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Roma sotterranea, mercè le infaticabili esplorazioni e gli studi cominciati nel secolo XVI da Antonio Bosio e compiuti nel secolo XIX da G. B. de Rossi, è tornata finalmente alla pienezza della luce storica, almeno nelle sue parti principali. L'Italia sotterranea invece giace ancora nella massima sua parte ravvolta nella caligine delle leggende, nascosta nell'oblio, e inaccessibile sotto le rovine accumulatevi dai secoli. Siffatto pensiero fu che m'indusse a scrivere un'opera popolare su tale argomento.

Non s'aspetti il lettore nel volume che vede la luce neppure una completa statistica, e molto meno la storia di tutti gli antichi cimiteri d'Italia; ma soltanto un quadro riassuntivo e quasi il programma di un'opera che forse un uomo solo non potrà mai condurre a termine.

Ne ho scritto pei dotti e pei maestri, ma per coloro che, non professando questi studi, anzi quasi estranei rimanendo ai medesimi, bramano pur conoscere qualche cosa di quanto si riferisce a questi monumenti che sono le meraviglie del cristianesimo.

La fonte principale da cui ho poi attinto queste notizie, sono le opere del sommo maestro, il cui nome ingemma nella prima sua pagina questo libro, ne è anzi il maggiore, se non l'unico ornamento.

Questo libro, lo ripeto, è un indice storico dei principali cimiteri d'Italia. Eppure quest'indice così lacunoso e incompleto è bastevole a mostrare una volta di più quale fin dal suo principio fu la potenza del cristianesimo, coll' imponente spettacolo delle antiche necropoli cristiane, di cui è ricoperto il bel paese.

Anche quest' indice potrà ricordare agli Italiani che la loro patria a preferenza d'ogni altra fu da Dio privilegiata; e che sotto i piedi della terra che essi calpestano, dovunque la percuotano, s'ode l'èco delle catacombe, ove riposa un popolo sterminato di martiri e di fedeli, strenui campioni e vindici di quella fede che si vorrebbe oggi far disparire da questa classica terra.

E qui, innanzi di chiudere queste brevi parole di prefazione, sento il dovere di rendere pubbliche grazie al signor Pietro Melandri, giovane colto e studioso, il quale nella compilazione di questo volume ha di molto agevolato la mia fatica.

PARTE PRIMA

I RITI FUNEBRI DEGLI ANTICHI CRISTIANI

NEI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA

CAPO I.

La morte e le esequie dei fedeli Lavanda ed unzione dei Traslazione al cimitero.

cadaveri

La Roma sotterranea è quasi un immenso arsenale pel trattato de re funebri veterum christianorum, cosi ha scritto il ch. de Rossi (1), e cosi veramente è dimostrato dallo studio dei monumenti che in quella si vengono scoprendo.

Questo studio ha una grande importanza religiosa, artistica, letteraria, perchè la fede non meno che l'arte e la letteratura cristiana ne ricevono quotidiano incremento.

È negli antichi cimiteri cristiani, ma principalmente in quelli di Roma che noi troviamo continuamente la conferma del prodigio della Pentecoste, cioè del mirabile svolgimento della diffusione del cristianesimo non appena annunziato alle genti; ed in quei tenebrosi recessi noi ritroviamo pure le tracce preziose della vita intima della Chiesa nascente.

Ma v'ha di più: quei monumenti con un linguaggio solenne ed ineluttabile ci insegnano che la maggiore preoccupazione dei cristiani fu in ogni tempo il pensiero della morte vicina, considerata da essi non come il termine ma come il principio della vera vita. Tutta la vetusta liturgia funebre, tutto il linguaggio delle iscrizioni sepolcrali, e tutta la serie dei soggetti scolpiti o dipinti nei cimiteri

(1) De Rossi, Roma sott. t. III, p. 496.

ARMELLINI

cristiani ci rivela il pensiero della fede sul mistero della morte, sui destini dello spirito disciolto dai lacci corporei.

Le catacombe sotto questo punto di vista possono considerarsi come il lavoro materiale il più meraviglioso lasciatoci dagli antichi fedeli a ricordo ed a monumento imperituro di quel dogma che è come la base del cristianesimo, cioè la fede nella beata resurrezione.

Tutto il linguaggio cimiteriale si fonda sul dogma della immortalità e della resurrezione, per cui s. Cipriano disse che l'esequie dei fedeli exercitia sunt...... non funera (1).

Parmi quindi opportuno cominciare questo trattato generale sopra i cimiteri degli antichi cristiani dal riassumere brevemente le cose principali che riguardano i riti funebri usati dai medesimi, innanzi alla deposizione del cadavere nel sepolcro.

La morte dai fedeli appellavasi adeersio, accersio accersitio, adcersitio; tale è il linguaggio degli antichi Padri (2), al quale linguaggio fa eco quello degli epitaffi, e massime il bellissimo accersitus ab angelis d'un'epigrafe romana (3). Nell' aureo suo libro de mortalitate s. Cipriano cosi scrive: Nobis saepe revelatum est fratres nostros non esse lugendos ACCERSIONE Dominica de saeculo liberatos, cum sciamus non eos amitti sed praemitti, recedentes praecedere.... vivere apud Deum (4). Il quale testo commentando il de Rossi, fa rilevare che conformemente a questo linguaggio usitatissimi sono nella cristiana epigrafia i verbi recessit, praecessit, specialmente nelle iscrizioni dell'Africa, e comunissima la formola ottativa rivas in Deo; quindi mostra il suo classico antico sapore il canone romano nel memento dei defonti in cui si prega pei defunti, i quali nos praecesserunt cum signo fidei (5). Della fiducia Christianorum di

(1) Cypr. De mortalitate 16 ed. Pam.

(2) Cypr. 1. c. c. 3.

(3) Orelli, n. 4724.

(4) Cypr. op. c. c. 20.

(5) De Rossi Il Museo epigr. crist. Pio Lateranense pp. 122, 123.

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