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GIOVANNI RESNATI

AI LETTORI CORTESI

Universale era il lamento che delle Opere di Vincenzo Monti, poeta salutato per mezzo secolo dall'Italia col nome di Dante redivivo, e riverito dalle Staël, dai Byron e da altri stranieri contemporanei siccome quegli che continuava la serie dei veri poeti della nostra nazione, mancasse una raccolta nella quale si trovassero riunite in quel numero maggiore che da alti riguardi fosse permesso, e con tal ordine disposte che non ne nascesse confusione spiacevole a' leggitori e dannosa alla riputazione del grande autore. Perocchè avendo egli dalla natura sortito quella divinæ particulam auræ che prorompe a poesia, molte cose, quasi ancora fanciullo, scrisse con impeto giovanile, che girano stampate; e vogliono essere conservate, poichè tra molte superfluità vi senti per entro l'elemento poetico che si viene disviluppando. Erat quod tollere velles. Così vediamo i pubblicatori di Virgilio tener conto della Zanzara, del Ciri, dei Catalecta, ec., con cui il cigno del Mincio preparavasi alle Georgiche ed all' Eneide. Poi ne' grandi rivolgimenti che fanno me

morabile la fine del secolo trascorso ed i primi tre lustri di questo, il Monti, dopo di avere nell' aurora del suo fervidissimo ingegno trattati gli argomenti, che allora solevansi comunemente, alzossi a sublimi canti, che al variare delle vicende variarono d'intonazione, nel bel meriggio dell' età sua; finchè nel tramonto di questa si diede a più miti studii, onorato da tutti coloro che non sapevano essergli gravi chè avesse per calore di sentimento e per quasi presentanea pieghevolezza d'ingegno con troppa facilità acconsentito alla non sempre lodevole forza del tempo. Di che ebbero un bel pretesto certi mediocri per mordere e gettar nel fango chi di tanto si innalzava sopra di loro; ricantando fino alla nausea, e fino allo spingere la malevoglienza oltre il sepolcro (su cui dovrebbero estinguersi le ire e le invidie degli uomini) i suoi mutati pensieri.

In questo stato di cose, io credetti che avrei fatto opera pietosa al poeta, e gradevole agli amatori della italiana letteratura, se mi accingessi a radunarne tutti gli scritti di verso e di prosa, e sì gli stampati come gli inediti che meritassero di vedere la luce, e dividendoli, per così dire, in varie classi, determinate dalla forma o dall' indole de' componimenti, li venissi disponendo sotto di queste con ordine cronologico, secondochè apparisce dagli anni segnati nelle stampe colle quali furono la prima volta divolgati, o si può dai soggetti su cui si aggirano o da altri indizii ragionevolmente argomentare. La qual cosa mi pare che debba servire insieme alla storia intellettuale del poeta, e risparmiare a chi legge il disgusto che proviene dal trovare uno scritto dettato in età matura, e sotto l'influsso di certe idee, collocato dopo ad un altro inspirato da sentimenti diversi negli anni più freschi.

La divisione per classi mi veniva poi naturalmente indicata (a malgrado che fra di esse non possa avervi

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