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memoria lardellata di frammenti antichi, ma bensì nel possederne la ragione, la possanza, e quindi la maniera di applicarle ai casi occorrenti. Esaminate non le erudizioni, ma le esposizioni legislative del CUJACIO, e voi toccherete con mano che a lui mancò questa filosofia. Voi vedrete che egli sempre fa onore alla sua memoria e spesso fa torto al suo giudizio. Facile è leggere nei dettati altrui: difficile compor bene i proprj: facile è lo sfoggiare un corredo di fatti e di pensieri altrui : difficile il trarne induzioni o correggere o accrescere. Qual meraviglia pertanto che il pubblico sia incantato dalle vaste e variate suppellettili dell'erudizione, e sia così poco colpito dall'intrinseco valore delle macchinose invenzioni? Dai suffragi attirati dalle gallerie dell' erudizione nasce l'orgoglio dei collettori, e quindi il disprezzo contro chiunque, il quale non sappia o non voglia mettere in mostra queste gallerie. Io ho creduto di insistere su di questo pregiudizio, che forma una superchieria all' incivilimento. Io non sono per isprezzar lo studio della storia e della filologia io anzi lo raccomando più che mai in questa nostra età, nella quale la ragione tenta di associarsi colla esperienza sicura. Solamente ho voluto far avvertire che sterile e di puro spettacolo si è questo studio fatto coll'arco della schiena, e debb'essere associato a quello della buona civile filosofia.

X.

STUDIO DESIDERABILE.

Un largo campo di ricerche rimane ancora all' crudi ·zione nei seicento anni, dei quali abbiamo ragionato. La grande tela è già tessuta : non manca che di inserirvi le particolarità. Io vorrei quindi che fossero proposte questioni· particolari su le parti dell' italico incivilimento del medio evo. Esse propriamente sarebbero tutte statistiche. Popolazione, territorio, governo, formerebbero il fondo materiale. Le ricerche cader dovrebbero su tutti i poteri economici

morali e politici che derivano dai possessi, dall'agricoltura, dal commercio, dalla dottrina, dall'ordinamento politico, dal civile, e quindi dalle leggi, dalla religione e dalle instituzioni, ec. Non importerebbe che gli argomenti fossero saltuari, staccati, limitati. Ciò che sarebbe da desiderarsi, sarebbe che fossero comprovati con documenti, o ricavati da legittime induzioni. Noi abbisognamo più che mai di rivedere i nostri fasti; e però dobbiamo ricercare partitamente e singolarmente quel modo di essere e quelle produzioni interessanti che nelle italiche genti si verificarono incominciando dal secolo X, e venendo avanti. Io amerei che ogni articolo singolare venisse proposto e discusso separatamente. Così, per esempio, instituir si dovrebbe la ricerca dell'esistenza e della durata o in tutta o in una parte

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d'Italia dei municipj - altra volta, come fosse ripartita l'amministrazione della giustizia, ed in quale maniera fosse esercitata altra volta, quale fosse l'uso nel trattare le città assoggettate altra volta, quali fossero le opinioni naturali, civili, religiose, predominanti in un dato tempo, ec. Da questi lavori parziali si potrebbe trarre un prospetto filosofico dello stato dei nostri maggiori in quella età.

Questo prospetto per altro non può esser fatto bene senza un previo modello della scienza sociale. Per ben intendere questa sentenza io fo osservare quanto segue. A chi ben intende la natura delle cose la giurisprudenza universale (onsiderar si deve a guisa di un mero contorno dell'arte sociale. Qui io parlo della giurisprudenza nel suo più largo senso possibile, e però come abbracciante la scienza dei diritti tutti, privati e pubblici. La giurisprudenza si può considerare come la moderazione delle forze private e pubbliche degli uomini conviventi, dedotta in linea di pura giustizia. La giurisprudenza però non crea i bisogni, gli interessi e le opportunità, ma solamente mostra le condizioni ed i limiti, che gli uomini e le società rispettar debbono sia dentro che fuori delle loro congregazioni, onde non offendersi, ed ottenere gli indispensabili beneficj della equità. L'uffizio quindi

della giurisprudenza è più negativo che positivo. Esso rassomiglia in qualche modo ad una negativa temperanza, la quale nou contempla nè luoghi nè tempi, ma pone dettami assoluti. Gli interessi, i bisogni, le opportunità nascono dalla natura operante nel tempo. Può l'opera umana mal fare e far nascere bisogni fattizi o malanni; ma questi bisogni non sono quelli che secondare possiamo nella teoria dell'incivilimento. Noi parliamo di necessità naturali e non di esigenze fattizie. Le forze vengono mosse dai bisogni, dagli interessi e dalle opportunità naturali. Dunque lo studio della nuda giurisprudenza si risolve in una nuda speculazione se non venga associato anche quello del tornaconto sia perpe tuo, sia temporaneo della convivenza. È vero che questo tornaconto forma la sanzione della giurisprudenza: ma è vero del pari che questo tornaconto, o non si vede, o non è dimostrato col motivo generale dell' equità. È necessario mostrare colla ragione e coll'esperienza i beni ed i mali inevitabili, derivanti dalla osservanza o violazione di questa equità, ed insistere assai più su gli ultimi che su i primi. La sapienza del dolore forma la miglior salvaguardia delle umane instituzioni. Per lei si conosce auticipatamente ciò che è bene e ciò che è male, e però nasce la moralità pubblica delle genti.

le

L'arte sociale pertanto sorge dalla giurisprudenza é dalla fisiologia sociale. L'una e l'altra sono così inseparabili che prese per se sole non servono. La fisiologia presa per se sola non è che scienza di mero fatto. La giurisprudenza poi per se sola è un' impotente e rammaricante lezione. Unite, queste due scienze, ed allora comporrete la vera dottrina civile dimostrata dalla giustizia e sanzionata dalla forza stessa della natura. Invano tu ti vorresti sottrarre da questo magistero e dividerne gli uffici. Con un mero bisogno non nasce fuorchè una cieca agitazione: colla sola giurisprudenza non sorge che un ordine ipotetico. Il bisogno non produce che tentativi azzardati, i quali vauno tante e tante volte falliti, e formano il penoso o tirocinio della vera civiltà. La sola giu

risprudenza tesse una speculativa macchinazione od una sterile declamazione. Tutto ciò accade quando preesiste una giurisprudenza equa destituita di sanzione.

Questa sanzione debb'essere filosofica e religiosa, cioè dimostrata con prove naturali, e creduta coll' autorità a nome del cielo. La scienza e la credenzá debbono coincidere. E siccome si tratta di un'arte interessante, nella quale ogni fallo ed ogni ommissione sono funesti; così per formare il prospetto filosofico suddetto, è necessaria tanto la dimostrazione dei principj, quanto la sperienza dei fatti. Chiunque si assume di tessere il detto prospetto deve dunque intendere che cosa sia legislazione, economia politica e ragione di stato.

Qual era la posizione dell'Italia nell'età che esaminiamo rispetto alla giurisprudenza riguardante i poteri pubblici, e il tornaconto riguardante i poteri privati? Qui si allude alla politica di stato, ed all'ordine sociale delle ricchezze detta in oggi economia politica. La cresciuta civiltà fece pur troppo confusamente sentire agli Italiani la necessità di aver dettami sull' una e l'altra di queste parti dell'arte so ciale; e però incominciarono in questa età ad iniziarne lo studio, il quale nella susseguente fu coll' erudizione e col buon senso, ma senza principj assai coltivato, come si vedrà. Qui all' opportunità della raccomandazione di rivedere minutamente l'eredità dei nostri maggiori io debbo far avvertire ad una vergogna dalla quale è omai tempo che ci purghiamo. Di più di cento nomi che scrissero di politica appena ne rammentiamo quattro o cinque, dei quali gli stranieri ci hanno conservata viva la memoria. Esistono collezioni e notizie di eruditi, di poeti, e non abbiamo nemmeno un indice dei politici italiani. Io lascio quelli dell'età anteriore e mi restringo alla sola Italia risorta. Noi incominciamo con DANTE, S. TOMMASO ed EGIDIO COLONNA, e proseguiamo durante i secoli susseguenti fino al principio del secolo XVIII, nel quale questa scienza fu abbandonata in Italia per lasciar luogo alla letteratura, all' erudizione e in parte alle scienze naturali e matematiche. La poca

nulla sua considerazione fu allora tale che essendosi raccolte notizie dei buoni o cattivi poeti e prosatori; e fra questi trovandosi alcuni che avevano composto qualche sonetto nel mentre avevano scritto anche un'opera politica, fu nelle raccolte e nelle biografie tenuto conto del sonetto ed assolutamente taciuto dell'opera politica. Le nostre storie letterarie presentano questa vasta lacuna, quantunque nelle così dette Biblioteche, come per esempio in quella del FABRIZIO, si leggano registrati i nomi di oscurissimi compendiatori forensi, come per esempio, quello di un VOLPINO, compendiatore del FARINACCIO. Questo sia detto per vieppiù dimostrare la necessità, nella quale sono gli Italiani di occuparsi di proposito di rivedere la eredità lasciata dai loro maggiori, e di raccogliere le notizie dei diversi rami del loro incivilimento onde studiare la qualità, la quantità e la forma delle produzioni, segnalando quelle che più davvicino riguardano l'arte sociale. Fra queste io pongo la universale giurisprudenza, quale più sopra fu da me adombrata.

QUINTA ETA'.

Io non so se siasi mai pensato quale ramo della scienza sociale nel corso visibile dell' europeo incivilimento mancasse sul finire del medio evo, malgrado pure che l'andamento prepotente delle cose lo provocasse e lo provochi imperiosamente. Io parlo di scienza e non di nuda pratica sociale. Io parlo di principj e di regole dimostrate dalla ragione e non di usi bene o male intesi. Io parlo finalmente dell'ultimo frutto prodotto dal tempo ed acquistato con pene infinite dalle genti. Gli uomini nelle cose sociali incominciano col fare, perchè bisogna ad ogni modo provve dere; proseguono col fare e coll'osservare, col variare e col correggere; e finalmente finiscono col pensare, coll' insegnare, col convincersi, e col consentire, riposando sulla forza stessa delle cose. Coi bisogni sia perpetui sia temporauei alle diverse età dei popoli, la natura provoca a fare ed a pensare di modo che la convivenza diviene più anti

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