volta. Tra le prime è annoverata la Rettorica di Tullio, ossia il volgarizzamento d' una parte del Trattato de Inventione, stampato in Roma in Campo di Fiore per M. Valerio Dorico e Luigi fratelli Bresciani nell' anno MDXLVI., ma con ortografia così barbara, con voci così travolte, e con periodi così intrigati, e sovente ancora smozzicati, da non poterne trarre nessun costrutto. Quattro Codici Magliabechiani ed uno Laurenziano m' hanno aiutato a racconciare tutti i guasti di quell' infelicissimo testo, e mi confido d' aver restituito questo volgarizzamento alla sua vera lezione. L'ho recato intero, perchè breve; ed avrei amato d'unirvi ancora il Comento, dettato dallo stesso Brunetto, ma per la sua lunghezza ho dovuto lasciarlo.

Furono ancora volgarizzate per Brunetto alcune cose di Sallustio. Le due Orazioni, dette avanti al Senato da Cesare e da Catone contra i congiurati di Catilina, furono pubblicate per la prima volta, secondo un Codice Capitolare di Verona, dal Cav. Giovanni Girolamo Orti (2),

(1) Gran profitto potrebbe uno trarre da' Codici Fiorentini per ridurre questa Rettorica ad una più sana lezione. (2) Verona. Tipograf. Poligrafica di G. Antonelli, MDCCCXXXIV.

« PredošláPokračovať »