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venia ch' essa madre fusse uccisa, per ciò che 'l suo fatto si potea bene punire sanza il tuo perverso adoperamento. Di questo mostramento della ragione nasce quella somma controversia, la quale noi appelliamo giudicamento, la quale è cotale: se fu diritta cosa che Oreste uccidesse la madre, per ciò che ella avea morto il suo padre. Fermamento è il fermissimo e appostissimo (1) argoniento del difensore al giudicamento: come se Oreste volesse dire che l' animo, il quale la madre avea contra il suo padre, quello medesimo avea contra lui, e contra le sirocchie, (2) e contra il reame, e contra l'alto pregio della sua ingenerazione (3) e della famiglia, sì che in tutte guise doveano i suoi figliuoli prendere in lei la pena. E certo nelle altre costituzioni si truovano i giudicamenti a questo medesimo modo, ma nella congetturale costituzione, per ciò che in essa non si assegna ragione, (acciò che (4) 'I fatto non si concede) non puote giudicamento nascere per dimostranza di ragione, e però convene che quistione sia quel medesimo che giudicamento, come: fatto è, non è fatto, se fatto è, o no. Chè, al vero dire, quante costituzioni, o loro parti, sono nella causa, convene che vi si truovino altrettante quistioni, ragioni, giudicamenti, e fermamenti. Trovate nella causa tutte queste cose, sono poi da considerare ciascuna parte della causa. Acciò che non si dee pur pensare in prima quello che si dee dicere in prima, , per ciò che se le parole, che sono da dire in prima, tu le vuogli (5) isforzatamente congiugnere e raunare con la causa, convene che d' esse medesime tu traggi quelle, che sono da dire poi. Per la quale cosa, quando il giudicamento, e quelli argomenti che si bisognano di trovare al giudicamento, saranno diligentemente trovati secondo l' arte, e trattati con cura e con cogitazione, allora finalmente sono da ordinare le altre parti della diceria, le quali pare a noi al tutto che sono sei: Esordio, Narrazione, Partizione, Confermazione, Riprensione, e Conclusione. E per ciò che Esordio de' essere principe (6) di tutti, e noi primieramente daremo insegnamento in fare esordii.

Esordio è un detto, il quale acquista convenevolmente l'animo dell' uditore all' altre parole che sono a dire; la quale cosa avverrà, se farà l' uditore benivolo (7) intento, (8) e doeile. Per la quale cosa chi vorrà bene esordire la sua causa, a

(4) Il testo: argumentatio aptissima. (2) Sorelle. (3) Il testo: in famam generis. (4) Perciocchè. (5) Antico, per vuoi. (6) Il testo: princeps omnium, il primo di tutti. (7) Antiquato, per benevolo. (8) Attento.

lui converrà diligentemente conoscere davanti la qualitade della causa. Le qualitadi delle cause sono cinque, onesto, mirabile, vile, dubbioso, e oscuro. Onesta qualitade di causa è quella, la quale incontanente sanza nostro esordio piace all' animo dell' uditore. Mirabile è quello, dal quale è istraniato (1) l' animo di colui, che dee udire. Vile è quello, del quale non cura l' uditore, e non pare che sia da mettere grande opera a intendere. (2) Dubitoso è quello, nel quale o la sentenzia è dubbia o la causa. è in parte onesta, e in parte sozza e disonesta, sì che ingenera benivoglienza e offensione. Oscuro è quello, nel quale l'uditore è tardo, o per avventura la causa è impigliata (3) di convenenti (4) troppo malagevoli a conoscere. E per ciò che le qualitadi delle cause sono tanto diverse, si convene che li esordii sieno diversi e dispari e non consimili in ciascuna qualitade delle cause. Per la quale cosa esordio si divide in due parti, cioè principio e insinuazione. Principio è uno detto, il quale apertamente e in poche parole fa l' uditore. benivolo, o docile, o intento. Insinuazione è un detto, il quale con infignimento parlando d' intorno, (5) covertamente entra nell' animo dello uditore. Nella mirabile generazione (6) di cau

se l'uditore non fusse del tutto turbato contra noi, ben potemo acquistare benivoglienza per principio: ma se troppo malamente fusse istraniato ver noi, (7) allora ne convene fuggire (8) ad insinuazione. Imperciò che volere così isbrigatamente (9) pace e benivoglienza dalle persone adirate, non solamente non si truova, ma cresce e infiamma l'odio. Nella causa, la quale è di vile convenente, (10) per cagione di trarla di vilitanza (11) e di dispregio, ne convene fare l'uditore intento. Della dubitosa qualitade di causa, se la sentenzia è dubbia, si convene incominciare l'esordio dalla sentenzia medesima: ma se la causa è parte onesta, e parte disonesta, si convene acquistare benivoglienza sì che paia che tutta la causa ritorni in onesta qualitade. Quando la causa fie onestà, o potremo intralasciare lo principio, o se ne pare convenevole, cominceremo o dalla narrazione, o dalla legge, o da alcuna fermissima ra

(1) Alienato. (2) Il testo: et non magnopere attendendum videtur . (3) Impacciata, implicata. Il testo: implicita. (4) Il testo: negotiis; e in questo senso manca nel Vocab. (5) Il testo: quadam dissimulatione et circuitione obscure subiens auditoris animum. (6) Genere. (7) Contre noi. (8) Ricorrere. (9) Con prestezza. (10) Il testo: in humili autem genere causae. (11) Nel Vocab. è vilità, ma non vilitanza.

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gione della nostra diceria: ma se ne piace usare principio, dovemo usare le parti di benivoglienza per accrescere quella. Nella causa, la quale è oscura, convene che nel nostro principio noi facciamo che l'uditore sia docile. E per ciò che infino a ora noi avemo detto che (1) si convene fare nell' esordio, oggimai rimane a dimostrare, per quali ragioni ciascuna cosa si possa fare. Benivoglienza s' acquista di quattro luogora, (2) dalla nostra persona, da quella de' nostri avversarii, da quella de' giudici, e dalla causa. Dalla nostra persona, se noi dicemo sanza superbia de' nostri fatti e de' nostri officii, e se noi ne leviamo le nostre colpe, che ne sono apposte, e le disoneste suspizioni, e se noi contiamo li mali, che ne sono avvenuti, e l'increscimenti, (3) che sono presenti, e se noi usiamo preghiera e scongiuramento umile e inchino. (4) Dalla persona degli avversarii, se noi li mettemo in odio, o in invidia, o in dispregio. In odio saranno messi, dicendo come egli hanno alcuna cosa fatta isnaturatamente, (5) o superbamente, o crudelemente, o maliziosamente. In invidia, dicendo la loro forza, la potenzia, la ricchezza, il parentado, le pecunie, e le loro fiere maniere da non sofferire, e come più si fidano in queste cose che nella loro causa. In dispregio saranno messi, dicendo che sieno sanza arte, (6) nighittosi, lenti, e che studiano in cose disusate, e sono oziosi in lussuria. Dalla persona degli uditori si acquista benivoglienza, dicendo che tutte cose sono usi di fare fortemente, saviamente, mansuelamente, e dicendo quanto si ha di loro onesta credenza, (8) e quanto sia attesa la sentenzia e l'autoritade loro. Da esse cose, se noi per lode innalzeremo la nostra causa, e per dispetto (9) abbasseremo quella degli avversarii. Intenti li faremo, dimostrando che in ciò, che noi diceremo (10), sieno cose grandi, nuove, non credevoli, o che quelle cose toccano (11) a tutti o a coloro che le odono, o ad alquanti uomini illustri, o alli Dii immortali, o al grandissimo stato del Comune: (12) e se noi proferremo (13) di contare brievemente la nostra causa, e se noi proporremo (14) la giudicazione, o le giudicazioni se sono più. Docile faremo l'udi

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(1) Ciò che (2) Antiquato, per luoghi. (3) Mali, danni. Il testo: dif ficultates. (4) Inchinato, come tronco per troncato ec. Il testo: humili ac supplici. (5) Il testo: spurce. (6) Il testo: inertes. (7) Che non sono da niuno uso, nè d'alcuna utilità. Il testo: desidiosum studium. (8) Il testo: honesta existimatio. (9) Dispregio. (10) Disusato, per diremo. (11) Appar tengono. (12) Il testo: ad summam reipublicae. (13) Profferiremo, cioè offeriremo. Il testo: pollicebimur. (14) Il testo: exponemus.

tore, se noi proporremo apertamente e brievemente la somma della causa, cioè in che sia la controversia. E credo, quando tu lo vuoli (1) fare docile, che tu insieme lo facci intento. Imperocchè quelli è di gran guisa docile, il quale è attentissimamente apparecchiato d' udire. Oggimai pare che sia a dire come si conviene trattare la insinuazione. Insinuazione è da usare quando la qualitade della causa è mirabile, cioè, sì come detto avemo in addrieto, quando l'animo dell' uditore è contrario a noi. E questo addiviene massimamente per tre cagioni: che nella causa è alcuna laidezza, o coloro, che hanno detto davanti, pare che abbino alcuna cosa fatta credere all' uditore, o se in quel tempo si dà luogo alle parole, però che quelli, cui convene udire, sono già udendo fatigati. Acciò che (2) di questa una cosa, non meno che per le due primiere, sovente s' offende l'animo dell' uditore. Della laidezza della causa all' offensione, (3) convene mettere per colui, (4) di cui nasce l' offensione, un altro uomo che sia amato; o per la cosa, nella quale s' offende, un' altra cosa che sia provata, o per uomo, o per uomo cosa, sì che l' animo dell' uditore si ritragga (5) da quello, che innodia, (6) in quello ch'elli ama e infignerti di non difendere quello, che pensano che tu vuoli difendere. (7) E così, poi che l'uditore fie più allenito, (8) intrare a difendere a poco a poco, e dire che quelle cose, le quali indegnano (9) li avversarii, a noi medesimi paiono non degne. (10) E poi che tu averai allenito colui che ode, dei dimostrare che di quelle cose non tiene a te neente, (11) e negare che tu non dirai neuna cosa delli avversarii, nè questo nè quello, (12) sì che apertamente tu non danneggi coloro, che sono amati, ma nondimeno oscuramente facendolo, allunghi (13) quanto puoi da loro la voluntade delli uditori, e prof. ferere la sentenzia d' altri in simiglianti cose, o l'autoritade, che

יך

,

la cosa,

(1) Vuoi. (2) Perciocchè. (3) Il testo: si causae turpitudo contrahet offensionem. (4) In luogo di colui. (5) Il testo: traducatur. (6) Antico, lo stesso che odia. (7) Un bellissimo esordio per insinuazione vedilo nell' Orazione di Marco Tullio per la legge agraria contro Rullo. (8) Raddolcito. Il testo: cum lenieris eum qui audiet. (9) Il testo: quae indignantur adversarii. (10) Cioè, indegne. (11) Il testo: nihil eorum ad te pertinere. (12) Cioè nè questa, nè quella cosa. (13) Allontani, alieni.

T. III.

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sia degna d'essere seguita. Ed appresso dimostrare (1) che presentemente si tratta simile cosa, o maggiore, o minore. (2)

ORAZIONI

DI SALLUSTIO E DI TITO LIVIO.

Di Sallustio abbiamo per Brunetto voltate in volgare le Orazioni dette da Cesare e da Catone nel Senato di Roma intorno alla pena, che doveasi dare ai congiurati di Catilina ch' erano stati presi e cacciati nelle prigioni: il parallelo, che fa lo Storico di quei due grandi uomini: e le Orazioni di Catilina e di Petrejo ai loro soldati per confortarli a combattere Intorno all' Orazione di Fabio Massimo, di Tito Livio, che noi rechiamo come volgarizzata da Brunetto, abbiam dichiarato il nostro parere nella Prefazione.

In queste versioni, se pure propriamente tali chiamar si possono, non convien ricercare nè fedeltà rigorosa al testo latino, nè piena intelligenza dei sentimenti dell' autore. Ognun sa quanto i nostri buoni Vecchi fossero per lo più grossi e ignoranti in fatto di traduzioni, e come di loro capriccio le rivestissero. Così ex. gr. i volgarizzamenti d' Esopo, dell' Eneide degli Amori d' Ovidio, quello delle Pistole trasportate da Ser Bocca di Lampana, e tanti altri, non sono che ombre d'un corpo. Lo stesso dicasi del nostro Brunetto, dal quale non si aspetti il lettore rese e conservate intere le sentenze degli autori che prende a volgarizzare: talvolta egli le ha falsate nel senso talvolta egli si è discostato assai dall' originale. E questi sbagli presi nell'interpretare non vengono tanto dalla sbadataggine o ignoranza de' copisti, quanto dalla misera condizione, in cui i volgarizzatori di quel tempo si trovavano, tra perchè gli esemplari de' testi latini, che andavano attorno, erano pochissimi e

e

(1) Cioè, dei. (2) Qui termina il volgarizzamento. Il copiatore d'uno de' Codici Magliabechiani annota: non è finito il libro, ma non si ne trova più volgarizzato. Ma a seguire l'ordine cominciato, dovrebbe seguire ancora chiosa, nella quale dichiarassi come si mette la cosa per. e l'uomo per la cosa.

l'uomo,

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