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e più altri, i quali si dierono a distruggere i Bianchi: e oltre agli altri messer Andrea e messer Aldobrandino da Cerreto, per antico d'origine ghibellina, diventarono di parte Nera.

Potenza di messer Corso Donati e suo fine.

Siccome nasce il vermine (1) nel saldo (2) pomo, così tutte le cose che son create a alcuno fine, conviene che cagione sia in esse che al loro fine termini. Fra i guelfi Neri di Firenze per invidia e per avarizia un' altra volta nacque grande scandolo; il quale fu che messer Corso Donati, parendogli avere fatta più opera nel racquistare la terra, (3) gli parea degli onori e degli utili avere piccola parte o quasi nulla: perocchè messer Rosso della Tosa, messer Pazzino de' Pazzi, messer Betto Brunelleschi e messer Geri Spini co' loro seguaci di popolo prendeano gli onori, servivano gli amici, e davano i risponsi, (4) e faceano le grazie, (5) e lui abbassa vano. E così vennono in grande sdegno negli animi; e tanto crebbe (6) che venne in palese odio,

Messer Pazzino de' Pazzi fece un dì pigliare messer Corso Donati per danari dovea (7) avere da lui. Molte parole villane insieme si diceano per volere la signoria senza lui, perchè messer Corso era di sì alto animo e di tanta operazione, (8) che ne temeano; e parte contentevole (9) non credevano che dare gli si potesse.

Onde messer Corso raccolse gente a sè di molte guise. Gran parte ebbe de' grandi, perocchè odiavano i popolani pe' forti ordinamenti della giustizia fatti contro a loro, (10) i quali promettea (11) annullare. Molti n' accolse, che speravano venire (12)

Del villan d' Aguglion, di quel da Signa,

Che già per barattare ha l'occhio aguzzo.

Per la riforma di Baldo d' Aguglione del 6. Settembre 1311. furono revocati gli esuli con generosa amnistia, ma proscritto novellamente e duramente il nome di Dante.

(1) Verme. (2) Sano, intatto. (3) Aver cooperato più degli altri nel racquistare il paese, la città. Corso Donati era stato uno de' più caldi nel muovere Bonifazio VIII. a mandare Carlo di Valois in Firenze, donde poi la città era rimasta in potere de' Neri. (4) Risponsi e responsi dicevansi primamente le risposte degli oracoli, e poi anche quelle dei magistrati e dei giureconsulti. (5) 1 favori. (6) Cioè lo sdegno. (7) Che dovea. (8) Tanto operoso, attivo. (9) Da contentarlo, di cui fosse per contentarsi. (10) Cioè gli ordinamenti della giustizia, fatti già accettare per Giano della Bella in favore de' popolani. (11) Cioè Corso Donati. (12) Divenire, diventare.

sì grandi con lui, che in signoria rimarrebbono; e molti con belle parole, le quali assai bene colorava, (1) e per la terra dicea costoro s'appropiano tutti gli onori, e noi altri, che siamo gentili uomini e potenti, stiamo come strani: (2) costoro hanno gli sgherigli, (3) i quali gli seguitano: costoro hanno i falsi popolani, e partonsi (4) il tesoro, del quale noi, come maggiori, dovremmo essere signori. (5) E così svolse (6) molti degli avversarii, e recò a suo animo; (7) de' quali furono i Medici e i Bordoni, i quali gli soleano esser nimici, e sostenitori di messer Rosso della Tosa.

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Quando rifatta ebbe sua congiura, cominciarono (8) a parlare più superbamente nelle piazze e ne' consigli e se niuno opponea loro, gli faceano sembiante di nimico. E tanto s' accese il fuoco, che di concordia della congiura, i Medici e i Bordoni, e altri a ciò ordinati, assalirono lo Scambrilla per ucciderlo, e ferironlo nel viso in più luoghi; onde gli avversarii tennono (9) che fatto fusse in loro dispetto. Molti il visitarono, e molte parole dissono: e guarito che fu, gli dierono fanti alle spese del Comune, confortandolo che gran vendetta ne facesse! Questo Scambrilla era potente (10) della persona, e per l'amistà di coloro cui egli seguiva: non era uomo di grande stato, chè era stato soldato.

Crescendo l'odio per le superbe parole erano (11) tra quelli della congiura, e gli altri, si cominciò per ogni parte a invi tare gente e amici. I Bordoni aveano gran seguito da Carmignano, da Pistoja, dal Monte di sotto, da Tajo di messer Ridolfo, grande uomo di Prato, e dagli uomini di sua casa e di suo animo; (12) tanto che a' congiurati prestò grande aiuto. Messer Corso avea molto inanimiti (13) i Lucchesi, mostrando le rie opere de' suoi avversarii, e i modi ch'egli usavano; i

(1) Ornava, abbelliva di colori rettorici. I Provenzali, colorar las paraulas, colorar le parole; e Cicerone non solo disse colori invece di figure, ma anche nel lib. II. de Orat. colorarsi l'orazione: sentio orationem meam illorum cantu quasi colorari. (2) Stranieri, alieni. (3) Sgherigli, che pur si trova scritto sgarigli, è voce derivata dalla Spagnuola guerilla, che significa piccola guerra. Quindi sgherigli o sgarigli si dicevano quella gente armata che correva qua e là a difendere e a offendere senza ordinanza militare; e son vocaboli antiquati, fuor d'uso affatto nelle posteriori scritture. Alcuni adesso vi suppliscono col vocabolo sgherri (4) Dividonsi. (5) Padroni. (6) Rimosse dalla loro opinione. (7) Al suo volere. (8) Cioè i congiurati, quelli del partito di Corso. (9) Stimarono. (10) Forte della persona, e potente per l'amicizia di coloro ec. (11) Chei erano. (12) Del suo partito. (13) Accesi, inaspriti.

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quali, veri o non veri, egli sapea ben colorare. Tornato in Firenze ordinò che un giorno nominato (1) fussono tutti armati e andassono al palagio de' Signori, e dicessono che al tutto (2) voleano che Firenze avesse altro reggimento (3); e con queste parole venire all' armi.

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Messer Rosso e i suoi compagni sentirono le invitate (4) e le parole si diceano: (5) e apparecchiate l'arme, con irato animo tanto s'accesero col parlare, che non si poterono ritrarre dal furore. E una domenica mattina andarono a' Signori, i quali raunarono il consiglio, e presono l'arme e feciono richiedere (6) messer Corso e i figliuoli e i Bordoni. La richiesta e il bando si fece a un tratto, e subito condannati. (7) E il medesimo di a furore di popolo andarono a casa messer Corso, il quale alla piazza di San Piero maggiore s'asserragliò (8) e afforzò (9) con molti fanti; e corsonvi i Bordoni con gran seguito vigorosamente, e con pennoni (10) di loro arme.

Messer Corso era forte di gotte (11) aggravato, e non potea aoperar (12) l'arme: ma colla lingua (13) confortava gli amici lodando e inanimando coloro che valentemente si portavano. Gente avea poca: chè non era il dì ordinato. Gli assalitori erano assai, perchè v'erano tutti i gonfaloni del popolo co' soldati e con gli sgherigli a' serragli, (14) e con balestre, pietre e fuoco I pochi fanti di messer Corso si difendeano vigorosamente con lance, balestre e pietre, aspettando che quelli della congiura venissono in loro favore: i quali erano i Bardi, i Frescobaldi, i Rossi e quasi tutto il Sesto d' Oltrarno, i Tornaquinci e i Buon delmonti, salvo messer Gherardo: ma niuno si mosse, nè fece vista. (15) Messer Corso, vedendo che difendere non si potea, deliberò partirsi. I serragli si ruppono: gli amici suoi si fuggiano per le case, e molti si mostravano esser degli altri, che erano di loro.

Messer Rosso, messer Pazzino e messer Geri, e Pinaccio e molti altri pugnavano vigorosamente a piè e a cavallo. Piero

(1) Ordinato, fissato. (2) Assolutamente. (3) Altra forma di governo. (4) Gl'inviti. (5) Che si diceano. (6) Chiamare, citare. (7) Cioè furono. (8) Si rinchiuse con barricate per impedir loro il passo. (9) Si fortificò. (10) Insegne, bandiere. Come le freccie erano guernite di penne, così al lorchè i militari principiarono a guarnire le aste di banderole, chiamarono queste pennoni. Dipoi ampliarono il significato di pennone a qualunque insegna che fosse più lunga che larga, alle bandiere, cioè che non fossero quadrate. (11) Ora non si dice più se non gotta in sing. (12) Adoperare. (13) Colle parole. (14) Alle barricate. (15) Cioè di muoversi...

e messer Guglielmino Spini, giovane, cavalier novello, armato alla Catalana, e Boccaccio Adimari e' (1) figliuoli e alcun suo consorto, seguitandoli forte, giunsono (2) Gherardo Bordoni alla Croce a Gorgo, e assalironlo. Lui (3) cadde boccone: eglino, smontati, l'uccisono; e il figliuolo di Boccaccio gli tagliò la mano, e portossela a casa sua. Funne da alcuno biasimato, e disse lo facea, (4) perchè Gherardo avea operato contro a loro a petizione (5) di messer Tedice Adimari loro consorto, e cognato del detto Gherardo. I fratelli scamparono, e il padre rifuggì in casa i Tornaquinci, che era vecchio.

Messer Corso infermo per le gotte fuggìa verso la badia di S. Salvi, (6) dove già molti mali avea fatti e fatti fare. Gli sgherigli il presono e riconobbonlo: e volendolne meñare, (7) si difendea con belle parole, siccome savio (8) cavaliere. Intanto sopravvenne un giovane cognato del maliscalco, (9) che stimolato da altri d' ucciderlo, non volle farlo, e ritornandosene indietro, vi fu rimandato: il quale la seconda volta gli diè d'una lancia catalanesca (10) nella gola, e un altro colpo nel fianco; e cadde (11) in terra. (12) Alcuni monaci ne 'l portarono alla badia; e quivi morì a' dì 15. di Settembre 1307. e fu sepolto.

La gente cominciò a riposare, e molto si parlò della sua morte in varii modi secondo l'amicizia o inimicizia: ma parlando il vero, la sua vita fu pericolosa, e la morte riprensibile. Fu cavaliere di grande animo e nome, gentile di sangue e di costumi, di corpo bellissimo fino alla sua vecchiezza, di bella

(4) E i. (2) Raggiunsero. (3) Per egli. Si usa nel parlar famigliare, ma è da fuggirsi nelle scritture. (4) Che lo facea. (5) A richiesta, richiesto da ec. (6) Un miglio o circa fuori di Firenze. (7) Condur seco. (8) Savio ha qui il significato di esperto, versato nell'arte di parlare. (9) Maresciallo. (10) Lancia a guisa di quelle che sono usate in Catalogna. (11) Cioè messer Corso. (12) Corso Donati non si potendo per pregare e promettere liberare da coloro che lo aveano raggiunto, per non esser ricondotto a spettacolo a Firenze, si lasciò cader di cavallo. Prese forte, com'era in quel giorno, di gotta nelle mani e ne' piedi, rimase appiccato alla staffa, e fu dal cavallo strascinato: tosto uno degli sgherri gli passò la gola d'un colpo di lancia. Dante si fa predire la caduta di Corso da Forese fratello di lui nel C. XXIV. del Purgat.

Or va, diss' ei, che quei che più n'ha colpa,
Vegg' io a coda d'una bestia tratto

Verso la valle, ove mai non si scolpa.

La bestia ad ogni passo va più ratto,

Crescendo sempre infin ch'ella il percuote,
E lascia il corpo vilmente disfatto.

forma con dilicate fattezze, di pelo bianco, piacevole, savio e ornato parlatore, e a gran cose sempre attendea, pratico e dimestico di gran signori e di nobili uomini e di grande amistà, e famoso per tutta Italia. Nimico fu de' popoli e de' popolani, amato da masnadieri, pieno di maliziosi pensieri, reo e astuto. Morto (1) fu da uno straniero soldato così vilmente: e ben seppono i consorti (2) chi l' uccise, che di subito fu da' suoi mandato via. Coloro che uccidere lo feciono, furono messer Rosso della Tosa e messer Pazzino de' Pazzi, che volgarmente per tutti si dicea: e tali (3) li benediceano, e tali il contrario. Molti credettono, che i due detti cavalieri l'avessono morto e io volendo ricercare il vero, diligentemente cercai, e trovai così essere il vero.

(1) Ueciso. (2) Compagni. (3) Alcuni .

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