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EDITE E INEDITE

DEL CARDINALE

GIACINTO SIGISMONDO GERDIL

DE' CHIER. REG. DI S. PAOLO BARNABITI

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DELLA MORALE CRISTIANA (

(1)

PREFAZIONE

Lo studio del Diritto Naturale è uno di quelli, che furono coltivati con più ardore in questi ultimi secoli. Ciò non vuol dire, per quanto mi è noto, che su tal materia sieno uscite fuori nuove scoperte: tutta la gloria, che i moderni possono con qualche ragione pretendere verso gli antichi, consiste nell'aver trattato con maggiore ordine e metodo questa parte dell'umano sapere. Le massime del Diritto Naturale sono state scolpite dal dito del Creatore nel cuore dell' uomo a caratteri così robusti e

(1) Diamo lode a Dio, che a noi prima di tutti gli altri abbia conceduta la felicità di restituire a quest' opera il suo medesimo capo e quasi la vita e vogliamo dire ch' essa fu priva sino a oggi davanti al pubblico sì della Prefazione, come del Discorso Preliminare; benchè ogni lettore capace si potesse accorgere che il Cardinale non l'avea certo incominciata così ruvidamente e in secco, qual si legge nella edizione romana, ove parve dapprima (tomo 2., anno 1806). Ed amendue le parti, dianzi mancanti, videro la luce per la benemeritevolissima diligenza del P. Vercellone; cioè dire la prima colla Correspondance de Rome 4 Novembre 1851, in mezzo ad altri preziosi frammenti; l'altra ne'Nouveaux Opuscules du Card. Gerdil (in fol.) Roma 1852: l'una e l'altra in francese, come tutto il corpo dell'opera, pubblicato dagli E. R. I quali hanno avvertito che il Cardinale cita questo scritto ( inedito certamente fin dopo la sua morte) nella Difesa del sentimento di Malebranche; e così hanno assegnato l'epoca in cui lo fece, che fu prima del 1747: ma io sarei pronto a giurare che la Prefazione e il Discorso Preliminare sono di più fresca data; come parmi di vedere in quest'ultimo gl' indizi di certo sviluppo maggiore, i quali nel primo getto l'Autore segnato avesse per sua memoria, dove gli premea di non perdere il filo del pensiero principale. Di tutte queste cose noi siamo i primi a dare il volgarizzamento. D. A. M.

rilevati, che i pagani medesimi, malgrado l'invecchiata oscurità del paganesimo, le hanno potuto travedere e discernere: l'attenzione che essi posero per ben penetrarle, gli abilitò a tracciare ne' loro scritti regole eccellenti di morale; essi hanno favellato con dignità ed energia dell'obbligazione di preferire il giusto e l'onesto a qualsivoglia altra cosa; e anche presentemente non si possono leggere senza meraviglia le magnifiche pitture, che essi ci hanno tramandato nelle loro opere, sovra il bello della virtù. Nullameno l'ignoranza, in cui si trovavano, dell' ultimo fine dell'uomo non permise loro di architettare un sistema di morale ben concatenato e compiuto; essi conoscevano che le massime particolari, le quali ci servono di norma nella nostra condotta, dovevano riportarsi tutte quante ad un solo principio e dipenderne; e che soltanto l'unità di questo principio potea render ragione di quella stretta e necessaria connessità, che essi confusamente apprendevano in tutti gli svariati doveri della convivenza civile. Ma su questo principio appunto cadeva il loro inganno, il quale conseguentemente diveniva la sorgente di tutti gli altri errori. Così incontrava a pagani ciò che incontra talvolta a'fisici: i quali riferendo effetti certi e irrepugnabili a qualche causa falsa o dubbia, si veggono obbligati di ricavarne altre conseguenze ugualmente false, che discordano da quei primi

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