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Il sacrificio offerto per le anime dei fedeli defunti diceasi sacrificium pro dormitione, come abbiamo da Tertulliano, che espressamente lo annovera tra le pratiche tradizionali della chiesa primitiva (1). S. Cipriano ricorda la legge stabilita in Africa in un concilio dei suoi antecessori che privava del sacrificio pro dormitione quei fedeli che avessero chiamato alla tutela testamentaria un prele; nec sacrificium pro dormitione eius celebraretur, adducendone a motivo che non merita, apud altare Dei nominari in sacerdotum prece qui ab altari sacerdotes et ministros rolunt avocare (2). Il sacrificio nei cimiteri sotterranei si compieva entro i cubicoli sepolcrali presso il loculo od arcosolio in cui adagiavasi il cadavere del defunto, quando questo giaceva ancora nel feretro, ed allora che ne veniva alzato e deposto nel sepolcro si recitavano ad sepulcrum altre preci le quali si conchiudevano col solenne saluto in pace e col liturgico amen. La liturgia si ripetea in Roma nel terzo di dopo la deposizione, nel settimo, nel trigesimo e nell' anniversario (3).

La salmodia, le preci, il sacrificio per le anime dei defunti, le opere di misericordia fatte dai superstiti per i loro parenti o amici trapassati all' altra vita, ed altre pie pratiche e cerimonie sono l'espressione chiara del dogma cristiano in ordine al giudizio che dopo la morte è fatto d'ogni anima disciolta dai lacci corporei la quale si deve presentare innanzi al tribunale di Cristo.

Molte antiche iscrizioni a questo giudizio alludono, e in molti dipinti delle catacombe romane viene rappresentato. In una delle cripte del cimitero sotterraneo di s. Agnese scoprii nel 1880 un frammento di epitaffio scritto dalla mano rozza d'un artefice cristiano del secolo III, ma nel quale v'era scritta una preghiera posta in bocca del defunto, relativa al giudizio finale dopo la risurrezione innanzi al tribunal Christi: ivi alcune

(1) De Corona militis c. 3.

(2) Cyprian. Epist 66.
(3) De Rossi R. sott. III, 498.

espressioni sono tolte di peso dal testo di s. Paolo in varie sue epistole, ove s. Paolo annunzia che omnes stabimus ante tribunal Christi- omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi et (1). Il frammento superstite dell'iscrizione è del tenore seguente:

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Innanzi al sepolcro dei ss. Felicissimo e Agapito nella celebre spelunca magna del cimitero di Pretestato si legge sulla parete il principio di una preghiera rivolta ai martiri da uno dei pellegrini del secolo quarto nel momento che ne visitava il sepolcro acciocchè fossero a lui soccorritori nel giorno del giudizio: Sucurite cum iudicabitis (3) ove è manifesta l'invocazione ai martiri che nel tribunale divino fanno da avvocati e da assessori.

Ed è per questa fiducia nella intercessione dei santi che i fedeli cercavano d'ottenere il sepolcro presso quello dei martiri onde, come dice s. Massimo da Torino, nos de corpore recedentes excipiant.

Cosi nell' epitaffio del prete Sarmata in Vercelli si legge che egli volle esser sepolto presso le reliquie di Nazario e di Vittore perchè in loro compagnia egli si reputava sicuro:

Nazarius namque pariter Victorque beati

Lateribus tutum reddunt meritisque coronant (4).

Non mancavano però nel secolo V alcuni fedeli, i quali pur menando una vita mondana, si ripromettevano tuttavia di poter conseguire la celeste beatitudine ed il consorzio nell'altra vita dei santi, solo dal contatto materiale dei

(1) Ad Hebr. IV, 10; ad Cor. II, V, 10; ad Rom. XIV, 10.

(2) Armellini, Il cimitero di S. Agnese p. 165.

(3) De Rossi, Bull. arch. crist. 1870 f. 46.

(4) Bruzza, Iscriz. Verc. p. 319.

loro sepolcri con quello dei martiri. Combatte questo errore e la vana lusinga di quei fedeli una nota bellissima iscrizione metrica del secolo V scoperta in un sepolcro della basilica tiburtina di s. Lorenzo presso l'agro verano ove si leggono i seguenti ammonimenti in proposito:

NIL IVVAT IMMO GRAVAT TVMVLIS HAERERE PIORVM
SANCTORVM MERITIS OPTIMA VITA PROPE EST

CORPORE NON OPVS EST ANIMA TENDAMUS AD ILLOS

QVAE BENE SALVA POTEST CORPORIS ESSE SALVS (1).

Della stessa provenienza è un altro epitaffio che contiene un elogio oratorio ed una orazione funebre dettata dal vedovo consorte alla sua defunta Ciriaca. Ivi si leggono le parole: an cuique pro vitae suae testimonium (sic) sancti martyres apud Deum et Christum erunt

ADVOCATI.

In molte pitture degli arcosoli ed anche talvolta sopra alcune pietre sepolcrali si vede rappresentata l'anima del defunto colle consuete sembianze della donna orante fra due santi avvocati, e che lateribus tutam reddant, acciocchè l'assistano nel divino tribunale e l'introducano nel regno beato. Che anzi in una pittura d'un arcosolio. del cimitero di Ciriaca si vede rappresentata la donna orante fra due giovanetti che sollevano le cortine per introdurla nelle interiora velaminis (2), dopo che è stata giudicata al tribunale di Cristo.

Nella lunetta d'un arcosolio del cimitero di s. Ermete nella via Salaria vetus v' ha un insigne dipinto il cui significato nessuno avea finora inteso', ma che testè il ch. prof. G. Wilpert ha splendidamente riconosciuto appunto per una scena del giudizio dell'anima. Ivi è rappresentato G. C. seduto sopra un alto suggesto innanzi al quale sta il defunto fra i due santi avvocati. Questa scena che è forse la più completa del genere era stata interpretata dal Martigny e da altri per una ordinazio

ne sacra.

(1) De Rossi Bull. d'arch. crist. 1864, p. 34. (2) Ad Hebr. Ep. c. vi, v, 19.

Anche in un dipinto d'un arcosolio delle catacombe di Siracusa è rappresentato il Salvatore fra due apostoli innanzi al quale è una donna inginocchiata e presso la medesima si legge l'epigrafe:

MAPKIA €ZHCEN ЄTH KE MHNEС Н НМЕРАС ЈЕ

È la defonta genuflessa innanzi al giudice divino che benignamente l'accoglie nel paradiso simboleggiato da verdi rami e da fiori (1).

Il refrigerium era la voce solenne adoperata nelle iscrizioni più antiche per indicare il convito celeste a cui sono ammesse le anime dei santi. L'orazioni scritte sulle pietre sepolcrali o sulla calce dei loculi a pro dei defunti si conchiudevano spesso con quella parola con cui si prega che Dio conceda loro la beatitudine nell'altra vita. Quindi le formole ottative precatorie, Deus tibi refrigeret; Spiritum tuum Deus refrigeret; Refrigera Deus animam. Il senso proprio del verbo latino refrigerare significa banchettare, perciò è chiaro che con queste formole si alludeva al celeste banchetto dei santi: egli è adunque di per sè evidente che se era chiesto con fervide preci a pro delle anime dei defunti, si supponeva nella mente di chi pregava che esse potessero non esservi state ancora ammesse ed introdotte; e quindi molte di quelle preghiere cosi antiche scolpite nei sepolcri delle catacombe contengono una testimonianza irrefragabile del dogma cattolico sulla espiazione temporale che le anime dei fedeli debbono sostenere per le loro colpe nell'altra vita.

Nel cimitero di Pretestato sui margini di un sepolcro in cui fu chiusa la salma d'un defonto si prega da chi compose quel cadavere, per l'anima del medesimo, il refrigerio e sono invocati anche i martiri Gennaro, Agapito e Felicissimo che erano ivi deposti (2): ...REFRIGERI (refrigeret) IANVARIVS AGATOPVS FELICISSIM MARTYRES; nella maniera stessa come Perpetua pregó pel refrigerio del suo fratellino. Assai frequentemente si prega

(1) De Rossi Bull. d'arch, crist. 1877, p. 151.

(2) De Rossi 1. c. 1863, p. 2, 6.

il refrigerium alle anime dei defunti per intercessione dei Santi, il qual pensiero stimolava tutti a cercare il sepolcro presso quello specialmente dei martiri, siccome dicemmo di sopra. Dai cimiteri di Roma venne a luce questa bellissima iscrizione, che passò nello scorso secolo nel museo dei marchesi del Bagno a Cupercoli (1):

PAVLO FILIO MERENTI IN PA

CEM TE SVSCIPIAN OMNIVM ISPIRI

TA SANCTORVM QVI VIXIT ANNOS. II. DIES. N. L.

L'acclamazione dice: in pacem te suscipiant ispirita sanctorum; nè dee far meraviglia il plurale neutro ispirita e spirita come nel singolare spiritum che è notissimo nella cristiana epigrafia. Il vocabolo martyris significava nei primi secoli principalmente i santi, onde in una lapide di Lione d'una clarissima femina è scritto A TERRA AD MARTYRES (2). Quindi assolutamente inter sanctos diceasi il luogo del celeste refrigerio, perciò un epitaffio callistiano del secolo terzo è così concepito:

AGATAMERIS SPIRITVM TVVM INTER SANCTOS.

Un' epigrafe cimiteriale romana (ora nel museo di Napoli), proveniente dal cimitero di Ciriaca termina colla bellissima invocazione a San Lorenzo perchè abbia per ricevuta l'anima del defunto: SANCTE LAVRENTI SVSCEPTAM hABETO ANIMAM (eius) (3). Secondo tale espressione il desiderato refrigerium si rivolgeva assolutamente ai martiri. Il Bosio nel cimitero di s. Ippolito lesse: REFRIGERI TIBI DOMNVS IPOLITVS (4). In quello di Bassilla presso la via salaria vecchia il medesimo Bosio trovò un frammento marmoreo col seguente residuo d'invocazione:

SERENVS FLENS DEPRECOR IPSE Deum.... ET BEATAM BAS

SILLAM VT VOBIS PRO Me... e (5) nello scorso secolo

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