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ART. III.

RIME DELLE VITTORIA COLONNA.

(1539.)

Rime della Divina Vittoria Colonna Marchesana di Pescara. Con le sue Stanze aggiunte et di nuovo con diligeutia stampate et ricorrette MDXxxix. 8.0

AL DOTTISSIMO MESSER ALESSANDRO VERCELLI PHILIPPO PIROGALLO.

Eccovi gentilissimo Messer Alessandro i SONETTI DELLA DIVINA PESCARA, da me raccolti per lungo spatio di tempo; che hor vi mando per havermegli voi, insieme con alcuni altri giovani, richiesti; à i quali per l'amicitia che sempre ho hauta seco non potea disdire di non servirgline; ma non essendo possibile, si puo dire in una istessa hora, di sodisfare à tutti, per fuggire la fatica dello scrivergli, e lo sdegno di qualunque gli brama à non concedergline, ho preso ardire di mettergli in istampa, anchora che contradicessi al voler d'una si gran Signora; stimando meno errore dispiacere à una sola Donna, (benche rara, e grande,) che à tanti huomini desiderosi di cio. Pero V. S. gli legga tali quali essi sono, che per venire da un si nobile, e divino ingegno non ponno essere se non perfetti, et pieni di dottrina, e di inventione. Ma forse le scorrettioni che in essi si troveranno, er non havergli io cavati dal proprio originale, ve gli faranno parere men belli, e meno

vaghi. Pure il vostro accorto giuditio emendara da se gli errori commessi dalla diversità delle penne de chi prima gli scrisse; che io per me non ho voluto prendere tanta sicurtà in far cio, per non concorrere con quella immortalissima Signora, dal cui miracoloso sapere sono stati prodotti; laquale da per se gli potrà rivedere di nuovo, e mandargli in luce, piu per giovare a' gli intelletti, che ne l'età nostra si trovano, che per acquistar fama; percioche essi havendo un si gron mezzo di studiare, potranno meglio pervenire all' estremo della perfettione, onde gli siano sempre obbrigati. Ed essa vedendo il frutto, che merce del seme suo maturera nel piu fervido de gli ingegni d'hoggidi, ne restera sodisfata, come sarete anchora Voi mandandovegli doppo tanto havergli bramati. Alla cui buona gracia mi ricomando. »>

I. Sonetto.

Scrivo sol per 'sfogar l'interna doglia,

Che al cor mandar le luci al mondo sole,
E non per giunger luce al mio bel Sole
Al chiaro spirto, a l'honorata spoglia.
Giusta cagione a' lamentar m'invoglia,

Chio scemi la sua gloria assai mi dole;
Per altra lingua, et piu saggie parole,
Convien ch'a Morte il gran nome si toglia.
La pura fe, l'ardor l'intensa pena

Mi scusi appo ciascun che 'l grave pianto
È tal, che tempo, ne ragion l'affrena.
Amaro lagrimar, non dolce canto,

Foschi sospiri, e non voce serena,

Da stil no, ma di duol mi danno il vanto.

Quando il gran lume appar ne l'Oriente,

Che 'l negro manto de la notte sgombra,
E da' terra il gielo, e la fredd' ombia
Dissolve, e scaccia col suo raggio ardente.
De l'usate mie pene alquanto lente,

Per l'inganno del sonno allhor m'ingombra,
Ond' ogni mio piacer resolve in ombra,
Quando da ciascun lato hà l'altre spente.
O viver mio noioso, o avversa sorte,

Cerco l'oscurita, fuggo la lucce,

Odio la vita ogn' hor, bramo la morte. Quel che à gliochi altrui noce, à me riluce, Perche chiudendo lor s'apron le porte

A la cagion, ch' al mio sol mi conduce. (1)

[1] Rime, 1539, sign C. 8.

See a full Memoir of Vittoria Colonna in Res Lit. vol. III. p. 189, with an account of other Editions of her Poems. The present is a very eerly, and very uncommon one, but apparently not the first.

ART. IV.

DELPHINO, BROCARDO, MOLZA.

Rime del Brocardo et d'altri Autori.

(N.B. Arms-viz. a bend nebulè counterchanged on a field, per pale, arg. and vert; on the breast of the Imperial Eagle, with a Coronet.) (1)

(The altri Autori are Nicolo Delphino and F. M. Molza.)

COLOPHON:

Finiscono le opere volgari di M. Francesco Maria Molza Modanese. Stampate in Venetia. L'anno M. D. XXXVIII. Il mese di Decembre.

DEDICATION.

Allo ILL. Cavalier LEGGE mio Signore.

Conoscento quanta forza habbia a mover gli affetti humani la Poesia: Et sapendo come i primi huomini; che vagabondi vivevano per campani et per boschi : et nelle caverne si ricoveravano per fuggir la pioggia: e. per sodisfare alla natural necessita del dormire: tirati da quella, lasciata la liberta, et la licenza del vivre loro, sofferino d'ubidir al altrui : et dove primo quello che veniva lor voglia facevano, corretti et forzati da quella occolta virtu, che ha negli animi nostri la Poesia, si contentasono che le operatione loro, et gli appetiti fossero dalle leggi regolati. Laqual cosa mi [1] Probably the Arms of Cavalier Legge.

cred' io avenisse, percioche essendo la Poesia (come tutti i savii consentono parimente) con dono, una gratia, et (come essi dicono) un furore celeste et divino; Et essendo la verita che facilmente operi ciascuna cosa nel suo somigliante; pero essendo quella parte in noi con la quale intendiamo, discoriamo, habbiamo (come si dice) inventione, et siamo prudenti, overo, come si de credere speciale dono di Dio : o almeno di parti cosi minute, cosi piene di lume, cosi rotonde et mobili, che o sono di quella medesima materia di che è composta la parte superior del mondo: overo che grandemente a quella s'assomigliano. Pero aviene che amiamo, seguiamo, et siamo tirati dalla Poesia; perche quella forza Divina et Celeste, desta et eccita quel lume parimente divino et celeste che è in noi.

Poterebbesi dir anche che la Poesia puote cosi efficacemente negli animi humani, perche essendo quella composta d'ordine, di numero, et di misura, ella ha forza negli animi, che sono parimente proportionati, numerosi, et ordinati. Non voglto addurre per grande argomento di questo (Ilche è pero grandissimo,) che qualunque volta veggiamo attentamente ridere altrui, Noi senza saperne od haverne altra cagione, medesima mente a ridere siamo costretti. Non diro che conoscendo gli oratori questa occolta virtu, quandò vogliono tor di mano la Giustitia et la severita a i giudici, et essi di feminili lagrime si bagnano il viso et mandano i rei, che con lamentevoli et dogliosi stridi, prostrati in terra, domandino a quegli perdono de i commessi falli. Ma diro bene che ne i nostri corpi, et negli humori di quegli, scorgesi manifestamente l'ordine, il numero, et la proportione. Ilche se non fusse, perche direbbono i medici che la temperata complessione de corpi, vuol havere alto parte di sangue: quattro di Phlegma: due di Maninconia: et due di Colera? Che bisognerebbe mettere nel cervello lo intendere nel coro lo adirarsi : et

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