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DELLE OPERE

DI

Q. ORAZIO FLACCO,

VERSIONE

di Commaso Gargallo,

MARCHESE DI CASTELLENTINI.

SECONDA EDIZIONE NAPOLETANA.

Vivono eterni quei greci numeri
Che alle tremanti corde del Lazio
Sposó l'arte animosa

Del cantor di Venosa.

LABIN DO.

NAPOLI,

DALLA STAMPERIA FRANCESE,

1826.

Si è seguita l'edizione di Napoli fatta nella Stamperia

Reale.

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LA versione di Orazio di cui vi presentiamo non ha d' uopo de' nostri elogj. Una edizione in Sicilia, una in Napoli, due in Milano, una in Siena, e questa seconda in Napoli, mostrano sino a qual punto venga apprezzata da' conoscitori del bello. Il benemerito alla patria ed alle muse italiche, il chiarissimo sig. TOMMASO GARGALLO, Marchese di Castellentini, grande per natii pregi, per luminose cariche occupate, e per conoscenze in ogni genere di letteratura, non lo è meno per questa traduzione, migliore alcerto di quante sinora ne comparvero. Avendocene permesso la ristampa, noi gli siamo tenuti, e farem solo a meno de' lunghi eruditi comenti, de' quali il saggio traduttore volle altra volta arricchirla, perchè cosa aliena dal nostro proposito di brevità. Siate sani.

R. F.

G. F.

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SU

DI ORAZIO.

002@1000

QUINTO ORAZIO FLACCO, nato in Venosa di padre

libertino ed esattore de' tributi, come egli stesso racconta nella guerra Filippica, seguendo il partito di Bruto, fu Tribuno de' soldati; e poichè quegli fu vinto, ottenuto perdono, s'insinuò nella grazia, prima di Mecenate, e poi d'Augusto; ed ebbe l'amicizia di amendue. Quanto Mecenate

l'avesse caro, abbastanza appare da quel suo epi

gramma che incomincia

Ni te visceribus meis, Horati,
Plus jam diligo, etc.

E molto più dalla raccomandazione che ne fece ad Augusto, dicendogli: Horatii Flacci, ut mei, esto memor. Augusto gli offerse pure l'impiego di suo intimo Segretario; nè perchè Orazio ciò ricusasse`, si sdegnò punto, o scemò dell' amicizia sua, come appare da alcune lettere a lui dirette. Solea scherzando chiamarlo lepidissimo omiciatto, e più volte di generosi doni arricchillo. Degli scritti di

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