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e ricevono aumento e miglioramento, e lo comunicano alla grande cougregazione dei fondi irrigatori.

E qui si apre un nuovo e grandioso spettacolo economico sociale. Questo si è la comunicazione dei beneficj agricoli delle associate irrigazioni mediante gli scoli dei quali non abbiamo veruna legge propria romana. Un acqua che decade da un fondo irrigato e concimato porta seco elementi di fertilità che essa comunica agli altri, talchè la contiguità e la comunicazione degli scoli costituisce una società tacita di agraria coltivazione, nella quale gli inferiori sono vantaggiati dai superiori, e tutti concorrono ad una stessa territoriale prosperità. Lungi dal riguardare come un peso il raccorre queste acque, esso è ambito come un utile, e con ciò il corso delle acque fino al loro sbocco ne' grandi fiumi non veste più il carattere di servitù ma di beneficio. A questo aggiungasi un altro mezzo conosciuto di associazione, e si distruggerà lo spirito esclusivo e di monopolio: e coll'escludere il monopolio si avvantaggiano sì i concorrenti, che i consumatori. Consultando questo ingordo ed insensato istinto tu non apriresti nemmeno verun canale di comunicazione. E qui opportunamente cade un fatto ricordato dal celebre ADAMO SMITH: «< Buone strade, dice egli, canuli, fiumi navigabili diminuiscono le spese di trasporto, avvicinano le сс rimote campagne al grado di quelle che sono vicine alla « città, e per questo motivo esse costituiscono il miglior « sussidio che si possa prestare ad un paese. Esse incorag

giscono la coltura in cantoni rimoti, i quali costituiscono << sempre la maggior parte di un paese. Esse sono vantag giose alle Città perchè distruggono il monopolio delle << campagne circonvicine. Esse sono utili a queste stesse « campagne perchè se da una parte introducono produzioni

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rivali delle antiche, dall'altra aprono nuovi mercati per « lo spaccio dei loro prodotti... Sono poco più di cinquan« t'anni (vale a dire verso il principio del passato secolo) « che talune delle contee in vicinanza di Londra presenta<«<rono un indirizzo al Parlamento contro il progetto di

<< estendere le grandi strade uelle più lontane contee, alte« sochè, a loro dire, colla comodità delle strade sarebbero << state quelle contee abilitate a vendere i prodotti a minor сс prezzo in Londra, e avrebbono rovinato la coltura delle cc vicine contee. Esse non furono esaudite dal Parlamento: « eppure le loro entrate si accrebbero, e le loro terre furo« no indi meglio coltivate. (1) »

Ciò che dicesi delle strade e dei canali fra loro comunicanti ed estesi, pone in chiaro il motivo di prevalersi di tali opere; talchè si pone sotto agli occhi un grande motivo onde temperare i dettami legali ed economici nel regime privato delle acque. Voi vi accorgerete pertanto che la ragione civile delle acque può costituire un corpo di dottrina speciale nel quale, oltre i dettami comuni cogli altri beni, essa associa vedute e principj propri derivati non solamente dall'indole e dalle leggi fisiche, ma eziandio dai suoi servigi strettamente sociali. Convien disimpegnare quest' argomento dalla folla delle comuni dottrine; conviene atteggiarlo secondo l'indole sua; conviene finalmente ravvisarlo nell' ultimo suo perfezionamento.

Ma per giungere a questo punto è d' uopo di conoscere almeno in generale la storia razionale di questo regime dedotta dalle sue naturali cagioni, di modo che il perfezionamento si vegga operato dal tempo. Questa storia non può essere diversa dalla positiva, ma supplir deve alla mancanza delle statistiche dei tempi andati. In generale per altro consta che questo regime si andò passo passo ampliando e perfezionando finchè giunse ad un sistema ragionato, calcolato e disciplinato in cui tutti i poteri produttori economici agiscono e si collegano ad un solo intento. Il conoscere anticipatamente questo corso e questa vita, dirò così, del regime delle acque, serve anche per lo studio e l'esposizione delle teorie. Un quadro storico prima compatto e semplice, indi

(1) De la richesse des Nations, par Adam Smith, tomo I, pag. 284, 285. Paris, 1801.

diviso e complesso somministra un fondo al quale si riferiscono le dottrine competenti, talchè vedendone la competenza se ne dirige l'applicazione.

Prima però di intraprendere questa storia conviene render conto a se stessi quale sia la condizione sociale del popolo che si contempla. Non basta figurarlo fissato sopra un dato territorio comunque propizio; non basta supporlo governato in qualsiasi maniera, ma è necessario di considerarlo abitualmente vivente con maniere moderate. Con queste sole, la natura può far vivere e progredire sì il mondo fisico che quello delle nazioni. Esaminando di fatti l'andamento delle cose e degli uomini non soggetti ad una forza sbrigliata si scuopre una grande economia, la quale a bel bello facendo nascere nuovi ed inevitabili bisogni, suggerisce e somministra pur anche nuovi mezzi di soddisfazione, e nel fare l'uno e l'altro scioglie i poteri originari gretti e compatti degli uomini e delle cose, e dividendoli crea e diffonde ed accresce i valori reali e personali negli uomini e nelle cose. Allora cogli interessi e colle forze sì fisiche che morali, la natura avvicina vieppiù e consocia gli elementi delle umane congregazioni, e ne rende gli individui operosi, rispettosi e cordiali, nell'atto che va elevando uno stato alla maggior sua politica potenza. Questo magistero effettuar non si può che nella vita agricola non sopraffatta o dalle invasioni delle barbarie o dalle soverchierie sempre rinascenti d'una forza sbrigliata come nell' Asia centrale, o da genti a bello studio mantenute rozze; ma in una posizione nella quale la moderazione e l'aiuto presiedono allo sviluppamento dei poteri economici ed al movimento della libera concorrenza. Per la qual cosa l'andamento di cui parliamo si dovrà intendere verificato laddove questa moderazione e concorrenza realmente esistette ed esisterà. Questa posizione è assai più necessaria onde effettuare un buon regime artificiale delle acque. E siccome questa posizione forma una condizione indispensabile perpetua ed universale della vita civile, così la tacita e perpetua condizione sott' intesa alla ragion civile delle acque, si è quella moderazione, sicurezza ed aiuto di

vita sociale per cui viene abilitato ed assicurato l'esercizio della economica libertà. Ciò spetta ai poteri fondamentali pratici del buon regime delle acque.

Quanto al suo esercizio che forma un ramo dell' industria agricola egli è determinato dalle circostanze cioè, dai bisogui che vanno nascendo, dalle cognizioni che si vanno ac quistando e dalle località che somministrano i materiali e la possibilità della esecuzione. La providenza suprema mediante le acque opera dappertutto la produzion degli esseri vegetabili ed animali con certe leggi; ma dappertutto non rese possibile l'affezione di un regime di acque come nell'Italia superiore. Oltreciò in tutte le età della vita sociale le popolazioni non poterono essere spinte a stabilire sì fatto regime, e meno poi ebbero le cognizioni ed i sussidi necessari a perfezionarlo. Supposti dunque i poteri fisici e politici di stabilire e di mantenere il regime delle acque, veggiamo come a bel bello ne poterono sorgere le leggi direttive di diritto.

III.

STATI SUCCESSIVI DELLA RAGION DELLE ACQUE.

Nella vita nomade, simile a quella delle tribù erranti dei Calmucchi e dei Mougolli o dei selvaggi di America, pare inutile parlare della ragion delle acque. Ciò però si deve intendere quanto al loro regime, non quanto ai loro principj di diritto. Dalla vita cacciatrice o pastorale si passa gradualmente alla vita agricola, e questa non divenne, nè potè divenire mai così assorbente da fa senza della caccia, della pesca e della pastorizia. Più ancora l' ordinamento collettivo dei primordi fu trasportato nella popolazione avente nido ed abitazione in un dato territorio, e sol per necessità, ed a bel bello si andò modificando e sviluppando. Dapprima il governo di famiglia, nella quale il padre era principe e sacerdote, venne modificato nella tribù. Essa fu ed è per l'ordinario un' aggregazione di molti confederati aventi tutti un' assorbente padronanza privata, e che prestano alla tribù

quel meno di uffici che sia necessario ad una comune difesa o ad una comune impresa. Questo regime di tribù, sia nella vita pastorale pura, sia nella agricola unita alla pastorale stabile, sia nella agricola prevalente, sia in casa propria, sia nei paesi occupati per vivervi, ha dovuto per lunga serie di secoli predominare; e la stessa storia scritta ci ha lasciate memorie abbastanza tratteggiate onde cogliere i caratteri della incipiente civiltà nativa. Sotto il nome di civiltà nativa io voglio significare quella che si va naturalmente sviluppando sotto gli impulsi liberi, dirò così, della natura e della fortuna in dati luoghi e in dati tempi.

Questa è diversa dalla dativa, cioè da quella la quale o viene introdotta presso bamboli uomini dai temosfori, come sarebbe quella dei Persiani e degli antichissimi dell'Asia, e comandata dai conquistatori già prima dirozzati dai temosfori. Fra queste due specie di civiltà se ne può figurare una terza, che direbbesi mista, nella quale il dominio originario di famiglia introdotto e conservato per una tenace consuetudine presso i capi vien raffazzonato dalle instituzioni religiose e da convenzioni e lumi tradizionali. L'esercizio ragionato e libero della vita sociale così introdotto e radicato in una città o trasportato in una colonia racchiude un' energia nativa ed un proprio movimento, e quindi un principio vitale di progresso che verificar non si può dall'educazione pedagogica del Peruviano, dell' Egiziano, del Chinese, dell Indiano, ec. Nella prima specie di civiltà la tribù o la città assume, modifica e modera le cose con un moto proprio che domina e non è dominato. Tutto sta in mano di padri liberi, e questi padri col senso morale proporzionato alle esigenze sociali, colla religione operante sui figli, sui clienti e colle instituzioni avite danno un carattere proprio a questa mista civiltà. La religione viene ivi maneggiata dai padri uniti (come era appunto presso gli antichissimi Romani) e non da un sol uomo nè da un ceto separato. Essa forma un potere veramente sociale, e quindi avvalora i dettami del civile regime. La proprietà rurale viene così protetta dalla religione e dalla forza, e quindi un tale stato di so

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