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124 E volta nostra poppa nel mattino,
De' remi facemmo ali al folle volo,
Sempre acquistando del lato mancino.
127 Tutte le stelle già dell' altro polo

Vedea la notte, e 'l nostro tanto basso, Che non surgea di fuor del marin suolo. 130 Cinque volte racceso, e tante casso

Lo lume era di sotto dalla Luna,

124 Volta nostra poppa nel [ verso (a)] mattino, vale quanto voltata la prora di nostra nave verso sera, per [ come disse v. 117.] tener dietro al Sole.

125 De'remi facemmo ali. Questo è, come a dire, i remi non come remi movemmo, ma come ali velocemente volo per corso, corrisponde al detto de' remi facemmo ali - folle, malavventurato : accenna il cattivo esito di quella navigazione, che è per dire nel fine.

126 Acquistando dal lato mancino, verso il polo`antartico, il quale a chi dal Mediterraneo esce nell' Oceano, resta a mano mancina, cioè alla sinistra mano.

127 Dell'altro polo, antartico.

128 Vedea la notte. Quanto veggo, nissuno degli espositori, nè vecchi, nè moderni, prende a considerare queste parole fuor che il Daniello dice [ecco la di lui chiosa ] poeticamente, che la notte veden le stelle, come anche disse il Petrarca: Nè là su sopra il cerchio della Luna Vide mai tante stelle alcuna notte (b).

Potendo però l'articolo la posto avanti a' nomi di tempo valere lo stesso che di o nella, come lo vale in quell' altro del Petrarca oggi ha sett' anni,

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Che sospirando vo di riva in riva

La notte, e 'l giorno (c).

potremmo ancora intendere, che vedea la notte, vaglia quanto vedev' io di notte -e 'l nostro, intendi, polo, il polo artico.

129 Che non surgea di fuor la Nidob., Che non surgeva fuor l'altre edizioni e vuol dire che osservava la stella nostra polare sempre nell'orizzonte, a fior della marina acqua.

130 131 Cinque volte racceso ec. cinque volte si era illuminato, ed altrettante volte oscurato l'emisfero della Luna più basso, che è quello volto alla terra, e che noi dalla terra vediamo : ch'è poi in sostanza come a dire, ch' erano scorsi già cinque pleniluni, cinque mesi, da che erano entrati in quel vasto mare.

() Vedi 'l Cinon. Partic. 179. 11. (b) Canz. 37. 1. (e) Canz: 7. 5:

Poi ch' entrati eravam nell' alto passo; 133 Quando n' apparve una montagna, bruna Per la distanza, e parvemi alta tanto Quanto veduta non n' aveva alcuna . 136 Noi ci allegrammo; e tosto tornò in pianto : Che dalla nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno il primo canto. 139 Tre volte il fe girar con tutte l'acque ;

132 Nell' alto passo, nell' alte acque dell' Oceano.

133 134 Montagna bruna per la distanza: che per cagione della distanza appariva bruna, oscura.

Tra i sentimenti vari de' teologi intorno al luogo dove esistesse il terrestre Paradiso riferisce Pietro Lombardo avere alcuni opinato esse paradisum longo interiacente spatio vel maris, vel terrae a regionibus quas incolunt homines secretum, et in alto situm, usque ad lunarem circulum pertingentem; unde nec aquae diluvii illuc pervenerunt (a). Piaciuto essendo al poeta nostro il pensiero, ha finto in mezzo al ter. restre emisfero sotto di noi un monte altissimo, attorniato d'ogn' intorno da immenso mare, nel quale, oltre di avervi nella cima collo. cato, a tenore della prefata opinione, il Paradiso terrestre, vi colloca intorno alle falde anche il Purgatorio. Ed è questa la montagna che dice qui veduta da Ulisse; e su della quale salira esso Dante nella seconda cantica.

136 Ci allegrammo, della nuova scoperta e tosto: ha qui la particella e la forza stessa di ma. Vedine altri esempi presso il Cinonio (b) tornò in pianto, ellissi, supplisci l'allegrezza.

137 Un turbo, un burrascoso vento.

138 Il primo canto del legno, la parte anteriore

nave.

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la prora,

della

139 Il, pronome, vale esso legno con tutte l'acque la voce tutte non istà qui che per riempitiva; come in quelle parole del Boccaccio, incontanente il letto con tutto Messer Torello fu tolto via (c): e vuole dire, che il prefato turbine creò in quell'acque un vorticoso moto che aggirò tre volte la nave seco; imitando quel Virgiliano (d)

ast illam ter fluctus ibidem

Torquet, agens circum, et rapidus vorat aequ ore vortex ·

(a) Sent. lib. 2. dist. 17. (b) Partic. 100. 18. (c) Giorn. 10. nov. 9. (d) Aeneid. I. 116.

Torn. I.

Bbb

Alla quarta levar la poppa in suso

E la prora ire in giù, com' altrui piacque,

Infin che 'l mar fu sopra noi richiuso.

140 141 Alla quarta levar ec.: reggesi questo e 'l seguente verso dal verbo fe del verso precedente come scritto fosse alla quarta volta fe levar la poppa in suso, e la prora ire in giù

2

com' altrui

piacque a Dio ma ne tace il nome, perchè così richiede il carattere di chi parla. Venturi.

Fine del canto ventesimosesto

CANTO XXVII

ARGOMENTO

Trattando il Poeta nel presente canto della medesima pena, segue, che si volse a un' altra fiamma, nella quale era il conte Guido da Montefeltro, il quale gli racconta chi egli è, e perchè a quella pena

è condannato.

I

Già

ià era dritta in su la fiamma, e queta,
Per non dir più, e già da noi sen gia
Con la licenzia del dolce Poeta :

4 Quando un' altra, che dietro a lei venia,
Ne fece volger gli occhi alla sua cima,
Per un confuso suon, che fuor n'uscia.
Come 'l bue Cicilian, che mugghiò prima
7
Col pianto di colui [e ciò fu dritto]
Che l' avea temperato con sua lima,
10 Mugghiava con la voce dell' afflitto,

Si che con tutto ch' e' fosse di rame,
Pure el pareva dal dolor trafitto;

■ Già era dritta in su, e queta cioè non più si piegava, nè si moveva come fatto aveva mentre Ulisse parlava. Vedi l v. 88. del pas

sato canto.

3 Con la licenza del dolce Poeta, di Virgilio, che detto aveva a quella fiamma, issa ten va, più non t'adizzo. Vedi sotto v. 21.

7.8.9 Il bue Cicilian, il toro di bronzo costruito da Perillo ingegnero Ateniese, e regalato a Falaride tiranno di Sicilia [detta dagli antichi Toscani Cicilia], acciò tra i vari gusti, che prendevasi costui nel tormentare gli uomini, avesse quello pure di udire quel toro muggire a forza di strida d' uomini, che vi facesse dentro vivi abbruc ciare. Ma mugghid prima, la prima volta, col pianto di Perillo stesso, con cui volle Falaride fare la prima esperienza e ciò fu dritto, fu giusta ricompensa a sì perverso inventore temperato con sua lima, vale quanto preparato colle sue mani, o travagliato co' suoi ferri.

13 Così, per non aver via, nè forame,
Dal principio nel fuoco, in suo linguaggio;
Si convertivan le parole grame.

16 Ma poscia ch' ebber colto lor viaggio,

Su per la punta, dandole quel guizzo Che dato avea la lingua in lor passaggio, 19 Udimmo dire: o tu, a cni io drizzo

La voce, e che parlavi mo Lombardo,

14 15 Dal principio nel fuoco, la Nidobeatina Dal principio del fuoco l'altre edizioui: ma questa seconda lezione ha sempre intorbidata la costruzione talmente, che od hanno gli espositori schivato di dettagliarcela, o vi sono riusciti malamente; capendo che dal principio valesse come dalla cagione, o simil cosa, e che il principio stesso del fuoco fosse quello che convertisse in suo linguaggio le parole. Mai nò. Ciò che il Poeta siegue a dire, Ma poscia ch'ebber ec. dà chiaramente a conoscere, che dal principio vale qui lo stesso che da prima, da principio (a), ed argomenta la necessita di leggersi nel fuoco, e non del fuoco, e di farsene la costruzione nel seguente modo. Così le parole grame [ epiteto traslato dalla persona all'azione] dal principio, per non aver nel fuoco via ne forame [intendi onde uscirne], si convertivano in linguaggio suo, cioè dello stesso fuoco; non distinguendosi dal mormorio che fa la fiamma, cui vento affatica. Veggansi in maggior prova i versi 85. e segg. del precedente canto, e 59. e segg. del presente. 16 Colto lor viaggio, preso il suo andamento.

17 Punta della fiamma

guizzo, vibrazione.

18 In lor passaggio, nell' uscir dalle labbra di chi dentro della fiamma parlava.

19 20 21 O tu, a cui ec. Richiede il buon ordine di parlare, che avanti di dire a cui io drizzo la voce, specificasse questo nuovo spirito a chi la dirigesse; e però dee essere la costruzione, o tu, che parlavi mo Lombardo, dicendo ec. e a cui io drizzo la voce. Ripete questo spirito le sole ultime parole dette da Virgilio nel licenziare i due spiriti precedenti, non come un saggio di parlare diverso dal primo, e propriamente Lombardo, nella guisa che mostrano d'intendere il Landino, il Vellutello, ed altri fino ai più moderni; ma come le sole parole da esso lui intese, perocchè sopraggiunto allora di fresco, e nell'atto appunto in cui licenziava Virgilio gli altri due spiriti. La voce issa, ch'è la sola che potrebbe patire dell'eccezione, dee, come di sopra (b)

(a) Dell'uguaglianza delle due particelle da e dal vedi'l Cinon. cap.71. n.1. (b) Inf. xxIII. 7.

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