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questo Regno son riferite,.... e riscontrate con quel che scrive Giovanni Villani Fiorentino, in molte cose vanno d'ac. cordo; e perciò debbono come cosa singolare essere tenuti (cioè i suoi Diurnali) dagli amatori della verità dell' istoria e de' passati accidenti in questo Regno. (1)

Egli vero che Matteo descrive le cose con tanto candore e immagine di verità che difficilmente s' induce uno a non prestargli fede; ma per ciò che riguarda all' ordine dei tempi e alla cronologia si deve andare a rilento a credergli, trovan-. dosi qua e là ne' suoi Diurnali molti errori di non poca importanza. De' quali non pare che debba accagionarsi l'autore, ma è forte da sospettare che gli Esemplari sieno stati in più luoghi corrotti nelle note numerali degli anni per negligenza ed ignoranza di chi gli trascrisse primieramente dall' originale, essendo cosa difficilissima a credere che tali cose si fossero notate dall' autore sotto gli anni e tempi, ne' quali in detti Esemplari si leggono, trattandosi di storie accadute ne' suoi giorni, a' Napolitani ed Italiani notissime.

Matteo scrisse per appunto come parlava, non già in quel polito volgare, che veggiamo poscia usato dagli scrittori susseguenti, ma sì in quel dialetto Pugliese, che l'autore del libro della volgare eloquenza chiama laida loquela. (2) Il suo stile però, nel suo genere, è naturale, è naturale, facile, semplice, e niente ricercato, come si farà manifesto dagli squarci seguenti.

Anno Dom. 1247. Federico Imperatore se ne tornao rutto (3) da Lombardia, et venne a caccia con li falconi in Puglia . Nella fine del detto anno incominciao a raccogliere gente, perchè se diceva che volea passare in Lombardia.

Alli 13. di Marzo 1248. nella città di Trani uno gentiluomo de li meglio, (4) che si chiamava Messer Simone Rocca, avea una bella mogliere, et alloggiava in casa sua uno Capitano di Saracini, chiamato Phocax: se ne innamorao, e a mezza notte fece chiamare Messer Simone; e come quello aperse la porta della camera, intrao per forza, e ne lo cacciao da là, senza darli tiempo che si cauzasse (5) et vestisse, et ebbe da fare carnalmente con la mogliere. Et la mattina che si seppe, fece prestamente lo parlamiento, et andaro tre Sindici della città, et Messer Simone et dui frati (6) di detta donna con la

si

(1) Tom. II. della Stor. Napol. (2) Lib. I. Cap. XII. (3) Rotto, vinto. (4) Il Papebrochio traduce: ex meliori nobilitate insignis. (5) Calzasse, per lo scambio dell' L nell' U. Così Fra Guittone ha autro per altro. (6) Fratelli.

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coppola (1) innante agli occhi per la vergogna, che l' era stata fatta. Et trovaro lo Imperatore a Fiorentino, et se inginoc chiaro, gridando misericordia et giustitia: et li contaro lo fatto. Et lo Imperatore disse: Simone, dove è forza, non è vergogna. Et poi disse alli Sindici: Andate; chà (2) ordinaraggio (3) che non faccia più tale errore: et se fossi (4) stato del Regno, l'averia subito fatto tagliare la testa.

La notte de i 25 di Marzo (1258) a Barletta nce (5) intervenne uno grande caso. Fo (6) trovato da li frati de una zittella così bella, quanta sia in tutta Barletta, Mess. Amelio de Molisio, cameriero (7) del re Manfredo, che stava allo lietto con chella (8) zittella, et era vacancia, (9) e fo ritenuto; (10) et a chella ora chiamaro lo Iustitiero, (11) e fo portato presone Et la mattina venente (12) lo patre (13) e li frati iero (14) a fare quarela allo re; et lo re ordenao (15) che Mess. Amelio se pigliasse per mogliere la zittella. Et Mess. Amelio mandao a farelo sapere allo Conte de Molisio, che l' era zio; et lo Conte li mandao a dicere che per nulla maniera la pigliasse. Et Mess. Amelio se contentao di darele ducento onze (16) di dote, et altre tante ne le pagava lo Conte. Et lo patre e li frati della zittella se ne sariano contentati, perchè erano delli chiù (17) poveri et bascia (18) conditione de tutta Barletta. Ma lo re disse, che non volea fare perdere la ventura a chella zittella, che per la bellezza soa (19) se l'havea procacciata. Et così Mess. Amelio per non stare chiù presone, (20) poichè vedde lo animo deliberato de lo Re, se la sposao; et lo Re fece fare la festa, et disse a Mess. Amelio ch'era così buon Cavaliero mo (21) come prima; e che le femmine songo (22) sacchi; e chrà tutti li figli, che

(1) Ir Papebrochio: cappuccus. (2) Per che, frequente net Poeti del Trecento. (3) Per ordinerò, usato dai nostri Antichi. (4) Pér se fosse. (5) Per ci o vi. (6) Fo per fu scrissero tutti gli Antichi e Toscani e non Toscani. (7) Gentiluomo di camera. (8) Chello per quello dicono pure oggidi i contadini Sanesi. (9) Vacancia, vacencia e vacantile si dice dai Pugliesi l'innupta puella. (10) Cioè arrestato. (14) Amministratore della giustizia, Giudice. (12) Buona voce, tolta direttamente dal lat venire. Anche il Firenzuola ha la mattina venente. (13) Così in' antico, e così disse anche Dante. (14) Cioè girono dal lat. ierunt. (15) Ordenare fa detto in antico come ordinare, onde a noi è rimasto il dire ordegno come ordigno. (16) Onza ossia oncia è moneta Siciliana e Napolitana. (17) Più. (48) Bassa. (19) Sue. (20) Presone per prigione non solo è voce Pugliese, ma si trova eziandio nei Gradi di S. Girolamo. (21) Ora, troncato dal lat. modo. Vuol dire: lo stimava ora buon cavaTiere egualmente che prima. (22) Sono. Il Papebrochio: fœminas enim

saccos esse.

1

per

nascono per amore, riescono huomeni grandi. Et li donao Ah varone in Capitanata. Ma con tutto questo se disse che lo Conte de Molisio ne stette forte scorrucciato. Et lo Re chisto (1) atto giustifico (2) ne fo assai ben voluto, et massimamente dalle femmene. Et da l'ora innanti tutti li Cortisciani (3) de lo Re tennero la brachetta legata a sette nodeche. (4)

Ai 26. de Julio.... (1253.) Me vene proposito di notare per una delle gran cose successe in vita mia lo fatto di questo Messer Rugiero de Sanseverino, come me lo contao Donatiello di Stasio de Matera servitore suo. Me disse, che quando fu la rotta de Casa Sanseverino allo chiano (5) de Canosa, Aimario de Sanseverino cercao de salvarse, et fugio in verso Biseglia per trovare qualche vasciello de mare per uscirsene dal Regno. Et se arricordao di questo Rugiero, che era piccierillo (6) di nove anni; et se voltao a Donatiello, che venia con isso (7) et le disse: A me abbastano questi dui compagni: va, Donatiello, et forzati di salvare questo figliuolo. Et Donatiello se voltao a scapizzacollo, (8) et arrivao a Venosa alle otto hore, et parloe allo Castellano, et a chillo punto proprio (9) pigliao lo figliuolo, et fino a quaranta augustali, (10) et un poco di certa altra moneta, et uscio della Porta fauza (11) senza che lo sapesse nullo delli compagni ; et mutao subito li vestiti allo figliuolo, et ad isso, (12) con uno cavallo de vettura, con uno sacco di amandole (13) sopra pigliaro la via larga, allontanandose sempre da dove potea essere conosciuto. Et in cinque iorni (14) arrivaro alla Valle Beneventana a Gesualdo, dove stava Mess. Dolfo de Gesualdo, zio carnale di quello figliuolo; et come lo vidde, disse a Donatiello: vatte con Dio: subito levamillo (15) della casa, che non voglio perdere la robba mia per Casa Sanseverino. Et Donatiello se avviao subito portarlo a Celano, dove era la Contessa Maria Polisena sorore (16) del detto Mess. Aimario de Sanseverino; et facea poco viaggio lo iorno per non stracquare (17) lo figlio. Et come se facea notte, lo ponea sopra lo cavallo. Et come fo alla taverna de Morconente, venne ad alloggiare l' Arciprete de Benevento,

per

(1) Questo. (2) Voce perduta, e pare che vaglia il medesimo che giustizioso, voce del volgarizzamento de' Sermoni di S. Agostino: fare giustiziosa penitenza. (3) Cortigiani. (4) Nodi: cioè, furono più continenti. (5) Piano. (6) Piocolino, bambino. (7) Esso. (8) Il Papebrochio: procipiti cursu. (9) Lo stesso: nulla interposita mora. (10) Agostari, moneta. (11) Falza, falsa. (12) Cioè a se, il suo. (13) Mandorle. (14) Giorni. (15) Levamelo. (16) Sorella. (17) Straccare, stancare.

et sempre tenne mente, quando lo figliuolo mangiava, alla tavola delli famigli, che parea che lo sfidasse; et mangiava assai delicato; e con tutto che andava con vestiti tristi et stracciati, parea sempre che lo figliuolo mostrasse gentilità. (1) Et domandava a Donatiello che l' era chillo (2) figliuolo, et Donatiello rispose, che l' era figlio. Et l'Arciprete rispose: non te assi miglia niente. Et esso replicao: forse moglierema (3) m2 averà gabbato. Et poi li fece granne (4) interrogationi; et quando andao alla camera a dormire, intese Donatiello che l' Arciprete tra se parlava di questo figliuolo. Et Donatiello happe (5) paura che non lo facesse pigliare. Et così a Dio et alla ventura entrao nella camera, et se li ingenocchiao a pede allo letto (6) dove stava corcato l' Arciprete, et le disse in confessione tutto lo fatto, et pregaolo per amor di Dio che volesse ponere in salvo chillo povero figliuolo. L' Arciprete le disse: non dicere niente a nullo chiù, (7) et sta di buono animo. Et lo fece ponere sopra lo carriaggio, et venne isso a la via di Celano, e lo appresentao salvo alla detta Contessa, et così scappao. (8) Et quando la Contessa lo vedde così stracciato, scappao (9) a chiangere, (10) chà lo avea saputo otto giorni innanzi della rotta; et lo fece recreare (11) et ponere subito in ordine. Et perchè era una sagace femina, lo mandao subito con quattordici cavalli a trovare lo Papa, perchè Casa Sanseverino era stata strutta (12) per tenere le parti della santa Ecclesia. (13) Et nce lo mandao assai raccomandando; et lo Papa ne avea assai pietate; et ordinao che se dessero mille fiorini lo anno a Donatiello per lo governo suo. Poi da là a dui anni morì la Contessa di Celano, et lassao ventiquattro milia (14) fiorini allo detto Mess. Rugiero. Et poi lo Papa dui anni innanti che moresse (15) lo imperatore Federico, li dette per mogliere la sorore del Conte de Fiesco, et allora le dette mille onze d' oro per subventione (16) et per mantenere li forasciti (17) di Napole, (18) et dello Regno; che tutti fecero capo a Mess. Rugiero, che era fatto uno bello

(1) Di esser nato gentile. (2) Quello. (3) Mia mogliere. (4) Grande. (5) Abbe, per ebbe. (6) A piè del letto. (7) Per più. Ciullo d' Al

camo:

Chiù bella donna di me troverai .

(8) Scampò, si salvò. (9) Si mise, si diede. (10) Piangere. (11) Ristorare. (12) Distrutta, da struggere. (13) Latin. per Chiesa. (44) Mila. (15) Morisse, da morere detto anche in antico da' Toscani invece di morire. (16) Sussidio. (17) Fuorusciti. (18) Così anche oggidì i Napolitani, per Napoli.

giovane, e dispuosto. (1) Et tutto questo, come l'aggio scritto, me l'avea contato Donatiello de Stasio de Matera, che allo presente sta con lo detto Mess. Rugiero de Sanseverino.

RICORDANO MALISPINI

Il primo, che in italiana lingua abbia scritto italiana storia, è Ricordano Malispini, uscito da una delle più nobili e antiche famiglie della città di Firenze; la quale, se si dovesse prestar fede a ciò ch' egli stesso ci narra sarebbe di romana origine: il detto Ricordano fu nobile cittadino di Fiorenza, venuto ab antico da Roma. (2) Non si sa con certezza nè l'anno in cui nacque, nè quello in cui morì; ma probabilmente dovette nascere sul principiare del Secolo XIII. e morire prima del 1290.

La sua Storia comincia dalla edificazione di Firenze, e si stende fino al 1282. Il Malispini si credette di scrivere le più accertate cose del mondo: e niuna cosa io scriverò se non quello che fu ammendato (3) da' nostri savi maggiori, e approvato per ferma verità; (4) e si protesta di raccontare ciò che avea trovato nelle storie degli antichi libri; e a que' tempi cosa scritta e cosa infallibile venivano a significare lo stesso: ora abbiamo detto siccome Fiorenza fu rifatta, e Fiesole disfatta, , per lo modo che Ricordano Malispini ebbe da certe croniche romane. (5) Anzi egli volle anche istruirci ove avesse trovate le storie suddette: e il detto Ricordano in parte ebbe queste scritture da un nobile cittadino di Roma, il cui nome fu Fiorello di Liello Capocci. Le quali sopradette scritture antiche ebbe il detto Fiorello Capocci da' suoi antecessori al tempo che i Romani disfeciono Fiesole. Perocchè v'ebbe uno di loro, il quale si dilettò molto di scrivere, e di cose di astronomia, e di simili cose, e con suoi occhi vide la prima posta della città di Fiorenza; e questo sopradetto valente gentiluomo ebbe nome Marco Capocci di Roma. Poi al tempo

(4) Il Papebrochio: habilem ad res magnas gerendas. (2) Cap. XL. (3) Corretto. (4) Cap. I. (5) Cap. XL.

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