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posciachè niuna fortuna possono sperare in quel delle Muse (6).

Resta l'ultima specie d'ignoranza, che da noi si disse nascere dal pessimo gusto de' tempi, e possiamo appellarla ignoranza sforzata. Dico sforzata, poichè per servire all' altrui volontà e al genio de' tempi che corrono, fa di mestiere che ancor la gente più dotta comparisca ignorante. Ora questo difetto spezialmente si scorge nella poesia drammatica, che oggidì comunemente s'usa in Italia e fuori ancor dell' Italia, avendo noi perduto l'onesta profitto che dovrebbe trarsi dall' udir le tra→ gedie e commedie, da che si sono introdotti in Italia i drammi per musica. Quando questo costume penetrasse ne' nostri teatri, è assai manifesto, sapendo noi che ciò avvenne verso il fine del secolo sedicesimo. Non è già sì certo chi ne sia stato l'autore. Il signor Baillet ne' suoi libri intitolati Jugemens des Sçavans, ragionando di Ottavio Rinuccini, parla in questa maniera: Si crede ch' egli sia stato il ristauratore de' drammi musicali in Italia, cioè dell' antica maniera di rappresentare in musica le commedie, le tragedie, e gli altri componimenti drammatici. Copiò lo Scrittor franzese questa sentenza da Gian-Nicio Eritreo o sia Giovanni Vettorio de' Rossi, che nella sua Pinacoteca, o Galleria, così aveva lasciato scritto: Veterem, ac multorum seu lorum spatio intermissum comoedias et tra goedias in scenis ad tibias, vel fides decantandi morem revocavit magna ex parte Octavius Rinuccinus nobilis poëta Florentinus, quamquam

hanc sibi laudem vindicare videatur Emilius Cavalerius, patricius Romanus, ac musicus elegantissimus. In quanto al dire che il Rinucciui, o Emilio del Cavaliere fossero i primi ad unir la musica alla rappresentazione de' drammi italiani, certo è che il Rinuccini se ne diede il vanto nella dedicatoria ch' egli verso il 1600 fece dell' Euridice suo dramma a Maria de' Medici reina di Francia. Mi ha però fatto osservare l'ab. Giusto Fontanini in una lettera scrittami su questo proposito, che infin verso il 1480 si cominciarono in Roma a rappresentar tragedie in musica dal Sulpizio; e che questo autore medesimo n'è testimonio nella dedicatoria delle sue Annotazioni a Vitruvio, presentate al cardinale Riario nipote di Sisto IV. Ancora Bergomi Botta avendo accolto in casa sua a Tortona Galeazzo ed Isabella d'Aragona duchi di Milano, diede loro per intertenimento una rappresentazione per musica, la quale è descritta da Tristano Calchi nella sua Storia. Confessa tuttavia il mede-. simo ab. Fontanini, che non avendo queste rappresentazioni avuta molta sembianza di drammi, può continuarsi a chiamare il Rìnuccini primiero autore della musica teatrale, da cui s'accompagnano i moderni drammi.

(7) Ma, poichè si tratta di gloria, siami lecito il dire che una tale invenzione, almen per quello che s' aspetta alla musica degli strumenti, si dee più tosto attribuire ad Orazio Vecchi cittadin modenese. Fu costui uomo valentissimo sì nella poesia, come nella musica ed io nelle Memorie degli Scrittori

Modenesi, che ho raccolte, tengo il catalogo di tutte le Opere da lui composte, moite delle quali sono ancora stampate. Ora questo valentuomo prima del Rinuccini insegnò la maniera di rappresentare i mentovati drammi (8), e pieno d'anni e di gloria se.ne morì in patria l'anno 1605. Rimane tuttavia un testimonio autentico di tal fatto ne' chiostri de' PP. Carmelitani di questa città, inciso in marmo, cioè l'iscrizione sepolcrale a lui fatta. Eccola interamente copiata per soddisfare alla curiosità de' lettori.

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In quanto poscia al dirsi dal Rossi e dallo Scrittor franzese che il Rinuccini restituì l'uso antico di recitare in musica i drammi, io non saprei accordarmi con chiunque affermasse che anticamente le tragedie e commedie si cantassero colla musica stessa, e nella stessa guisa,

MURATORI, Perf. Poes. Vol. III.

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che oggidì far vediamo. Anzi sto io per dire che si facesse una gran ferita alla poesia, e che i teatri italiani cominciassero a perdere la speranza di guadagnar la vera gloria, allorchè i musicali drammi si diedero a regnar fra noi altri. Certo è che la dolcezza della musica fece poi parere al popolo cotanto saporita questa invenzione, che a poco a poco giunse ad occupar tutto il genio delle città; ed oggidì si crede il più nobile, il più dolce, per non dire l'unico, intertenimento e sollazzo de' cittadini l'udire un dramma recitato, cioè cantato da' musici. Avvezzatosi il gusto delle genti a questo cibo, e perdutosi il sapore degli altri componimenti teatrali, si è la commedia data in preda a chi non sa farci ridere, se non con isconci motti, con disonesti equivochi, e con invenzioni sciocche, ridicole è vergognose. La tragedia anch'essa, perchè vestita con troppa serietà e non dilettante gli orecchi per mezzo della musica, è abborrita come madre dell' i pocondria, e nutrice de' tristi pensieri. Il perchè furono e son tuttavia costretti ancora i valenti poeti, se pur vogliono comparire coi lor versi in teatro, a tessere solamente drammi musicali; non potendo in altra maniera sperar di piacere al popolo, non essendoci più chi loro imponga la fabbrica delle vere e perfette commedie o tragedie senza la musica. Ma che il soverchio uso di questi moderni drammi sia di poco utile, e forse di molto danno alle ben regolate città; ch'esso apporti poco onore. alla poesia, e (ciò ch'è peggio) rubi tutto quel gran profitto che una volta solevano e

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