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(138) Nel tempo che l'Italia era piena di guerre, di barbarie e di fierezza, il nostro idioma nacque, crebbe e pervenne a molta perfezione.) Io per me che ho la mira a que' tre, Dante, Petrarca e Boccaccio tante volte nominati e rinomati, direi: pervenne a tutta perfezione.

(139) Del giudizio di Carlo V delle lingue non occorre ricercarne alcun autore; l'autore è il volgo, e sono di quelle cose che si dicono per le pancacce.

(140) Le Opere del Macchiavelli. ) Gli stranieri così pronunziano, e alcun Fiorentino ancora; nè mancò chi per derisione disse che questo storico fiorentino avea sino le macchie nel nome. Ma per verità il nome di sua nobile famiglia è Machiavelli, e lo mostra l' gentilizia medesima, che è una croce, cioè due linee 'larghe ad angoli retti incrociantisi, che a ciascuno de' quattro angoli hanno un chiodo. Quasi in casato voglia dire cattivi chiodi; Ma' Chiavelli: mauvais claveaux.

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(141) Che la lingua italiana per sua bellezza e bontà sia stimabilissima, testimonio ne fanno ampissimo i due spiriti franzesi mirabili, Monsù Menagio e Monsù l' abate Regnier, che tanta cura posero in quella, e particolarmente quest' ultimo che vi compose leggiadrissimamente. L'inglese Epico Milton non isdegnò anch'esso di scrivervi. Tanto ella ha d' incanto e di vezzo anche per gli stranieri, le lingue de' quali sono nobilissime.

(142) Il Franzese, che dice che la lingua italiana si scorge essere corruzione della latina, non fa riflessione che corruzione della medesima latina è anche la sua? Donde ne venne il nome di Romanzo, che Romanico, cioè latino volgare linguaggio significa.

(143) Perchè la lingua franzese non è co doviziosa di vocaboli e di forme di dire, come l'iliana, per questo è più facile ad imparare, e per esto è più

comune.

(144) Se la lingua franzese si argumentahe non sia perfetta, perchè non è certo ancor di quellil sistema, e vi ha delle guerre sopra di quella; si pa dire che nè anche la lingua italiana sia nel nostro tepo perfetta; mentre altri col risuscitare contra essle dette e ridette, e tante volte rigettate opinioni, fassere il sistema di quella non ancor certo e sicur ma vacillare e fluttuare continuamente.

(145) L'Autore mostra il suo buono come col non voler dare sentenze universali e diffinitive pra la lingua franzese, e sopra gli scrittori di que, e molto meno dileggiarli. Simil costume desidererei una volta che egli servasse sopra la nostra, e sopranostri più accreditati scrittori, cosa che non fecera 'l povero Petrarca i Modanesi famosi critici Tasso e Castelvetro.

(146) Questo buon gusto è un nome uto su ne' nostri tempi, pare un nome vagante, e cnon abbia certa e determinata sede, e che si rime al Non so che, e a una fortuna, e a un Accerto ngegno. Se vuol dire quello che gli antichi diceanGiudizio, è buona cosa; e sotto un nuqvo vocabolo e il tutto.

(138) Nel tempo che l' Italia era piena di guerre, di barbarie e di fierezza, il nostro idioma nacque, crebbe e pervenne a molta perfezione.) Io per me, che ho la mira a que' tre, Dante, Petrarca e Boccaccio tante volte nominati e rinomati, direi: pervenne a tutta perfezione.

(139) Del giudizio di Carlo V delle lingue non oc« corre ricercarne alcun autore; l'autore è il volgo, e sono di quelle cose che si dicono per le pancacce.

(140) Le Opere del Macchiavelli. ) Gli stranieri così pronunziano, e alcun Fiorentino ancora; nè mancò chi per derisione disse che questo storico fiorentino avea sino le macchie nel nome. Ma per verità il nome di sua nobile famiglia è Machiavelli, e lo mostra l'arma gentilizia medesima, che è una croce, cioè due linee 'larghe ad angoli retti incrociantisi, che a ciascuno de' quattro angoli hanno un chiodo. Quasi in casato voglia dire cattivi chiodi; Ma' Chiavelli: mauvais claveaux.

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(141) Che la lingua italiana per sua bellezza e bontà sia stimabilissima, testimonio ne fanno ampissimo i due spiriti franzesi mirabili, Monsù Menagio e Monsù l'abate Regnier, che tanta cura posero in quella, e particolarmente quest' ultimo che vi compose leggiadris simamente. L'inglese Epico Milton non isdegnò anch'esso di scrivervi. Tanto ella ha d'incanto e di vezzo anche per gli stranieri, le lingue de' quali sono nobilissime.

(142) Il Franzese, che dice che la lingua italiana si scorge essere corruzione della latina, non fa riflessione che corruzione della medesima latina è anche la sua? Donde ne venne il nome di Romanzo, che Romanico cioè latino volgare linguaggio significa.

(143) Perchè la lingua franzese non è co doviziosa di vocaboli e di forme di dire, come l'iliana, per questo è più facile ad imparare, e per esto è più

comune.

(144) Se la lingua franzese si argumentahe non sia perfetta, perchè non è certo ancor di quelli sistema, e vi ha delle guerre sopra di quella; si po dire che nè anche la lingua italiana sia nel nostro tepo perfetta; mentre altri col risuscitare contra essle dette ridette, e tante volte rigettate opinioni, fassere il sistema di quella non ancor certo e sicur ma vacillare e fluttuare continuamente.

(145) L'Autore mostra il suo buono come col non voler dare sentenze universali e diffinitive pra la lingua franzese, e sopra gli scrittori di que, e molto meno dileggiarli. Sinil costume desidererei una volta che egli servasse sopra la nostra, e sopranostri più accreditati scrittori, cosa che non fecera 'l povero Petrarca i Modanesi famosi critici Tasso e Castelvetro.

(146) Questo buon gusto è un nome uto su ne' nostri tempi; pare un nome vagante, e cnon abbia certa e determinata sede, e che si rime al Non so che, e a una fortuna, e a un Accerto ngegno. Se vuol dire quello che gli antichi diceanGiudizio, è buona cosa; e sotto un nuqvo vocabolo e il tutto.

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E' CAPITOLI

CAPITOLO I.

Urne diletto si debbono arrecar dalla poes Talor basta il diletto, ma il dilettcano. Utile necessario ne' grandi poer Come s'abbia a lavorare la nobile perfetta poesia. Omero ed altri in cripresi..

CAPITOLO II.

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pag.

Cercasin ragione perchè poco per l' ordina si apprezzi la poesia, e poco sienoortunati i poeti. Difetti di questi dia parte del corpo. Poeti prudentiancor felici. Imperfezioni loro dalla arte dell' anima. Follia de' poeti innanrati. Malizia grave ď alcuni altri vaamente scusata.

CAPITOLO III

3

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17

Della mlizia leggiera de' poeti. Amori

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