Obrázky na stránke
PDF
ePub

Che mi commise quest' uficio nuovo;
Non è ladron, nè io anima fuia.

89 Che mi commise legge la Nidob. meglio che ne commise l' altre edizioni; essendo la commissione stata data a Virgilio solo uficio nuovo per essere cosa nuova, chiosano il Landino e 'l Vellutello, che i vivi vadino all' Inferno. Essendo però, secondo le favole, e secondo Virgilio medesimo, andati all' Inferno altri vivi, rimane che appelli nuovo cotale ofizio rispettivamente a se medesimo Imperocchè sebbene sia egli disceso all'Inferno altra fiata (a), non però per condurre colaggiù alcun vivo, ma per trarne di là uno morto.

[ocr errors]

90 Non è ladron, intendi, questo che vien meco, e muove andando le pietre ne io anima fuia, furace, fura, ladra, rapace; o pure negra, scura; o forse trista e cattiva dal furvus, onde furvae hostiae. Così il Venturi. Ma io non so [ oppone il Rosa Mosando] come farvus possa mai significare tristo e cattivo. Furvae hostiae erano chiamati quegli animali di pel nero, che si sacrificavano agli Dei dell' Inferno onde lo Scoliaste di Valerio Massimo (b) furvae hostiae nigrae. Antiqui superis immolabant alba animalia, inferis vero nigra , e apporta quel verso di Virgilio (c):

Duc nigras pecudes; ea prima piacula sunto.

Anzi lo stesso Valerio Massimo spone la voce furvus in questo modo (d) hostias nigras, quae antiquitus furvae dicebantur Non ci sarebbe errore alcuno se questa annotazione si leggesse così: Furace, fara, ladra, rapace; rapace; o pure trista e cattiva; o forse nera e scura dal furvus, onde furvae hostiae. Fuio nel significato di tristo e cattivo si vede usato in quel passo riferito dalla Crusca; per avarizia fuia si trovano tutte. lo per altro credo che ciò sia stata una pura inavvertenza del comentatore, e ch' egli avesse intenzione di dire nel modo, che si è per me emendato; perchè nel Purgatorio al canto xxxIII.

verso 44:

Messo di Dio anciderà la fuia

mostra d'intendere la voce furvus nel suo vero significato, dicendo: qual poi significato abbia la voce fuia, se di fura e ladra, se di furva e fosca, vedilo nel canto XII. dell' Inferno, dov'è spiegato. Che poi la voce fuia possa derivar da furvus, e significar fosca, è totalmente chimerico. Apparisce chiaramente dal contesto che il Poeta l'usò per fura, cioè furace. Fuio e furo si disse per la parentela che passa tra l'i e l'r nel modo che paio e paro, danaio e danaro, e simili. Così il sig. Rosa Morando (e).

A me però, considerati i qui riferiti esempi, e quell' altro del poeta nostro parimenti

(b) Lib. 2. cap. 4. num. 5.

(a) Inf. Ix. 24. (c) Aeneid. vI. 153. (d) Lib. 2. cap. 4. n. 5. (e) Osserv. sopra l' Inf. a questo passo.

91 Ma per quella virtù, per cu' io muovo

Li passi miei per sì selvaggia strada,

Danne un de' tuoi, a cui noi siamo a pruovo, 94 E che ne mostri là dove si guada,

Dio vede tutto, e tuo veder s'illuia,

Diss' io, beato spirto, sì che nulla

Voglia di se a te puot' esser fuia (a).

pare che risulti, chc fuio ovunque si derivi [ probabilmente però dal Latino furvus] propriamente voglia significare nero, buio, aggiun ti di colore e che, come quegli aggiunti trasferisconsi a significare eziandio or reo, or nascosto all' intendimento [ dicendosi per cagion d'esempio, conscienza nera, questione buia] così trasferiscasi fuio qui, e nel citato verso del Purgatorio, ed in quell' altro esempio recato dalla Crusca a significar reo; e nell' esempio poi del Paradiso, da me prodotto, a significare nascosto.

Nè si può accordare al sig. Rosa, che apparisca chiaramente dal contesto che fuia vaglia qui fura. Il contesto non richiede altro se non che Virgilio si manifestasse esente dal subir ivi alcuna pena; ed a ciò bastava tanto il dire ch' egli non era anima fura quanto il dire che non era anima rea e come esso Virgilio aveva già detto a Dante di non essere perduto per alcun rio difetto (b), così potè quì rispondere a Chirone di non essere anima rea.

91 Per quella virtù, per la Divina virtù. 92 Selvaggia, orrida.

[ocr errors]

93 A pruovo vale appresso. Ha Dante tal voce [ avvisano ottimamente il Vellutello, il Daniello, e 'l Volpi ] presa dalla Lombardia Se non ha essa voce dai tempi di Dante à questa parte sofferta mutazione (c), pronunziasi di presente in Lombardia a pruovo in maniera che non si può scrivere nè leggere se non alla Francese a preuv. L'ha però Dante con assai proprietà toscanamente così vestita: imperocchè come i Lombardi in vece d'uovo, nuovo ec. dicono [ sempre alla Francese ] euv, neuv ec., così 'l Poeta d'apreuv ha fatto a pruovo: voce, in fine, che dovrebbe trarre origine dal Latino ad e prope, onde i Latini stessi hanno fatto adpropinquo, o appropinquo.

94 E che ne mostri là dove si guada legge la Nidob. in vece di Che ne dimostri là, ove ec., che leggono l'altre ediz. guada da guadare, passare il guado; ch'è quel luogo del fiume ove l'acqua è poco profonda. Volpi.

(a) Parad. IX. 73. e segg. (b) Inf. Iv. 40. (c) Molti termini da que' tempi a' dì nostri alterati e mutati si possono vedere per gli esempi parecchi, che Dante stesso di vari dialetti ne arreca nel suo trattato della volgare eloquenza、

97

E che porti costui in su la groppa ; ·
Ch' el non è spirto, che per l'aere vada.
Chiron si volse in su la destra poppa,

E disse a Nesso: torna, e sì gli guida E fa cansar, s'altra schiera s' intoppa. 100 Or ci movemmo con la scorta fida

Lungo la proda del bollor vermiglio, Ove i bolliti facean alte strida.. 103 lo vidi gente sotto infino al ciglio;

95 Che porti costui ec. Essendo Dante col corpo conveniva che avesse chi lo portasse oltre il fiume sanguinoso. Daniello Groppa, spiega il Vocab. della Cr., parte dell' animale quadrupede appiè della schiena: qui però sta la parte per tutto il dorso.

96 Ch'el non è spirto, che per l'aere vada legge la Nidob. un po meglio che non leggano altre ediz. Che non è spirto che per l'aer vada. Aere di due sillabe adoperalo Dante stesso, per testimonianza dell' edizioni tutte, se non altrove, certamente Purg. xxv. 9r.

97 Destra poppa per lato destro, A ciò che di sopra ha detto, che Chirone stava di mezzo tra Nesso e Folo [v.70.] aggiunge quì, ed accenna, che Nesso stava alla destra parte di Chirone, e che perciò Chirone per parlare a Nesso voltossi in su la destra poppa.

98 Tarna. Com' è detto al v. 59. Chirone con Nesso e Folo si erano fatto incontro ai due poeti. Dovendo adunque Nesso servire ai medesimi poeti di guida doveva tornare indietro e sì, e così com' essi bramano.

99 Cansare, allontanare s'altra schiera, intendi di Centauri, che, come ha detto, Dintorno al fosso vanno a mille a mille (a).

100 Or ci movemmo così la Nidob. Noi ci movemmo l'altre ediz. Cr, particella, dice il Cinonio, con la quale talvolta si ripiglia, o si continua il parlare, Lat. itaque (b); ed in questo senso vi sta qui meglio che noi. Or ci movemmo legge anche il Vellutello e chiosa, questo modo di dire è simile a quello, che il Poeta usò di sopra al principia del decimo canto ove disse, Ora sen va ec.

fida, con Nesso.

con la scorta

101 Lungo la proda ec. lungo la ripa del fiume di bollente sangue 102 Facean legge la Nidob., e facen l'altre edizioni.

103 Io vidi gente sotto, intendi sotto il bollente sangue, infino al ciglio, alle ciglia degli occhi.

(a) Verso 73. (b) Partic. cap. 122. 4.

E 'I gran Centauro disse: ei son tiranni, Che dier nel sangue, e nell' aver di piglio. 106 Quivi si piangon gli spietati danni:

Qui v'è Alessandro, e Dionisio fero,

Che fe' Cicilia aver dolorosi anni.

105 Che dier di piglio ec., che miser le mani nel sangue e nella roba

altrui.

107 Quiv' e Alessandro. Non Alessandro Magno [chiosa il Venturi ], come spiegò il Landino con altri, e trasportò ultimamente il P. d' Aquino Pellaeus in unda aestuat hac iuvenis ; non sembrando probabile, che il Poeta lo ponga in tal luogo, e con tal compagnia; ma Alessandro Feréo tiranno della Tessaglia, le cui tirannie descrive Giustino.

Questa spiegazione contraria alla comune degli antichi come ntatori, misela in campo il primo il Vellutello. Dal Vellutello presela il Daniello; ma non prese insieme l'errore di citar Giustino. It Venturi si ha fatto suo l'uno e l'altro.

Non solamente Giustino non ci dice nulla di Alessandro Ferẻo (a), ma ci narra crudeltà così grandi usate da Alessandro Magno verso de' suoi medesimi parenti ed amici, che e per esse, e pe 'l corto, ma significantissimo carattere, che fa al medesimo Lucano in quel felix praedo (b), pote con giustizia dal poeta nostro collocarsi qui tra coloro Che dier nel sangue, e nell' aver di piglio. Il nome che pone qui Dante di Alessandro succintamente, senz' altro aggiunto, serve d'indizio, che vuolsi intendere del più famoso, ch'è certamente il Magno: e il non aver Dante collocato Alessandro stesso tra gli spiriti magni del Limbo, è una riprova, che riserbasselo per questo luogo.

Dallo scrivere Dante nel Convito di Alessandro Macedone, E chi non è ancora col cuore Alessandro per li suoi reali benefici (c), l'autore della Serie d'Aneddoti num.II stampata in Verona 1786. tira conseguenza, che non possa Dante qui per Alessandro intendere il Macedone stesso.

Primieramente i reali benefici compartiti dal Macedone a' commilitoni suoi non fanno contraddizione alla taccia di predatore: poi, se anche contraddicessero, non sarebbe questo l'unico luogo dove la Commedia di Dante pugnasse col Convito. Vedi, per cagion d' esempio Parad. II. 58. e segg., e VIII. 34.

Dionisio fero, Dionisio tiranno di Siracusa in Sicilia notissimo nelle storie Greche. Volpi.

108 Cicilia per Sicilia scrissero spesso gli antichi. aver dolorosi anni, con frase somigliante diciamo dare il mal anno, avere il mal anno aver dunque dolorosi anni vorrà dire aver lunghi guai.

- (a) Parla, tra gli altri, di Alessandro Fereo Diodoro di Sicilia ne' libri 15. e 16. (b) Pharsal. x. 21. (c) Tratt. IV. cap. 1o.

109 E quella fronte, ch' ha 'l pel così nero,
E' Azzolino; e quell' altro, ch'è biondo,
E' Obizzo da Esti, il qual per vero
112 Fu spento dal figliastro su nel mondo.
Allor mi volsi al Poeta, e quei disse:
Questi ti sia or primo, ed io secondo,
115 Poco più oltre 'l Centauro s'affisse

Sovr' una gente, che 'nfino alla gola
Parea, che di quel bulicame uscisse.
118 Mostrocci un'ombra dall' un canto sola 2
Dicendo colui fesse in grembo a Dio

Lo cuor, che 'n su 1 Tamigi ancor si cola.

110 Azzolino, o Ezzelino, di Romano, Vicario imperiale nella Marca Trivigiana, e tiranno crudelissimo de' Padovani. Volpi.

111 112 Obizzo da Esti, Marchese di Ferrara, e della Marca d'Ancona, uomo crudele e rapace, che fu soffogato da un suo figliuolo, detto dal Poeta per l'atto inumano figliastro: benchè non si scoperse mai bene il fatto, nè si venne in chiaro chi ne fosse veramente stato il micidiale, ed altri innocenti ne furono a torto incolpati. Venturi.

Appunto per mostrarsi Dante notizioso di tale storico contrasto v' aggiunge per vero, che vale per dir quello ch'è veramente.

113 Allor mi volsi al poeta . Voltossi Dante a Virgilio parendogli da lui e non dal Centauro avere ad essere informato degli spiriti di quel luogo. Vellutello.

114 Ti fia or primo, ti sarà ora maestro ed io secondo, ed io sarolti dopo di lui.

115 S'affisse, fermossi. Daniello.

116 117 Uscisse dal bulicame fino alla gola, vale il medesimo_che avesse tutto il capo fuori del bulicame. Chiama buticame quella fossa del sangue bollente, per similitudine del bulicame di Viterbo, che è si caldo, che vi si cuocerebbero le uova. Buti (a).

118-Sola, accenna la singolarità del delitto da lei commesso.

119 120 Colui ec. Nell' anno 1270. Guido Conte di Monforte nella città di Viterbo, in chiesa e in tempo di messa, anzi nel tempo stesso dell' elevazione della sacra Ostia, con una stoccata nel cuore proditoriamente ammazzò Arrigo nipote d' Arrigo III. Re d'Inghilterra; in vendetta dell' obbrobriosa morte, che Adoardo cugino dell' ucciso aveva per giusta ragione di stato fatta in Londra subire a Simone

(4) Citato dal Vocabolario della Cr. alla voce Bulicame.

« PredošláPokračovať »