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Quando la natura t'hae così creato dalla infanzia tua povero, ignudo, il peso della povertà sostieni pazientemente. Avendo te creato la natura fantesino (1) nudo, senza stimenti e senz' alcune ricchezze, sostieni in pace le gravezze della povertade. (Altro Codice Riccard.)

senza ve

Ne tibi quid desit, quaesitis utere parce:
Utque, quod est, serves, semper tibi deesse putato .

Usa le cose acquistate siccome si conviene, (2) e sempre pensa che quello che tu hai, ispendendolo, viene meno.

Usa temperatamente le cose acquistate, che non ti venghino meno; sempre pensa ch'elle ti venghino meno, acciò che le guardi.

Acciocchè gnuna (3) cosa ti manchi, le cose acquistate usale temperatamente; acciocchè quelle, che hai, serbi, pensa che si potrebbono venir meno.

Acciocchè non ti venga meno, usa di quello che tu hai temperatamente; e acciocchè tu conservi quel che tu hai pensa sempre che ti venga meno. ( Albertano)

Noli homines blando nimium sermone probare:
Fistula dulce canit, volucrem dum decipit auceps.

L'uccellatore inganna l'uccello col dolce canto (4) della sampogna; così non volere ingannare verun uomo con lusinghevoli parole.

Non lusingare gli uomini con troppo lusinghiere parole: la sampogna canta (5) dolcemente insinochè (6) l'uccellatore inganna l'uccello.

come ha

(1) Fantecino, fanticino, dim. di fante, ossia infante. (2) Si vede che il copista ha lasciato fuori acciocchè nulla ti venga meno il principio della sentenza, ne tibi quid desit. (3) Lo stesso che niuna. Questa parola, usata tuttodì dalla plebe Fiorentina, mostrerebbe di che patria fosse il nostro volgarizzatore. (4) Per suono, significaz. alquanto nuova. (5) Per suona e si trova in questo senso adoperato anche attivamente nella Bibbia volgare a stampa, Genesi, c. IV. 21. il quale fue padre de cantanti la citara e l'organo. (6) Finchè, infino a quel tempo che.

Non volere provare gli uomini con molto lusinghevole sermone: con fischio dolce suona l'uccellatore insino che 'nganna gli uccelli.

Colla sampogna dolcemente canta l'uccellatore insino che vuole ingannare gli uccelli, e mentre che lo stormento (1) fae dolce verso, tradisce gli uccelli. (Arrigo da Settimello

Quum tibi sunt nati, nec opes, tunc artibus illos
Instrue, quo possint inopem defendere vitam.

Quando tu hai figliuoli, e se' povero, po'gli (2) ad arte, imperciocchè (3) possano difendere (4) la povera vita.

Se tu se' povero, poni i tuoi figliuoli ad arte, con la quale e' (5) possino difendere la loro povertade.

Quando tu avrai figliuoli, e non sarai ricco, allora gli poni ad arte a 'mparare, (6) acciocchè possano difendere la povertà.

Quando tu avrai figliuoli, e non sarai ricco, allora gli ammaestra, acciocchè possano difendere la loro povertà. (7) (Albertano)

St

Quae culpare soles, ea tu ne feceris ipse:
Turpe est doctori, cum culpa redarguit ipsum.

Di quelle cose che tu riprendi altrui nolle (8) fare tu; imperciocchè sozza cosa è all'uomo riprendere altrui di quella cosa, ch' (9) elli medesimo debitamente è incolpato.

Quelle cose che tu suoli riprendere, non le fare; è sozza cosa all' ammaestratore quando la colpa lo riprenda. (10)

Quelle cose le quali tu incolpi, (11) non le fare a persona niuna; perocchè sozza cosa è al dottore, quando la colpa riprende lui.

(1) Antiquato, per stromento. (2) Pongli, ponili. Porre ad arte vale fare altrui imparare qualche arte. (3) Per acciocchè (4) Sostentare, aiu tare, oppure allontanare. Il Daumio: defendere est arcere, prohibere · Horat. I. Od. 17. defendit aestatem capellis. (5) Eglino. (6) Amparare sembra glossema. (7) Nell' Ecclesiaste, C. VII. 25. Filii tibi sunt? erudi illos, et curva illos a pueritia illorum. (8) Non le. (9) Cioè, della quale. (10) Per metaf. rimprovera. (11) Biasimi, riprendi, vituperi.

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Quelle cose che tu suogli (1) biasimare, non le fare. Sozza cosa è al dottore, quando di colpa può essere ripreso. ( Bartolom. da S. Concordio)

Quod justum est, petito, vel quod videatur honestum :
Nam stultum est petere id, quod possit jure negari.

Addomanda quello che sia giusto e quello che sia onesto; imperciocchè egli è istolta cosa addimandare quello che giustamente di ragione (2) si può negare.

Addomanda quello ch'è giusto, ovvero quel ch'è onesto; stolta cosa è addomandare quel che per ragione si può negare. Addimanda cosa giusta, ovvero parola (3) onesta; perocchè stolta cosa è a dimandare quello che dimandare quello che per ragione ti possa

essere negato.

Vincere quum possis, interdum cede sodali:
Obsequio quoniam dulces retinentur amici.

Avvegnachè tu possi vincere lo tuo compagno, dagli luogo; (4) chè per li servigi si ritengono li dolci amici.

Poichè (5) tu possi vincere, talora rendi onore al tuo compagno; perocchè le dolci amistadi si mantengono colli servigi. Perchè (6) alcuna volta tu potessi vincere il tuo compagno, nol diservire, ma servilo; e 'n questo modo i dolci amici si ritengono.

Ne dubites, cum magna petas, impendere parva;
His etenim rebus conjungit gratia caros.

Quando tu dimandi le grandi cose, non temere di dare

(1) Per suoli, sei solito, come vuogli per vuoli, ossia vuoi; ora non sono in uso. (2) Giustamente di ragione è una ridondanza: pareva che bastasse l'uno di questi modi avverbiali. (3) Cioè, permissione, licenza. (4) Cedigli. (5) In forza di benchè. (6) Anche qui perchè sta in luogo di benchè

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le piccole; imperciocchè la grazia con queste cose, ricevendo, si congiunge li amici.

Jando

Quando addimandi e (1) grandi servigi, non t'incresca di fare e piccoli; imperocchè li servigi mantengono l'amore fra gli uomini.

Non dubitare di dare le cose piccole, conciossiacosachè tu chiegga le grandi; per queste cose transitorie la grazia congiugne gli amici.

Non dubitare, conciossiacosachè tu domandi grandi cose, dar quelle cose che sono piccole; perciocchè, così facendo, la grazia sì conduce, e congiunge a te cari amici. ( Albertano )

'Litem inferre cave cum quo tibi gratia juncta est: Ira odium generat, concordia nutrit amorem.

Schifa di rapportare (2) lite con colui, che (3) se' congiunto (4) di grazia; chè l'ira ingenera l'odio, e la concordia nutrica (5) amore.

Guardati da fare contendimento (6) con colui, che t'è congiunto d'amore e da benevolenza; perocchè l' ira genera odio, e la concordia mantiene amore.

Non fare lite nè quistione (7) con colui, con cui tu se' per grato amore congiunto; perocchè l' ira ingenera odio, la con cordia s' ingenera per amore.

LIBRO II.

Si potes, ignotis etiam prodesse memento.
Utilius regno est meritis adquirere amicos,

Se tu puoi, eziandio a quello che tu non conosci, siati a mente (8) di fargli prode; (9) chè più utile cosa è dello regno per meriti acquistare amici.

(1) Per i oli. (2) Recare, cagionare. Accompagnato con la prep. con è senza esempio. (3) Cioè col quale. (4) Unito, stretto. (5) Mantiene, accresce. (6) Lo stesso che contendere. (7) Far lite o far questione, contendere, contrastar di parole. (8) Essere e stare a mente, lo stesso che avere, tenere a mente, ricordarsi, (9) Utilità, vantaggio.

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Se puoi, sia (1) utile eziandio a' non conoscenti; (2) più utile è l'acquistare degli amici, che reame.

Eziandio a quei che non sieno tuoi noti, ricordati di far loro prode: più utile cosa non può essere a gnuno che per merito e servigi acquistare amici.

Iratus de re incerta contendere noli:

Impedit ira animum, ne possit cernere verum :

Quando se' crucciato, (3) non contendere (4) della cosa, della quale tu non se' certo; perchè l'ira impaccia l'animo che non può conoscere la veritade.

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Quando se' adirato, non contendere di quello, che (5) tu non se' certo; l' ira impedisce l'animo, e non lascia conoscere il vero.

Quando tu se' adirato, di cosa incerta non contendere; perocchè l' ira impedisce l'animo, che non può conoscere la veritade. (6)

Corporis exigui vires contemnere noli:
Consilio pollet, cui vim natura negavit.

Non dispregiare le forze d'uno piccolo corpo; perchè risprende (7) molte fiate di sapienza quelli, a cui la natura ha tolto forza.

Non dispregiare la menipossente (8) persona; a cui Iddio non dà forza, dà talora senno.

Le forze virtudiose (9) d' un piccolo corpo non le spregiare; perocchè quello potrebbe essere savio in consiglio, al quale natura hae negate le forze.

(1) Sii. (2) Familiari, amici. (3) Corrucciato, irato. (4) Contraddire, questionare. (5) Cioè di che, del quale. (6) Nell' Ecclesiaste, Cap. XI. 9. De ea re, quae te non molestat, ne certeris. (7) Per risplende, e figur. vale aver pregio, eccellenza. (8) Cioè che può meno, voce ita in disuso. (9) Oggi, virtuose. Nell' Ecclesiaste, Cap. XI. 2. Ne laudes virum in specie sua, neque spernas hominem in visu suo; brevis in volatilibus est apis, et initium dulcoris habet fructus illius.

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