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Senno e consiglio spesso si trova in colui, al quale la natura non ha dato forza.( Bartolom. da S. Concordio )

Litis praeteritae noli male dicta referre:

Post inimicitias iram meminisse, malorum est.

Le rie cose delle brighe passate non ricordare; chè delli malvagi uomini si è dipo (1) la nimistade ricordare l'ire. (2) Non ricordare i mali fatti della passata guerra; perchè rammentare le ingiurie passate è vizio de' rei uomini.

D'una briga passata non volere raccontare gli accidenti maladetti di quella; (3) perocchè dopo le nimistadi ricordarsi dell' ire, che vi sono state entro, è costume di rei uomini . Della natura dei rei uomini è dipo' le nimistadi passate aver memoria dell' ire. ( Albertano )

Utere quaesitis modice; quum sumptus abundat
Labitur exiguo, quod partum est tempore longo.

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Usa (4) le cose acquistate temperatamente; chè quando la spesa abbonda, (5) discorre (6) in piccolo tempo quello che in lungo è acquistato.

Usa delle cose acquistate temperatamente quando la spesa abbonda; imperocchè tosto si può perdere quello che hai acquistato per lungo tempo.

Usa le cose temperatamente quando le ricchezze abbondano; (7) conciossiacosachè in piccolo tempo si può logorare quello ch'è acquistato per lungo tempo.

(1) Dipoi, dopo. (2) Nell' Ecclesiaste, Cap. XIX. 7. ne iteres verbum nequam et durum, et non minoraberis. (3) Di quella è qui pleonasmo Raccontare, in senso di rammentare, rammemorare ad altrui. (4) Metti in uso, adopera. (5) Eccede l'entrate, le rendite. L' Arutzenio: sumtus abundare hoc loco dicitur, cum expensa majora quam reditus. (6) Lo stesso che scorre, va via, si perde. (7) Abbondare vale qui aver più che a sufficienza, avanzare. Il volgarizzatore si trova d'accordo in questo luogo coll' Euromodio, il quale spiega sumtus per substantia, vel fa

cultas.

Noli tu quaedam referenti credere semper:

Exigua his tribuenda fides, qui multa loquuntur .

Non credere sempre alle cose che ti sono rinunziate; (1) perchè poca fede si dee dare a quelli che molto parlano.

Non credere tuttavia (2) ciò che t'è detto; e però si dà poca fede, perchè molti molte cose parlano.

Non credere sempre ad alcuni grandi novellieri; perocchè poca fede è da dare a coloro che molte cose dicono.

Consilium orcanum tacito committe sodali:
Corporis auxilium medico committe fideli.

Lo segreto consiglio commettilo (3) al fedele compagnone, (4) e l'aiuto del corpo al fedele medico.

El tuo segreto consiglio commettilo al tacito amico; l'aiuto del corpo rivelalo al fedele medico.

Un tuo grande segreto al tuo fedele amico puoi manifestare; e i rimedii corporali al fedele medico puoi revelare.

Prospice, qui veniant, hos casus esse ferendos :
Nam levius laedit, quidquid praevidimus ante.

Innanzi t'avvedi (5) delle cose che ti possono avvenire; perchè più lievemente danna (6). quello che dinanzi (7) è proveduto. (8)

Le disavventure, che ti possono avvenire, provedi innanzi; perocchè la cosa, che dinanzi è proveduta, fa meno danno.

(1) Raccontate, riferite; fuor d' uso. (2) Sempre, in_Provenz. tota via. (3) Affidalo. (4) Oggi, compagno. (5) Antivedi. (6) Fa danno, offende, nuoce. (7) Avanti, prima. (8) Cic. minus jacula feriunt quae praevidentur. E Ovidio:

Nam praevisa minus laedere tela solent. Dante, Parad. C. XVII.

E il Petrarca:

Che saetta previsa vien più lenta.

Che piaga antiveduta assai men duole.

Ragguarda (1) sì in buon modo i casi che avvegnono, (2) che tu li sofferi pazientemente; perocchè più leggermente t'offenderà quel colpo, che avrai preveduto dinanzi.

Agguarda i casi che vengono, se sono da sofferire; chè meno fa danno ciò ch'è proveduto dinanzi . ( Albertano )

Rebus in adversis animum submittere noli:

Spem retine. Spes una hominem nec morte relinquit.

Nelle cose avverse non sottomettere lo tuo animo: ritieni la speranza; chè una speranza (cioè solo Dio (3)) non abbandona l'uomo eziandio nella morte.

Non sottomettere l'animo tuo alle cose avverse; ritieni la speranza la speranza è una cosa, la quale non t'abbandona infino alla morte.

Nelle cose avverse non sottomettere l'animo tuo; abbi speranza una speranza all' uomo (4) eziandio nella morte non l'abbandona.

Fortior ut valeas, interdum parcior esto:
Pauca voluptati debentur, plura saluti.

Alle fiate dei essere più temperato, acciocchè tu sie più potente; imperciocchè poche cose convegnano alla voluntade, (5) e più alla sanitade.

Sia (6) talora tegnente, (7) acciocchè sia più potente; poco si dee concedere alla volontade, e molto alla salute.

Acciocchè tu sia più potente, fa' che tu t'astenghi dalla volontà carnale, (8) la quale (9) poco si vuole adoperare; ma assai cose fai per la tua salute.

(1) Esamina, o diligentemente considera; poni mente. (2) Avvengono. (3) Chiosa del traduttore o de' copisti. (4) Il frequente uso, dice il Vannucci, che il nostro volgarizzatore fa de' pleonasmi, quasi m' induce a credere che qui si debba leggere anzi l'uomo che all'uomo. (5) Voluntade e volontade fu usato talora dagli Antichi per voluttade, diletto lecito e onesto, o desiderio di esso diletto. (6) Sii. (7) Temperato, parco, nente. (8) Volontà carnale è sentenza da non ammettersi. (9) Forse è da leggere per la quale.

asti

Iudicium populi numquam contempseris unus:
Ne nulli placeas, dum vis contemnere multos.

Non dispregiare lo giudicio del populo (1) tu solo, acciocchè, volendo dispregiare molti, non piacci a nessuno.

Tu solo non dispregiare il giudicio del popolo; a veruno piacerai, se vorrai molti spregiare.

Il giudicio del popolo non avere in dispregio; perocchè non piaceresti a nullo, vogliendoli (2) ispregiare tutti.

Sit tibi praecipue, quod primum est, cura salutis:
Tempora ne culpes, quum sit tibi causa doloris.

Siati a cura maggiormente la tua sanitade, e non ne incolpare lo temporale, (3) che ti sarebbe cagione di dolore.

Siati cura (4) spezialmente l' utilità della tua famiglia: (5) non rappiattare el tempo, (6) quando t'avviene cagione d'ira. A te sia (7) in prima, e principalmente, (8) avere della tua salute cura: quando avessi cagione di dolore, non incolpare i temporali.

Somnia ne cures: nam mens humana quod optat,
Dum vigilans sperat, per somnum cernit idipsum,

Non ponere (9) cura a' sogni; perchè l' umana mente, quando vegghia, hae speranza, e per lo sogno considera quello medesimo.

(1) Latinismo, per popolo. (2) Per volendoli, disusato. (3) Voce antica per tempo, occasione. (4) Esser cura, per avere a cuore. (5) Il latino voleva la tua sanità. (6) A diradare, dice il Vannucci, il buio di questo luogo, è da avvertirsi che il Vocab. della Crusca ha piateggiare, e che le particelle ra e ri in principio di molti verbi esprimono reiterazione. Ora piateggiare venendo da piato, e usandosi in senso di contrastare, può il rappiattare essere stato scritto invece di ripiatare o ripiatire. Cosi si avrebbe non mal tradotto il tempora ne culpes del lat. col detto verbo, cioè non prendertela con le stagioni. (7) Essere ha qui il valore importare, premere. (8) Congiunti per maggior energia, per la prima e principal cosa, primieramente e sopra tutto. Il Boccaccio nella Fiammetta, lib. 7. egli prima e principalmente era uomo. (9) Latinismo, per

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porre.

Non curare li sogni; imperciocchè la mente umana quando ha speranza di quello ch' ella desidera vegghiando, sognando vede quello medesimo .

I sogni non curare; perocchè quello che la mente umana disidera mentre che se' desto, per sogno si ragguarda quel me

desimo fatto.

Non curare de' sogni; imperocchè la mente umana quello che vegghiando desidera e spera, vede quel medesimo, sognando. (Passavanti Sp. di Pen.)

LIBRO III.

Instrue praeceptis animum, nec discere cesses :
Nam sine doctrina vita est quasi mortis imago.

Ammaestra di questi (1) comandamenti lo tuo animo non cessare d'imparare; perchè la vita, sanza la dottrina, è quasi imagine della morte.

Ammaestra l'animo che non cessi d'imprendere (2) li costumi; imperocchè l'uomo sanza dottrina è come imagine di

morte.

A queste ammonizioni poni l'animo tuo, e e non cessare d' imparare; perocchè la vita nostra senza dottrina ène (3) una imagine quasi di morte.

Non cessare (4) l' animo tuo da imparare; chè senza dottrina la vita è quasi una imagine di morte. ( Soffredi del Grazia, Volg. di Albertano)

Quum recte vivas, ne cures verba malorum:
Arbitrii non est nostri quid quisque loquatur.

Quando tu dirittamente (5) vivi, non curare delle parole

(1) Di questi, pare una giunta de' copisti. (2) Apprendere, imparare. (3) Ene ed ee si disse antic. per è; e s' ode tuttodi fra la plebe. (4) Allontanare. Nei Proverbj di Salomone, Cap. XIX. 27. non cesses, fili, audire doctrinam, nec ignores sermones scientiae. (5) Rettamente, giustamente.

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