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CANTO XXIII

ARGOMENTO

In questo canto tratta il nostro poeta della sesta bolgia, nella quale pone gl'ipocriti : la pena de' quali è l'esser vestiti di gravissime cappe, e cappucci di piombo, dorati di fuori, e di gir sempre d'intorno la bolgia. E tra questi trova Catalano, e Loderingo frati Bolognesi . Ma prima poeticamente descrive la persecuzion ch'egli ebbe dai demoni, e come fu salvato da Virgilio.

I

Taciti

aciti soli, e senza compagnia

N' andavain l'un dinanzi, e l'altro dopo,
Come i frati Minor vanno per via.

4 Volto era in su la favola d' Isopo

Lo mio pensier per la presente rissa, Dov' ei parlò della rana, e del topo: 7 Che più non si pareggia mo ed issa,

3 Come i frati Minor ec. Dovette ai tempi del Poeta essere universal costume de' Francescani di viaggiare un dopo l'altro.

5 Presente rissa, tra Calcabrina ed Alichino.

6 Ei, Isopo, il quale, tra l'altre favole, racconta che una rana esibissi una volta ad un topo di recarselo sul dorso e passarlo di là da un fosso, con animo di annegarlo: ma che quando stava per eseguire il malvagio disegno, veduti da un nibbio, furono ambedue rapiti da esso, e divorati .

7 Più non si pareggia, non si uguaglia [intendi nel significato ] mo ed issn ; significando entrambi queste due particelle lo stesso che ora . Mo, voce sincopata del Latino modo, trovasi usata non solo dal poeta nostro, ma da molti altri buoni scrittori. Vedi il Vocabol, della Cr. Issa [ forse dal Tedesco itz] dicela il Buti (a) voce Lucchese e se non fu Lucchese, Toscana certamente la dee essere stata; che troppe volte adoprala Dante, e qui in rima, ed altrove (b) fuor di rima; ciò che delle voci veramente forestieri non suol fare, come non fa nè di a pruovo, nè di borni, nè di giuggiare, nè di roffia, nè di tant' altre .

(a) Citato nel Vocab, della Cr. alla v. Issa. (b) Inf.xxvII. 23., Purg.XXIV.55.

Ma però di levarsi era niente,
Si avieno inviscate l'ali sue.
145 Barbariccia con gli altri suoi dolente,
Quattro ne fe volar dall' altra costa,
Con tutti i raffi, ed assai prestamente
148 Di qua di là discesero alla posta :

Porser gli uncini verso gl' impaniati,
Ch' eran già cotti dentro dalla crosta
E noi lasciammo lor così 'mpacciati .

cabolario sotto la voce e definizione di schermitore pone questo stesso verso di Dante .

143 Era niente, vale quanto era nissun' modo: com' è detto Inf.9. 5 7. 144 Savieno inviscate l' ali sue, la Nidob. Si aveano inviscate l'ale sue, altre edizioni.

146 Dall' altra costa, perocchè supponesi, come di sopra è detto, sceso cogli altri compagni nella falda dell'argine allo stagno della pece opposta.

147 Con tutti i raffi. Tutti è quì particella riempitiva (a). Raffi sinonimo d'uncini è già detto di sopra.

148 Discesero alla posta, dee valer quanto discesero ad appostarsi, cioè alla estremità della ripa, vicini alla pegola il più che potevano. 149 Impaniati, impegolati.

150 Crosta per similitudine appella la fecciosa superficie di quello stagno.

(a) Vedi 'l Vocab. della Cr. alla voce tutto §. 9.

Fine del canto ventėsimosecondo

CANTO XXIII

ARGOMENTO

In questo canto tratta il nostro poeta della sesta bolgia, nella quale pone gl'ipocriti : la pena de' quali è l'esser vestiti di gravissime cappe, e cappucci di piombo, dorati di fuori, e di gir sempre d'intorno la bolgia. E tra questi trova Catalano, e Loderingo frati Bolognesi . Ma prima poeticamente descrive la persecuzion ch'egli ebbe dai demoni, e come fu salvato da Virgilio.

I

4

Taciti soli, e senza compagnia

N'andavain l'un dinanzi, e l'altro dopo,
Come i frati Minor vanno per via.

Volto era in su la favola d' Isopo

Lo mio pensier per la presente rissa Dov' ei parlò della rana, e del topo: 7 Che più non si pareggia mo ed issa,

3 Come i frati Minor ec. Dovette ai tempi del Poeta essere universal costume de' Francescani di viaggiare un dopo l'altro.

5 Presente rissa, tra Calcabrina ed Alichino.

6. Ei, Isopo, il quale, tra l'altre favole, racconta che una rana esibissi una volta ad un topo di recarselo sul dorso e passarlo di là da un fosso, con animo di annegarlo: ma che quando stava per eseguire il malvagio disegno, veduti da un nibbio, furono ambedue rapiti da esso, e divorati .

7 Più non si pareggia, non si uguaglia [intendi nel significato] mo ed issn; significando entrambi queste due particelle lo stesso che ora. Mo, voce sincopata del Latino modo, trovasi usata non solo dal poeta nostro, ma da molti altri buoni scrittori. Vedi il Vocabol. della Cr. Issa forse dal Tedesco itz] dicela il Buti (a) voce Lucchese e se non fu Lucchese, Toscana certamente la dee essere stata; che troppe volte adoprala Dante, e qui in rima, ed altrove (b) fuor di rima; ciò che delle voci veramente forestieri non suol fare, come non fa nè di a pruovo, nè di borni, nè di giuggiare, nè di roffiu, nè di tant' altre.

(4) Citato nel Vocab, della Cr. alla v. Issa. (b) Inf.xxvII. 23., Purg.XXIV.55.

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Che l'un coll' altro fa, se ben s' accoppia
Principio e fine, con la mente fissa:

10 E come l'un pensier dell' altro scoppia,
Così nacque di quello un altro poi,
Che la prima paura mi fe' doppia .
pensava così: questi per noi

13

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Sono schermiti, e con danno e con beffa
Si fatta, ch' assai credo, che lor noi.
16 Se l'ira sovra 'I mal voler s' aggueffa,
Ei ne verranno dietro più crudeli,
Che cane a quella levre, ch' egli acceffa
19 Già mi sentìa tutti arricciar li peli

Il Venturi al canto xxiv. del Purg. v.55. ci assicura ch'è isa voce usata da' marinari e da altri faticanti attorno a un gran peso, per animarsi l'un l'altro a far forza unitamente; nel qual senso [aggiunge] è usata in molte parti ancora di Toscana. Ciò essendo avremmo una riprova che issa pareggisi in tutto al mo, che in vece d'issa, o d' isa, adoperano i faticanti di conserto in altre parti d'Italia; quasi dir volendo, mo tiriamo, mo alziamo ec.

8.9 Che l'un con l'altro fa di quello che si pareggino_si_rassomiglino tra di loro, il fatto de' due demoni, ed il fatto della rana e del topo se ben s'accoppia, ben si confronta, con mente fissa, attenta, principio e fine imperocchè, il principio fu il macchinare ugualmente un contro dell' altro, Calcabrina contro di Alichino, e la rana contro del topo; ed il fine fu che ugualmente pure capitarono male e gli uni e gli altri per una terza cagione; la rana e 'I topo furono ghermiti dal nibbio, e i due demoni furono presi dalla pece.

10 Scoppia, per nasce, scaturisce.

15 Noi da noiare, annoiare, rincrescere .

16 Se l'ira ee. Costruzione. Se sovra il mal voler, sopra la perversa volontà, , che sempre costoro hanno, s'aggueffa, s' aggiunge l'ira. Aggueffare, dice a questo passo il Buti (a), e filo a filo aggiungere, come si fa ponendo lo filo dal gomito alla mano, o innaspando coll' aspo

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17 18 Più crudeli, cioè disposti ad usarci maggior crudeltà acceffa Acceffare, prender col ceffo, abboccare, proprio delle bestie, Vocabol. della Cr.

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19 Tutti arricciar li peli, la Nidob., tutto arricciar l'altre ediz.

(*) Citato nel Vocab. della Cr. al verbo Aggueffare .

Della paura, e stava indietro intento Quando i' dissi: maestro, se non celi 22 Te e me tostamente, io pavento

Di Malebranche: noi gli avem già dietro: lo gl' immagino sì, che già gli sento. 25 E quei: s' io fossi d' impiombato vetro, L'immagine di fuor tua non trarrei

Più tosto a me, che quella dentro impetro. 28 Pur mo venieno i tuoi pensier tra i miei Con simile atto, e con simile faccia, Sì che d' entrambi un sol consiglio fei. 31 S' egli è che sì la destra costa giaccia,

Che noi possiam nell' altra bolgia scendere,

20 Stava indietro ec., stava attento se quei demoni ci corressero appresso. 24 lo gl' immagino sì, che ec. Io gli ho alla immaginazione così presenti, che posso dire di realmente vederli .

25 S' io fossi d'impiombato vetro, cioè se fossi specchio, che è vetro coperto di dietro da una sottil piastra di piombo. Daniello.

26 27 L'immagine ec. Costruzione. Non trarrei a me più tosto, non riceverei più presto, l'immagine tua di fuor, l'immagine del tuo esterno, che, di quello che, impetro, acquisto, quella dentro; l' immagine cioè del tuo interno, dell'animo tuo. Impetrare per acquistare adopera Dante anche nella quarta delle canzoni sue

Così nel mio parlar voglio esser aspro

Com'è negli atti questa bella pietra :

La quale ogn' ora impetra
Maggior durezza ec.

28 29 30 Pur mo ec. Ora appunto si appresentarono a miei pensieri i tuoi con simil atto, col medesimo sospetto, e con simile faccia, con aria simile di spavento, - sì che da [vale qui per (a)] entrambi un sol consiglio fei, feci, presi.

31 S' egli è, se si dà destra costa, destra falda dell' argine, su del quale camminavano; quella cioè che calava nella sesta bolgia degl'ipo. criti. E di fatto essendosi i poeti dal ponte sopra li barattieri mossi su di quell'argine a mano sinistra (b), venivano nel loro cammino ad ave re alla sinistra medesima la bolgia de' barattieri, ed alla destra quella degl'ipocriti giaccia, sia inclinata: il contrario di ritta.

(a) Vedi 'l Cinon. Partic. 70. 8. (b) Inf. xxI. 137.

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