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85 Vostro saver non ha contrasto a lei: Ella provvede, giudica, e persegue

Suo regno, come il loro gli altri Dei. 88 Le sue permutazion non hanno triegue: Necessità la fa esser veloce,

Si spesso vien chi vicenda consegue. 91 Quest' è colei ch'è tanto posta in croce Pur da color, che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a torto e mala voce, 94 Ma ella s'è beata, e ciò non ode; Con l'altre prime creature lieta Volve sua spera, e beata si gode.

presso dell' Aldina angue per serpe adopralo pure il Petrarca ed altri poeti. Vedine gli esempi nel Vocab. della Cr.

86 Persegue, chi per continua, chi per manda ad esecuzione chiosano gl' interpreti; ma intenderei io più volontieri posto qui perseguire nel senso, a cui adoprarono talvolta i Latini il persequi, di difendere, dicendo persequi suum ius .

87 Gli altri Dei. Dei appella le intelligenze motrici de' cieli, o allusivamente all'appellazione di Dei, che [ riferisce il Poeta nel Convito (a)] danno alle medesime i gentili, ovvero pe'l nome di Dei che si attribuisce agli Angeli in alcun luogo delle divine scritture (b).

88 Triegue per intermittenze, il plurale pe 'l singolare.

89 Necessità, proveniente dalla divina ordinazione.

90 St, in questo modo- vien, si dà

vicenda mutazione di stato.

91 Posta in croce per maladetta e bestemmiata.

consiegue per subisce

92 Pur da coloro ec. eziandio da quelli, che la dovrebbero ringraziare e lodare; perchè fu grazia ciò che li lasciò godere; e non è ingiuria se poi se lo ripiglia, essendo suo. Venturi .

93 Dandole ec. a torto biasimandola, e vituperandola.

94 S'è, per si sta.

95 Prime creature appella le intelligenze motrici de' cieli, perocchè, com'è detto, le suppone Angeli, che certamente furono le prime crea

ture.

96 Volve sua spera. Come le altre intelligenze attendonc a volgere

(4) Tratt.2. cap.5. (b) Vedi tra gli altri Tirino Idiotismi linguae Hebraicas et Graecae 23.

Toin. I.

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97 Or discendiamo omai a maggior pièta:

Già ogni stella cade, che saliva

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Quando mi mossi, e 'l troppo star si vieta. 100 Noi ricidemmo 'l cerchio all' altra riva,

103 L'

Sovr' una fonte, che bolle, e riversa

Per un fossato, che da lei diriva.

acqua era buia molto più, che persa:

le celesti sfere, così la fortuna attende a volgere la sfera sua de' beni temporali .

97 A maggior pièta, a maggiori angustie ed affanni, a più tormentoso cerchio.

98 99 Già ogni stella ec. Dee intendersi come se detto avesse: Già hanno passato il mezzo cielo, e cadono verso occidente le stelle, che mentre entrammo nell' Inferno in oriente salivano. Ed essendovi entrati mentre lo giorno se n'andava, e l'aere bruno toglieva gli animai, che sono in terra, dalle fatiche ec. (a), ch'è quanto a dire, su'l principiar della notte, viene, così dicendo, a dichiarare passata la mezza notte. Questo luogo di Dante, dice il Daniello, fà più chiaro quel di Virgilio, che è nel secondo dell' Eneide, suadentque cadentia sidera somnos.

e'l troppo star si vieta: allude all' insegnamento degli ascetici, che nella considerazione de' vizi non si fermi la mente di soverchio, ma solo quanto basta a conoscerne la bruttezza loro e pernizie.

100 Ricidemmo per attraversammo alla, valer dee infino alla (b) altra riva, opposta riva; opposta a quella, per cui erano entrati nel cerchio medesimo.

101 102 Sour' una ec. sopra la sponda di una fonte, che bolle che ivi pullula, scaturisce.e riversa per ec. e rovescia l'acqua in un fossato, che da lei sgorga. Venturi. Della particella per al senso d' in vedi 'l Cinonio (c). Onde poi cali quest'acqua all' Inferno vedi nel canto xiv. di · questa cantica v. 113. e segg.

103 L'acqua era buia molto più, che persa. Trovando noi avere Platone a questa medesima infernale acqua della palude Stige attribuito il colore cyaneum prope (d), non possiam dubitare, che dallo stesso Platone non prendesse Dante idea, e che non sia il medesimo colore che vuole qui Dante all'acqua stessa attribuito. Perso [com' altrove è detto] spiega il Poeta nel Convito (e) ch'è un colore misto di purpureo e di nero, ma vince il nero. Dunque un colore buio molto più che perso, cioè un porporino de' più scuri, dovette secondo lui essere il cyaneum prope. Volgarmente [a' tempi nostri almeno ] per cyaneus

(a) Inf.il. 1. e segg. (b) Vedi Cinon. Partic.1. 21. (c) Partic.195. 15. (d) Vedi 'l passo a tale proposito appartenente, che dal Fedone di Platone riferisce, e traduce Natal Conti Myth. lib. 3. cap. 2. (e) Tratt. 4. cap. 20.

E noi in compagnia dell'onde bige Entrammo giù per una via diversa. 106 Una palude fa, ch' ha nome Stige, ch'ha

Questo tristo ruscel, quando è disceso
Al piè delle maligne piagge grige,
109 Ed io, che di mirar mi stava inteso,
Vidi genti fangose in quel pantano,
Ignude tutte, e con sembiante offeso.

112 Questi si percotean non pur con mano,

intendesi azzurro o turchino, colori che nulla hanno mischiato di por-. porino. A giustificazione però di Dante può bastare, che il fiore ciano, onde prende nome il colore, per testimonianza de' botanici (a), trovasi anche di colore porporino.

104 Bige appellando l'onde dell'acqua già detta buia molto più che persa, non può per bigio intendere se non buio od oscuro, e non color di cenere, come chiosan altri: e per buio o nero dee lo stesso bigio essere adoprato anche nel Malmantile, in que' versi

Ultimamente la palude Srige,

Che a Dite inonda tutto il circuito

E in se racchiude furbi, e anime bige (b)

105 Entrammo giù, scendemmo più a dentro diversa, qui pure, come Inf. vi. 13. per orrida. Il Vellutello spiega diversa per altra da quella che facevan l' onde dell'acqua, avvegnache andassero in compagnia di quelle. Ma viene con questa spiegazione a freddamente supporre, che senza tale aggiunto temesse Dante d'essere inteso, ch'egli, e Virgilio calassero, non in compagnia dell'onde, ma dentro delle onde medesime, senza cavarsi prima scarpe e calzette.

107 Tristo denomina quel ruscello, e rapporto al luogo pien di tri. stizia, entro cui scorre; e rapporto al fine per cui scorre, ch' è d' impaludarsi a rattristare e tormentar anime.

108 Maligne piagge grige. Piagge, il plurale pe'l singolare, per piaggia, cioè per la costa intorno al quinto cerchio maligne per male, malagevoli-grige. Grigio [dice il Voc. della Cr. ed appresso al Vocab. spie gano qui il Volpi e il Venturi ] colore scuro con alcuna mescolanza di bian co. Per oscuro però, senz' altra mischianza, dee qui Dante esserselo preso. 109 Inteso per intento, o in attenzione.

111 Con sembiante offeso, con viso iracondo e crucciato. 112 Questi, sottintende dannati si percotean, intendi, vicende

(a) Vedi Chabraei stirpium sciagraphia class.25. e l'annotazioni del Dodoneo a Teofrasto lib. 9. (b) Cant. VI. Stanz. 21.

Ma con la testa, e col petto, e co' piedi,
Troncandosi co'denti a brano a brano.
114 Lo buon maestro disse: figlio, or vedi
L'anime di color, cui vinse l'ira :
Ed anche vo', che tu per certo credi,
118 Che sotto l'acqua ha gente, che sospira,
E fanno pullular quest' acqua al summo,
Come l'occhio ti dice u' che s'aggira.
121 Fitti nel lino dicon: tristi fummo

Nell' aere dolce, che dal Sol s' allegra,
Portando dentro accidioso funmo:

124 Or ci attristiam nella belletta negra.

volmente l'un l'altro, effetto dell'ira: e però nel seguente canto v. 58. e segg. dirà di Filippo Argenti

Dopo ciò poco vidi quello strazio

Far di costui alle fangose genti,

Che Dio ancor ne lodo, e ne ringrazio.

116 Cui vinse l'ira. Covenientemente da cotal pena Dante agl'iracondi, per essere appunto l'ira un torbidamento dell' animo, e per impedir la medesima perfino l'intiero proferire delle parole.

119 Pullulare propriamente è l' uscir de germogli dalle piante e da' semi; ma qui significa il gonfiarsi ed uscir l'acqua fuor della sua piana superficie, come sempre interviene quando sotto della medesima fassi movimento al summo [antitesi, ed imitazion del Latino, in grazia della rima] alla sommità.

120 Ti dice, catacresi, per ti manifesta . u'che lo stesso che ove che, ovunque (a).

121 Limo, fango, poltiglia tristi, pieni di mal talento. 123 Dentro, intendi, di noi accidioso fummo. Non capendo gli antichi spositori che potesse accidioso significar altro che annoiato, del del ben fare, sono quindi passati a persuadersi, che per costoro posti sott'acqua, e portanti dentro accidioso fummo, si avessero a intendere non i rei della più cupa rabbia, ma gli accidiosi. Il Daniello, ricedendo il primo da cotale interpretazione, vuole che accidioso fummo non altro significhi che lenta ira Trovando noi però a que' tempi [testimonio Du Fresne (b)] detto latinamente accidiosus al senso di tristis, par meglio che accidioso fummo spieghisi per ispirito di tristezza e di rabbia . 124 Belletta lo stesso che poltiglia, fango -negra, perocchè de(a) Vedi Cinon. Partic. 193. 12. (b) Glossar. med. aevi art. Accidiosus.

Questo inno gorgoglian nella strozza, Che dir nol posson con parola integra. 127 Così girammo della lorda pozza

Grand' arco tra la ripa secca, e 'l mezzo
Con gli occhi volti a chi del fango ingozza:
Venimmo appiè d'una torre al dassezzo.

posizione di acqua torbida e' buia, quale ha già Dante detto essere questa.

125 Questo inno gorgoglian nella strozza legge la Nidobeatina ove l'altre edizioni Quest' inno si gorgoglian ec. Bene però la Nidobeatina toglie di mezzo la particella si, che di leggieri potrebbe riputarsi corrispondente alla che in principio del seguente verso, a formar sentimento di talmente che Inno, canto di lode, qui ironicamente per versi di lamento Gorgogliare, lo stesso che barbugliare, pronunciare strozza, canna della gola.

malamente

126 Che dir nol posson con parola integra: imperocchè, pe 'l fango, che ingozzano, nol possono intieramente pronunziare Integra per intiera, dal Latino, in grazia della rima.

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127 128 Pozza, pozzanghera, propriamente [chiosa il Landino] significa picciola congregazion d'acqua [come le buche ripiene d'acqua piovana nelle rotte vie]; ma quì la piglia per la gran palude di Stige; et usa una figura molto trita appresso de' Greci e Latini poetì, chiamata tapinosis, quasi abbassamento, perchè pare che s'abbassi la cosa grande descrivendola con dizione, ch' importi cosa picciola Grand arco. Arco appellasi una porzione di cerchio; onde grand' arco vuol dire gran porzione di quel quinto cerchio tra la ripa secca, e'l mezzo. Dee il Poeta avere aggiunto secca, cioè asciutta, alla ripa, per cui dal quarto erano nel quinto cerchio discesi, a fine di meglio fare intendere, che mezzo non significa qui medietà, ma l'opposto di secco, cioè il molle, il molle della palude (a); e come se detto in vece avesse, tra la ripa e la palude.

129 A chi del fango ingozza, a chi del fango inghiottisce, come conveniva che facessero que' sciaurati, perocchè nel fango del tutto immersi 130 Venimmo appiè ec. Significando al dassezzo il medesimo che finalmente, ultimamente (b), dee essere la costruzione, Venimmo at dassezzo appiè d'una torre.

(a) Vedi nel Vocab. della Cr. cnme dee cotal voce pronunziarsi. (b) Vedi lo stesso Vocab.

Fine del canto settimo

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