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tere in dubbio che non sia anch'essa lavoro d'una medesima mano. Per la qual cosa converrà conchiudere, che la versione dell' Etica, la quale corre nei Codici sotto il nome di Maestro Taddeo, e che è la stessa che quella del Tesoro, gli è stata falsamente assegnata, e che manchiamo di quella, che uscì veramente dalla penna di Maestro Taddeo.

VOLGARIZZAMENTO

DELLE STORIE DI PAOLO OROSIO

Si crede dai più che Paolo Orosio, il quale fiorì nel prin

cipio del V. Secolo, nascesse in Tarragona città della Catalogna. Desideroso di combattere gli errori, che incominciavano a diffondersi nella Spagna, ricorse nel 414. ai lumi di S. Agostino, a cui presentò uno scritto contenente l'esposizione dei principii dei Priscillianisti e degli Origenisti. Dopo aver dinorato un anno presso di lui per ammaestrarsi nelle sacre scienze, intraprese per suo consiglio il viaggio della Palestina unicamente al fine di consultare S. Girolamo sull' origine dell' anima. Di là egli fu invitato al Sinodo convocato a Gerusalemme per l'eresia di Pelagio, e conseguì che si obbligasse Pelagio ed i 'suoi aderenti a starsene in silenzio finchè tornati fossero i deputati, che spediti verrebbero a Roma per sollecitare una decisione dal sommo Pontefice. Il Vescovo di Gerusalemme, partigiano segreto di Pelagio, volle punire Orosio del suo zelo accusandolo di bestemmiatore. In tale occasione Orosio compose un libro intitolato Apologeticus de arbitrii libertate, in cui, dopo essersi purgato della colpa che gli apponeva il Vescovo di Gerusalemme, dimostrò tutte le spiacevoli conseguenze della dottrina de' Pelagiani. Ritornato nel 416. presso S. Agostino, diè mano per suo suggerimento ad un' Opera (1) destinata a rispondere alle lagnanze de' Pagani, che accusavano il Cristianesimo di essere la cagione di tutte le calamità, da cui l'impero era afflitto. Non durò fatica a provare con fatti che in tutte l'epoche, dall' origine del mondo in poi, gli uomini esposti furono ai medesimi flagelli ed ai medesimi accidenti. Si crede che Orosio intitolato avesse questo suo scritto De miseriis homi

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(1) Intitolata: Pauli Orosii presbyteri Hispani adversus Paganos Historiarum libri septem.

T. III.

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num, titolo che converrebbe alla Storia in generale. Orosio poco istrutto nella letteratura greca, mancava assolutamente di critica, e la sua opera esser non dee consultata che con diffidenza, però che contiene una moltitudine di fatti, i quali non hanno altro fondamento che tradizioni popolari; ed in materia di cronologia e di geografia egli non è alcuna volta esatto.

La versione delle Storie di Orosio fatta da Bono Giamboni e di cui daremo qui un saggio, non è stata mai pubblicata. (1) Qualtro sono i manoscritti, dai quali l'abbiamo tratta, due Magliabechiani, (2) e due Riccardiani, tutti però più o meno in alcune parti scorretti. Per ammendare gli errori abbiam seguito or la lezione dell' uno, or dell' altro, ed abbiamo ancora, coll'aiuto del testo latino, racconciato qualche luogo guasto per l'ignoranza o la negligenza de' copisti: nè ci siam fatti coscienza di levar via alcune cose, che manifestamente sono state aggiunte dalla saccenteria de' detti copisti, e di raddrizzare alcuni nomi di persone e di luoghi, o storpiati barbaramente, o mutati; la qual cosa abbiamo sempre accennata nelle note.

La dicitura di questa versione è fina e netta, quale appare sempre in tutte le scritture del Giamboni; ma è da osservare ch' egli talora si dilunga dal testo, e talora o non rende, o falsa il senso dell' autore, o scambia sovente una cosa per un' altra, come andremo notando a suo luogo. Ma di tutto questo crediamo senza dubbio che la colpa maggiore sia da darsi al testo latino, del quale in traducendo si valse, che dovea come altri molti di quei tempi, essere di lezione non abba

stanza corretta.

Incominciasi il libro di Paulo Orosio raccontatore di Storie, traslatate di grammatica in volgare per Bono Giamboni giudice, ad istanzia di Messer Lamberto degli Abati; e ponesi prima il Prolago. (3)

Paolo Orosio prete nato di Spagna, bel parlatore, ammaestrato di Storie, fece sette libri (4) contra i lamentevoli infa

(1) Delle Storie di Orosio abbiamo un'altra versione a stampa di Giovanni Guerini da Lanciza, ma è cosa assai meschina. (2) D'uno di essi, segnato col N. 109. Pal. I., si servirono i compilatori del Vocabolario della Crusca, come apparisce dalla terza Edizione al vocab. doge. (3) Antico per prologo. (4) I Codici hanno di più: ne' quali tutto questo volume di libro si divide; ma deve essere un' aggiunta del copista, non essendovi nulla di tutto questo nel testo latino.

matori de' Cristiani, (1) che diceano l' abbassamento della grandezza di Roma per la fede Cristiana essere venuto: (2) ne' quali, (3) recando a memoria poco meno tutte le miserie e tribulazioni che sono state nel mondo, mostra maggioremente essere che contra il suo merito il Comune di Roma ancora dura e l'imperio sta in piede per l'osservanza della Cristiana fede. Onde nel primaio (4) libro apre (5) la disposizione (6) del mondo com'è rinchiuso di mare, e i passamenti che fa (7) per la terra insieme col fiume Tanais appellato, e i disponimenti (8) delle logora, (9) e le nomora e 'l numero e icostumi e la qualità delle genti, e i cominciamenti delle battaglie, e quelli de' Signori (10), i quali si fecero in prima per ispargimento di sangue della gente finitima. Quest' è Orosio, il quale da Agostino mandato ad Ierolamo (11) per apparare la scienza dell' anima (12), reggendo (13) in prima (14) recò in Occidente le reliquie di Santo Stefano martire di nuovo (15) trovate: e nel tempo d' Onorio imperadore si manifestò la bontà sua. (16)

LIBRO I.

CAP. I.

Tutti li uomini Greci e Latini, ch' hanno studiato di fare memoria de' fatti de're e de' popoli del mondo, hanno fatto il loro cominciamento da Nino figlio di Belo re della gente di Soria, perchè credeano con cieca opinione che 'l mondo e la creatura dell' uomo fosse stata d'ogne (17) tempo, (18) e che a quello tempo si cominciassero le battaglie, quasi come da indi addietro la gente del mondo fosse vivuta come bestie, ed allotta (19) in prima sì come nuova provedenza di Dio fossero venuti gli uomini a nuovi costumi. Ma io credendo che la mi

(1) Tutti i Codici hanno: contra i lamentevoli Cristiani; ma è chiaro esser questo un errore de' copisti, perchè non i Cristiani, ma i Pagani erano quelli che si lamentavano che la religione Cristiana fosse sorgente di mali all' impero. Il testo : adversum querulos infamatores Christiani nominis. (2) Avvenuto. (3) Cioè, libri. (4) Antico, per primo. (5) Dichiara, descrive. (6) Posizione. (7) Cioè, il mare. (8) Siti. (9) Alla maniera antica per luoghi, come appresso nomora per nomi. (10) Il testo: et tyrannidis exordia. (11) Girolamo. (12) Alcuni Codici aggiungono: ma quella ancora questa apparò; saccenteria de' copisti. (13) Ritornando. (14) 11 testo: primus intulit. (15) Di recente, poco fa. (16) Il testo: claruit extremo pene Honorii imperatoris tempore. (17) Ogni. (18) Il testo: sine initio. (19) Allora.

con

seria dell' uomo fosse per lo primaio peccato, e che le dette miserie per le peccata vengano, farò quindi (1) il mio cominciamento. Fuoro (2) da Adamo il primaio uomo infino al grande Nino re della gente di Soria, al quale tempo nacque Abraam, secondo che si dice, anni MMMCLXXXIV.; i quali anni da tutti quelli, che di Storie hanno fatta menzione, o sono lasciati, o non sono saputi: e da Abraam infiuo ad Ottaviano imperadore, cioè infino alla natività di Cristo, che fue ne' XLII. anni del suo imperiato, (3) quando fatta la pace con quelli di Partia si chiusero le porte del tempio di Iano (4) e le battaglie in tutto il mondo cessaro, si colgono (5) anni MMXV.; de' quali tempi, e de' fatti che intervennero, hanno fatto menzione tutti quegli, che di Storie hanno scritto. E se per divina provedenza il mondo si regge, la quale, siccome buona così è giusta; e l'uomo, il quale per la libertà della licenzia e fragilità della natura pecca contra lui (6), secondo ch'è pietosa cosa di governare lo bisognevole corpo, così fae bisogno di gastigare la sua isfrenata libertà: (7) per ragione (8) dall' incominciamento dell' uomo fue bisogno di variare il mondo a male e a bene, per meritare (9) i suoi beni e punire i suoi mali. (10) E però il fatto richiede che de' fatti de' primai tempi, laonde i libri scritti si trovano, di pochi e brievemente faccia menzione, e spezialmente di quelli, onde appo le genti è maggiore menzione, acciocchè veggiamo i punimenti de' mali e de' peccati. Ma quegli, che scrissero de' fatti del tempo mezzolano, (11) non puosero altro che battaglie e pistolenzie (12) (le

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(1) Di quivi, cioè dal peccato del primo uomo. (2) Furono. (3) Per impero. Vedi il Vol. I. pag. LV. (4) Alla latina, per Giano. (5) Si raccolgono, si contano. Il testo: colliguntur anni ec. (6) Avrebbe dovuto dire lei, cioè la divina provvidenza ; ma è costruzione mentale, nella parola lui intendendosi Dio. (7) Nota la sintassi. e l'uomo... fae bisogno di gastigare la sua isfrenata libertà, invece di: fae bisogno di gastigare la isfrenata libertà dell' uomo, il quale pecca ec. Di questi periodi non ben collegati si hanno parecchi esempi nel nostro autore e negli altri Antichi. (8) Giustamente, jure. (9) Rimeritare, premiare. (10) Per più schiarimento di questa sentenza ecco le parole del testo: quia si divina providentia, quae sicut bona, ita pia et justa est, agitur mundus et homo; hominem autem, qui convertibilitate naturae et libertate licentiae et infirmus et contumax est, sicut pie gubernari egenum opis oportet, ita juste corripi immoderatum libertatis necesse est: jure ab initio hominis ec. (11) IL Voc. ha mezzolano in signif. di mediocre, ma non di medio o di mezzo, come qui. E usato in questo senso anche dal volgarizzatore del Trattato del governamento de' principi di Egidio Romano. (12) Pistolenzia, ossia pestilenza, vale qui sconfitta, clades; e in questo senso manca nel Vocab.

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