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28 De' violenti il primo cerchio è tutto:
Ma perchè si fa forza a tre persone,
In tre gironi è distinto, e costruttto.
31 A Dio a se, al prossimo si puone

Far forza, dico in loro, e in le lor cose,
Come udirai con aperta ragione .

34 Morte per forza, e ferute dogliose

Nel prossimo si danno; e nel suo avere
Ruine, incendi, e collette dannose:

37 Onde omicidi, e ciascun, che mal fiere,

30 E' costrutto e distinto in tre gironi, in tre circolari ricettacoli concentrici, cioè uno cerchiante l'altro, e l'altro l'altro.

31 Puone per può, in rima. Volpi. Il Cinonio però ne fa capire di avere trovato a questa e ad altre voci terminanti in accento aggiunta per riposo della pronunzia la ne, anche fuor della rima, quantunque di rado (a).

32 33 In loro vale nelle persone loro. Diversamente dalla Nidobeatina. Leggono l'altre edizioni in se, ed in lor cose aperta ragione per

chiaro divisamento.

34 Morte per forza ec. Avendo dichiarato che si può usare maliziosa violenza a Dio, a se, ed al prossimo, incomincia qui a parlare della violenza contro del prossimo, come quella che giudica il meno male, e vuole perciò collocata più in su. E lo stesso metodo tien poi in seguito in altre suddivisioni.

35 Nel prossimo si danno, nelle persone del prossimo si effettuano. 36 Collette dannose legge la Nidob. in vece di tollette dannose, che leggono tutte l'altre edizioni: e colte, ch'è voce sincopata e sinonima di collette, ripete pure il comento della stessa Nidobeatina. Colletta, come con esempi ne mostra il Vocabolario della Crusca, significa tra le altre cose aggravio, imposizione, rappresaglia, ch'è ciò appunto che quì si conviene, e l'epireto di dannose vieppiù ve lo stabilisce. Di tollette all' opposto non si riferisce nel Vocabolario della Crusca altro esempio che questo stesso di Dante; che perciò può giustamente riputarsi errore di scrittura .

37 Omicidi leggono parecchi testi veduti dagli Accademici della Crusca (b); ed omicidii invece d'omicidi dee per errore di stampa leggere la Nidobeatina. E reca stupore come gli Accademici abbiano non ostante

(a) Partic. 177.24. (b) Vedi la Tavola dell'autorità de' testi nella edizione degli Accad. della Crusca e nella Cominianą.

Guastatori, e predon tutti tormenta Lo giron primo, per diverse schiere. 40 Puote uomo avere in se man violenta, E ne' suoi beni: e però nel secondo Giron convien, che senza pro si penta 43 Qualunque priva se del vostro mondo, Biscazza, e fonde la sua facultade,

voluto pel loro testo fare scelta della stravagante voce omicide. Il plurale di omicida, o sia omicidiario, è quello che quì il giusto senso evidentemente esigge: e il plurale di omicida non è omicide, ma omicidi; come di Papa, poeta ec. non è Pape e poete, ma Papi e poeti. E sebbene Inf. Ix. 127. dica Dante in rima eresiarche per eresiarchi, e Inf. XIX. 113. idolatre per idolatri, perchè qui fuor di rima vorrem noi piuttosto omicide che omicidi ? Adunque Onde omicidi, e ciascun, che mal fiere leggerem noi, e intenderemo valer quanto però omicidiari, e qualunque ingiustamente ferisce altrui.

38 Guastatori e predon [predon in vece di predoni dice per apocope]. Guastatore, chiosa il Volpi, chi dà il guasto alle campagne; troppo però limitatamente: imperocchè corrisponde al Latino vasto, e vastator che non solo delle campagne, ma delle città e delle di lei parti si dicono: Troiae vastator Achilles (a): vastare omnia ferro et incendiis (b). Guastatori, dice bene il Daniello, corrisponde a quel ruine e incendi: e predon a quell' altro tollette [ come anch' esso legge invece di collette ] dan nose. Si diversifica poi il guastatore dal predone, che il guastatore non intende ad altro che a distruggere, e 'l predone ad appropriarsi l'altrui roba; e l'uno e l'altro però con aperta violenza, e non con occulta frode, come fa il ladro.

39 Per diverse schiere, cioè guastatori con guastatori, predoni con predoni ec. quantunque nel girone medesimo.

42 Senza pro legge la Nidobeatina: e sanza pro l' altre edizioni: pentirsi senza pro vale quanto pentirsi senza ottenere alcuno alleggerimento alle sue pene.

43 Del vostro mondo dice Virgilio a Dante, perocchè Dante era ancor vivo ed appartenente a questo mondo: e privar se del mondo vale qui lo stesso, che uccidersi da se medesimo.

44 Biscazzare [da bisca o da biscazza, peggiorativo di bisca, luogo, dove si tiene giuoco pubblico] dee valere lo stesso che frequentare la bisca, o giuocare: ed è verbo adoprato anche da altri buoni scrittori. Il Vocabolario della Crusca Biscazzare, spiega, giuocarsi il suo avere;

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E piange là, dove esser dee giocondo. 46 Puossi far forza nella Deitade,

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Col cuor negando, e bestemmiando quella,
E spregiando natura, e sua bontade :

49 E però lo minor giron suggella

Del segno suo e Sodomma, e Caorsa,

Lat. pecuniam prodigere, ludo profundere: e tra gli altri reca in esempio il presente passo di Dante.

Ma il presente passo appunto ne fa meglio capire che biscazzare non significhi propriamente se non frequentare la bisca, o giuocare; imperocchè sarebbe superfluo che al biscazza si aggiugnesse e fonde la sua facultade. Biscazza, adunque, e fonde sua facultade valer dee lo stesso che frequenta la bisca, e dissipa il suo avere.

45 E pianger la ec. e riducendosi in miseria piange, in quella vita, che, astendendosi dal giuoco, dovevano le di lui sostanze fargli essere gioconda.

46 Forza nella Deitade, vale forza contro la Deità, contro Dio.

47 Col cuor ec. Su di questa espressione, che ripete Dante ancora cinque versi più in giù, chi degli espositori non fa alcuna riflessione, e chi malamente l'intende. Landino, VelluteHo, e Venturi capiscono che non aggiunga Dante col cuore, se non per escludere quelli, che bestemmiano solo colla bocca. Mai nò: bestemmiare la Deitade, Iddio, è attribuire ad essa quello che non le si conviene; ovvero rimuovere dalla medesima quello che le si conviene. Coloro adunque che la Deitade col cuore e colla bocca bestemmiano, come eretici manifesti che sono, gl' intende Dante tra gli eretici da lui nel sesto passato cerchio collocati: e in questo più basso luogo vuole anzi collocare tra i maliziosi coloro, che per umani rispetti, o per ottenere utile, o per evi tar danno, astutamente coprono la loro perversa credenza con cristiano parlare. Questo adunque vuol dire col cuor negando ec. nel presente verso e col cuor favella nel verso 51. Altrimenti a che collocherebbeli tra maliziosi ? essendo anzi d'ingenuità che quanto è in bocca sia pure nel cuore.

48 Spregiando natura, e sua bontade vale spregiando natura, ed i suoi beni, i suoi prodotti: quanto cioè essa natura somministra all'umana industria pel vitto e vestito non curando, ed applicando in vece all' usura, a far fruttare il danaro.

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49 50 Lo minor giron, cioè il terzo di più corto diametro degli altri due. suggella del regno suo. Non accade cercar qui cogli espositori nè il serrame col suggello, nè le fiamme in luogo del suggello; egli dee esser questo un modo di favellare preso dal costume di mar V

Tom. 1.

E chi, spregiando Dio, col cuor favella. 52 La frode, ond' ogni coscienza è morsa, Può l'uomo usare in colui che si fida,

E in quello, che fidanza non imborsa. ! 55 Questo modo di retro par ch' uccida

carsi gli schiavi col nome od altra impronta de' loro padroni (@), e dee suggella del segno suo significare lo stesso che fa suoi schiavi . Soddoma, una e la principale delle quattro città della Pentapoli nella Palestina arse con fuoco piovuto loro sopra dal cielo, in gasti. go del nefando vizio contro natura, e ponesi qui Soddoma per tutti i macchiati di esso vizio. Caorsa città di Provenza [chiosa il Volpi concordemente a tutti gli altri spositori] a' tempi di Dante pieną d'usurai. Ma questa Caorsa nella Provenza [almeno come in oggi si limita] io non la trovo; bensì trovo Cahors [Lat. Cadurcum] capitale del Querci nella Guienna: e questa appunto, per cortese avviso del dottissimo sig. ab. Gio. Cristoforo Amaduzzi, trovo avere Du-Cange inteso essersi quì dal poeta nostro nomata Caorsa; ed essere a que'tempi effettivamente stata nido di usurai (b).

51 Chi spregiando Dio col cuor favella: colui [ ripeto il detto al 47.] che fintamente per mondano utile o tema spaccia credenza in Dio, ed internamente lo nega e bestemmia.

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52 La frode ond' ogni coscienza è morsa; secondo quel di Cicerone sua quemque fraus, et suus terror maxime vexat: suum quemque scelus agitat (c). Il Landino e 'l Vellutello, ed in parte anche il Venturi supponendo che frode possa prendersi in buono ed in cattivo senso, dicono a frode aggiunger Dante ond' ogni coscienza è morsa a dinotare che parla della frode rea e peccaminosa. Ma, quando anche fosse il nome di frode di cotale indifferenza, parlando qui Dante della frode, come di quella che ha già di sopra divisata pe 'l secondo ingiurioso fine della malizia, ch'odio in cielo acquista, sarebbe questa nuova specificazione superflua.

53 54 In colui che si fida legge la Nidobeatina, ed in colui che 'n lui fida leggono l' altre edizioni. In vale qui contra (d). E in quello che fidanza legge la Nidobeatina Ed in quei che fidanza l'altre edizioni non imborsa per non riceve, non ammette dentro di se: detto con ugual proporzione all' imbeversi, esempigrazia, per apprendere. 55 Questo modo di retro per quest' ultimo modo uccida per tronchi, tagli; forse riguardando l'origine del Latino occidere, ammazzare, da ob e caedere, che tagliare significa.

(a) Vedi tra gli altri il Laurenzi Polymath. lib.1. diss. 8. (b) Vedi Du-Cange Glossar, art, Caorcini . (c) Pro Rosc. Amer. (d) Cinon. Partic. 128. 4.

Pur lo vincol d'amor, che fa natura;
Onde nel cerchio secondo s'annida
58 Ipocrisia, lusinghe, e chi affattura,
Falsità, ladroneccio, e simonia,
Ruffian, baratti, e simile lordura .
61 Per l'altro modo quell' amor s'obblia,

Che fa natura, e quel, ch' è poi aggiunto,
Di che la fede spezial si cria :

56 Pur, anch'esso — lo vincol d'amor, che fa natura, generalmente, intendi, fra gli uomini tutti; stampandoci perciò nella ragione quella massima Non fare ad altri ciò che non vuoi per te..

57 Cerchio secondo dei tre che ha detti residui v. 17. — s' annida per si rinchiude.

58 Ipocrisia, lusinghe. Benchè gli uomini con questi due vizi non iagannino se non coloro che gli credono e si fidano, contuttociò, perchè appunto gli adoperano a fine d'indurre a fidarsi chi non si fida, fa il Poeta che appartengano all' ultima descritta spezie di frode-chi affattura. Affatturare far malie, nuocer con fattura. Latino veneficiis afficere [Vocabolario della Crusca] male anche questo che s'intenta al prossimo fraudolentemente.

59 Falsità per falsificazione. Si comprendono sotto questo nome tutti i falsificatori, de' quali vedi nel canto xxx. Ladroneccio, furto, qui pure tra le frodi; imperocchè furto propriamente appellasi quello che si fa con occulta frode; come all'opposto rapina quella dicesi, che si fa con aperta violenza, e che perciò va intesa sotto il nome dell' anzidette collette dannose Simonia, cioè regali, ossequi, servizi ec. apparentemente fatti per tutt' altro fine, ma in realtà a solo fine di sedurre l'animo di chi può dare benefizi o dignità spirituali.

60 Ruffian, accorciato a cagion del metro in vece di ruffiani, mezzani prezzolati delle cose veneree. Vocabolario della Crusca baratti per barattieri. Baratteria [spiega il Buti citato in questa voce nel detto Vocabolario] che per altro nome si chiama maccatelleria, è vendimento, ovvero compramento di quello, che l'uomo è tenuto di fare per suo officio, per danari o per cose equivalenti

61 62 63 Per l'altro modo, cioè di frode in colui che si fida quell' amor che fa natura, cioè il generale, detto nel 56. e quel, ch'è poi aggiunto per particolare vincolo di parentela o di amicizia di che la fede spezial si cria, d'onde nasce una speciale fidanza tra gli uomini. Criare per creare adoprato da buoni scrittori in verso e in prosa. Vedilo nel Vocabolario della Crusca.

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