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PREFAZIONE

I.

Niccolò Tommaseo, ne'suoi Cenni sulla Storia dell'arte, passando in rassegna i poeti più celebri, che ne' varii secoli della nostra letteratura fiorirono, e notando i pregi e i difetti, in genere, delle loro scritture, le fasi cui la divina arte de' carmi, per lo spirito de' tempi, e la natural facoltà degli uomini andò soggetta, fermasi sulla metà del secolo XVIII, ed osserva come allora una nuova maniera di poetare sorgeva improvvisa, forte e matura, più libera, più efficace delle altre precedenti, più conforme alla natura dell' arte. Questo mutamento già veniva prenunziato dall'amore verso Dante. I greci esemplari che studiavansi, la coltura delle erudizioni patrie e delle scienze naturali, la conoscenza delle letterature d'oltremonti ridestarono gl'ingegni italiani, e apersero loro un orizzonte più vasto; entro il quale nuovi e svariati obbietti, gravi avvenimenti invitavano la contemplazione, arricchivano l' intelligenza di verità pratiche, non meno che intuitive, e il dominio della fantasia scemava, come più veniva crescendo l'educazione del pensiero. Questo felice rinnovamento ebbe molti ed esimii, in ogni genere di poesia superiori a quelli che gli aveano preceduto: il linguaggio erane più civile, più morale lo scopo; meno popolare, meno franco nel movimento lirico, e spesso più negletto nella purezza del gusto, nella proprietà della frase, eleganza, e delicatezza del numero. Il Monti meno originale degli altri, tutti non però vinse per la naturale fecondità del suo genio, entrando nella nuova scuola, ricco di quante dovizie furono so

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