Obrázky na stránke
PDF
ePub

lare queste osservazioni ugualmente convengono: ad ogni indole, ad ogni età debbono attribuirsi le qualità che sono proprie loro, e con loro si cangiano. Al fanciullo scherzar piace co' suoi coetanei, facilmente si sdegna, facilmente si placa. Il giovane già lasciato all'arbitrio suo, di cani, di cavalli, di cacce e dell' esercizio dell'armi si compiace: è pieghevole ai vizi; è risentito con chi l'ammonisce: ama con facilità, e disama con leggerezza. Al contrario l'uomo fatto va in traccia di ricchezze: è bramoso d'onori: favore e protezione ricerca. lento nell'operare il vecchio: lunga vita desidera: di lunghe speranze si pasce: è vantatore del tempo andato, e severo censore della gioventù.

Dal costume delle persone o vere, o finte che sulle scene si producono, passiamo adesso a far qualche esame del costume e delle diverse gradazioni del costume delle passioni, che non meno di quello de' personaggi è importante; è più di quello egli è difficile ad osservarsi, perchè tutto ciò che dei due costumi si è detto, a questo appropriar si deve e corrispondere.

Nell' amore amano diversamente il fastoso Agamennone ed il violento Achille; il furioso Orlando e l'onorato Ruggiero; il pio Enca e l'insolente Turno; Semiramide lasciva ed Elena timorosa; la tenera Erminia e l'ingannatrice Armida. Nell'ira precipitoso è Argante, moderato Alete: nell' ambizione è fervido Ajace, artificioso Ulisse. Vola alla gloria con ardire infiammato Rinaldo; vi corre con saviezza Gof

[ocr errors]

fredo. Odia con furore Catilina, odia con accortezza Cesare. Abbonda di parole Cicerone; è taciturno Ottavio; e tutti questi tocchi di pennello e vari risalti di colori sono connessi, dipendono, derivano dalle diverse proprietà che nel costume dei personaggi abbiamo antecedentemente determinate.

Non più oltre estender mi voglio in questa dottrina: ma bensì su questi così complicati precetti, che per essere osservati richiedono uomini grandi, e non miserabili ingegni; studio, e non presunzione; cognizione, e non audacia; chiamerò all'esame alcuni dei costumi che il nostro poeta ha dall'antichità intieramente presi, ed alcuni altri che su queste leggi ha egli felicemente immaginati.

E come bene mi si presenta subito quell' istesso Achille, di cui ho dovuto necessariamente definire il carattere, cogli addotti ammaestramenti d'Orazio, perchè in essi complicato si trova.

L'Achille, che in que' precetti abbiam veduto audace, risoluto e ansioso di gloria, che tutto fida nella sua spada, che tutto rimette nell'armi; e che leggiamo in Omero pronto allo sdegno, vago di fama, fervido nei desideri; distintivi tutti del costume suo particolare: veggiamolo un poco di nuovo comparirci avanti nell' Achille in Sciro: nella qual favola avendo egli di più a sostenere il costume della passione amorosa, ricerchiamo, se nel carattere particolare della persona sua, ed in quello dell'amore a ciò che scritto ne troviamo, esattamente corrisponda.

E già nella prima scena si ravvisa l'impeto di quest' eroe. Compariscono in vista di Sciro due navi. Achille in abito donnesco accompagna Deidamia. Si sgomenta questa alla vista di quelle vele, si affretta a fuggire; ma Achille a lei ram

menta:

Di che temi mia vita? Achille è teco.

appro

Nella seconda già si scorge in lui il desiderio della gloria. Si ferma a rimirar quelle navi che gravi d'armi gli sembrano. Vuol vedere dati quei legni. Achille in abito femminile nulla paventa. Ecco i semi dell' eroismo, ed ecco poi subito i difetti della gioventù. Deidamia si sdegna ch'ei resti; egli si dispone a seguirla. Non l' eseguisce. Ritorna ben presto nella scena terza, dove già cresce Achille: già s'affissa nello splendore dell'armi che in quelle navi folgoreggiano, già esclama:

Oh se ancor io
Quell'elmo luminoso

In fronte avessi, e quella spada al fianco! Già è stanco del vestito donnesco. Lo richiama Nearco all' amore. Fluttua Achille fra le due passioni: ma al solo nome di un rivale, che obbligarlo a partire gli presenta destramente Nearco in atto d'involargli Deidamia, ecco tutto l'Achille d'Omero e d'Orazio:

Involarmi il mio tesoro!

Ah! dov'è quest'alma ardita?
Ha da togliermi la vita

Chi vuol togliermi il mio ben.

per

M'avvilisce in queste spoglie
II poter di due pupille;

Ma lo so, ch'io sono Achille,
E mi sento Achille in sen.

Vediamolo adesso vestito di tutto il suo pomposo e insieme amoroso costume: eccolo a un tratto geloso, e subito poi rassicurato. Promette di meglio frenare l'indole fervida sua per non iscoprirsi; ma appena il promette, che nella scena nona entrando per accidente Ulisse nelle stanze di Deidamia gli corre incontro il travestito Achille gridandogli :

E tu chi sei,

Che temerario ardisci

Di penetrar queste segrete soglie?
Che vuoi? Parla, rispondi,

O pentir ti farò...

Gli rammenta Deidamia la promessa fattale, onde si calma alquanto: ma già al sentire da Ulisse, che la Grecia domanda a Licomede navi e guerrieri per l'impresa di Troja, fa voti di trovarsi al cimento: chiama felice chi v'andrà: si maraviglia di rimanere, e partendo con Deidamia, si rivolge tosto indietro per domandare ad Ulisse:

Le Greche navi

Dove ad unirsi andranno?

Ed è tale la vivacità dei detti suoi, che nella scena decima Ulisse già s'insospettisce, già crede in Pirra riconoscere Achille: e però nella seconda dell'atto secondo per iscoprirlo gli tesse un insidia con porsi ad arte a celebrare in sua

presenza, ma fingendo di non vederlo, le gesta di quegli eroi di cui son collocati i simulacri nella galleria di Licomede. Ulisse vanta le imprese d'Ercole, dicendo:

Oh generoso! Oh grande!

Oh magnanimo eroe! Vivrà il tuo nome
Mille secoli e mille.

Sospira Achille, e fra sè dice:

Oh Dei! Così non si dirà d'Achille. Segue Ulisse l'insidioso discorso:

Che miro! Ecco l'istesso

Terror dell' Erimanto

In gonna avvolto alla sua Jole accanto.
Ah! l'artefice errò; mai non dovea
questa di viltà memoria indegna
Avvilir lo scalpello.

A

Qui Alcide fa pietà, non è più quello. E Achille già si ravvede, già freme, già esclama, E vero, è vero: oh mia vergogna estrema! Nella scena quinta corre al suo custode Nearco, e minaccia di spogliarsi delle vesti femminili, dicendogli:

E che? Degg'io

Passar così vilmente

Tutti gli anni migliori? E quanti oltraggi
Ho da soffrir? Le mie minacce or veggo
Ch'altri deride: ingiurioso impiego

Or m'odo imporre: or negli esempi altrui
I falli miei rimproverar mi sento:
Stanco son d'arrossirmi ogni momento.
Leggasi tutta la scena: si vedranno i luminosi
distintivi del carattere d'Achille da Nearco con
TOM. XII.

15

« PredošláPokračovať »